Non tutto è perduto, Ettore, i nostri yunior hanno 4 possibilità 1) Una prestazione miracolosa. Oppure 2) Essere convocati in extremis discrezionalmente, dimostrandosi socievoli e disciplinati verso le Autorità, verso le Istituzioni e, immagino, verso il professor Baron. 3) Correre d'ora in poi per il Lussemburgo o per il Togo. 4) Darsi al tennis da tavolo.
Ma vorrei ora riagganciarmi ai tuoi post precedenti sulla didattica.
Per quanti suggerimenti e insegnamenti il maestro distribuisca intorno a sé, il suo sacco sarà sempre pieno. Quando tu comunichi attraverso il nostro forum alcune tue scoperte, accorgimenti, trucchi e ripensamenti in modo gratuito e con larghezza, non possiamo che ringraziare.
Qua e là mi pare di cogliere un tratto di insofferenza verso quello che definirei il conservatorismo degli atleti. Un atteggiamento che eccede l'argomento presente del puro slalom, specialità sulla quale non oserei addentrarmi con osservazioni tecniche. Non è una mia scoperta... l'atleta (come il turista), a qualunque livello, stenta sempre ad abbandonare gli schemi, le strategie, i gesti e i marchingegni sui quali è abituato ad appoggiare la propria sicurezza. Per indurlo a cedere è probabilmente necessario esercitare una forza, anche se con l'opportuno tempismo, delicatezza e furbizia. Ci sarà anche il genio che trova da solo la soluzione? Non so. Dunque un ruolo attivo per l'allenatore/istruttore probabilmente esiste. Specialmente i giovanissimi, anche se sono molto intelligenti, possono essere poco duttili e ricettivi verso i consigli e le novità.
Quando nasce questo loro rifiuto spontaneo e a volte inconscio di sperimentare un gesto nuovo (o antichissimo), gesto che evidentemente mette in discussione alcune abitudini consolidate, si trovano a difendere anche degli errori e lo fanno talvolta con la determinazione di chi vuole proteggere, non un semplice (o complesso) schema acquisito, ma la propria individualità, il proprio io, la propria anima. Attenzione però: potrebbero aver delle ragioni!
Ancora prima della psicologia, la stessa biologia prevede questo comportamento che evidentemente ha delle motivazioni. Ben inteso, non penso ora alla tua situazione brasiliana, ma ad altri fenomeni più vicini a me.
Intanto quello che i ragazzi sanno fare è frutto di un più o meno lungo lavoro, non è dunque un patrimonio da mettere in discussione a cuor leggero inoltre, se dovessero dare retta a tutti quelli che offrono dei più o meno saggi consigli, potrebbero trovarsi nella completa confusione, rischierebbero di rovinarsi magari per assecondare le fissazioni del sedicente esperto di turno. Tra l'altro occorre dire che una certa soluzione potrebbe essere ineccepibile per quell'atleta in un dato momento, ma sconsigliabile in una situazione leggermente diversa, il che rende complicato e talvolta assurdo dare consigli.
Probabilmente occorrerebbe sin dall'inizio abituare i ragazzi ad acquisire un repertorio di soluzioni molto vasto in modo da poter eseguire una manovra con strategie diverse e intercambiabili, dei fondamentali allargati, soprattutto perché crescendo e potenziando l'azione anche il gesto dovrà adattarsi al fisico, all'aumento della forza, ai nuovi attrezzi.
Sarebbe anche auspicabile una riconoscibile e uniforme scuola italiana (o italo/cinese, non ha importanza), ma che fosse davvero presente sotto il profilo della autorevolezza tecnica.