CONCORDO IN TOTO (e anche di più, se possibile) CON MAURIZIO BERNASCONI e ANDREA RICCI, i cui interventi mi sembrano (loro sì) pieni di BUON SENSO.
Guardate con un più rispetto ai proverbi, che sono il distillato di una secolare saggezza:
NON RISVEGLIARE IL CAN CHE DORME!
Ma a chi serve questa maledetta legge? Ai super esperti guru del kayak che, ormai sazi delle "banali" pagaiate sotto-costa, desiderano cimentarsi (novelli Colombo) in attraversate memorabili per sfuggire alla "noia" che affligge i normali kayakers? E poterlo fare senza le possibili noie della GC (che per altro proprio dai resoconti postati risulta di solito essere più "ragionevole" di quel che invece diventerebbe in presenza di una legge precisa che obbliga chi la deve far rispettare A NON DEROGARE); e per questa immunità dalle noie non si peritano di mettere in croce la stragrande maggioranza degli utilizzatori di kayak a qualsiasi titolo, contrabbandando le loro esigenze con la preoccupazione di salvaguardare il bene dei kayakers.
Sarò anche cinico, ma penso che un po' di "selezione naturale" non possa che far bene al genere umano: se qualcuno è talmente incosciente da ignorare tutte le normali precauzioni dettate dal buon senso, perché non lasciarglielo fare? Basta che non metta in pericolo le vite degli altri, sarà ben libero di auto-determinazione per la sua esistenza; o no? Se poi questo avrà delle conseguenze poco felici, almeno ci si potrà consolare dicendo che "stava facendo quel che gli piaceva", il che probabilmente corrisponderà al vero.
Se la legge passerà (e sarà OVVIAMENTE più restrittiva che negli altri paesi CE, perché noi italiani dobbiamo essere "più realisti del re", i più BRAVI DELLA CLASSE), prevedo che il risultato sarà di vedere mari sempre più liberi da kayak, a favore di materassini per i quali almeno non sussisterà (si spera) l'obbligo di indossare il giubbotto salvagente! Così i propugnatori potranno pagaiare in splendida solitudine, sentendosi degli eletti per poter solcare acque precluse ai "normali e sfi-ati", nascosti dietro le loro bardature e con kayak che assomiglieranno sempre più anche nelle dotazioni a mini cruisers: gli yacths dei "vorrei ma non posso".
Scusate lo sfogo cattivo e un po' sopra le righe, ma mi ci state tirando per i capelli!
Sicché, dopo una vita che vado in kayak affidandomi al mio buon senso (che per carità, non pretendo che sia Vangelo; ma del resto nemmeno io vengo a sindacare su quanto buon senso mettete nell'attraversare la strada, o nel diserbare il vostro prato, o nel non mettere un tappeto antiscivolo nella vostra vasca da bagno, come ben ha detto Maurizio...), per poter usare il kayak in lago-laguna-mare dovrò rimettermi a seguire un corso (qui SENTO PUZZA DI INTERESSI PECUNIARI) per conseguire un patentino che mi dica fino dove posso spingermi!
E anche cambiare il kayak, perché non è della lunghezza giusta! Ma chi lo dice qual'è la lunghezza giusta?
E perché non istituire allora anche i corsi per andare in bicicletta e le misure e caratteristiche delle stesse? Con tanto di patente A, B, C...a seconda delle ciclabili da percorrere...
E poi perché non ripetere questi esami ogni 5 anni (ma con l'avanzare dell'età anche ogni anno, per verificare l'idoneità del soggetto, con tanto di visita medica...), per vedere se nel frattempo non ci si sono dimenticati gli automatismi dell'eschimo etc...
Si aprono scenari tragicomici!
Vittorio, le tue intenzioni erano buone, ma vedi dove ci stai portando?
Ripeto, a chi giova tutto questo, e a QUANTI?
Quei pochi che hanno la necessità di navigare a 6 miglia e oltre dalla costa in quasi solitudine (immagino che nei raduni il problema non si ponga, dato che è buona norma di Buon Senso farsi accompagnare da una barca appoggio in questi casi, di solito), in assenza-attesa di una legge italiana (che speriamo non venga mai fatta, viste le esperienze poco felici che ci provengono dai nostri legislatori) si possono dotare di una bella copia patinata e plasticata della legge francese (o inglese o tedesca o belga o quella che più "gli conviene") da esibire alla GC, attenendosi a quella per quel che riguarda le dotazioni di bordo, argomentando appunto che in assenza di una legge chiara italiana ci si è adeguati ad una di un paese fratello della Comunità Europea (vogliamo si o no essere una CE?): credo che la GC non avrà nulla da eccepire, e anzi approverà il senso di responsabilità del kayaker in questione, soprattutto se dimostrerà anche di essere un esperto.
Diversamente, penso che il kayak subirebbe una bella battuta d'arresto, a meno che, come sempre in Italia, la legge non venga poi bellamente ignorata e si continui a fare di testa propria (sacrosantamente in questo caso, per puro spirito di sopravvivenza), con il solo handycapp che ogni tanto qualcuno, più spesso di prima, ci rimetterà qualcosa di più di quel che ci rimetteva prima: ma sarà l'inevitabile scotto che dovremo pagare per riappropiarci di un po' di libertà che alcuni sconsiderati "benintenzionati" ci faranno perdere.
Stefano del Delta