Mai disturbare chi dorme! E’ indelicato, seccante, proprio nessuno ha diritto di farlo. Il sonno è il momento sacro dell'innocenza e della guarigione ed è soprattutto il momento prezioso nel quale non si nuoce. Prendersela poi con il cane (la guardia) che dorme è spesso idiota e certamente autolesionista.
Sarebbe bello in teoria avere una Legge chiara, precisa, accettabile, applicabile, applicata e uguale per tutti, inequivocabile e perfettamente rispettosa delle diverse esigenze. Ma chi crede davvero di poter scrivere e soprattutto veder approvato e applicato senza inconvenienti un simile capolavoro?
I momenti in cui possiamo comportarci con libertà sono pochi, dovremmo cercare di allargare la crepa fra le regole, se possibile. In Italia abbiamo leggi, decreti, regolamenti che si applicano a quasi tutti i momenti della nostra vita, al punto che nessuno azzarderebbe una stima neppure approssimativa del loro numero. Tale proliferazione, indipendentemente dalle buone intenzioni del legislatore, contribuisce come sappiamo solo ad alimentare il contenzioso. Ma la pubblica disciplina per fortuna si ferma, per esempio: alla porta della nostra casa, lì dentro possiamo fare più o meno quello che ci pare, anche scivolare nella vasca; possiamo camminare in strada alla velocità che preferiamo, inoltre, siamo liberi di pensare quel che capita e persino di fantasticare qualsiasi assurdità.
Se saliamo su una montagna nessuno ci obbliga a trascinar su una zainata di razzi, pile, bussole e altre stupidaggini (solo nei parchi troviamo delle regole, a volte). Dovremmo saperlo da noi se serviranno dieci litri di acqua o mezzo di grappa. Quando invece alcuni oggetti saranno davvero necessari, starà a noi capirlo e prevederlo. L'esperienza ci permetterà via via di aggiustare il tiro e limitare il peso inutile.
Mosé si accontentò di dieci comandamenti, non solo per i peso notevole delle tavole di calcare, ma anche perché dove non arriva la Legge scritta, restano in vigore le usanze, le convenzioni e le abitudini condivise dei luoghi. Per esempio, l’uso del salvagente sui fiumi si è imposto nel tempo per concorde e generale approvazione. Al contrario, il casco per i bambini sulle piste di sci ha avuto bisogno di una legge. Io lo imporrei anche ai bambini che pattinano, se sentissi una pulsione legislativa incontrollabile, ma non la sento.
Chi si allena quotidianamente in mare con canoe leggere da discesa o da velocità, con uscite di una o al massimo due ore, su percorsi molto frequentati e ben conosciuti, non sente l’impellenza di regole e soprattutto non desidera aggiungere dieci chili di aggeggi inutili. Tuttavia gli capiterà di indossare il salvagente, se proprio le condizioni del mare lo richiederanno.
Verso i minorenni e i principianti dovremmo usare cautele molto più rigide dell’usuale, ma questo è solo un parere e non propongo nessun regolamento a riguardo, possiamo attuarle perché è opportuno anche senza che esservi obbligati.
Non dico che sia sbagliato proporre una buona Legge, ma mi disturba. Per adesso, quando mi trovo su un sentiero o su un fiume o in mare, sono un po’ come nella mia stanza e mi regolo come mi pare. Nel frattempo, calma. I lunghi tempi necessari all’approvazione di una regolamentazione del genere mi permetteranno di continuare così ancora un bel po’, per fortuna.