Amo troppo il dibattito democratico e per arricchirlo ritengo sia molto importante conoscere anche le motivazioni della
LIPU, WWF FVG, LAV, LAC, Legambiente Circolo Verdeazzurro, Legambiente circolo di Monfalcone, l’Associazione Studi Ornitologici e Ricerche Ecologiche del Friuli Venezia Giulia – Astore Fvg e l’Assocazione Sportiva e Culturale Canoa Kayak Friuli – CKFEcco il loro comunicato che è stato inviato alla stampa locale questa mattina.
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In merito alla protesta che si sta diffondendo tra la popolazione del Comune di Duino Aurisina, il web, e all’interno di associazioni sportive che frequentano l’area a mare della Riserva, si vuole spiegare e approfondire alcuni aspetti del Regolamento, al fine di sottolineare l’importanza di tale strumento e di diffondere le motivazioni scientifiche ed etiche, che ne sanciscono i principi.Il regolamento in questione prevede, tra le altre norme spesso comuni alle altre Riserve naturali (regionali, nazionali ed europee), il divieto di accesso e navigazione a qualunque mezzo a motore e non, (anche a propulsione manuale, vedi kayak, canoe, compresi nuotatori), in una fascia ampia 60 metri dalla linea di costa per la lunghezza di circa 1,8 kilometri (fascia “A”), e una fascia “B” esterna di ulteriori 440 metri in cui la navigazione viene regolamentata e molto limitata essendo le autorizzazioni concesse direttamente dall’Organo Gestore della Riserva (Comune di Duino Aurisina) ed imponendo una ridotta velocità e una navigazione perpendicolare alla costa, al fine di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente marino e costiero.
Si ritiene che quanto detto sopra possa andare a vantaggio di chi pratica il nuoto e la canoa nella fascia “B” in quanto avranno a disposizione uno specchio d’acqua con un traffico ridotto di mezzi a motore obbligati a navigare a bassa velocità.
A questo va aggiunto che è già in vigore un’ordinanza del 2014 della Capitaneria di Porto di Trieste che sancisce lo stesso divieto di accesso per una fascia di 30 metri dalla linea di costa (divieto nemmeno citato nel testo della petizione proposta alla cittadinanza dal Comitato contrario all’approvazione del Regolamento!); si ritiene pertanto che estendere tale divieto di ulteriori 30 metri non rappresenti un cambiamento radicale per canoisti e nuotatori, specie se il fine ultimo è la conservazione della Natura e favorire l’insediamento di nuove specie di uccelli nidificanti.
Il provvedimento, infatti, nasce con un obiettivo ben preciso e motivato: la tutela di un habitat unico in Regione nonché raro sulla sponda italiana dell’Adriatico.
La zona delle falesie rappresenta infatti un ecosistema nel quale, oltre a specie di risaputo pregio quali il falco pellegrino e il passero solitario, ci sono le condizioni ecologiche adatte alla nidificazione di ulteriori specie tutelate da apposite normative europee quali il marangone dal ciuffo (che in Italia nidifica solo in Sardegna in ambienti simili), l’edredone (che in Mediterraneo nidifica solo nella vicina Riserva della Foce dell’Isonzo, in quanto trattasi di specie diffusa abitualmente nel Nord Europa) e la volpoca (il cui insediamento e nidificazione su costa rocciosa sarebbe di elevato interesse in quanto unico caso in Italia continentale, cosa che invece avviene nel resto del suo areale anche in habitat simili alla Riserva, dal Nord Europa al Mediterraneo). Tali specie, nei territori riproduttivi, sono tutte caratterizzate da un’elevata distanza di fuga e una bassa confidenza all’uomo, pertanto si sottolinea come anche la “sola” presenza umana, a bordo di mezzi ecocompatibili e non, sia fonte di inequivocabile sebbene involontario disturbo che spesso provoca l’abbandono dei nidi.
Oltre a queste, altre specie animali protette migrano e svernano nell’area frequentando soprattutto la zona marina della Riserva (molte specie anche rare di svassi, strolaghe e smerghi minori). Altre ancora vi transitano e cacciano (come ad esempio due specie di delfini, la tartaruga marina e molte specie di pesci). L’istituzione di una zona di riserva integrale in cui il disturbo antropico sia ridotto a zero, è la condizione necessaria (anche se non sempre sufficiente) affinché le specie animali più diffidenti verso l’uomo trovino l’ambiente adatto per viverci.
Pur comprendendo parzialmente le ragioni della protesta, riteniamo che un provvedimento lungamente atteso, per quanto spiegato sopra, possa portare ulteriori benefici ad un’area unica dal punto di vista naturalistico, come già avviene in numerose riserve geomorfologicamente simili, in Italia come in Europa.
Non dimentichiamo che tali benefici sarebbero anche di natura economica: il turismo naturalistico, infatti, a differenza del turismo tradizionale, negli ultimi anni risulta essere in crescita costante (rapporto ISTAT 2013) e solo un territorio che sappia offrire tra i suoi punti di interesse un’elevata biodiversità e un ambiente naturale tutelato e valorizzato potrà godere di tali ricadute economiche.
Una volta di più va sottolineato come la già scarsa ampiezza della Riserva (la zona marina ha soltanto 50 ettari) nonché la sua posizione (racchiusa com’è fra il porticciolo, il castello e la spiaggia privata di Duino –fuori Riserva!, e una zona ad alto impatto antropico quale la Baia di Sistiana con i recenti comprensori edilizi di Portopiccolo) rendano necessario tutelarla maggiormente, con interventi che mirino:
• alla conservazione delle specie animali presenti
• a favorire l’insediamento di ulteriori specie oggi allontanate da una fruizione dell’area troppo intensa e soprattutto sregolata
• ad ovviare all’elevata pressione antropica sull’Area Naturale Protetta, derivata dalla grande popolarità degli sport nautici e dell’attività da diporto nel Golfo di Trieste.
La Legge Regionale n. 42 del 1996, in recepimento di Leggi Nazionali e delle Direttive Europee in materia di protezione degli habitat e degli uccelli, attribuisce alle Riserve Naturali Regionali una finalità di conservazione prevalente rispetto a sviluppo sociale e fruizione umana dell’area, proprio per la loro limitata estensione e concentrato valore naturalistico, valore che rischia di essere degradato e compromesso da un utilizzo antropico troppo intenso.
Detto ciò, se non si prendono dei provvedimenti a favore della conservazione della Natura all’interno di una Riserva Naturale, dove allora si potrà mai farlo?
Auspichiamo pertanto un’approvazione del Regolamento da parte del Comune di Duino Aurisina.