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Ho imparato che quando si esce in gruppo,il salvagente va comunque indossato per la propria e altrui sicurezza, è chiaro che dipende sempre dal contesto in cui ci troviamo ...
Quando sono da solo e in buone condizioni meteo spesso non lo indosso ma me al canto e me la suono da solo
Saluti
Marco Iezzi
Che strano! Io mi comporterei esattamente al contrario (ovviamente non in un raduno, per rispetto agli organizzatori). Io il giubbotto lo indosso proprio quando sono da solo, senza nessuno che mi possa all'occorrenza dare una mano per qualsiasi evenienza: almeno mi procuro quel po' di sicurezza in più (anche psicologica) che mi può dare il giubbotto salvagente; hai visto mai che mi venga un calo di pressione, almeno dò al destino la chance di farmi trovare ancora a galla da eventuali tardivi soccorritori. Nel caso dovessi nuotare fino a riva, posso sempre sfilarmelo e trascinarmelo dietro per usarlo come tavoletta e riposarmi.
Ma se sono in compagnia e si viaggia vicini (se no che compagnia è?), allora mi sento anche libero di stare senza salvagente, perché nel caso ne avessi bisogno so di poter contare sui miei compagni. Questo lo vedo più come un atto di fiducia nei miei compagni che non uno sgarbo perché potrei essere causa di "complicazioni" in caso di ribaltamento. E di quali complicazioni si ipotizza poi? Ovviamente dipende molto dal contesto, come giustamente sottolinea Marco Iezzi.
La prima cosa da portarsi appresso è una buona dose di buon senso, o no?
Per quel che riguarda polifunzionalità SI o NO, meno male che non siamo tutti uguali e che abbiamo esigenze diverse; almeno rendiamo vivace il mercato dei giubbotti, così anche i rivenditori e produttori se ne avvantaggiano; e la personale vanità, perché no.
Io mi unisco al Vittorio Pongolini per sollecitare finalmente un giubbotto che incontri anche le esigenze dei "polifunzionali".
Ognuno ha il suo modo di organizzarsi: c'è chi preferisce avere tutto quanto gli aggrada sciorinato sul ponte del kayak (beato chi ha un kayak che gli permette questo; o una mente super organizzata), e chi invece preferisce avere tutto addosso (perché indagare sulle motivazioni?), e magari risparmiarsi di portarsi appresso un altro intrigo (vedi funzione paddle-float) se il giubbotto che ha integra anche quella funzione.
Senza contare che posso sempre togliermi il mio giubbotto polifunzionale con tutto il suo contenuto ben organizzato e stendermelo già bell'e confezionato sul ponte davanti a me, realizzando quell'ordine così invidiabile di chi ha una mente meglio organizzata della mia; ma con un vantaggio: diminuisco il rischio di lasciare a riva proprio il giubbotto salvagente fidando nel "mare calma piatta" (il vento può sempre sollevarsi all'improvviso, quante volte è successo?), perché con un unico gesto mi porterei dietro in un unico oggetto già ben organizzato tutto quello di cui potrei avere bisogno, anche due lenze con gli ami da calare al traino, se capita (col valore aggiunto dell'"aiuto al galleggiamento").
A me pare solo buon senso!
Proviamo a ribaltare il punto di vista e mettamola così: invece che un giubbotto salvagente polifunzionale, vorrei che uno di quegli smanicati che si trovano nei negozi "caccia-pesca" provvisto di tutte quelle tasche specialistiche, magari anche con il cappuccio antivento arrotolato dietro il collo, fosse specificatamente studiato per le esigenze del kayakista-canoista e integrasse anche la funzione di galleggiabilità, di paddle-float e di visibilità (con colori adeguati e bande riflettenti ben evidenti, anche per il buio; e perché no, agganci per portare luci di segnalazione in posizione ben visibile: mai provato a pagaiare a Venezia di notte dopo la Festa del Redentore, quando i motoscafi ti sfrecciano accanto a tutta velocità?). E non mi frega niente se non può fregiarsi dell'appellattivo di giubbotto salvagente, basta che comunque sia un "aiuto al galleggiamento": in questo modo nessuno griderà allo scandalo.
Da affiancare alla normale offerta degli altri giubbotti, non in sostituzione.
Così siamo tutti contenti.
Produttori, datevi da fare.
Ciao a tutti,
Stefano del Delta