Il dolore e il dispiacere è troppo forte per riuscire a non parlarne. Ho cercato in questi giorni dentro di me qualche cosa che mi dicesse di non farlo, di aspettare. Mi son detto che presto passerà e il tempo è la miglior cura per ogni male. Già! è sempre stato così e molto spesso ci dimentichiamo di noi stessi e degli altri solo perché l’orologio continua inesorabile il suo cammino e non si ferma davanti a nulla. Poi ci diciamo che è giusto così e che se non ci fosse la morte probabilmente non ci sarebbe neppure la vita. Ci sono momenti che passi sgomento a chiederti il perché, a cercare una ragione a trovare una soluzione a cacciare via pensieri cattivi. Poi però ci ricaschi e ti viene la voglia e il desiderio di dire tutto quello che avresti voluto dire e fare con le persone che ti hanno lasciato e che speri un giorno di ritrovare in un luogo che tutti noi ci immaginiamo, ma che fatichiamo a credere che possa esistere. Siamo troppo piccoli per concepire qualche cosa di così grande!
Con Danielino ho condiviso tante discese sul Noce, ho condiviso le sue battute, il suo sorriso, i suoi occhi luminosi. Ho condiviso quel suo modo di dirti le cose, anche le più assurde, poi ti guardava e, con l’accento bresciano che aveva, ti precisava: “guarda che è vero, strano ma vero”.
Ho seguito in disparte i momenti difficili che ha dovuto affrontare nella sua crescita di uomo, ho gioito per la sua vittoria che lo ha portato ad essere quello che molti di noi oggi conoscevano: generoso, entusiasta, buono, positivo. Poi poco tempo fa ho scoperto per caso che come me si era appassionato al tango e, durante la serata di video a Milano, ci eravamo dati appuntamento per qualche milonga assieme. Né lui né io siamo riusciti a combinare la cosa e le nostre strade, se pur unite dalla canoa, non si sono ritrovate. Oggi avrei voglia di dirgli che possiamo vederci, appena torno dai mondiali a settembre, per andare a ballare e magari riusciamo a coinvolgere tutti gli amici di un tempo con i quali condividevamo gioie e paure, emozioni e preoccupazioni, amicizia e amore. In quell’occasione gli avrei detto che è un bravo ragazzo e che la vita con lui ha giocato sporco. Gli ha regalato tante cose, ma lo ha anche messo alla prova duramente e che non avrebbe dovuto privarlo di lei solo perché la sua energia e l’istinto di aiutare un compagno ha avuto il sopravvento. No, non doveva permetterlo.
Ivano se ne andato in silenzio con il boccone ancora in bocca, sì perché l’ultima volta che ci siamo visti, in una mia fugace apparizione sull’Adige come guida, mi ero ripromesso di riorganizzare una paella con lui come avevamo fatto l’estate scorsa a fine stagione nella darsena della nostra mitica Dogana. O forse è stato due estati fa? Vedete... il tempo vola, noi voliamo, tutto ci scappa di mano e di mente, per fortuna però che rimangono forti quei sentimenti e quel calore che ti invadono al solo pensare o al solo dire il nome di una persona. Vorrei avere il tempo per un ultimo abbraccio, vorrei avere il tempo per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto per la canoa, per l’Adigemarathon, per il Canoa Club. Lo avrei voluto avere al nostro fianco quando taglieremo il nastro che inaugurerà la nuova sede della canoa a Verona e dirgli che se un giorno mai arriveremo a realizzare questo sogno una parte del merito è anche suo perché in noi lui ha sempre creduto.
I ragazzi ieri caro Ivano ti hanno salutato sotto l’arco di pagaie e per noi canoisti significa tutto. Un saluto che ti consacra nella nostra storia, e nella nostra vita resterai sempre.
Spero che il vento possa catturare queste parole e assieme a loro anche i sentimenti di amore e di affetto che tutti noi abbiamo per Daniele e Ivano e possa raggiungerli per farceli sentire ancora e per sempre più vicini.
Occhio all'onda! Ettore