Ciao a tutti
stavolta voglio raccontarvi di una discesa sul Maè, torrente che scende dalla destra del Piave, alla periferia di Longarone, di fronte alla famigerata valle del Vajont.
Da oltre dieci anni avevo in mente di scenderlo, non ricordo neanche chi me ne avesse parlato.
Feci una ricognizione da solo in un freddo inverno attorno al 2000, ed ebbi l'impressione di aver trovato una perla.
Poi per dieci anni almeno, cercai di convincere gli amici ad investire un giorno in una discesa un po' fuori dagli schemi.
Niente da fare, c'era sempre qualcosa di meglio.
Raccolsi qualche informazione da qualcuno che lo aveva già sceso, e lessi con avidità il resoconto di Balducci l'anno scorso.
Finalmente la scorsa settimana, decido di andare in ricognizione, e ne parlo con gli amici: purtroppo ( o per fortuna) quella che doveva essere una risalita a piedi con la muta nella gola del Maè diventa il programma di una discesa.
Arriviamo sabato mattina a Longarone, forti del resoconto di Francesco, e di un paio di discussioni con Eros Cappelloto e Riccardo Bosco.
Laura, Andrea e Marco che arrivano un'oretta prima fanno conoscenza con una certa Claudia e con un tale della Protezione Civile di Longarone che gentilmente tentano di dissuaderli dallo scendere: dicono che tutti quelli che sono scesi prima sono stati recuperati con le corde dal soccorso alpino.
Un gruppo di tedeschi, imbarcatisi a monte della zona sifonata di Soffranco, e un gruppo di "Surviver", entrati pensando di potercela fare ad uscire da soli.
Naturalmente io so che non è vero, loro sanno solo degli sprovveduti che sono scesi senza preparazione.
Dato pero' che la gola strettissima è sempre a rischio di ostruzione, e visto che la portata è circa 2 mc/s, il doppio di quella indicata da Francesco, decidiamo di scendere prima sul fondo della profonda gola con le mute e visionare il punto da trasbordare. Vediamo che la cosa è fattibile ma la faticosa discesa, la ricognizione e soprattutto la risalita verso la strada sono spossanti, ma non come la nuova discesa con le canoe.
Comunque arriviamo in fondo, due pagaiate e poi di nuovo a terra per trasbordare un gruppo di passaggi nicchiati che riteniamo poco sicuri con questa portata.
Alla fine si parte, entriamo nella stretta e buia gola che per quasi 3 km ci troviamo di fronte.
All'inizio 3 passaggi di III+ fanno presagire una discesa complicata dalla ristrettezza del torrente e dalla mancanza di possibilità di sbarco, ma poi le difficoltà calano, e rimane solo la bellezza di una profondissima forra, molto piu' scura e stretta anche delle gole del Lao o dell'Arzino.
A volte non si vede niente verso l'alto, se non pareti ondulate dall'erosione e decine di tronchi incastrati a varie altezze, per forse 40 o 50 metri sopra. A volte enormi marmitte si aprono ai lati, mentre si pagaia in tranquillità nel buio. In alcuni punti addirittura la fessura sale inclinata di 20° verso sinistra, una prospettiva insolita e bizzarra.
Qualche rapida di secondo grado interrompe i tranquilli meandri della forra, e un paio di tronchi di traverso movimentano la discesa.
Certo ci sentiamo degli incapaci, dato che continuiamo a fare sbattere le canoe una contro l'altra, ma è solo perchè stiamo pagaiando con la bocca aperta mentre guardiamo verso l'alto, fra le doccie create dagli affluenti che possono arrivare solo dall'alto.
Alla fine si esce verso la luce, e lo sbarco alla periferia di Longarone arriva troppo presto.
Allo sbarco incontriamo la Claudia di prima che ci fa i complimenti per aver terminato la discesa senza aiuti esterni.
Non voglio incitare nessuno a scendere il Maè, non vorrei che la gente considerasse la difficoltà di questo fiume guardando solo il grado WW: in realtà l'unica certezza di non avere problemi con colini e frane nella strettissima e non risalibile gola, è di entrarci con una portata ridotta.
Considerate anche che la diga di Pontesei a monte potrebbe rilasciare, e in quel caso il torrente si potrebbe alzare anche di parecchi metri.
Un bagno all'inizio, inoltre, o un gruppo non affiatato potrebbe portare a farsi a nuoto un buon tratto del torrente.
Andateci quindi con la consapevolezza che farsi venire a prendere dal soccorso alpino oltre che un costo, comporta anche il rischio di farsi mettere un divieto, ed in questo periodo in cui ci stanno vietando i fiumi non sarebbe una buona cosa.
Valutate il resoconto su CKfiumi e cercate di non sbagliare l'imbarco. Chiedete ai locali che si sono dimostrati gentili e precisi.
Se siete un gruppo affiatato e solido, andateci pure, il Maè vi aspetta proprio quando gli altri fiumi sono a secco.
Un grazie a Serena, Laura, Andrea e Marco per avermi portato qui.
Davide