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Ettore Ivaldi

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On the Road on the Wave!
* il: Maggio 07, 2010, 10:47:28 pm *
On the road with my home, on the wave with my heart!

Ho guidato tutta la notte con il profumo e il gusto del pane che Marina sta facendo da qualche tempo e che, spesso e volentieri, è il tocco di classe nelle poche cene che riesco a fare a casa. Ho guidato assorto nei pensieri che come sempre mi diverto a formulare in viaggi così lunghi ed importanti. In un viaggio che apre praticamente la stagione alle  gare. Anzi per dirla tutta ho cercato di pianificare al meglio  la notte da lupo solitario che da casa mi avrebbe traslato quasi inconsciamente a Bratislava. Per scelta evito la diretta della finale di Coppa Italia, tanto so già come va a finire e non sopporto che ad un incontro di calcio vengano impegnati più di 2.000 agenti per tenere l’ordine pubblico. Ma stiamo scherzano? Quindi mi sintonizzo sulla mitica Radio 2 e a  “decanter” si parla di vino con un wine maker, Umberto Trombelli , allievo del grande Giacomo Tachis, considerato l’enologo d’Italia per eccellenza. Altro ospite è  l’assessore al turismo della Puglia, quindi si parla di vino, prodotti gastronomici e di una regione che amo moltissimo e a cui sono legato anche canoisticamente. Voi vi chiederete perché? Semplice perché con il club si andava proprio là  in vacanza, ospiti nel trullo di un socio fondatore del Canoa Club Verona: Giorgio Bergamini.  Tra una gara e l’altra c’era anche il tempo per un po’ di mare e di tanta allegria, compagnia, giocoleria, romanticheria, sportiveria  con quei giovani che oggi sono dottori, ingegneri, professori, meteorologi, naviganti e amanti e che  vagano nel mondo chiamati dalle loro passioni, dal lavoro, dagli  amori e dai sogni.  Ma questa è un’altra storia anche se occupa, in questa notte di viaggio, molti chilometri e mi fa sorridere in più di un’occasione ricordando i tempi passati e il buon cibo consumato in quel cortile bianco, bianco dove si respirava a pieni polmoni profumi mediterranei per caricarci di energia e d’amore.

Arrivato al  confine, spengo la radio e  lascio la mente libera di  scegliersi scenari e parole dove volare, dove sognare.  Questo l’ho imparato da Gianca(rlo),  sì! Perché tutto si impara o si scopre nella vita, anche se “quando cominciamo a capire qualcosa il buio ci porta via” (Vincenzo Mollica in Favoletta ristretta si fa leggere in fretta).  Gianca è stato per un tempo l’allenatore del CCVR e io ero piccolo e a noi piccoli lui aveva dedicato la sua esperienza e il suo tempo per trasmetterci la passione per la canoa e per la vita. Penso che ci sia riuscito egregiamente.  Aveva una macchina grande, che sapeva di noi e delle nostre avventure sui fiumi. Una volta gli chiesi, sapendo che viaggiava spesso e volentieri da solo, perché non avesse la radio con le cassette. La spiegazione arrivò in un lampo senza esito alcuno nella semplicità che a volte le parole possono nascondere: la radio non mi lascia la mente libera e ora sostituirebbe le nostre preziose parole. Ecco perché, facilitato anche dal fatto che in Austria avrei difficoltà a proseguire la diretta, decisamente satirica, sulla puntata dell’Isola dei Famosi, spengo la radio e la mente s’accende e mi ritrovo a sorridere pensando che sta iniziando un’altra avventura tra gare di selezione, europei, coppa del mondo, gare internazionali e mondiali. Sorrido perché mi rendo conto che tutto ciò sarà così veloce come i lampi  che segnano  il mio cammino in questa notte di viaggio e di pensieri. Ogni avvenimento illuminerà per poco quel momento, anche se cercherò, come sempre, di fermarlo con le parole che tutto possono e che non ci fanno dimenticare, o per lo meno lo fanno con più lentezza,  il nostro pellegrinare fra onde, riccioli e porte sospese nel vento.
Il temporale si fa minaccioso con i tuoni, come minacciose e rumorose si faranno sentire le delusioni di qualche allenamento o gara. Il brutto tempo ora, mi costringe a rallentare la corsa. La pioggia è un avvertimento che spero di saper cogliere per valutare i nostri obiettivi agonistici. Le stelle, che ora splendono, saranno la luce riaccesa dopo le delusioni, i cambiamenti di rotta, le amarezze e le sconfitte, ma con il piacere e la consapevolezza che,  prima o poi, contribuiremo anche noi a farle brillare con più luce, con più energia, con più fantasia.
L’alba mi coglie di sorpresa. I colori iniziano a prendere forma e  le forme iniziano a prendere sostanza facendomi capire che ormai sono arrivato. Finisce la solitaria notte, che tanto solitaria non è stata perché molti se non tutti,  anche  se per un  sol momento, mi hanno sostituito alla guida della mia casa viaggiante… io avevo altro da fare: dare voce e concretezza all’avventura che ci accompagnerà fino a metà settembre!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 6 maggio 2010

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #1 il: Maggio 09, 2010, 01:04:50 am *
Se ne vedono sempre di belle e quando pensi di conoscere alla perfezione abitudini e segreti di qualche campione della pagaia ti accorgi che forse non è proprio così. E allora mi ha fatto  specie  questa mattina di buon ora scoprire i gemelli Hochschorner camminare vestiti da canoa  lungo il canale di Cunovo per una ricognizione sul percorso. Ancora più sorpreso nel vederli all’opera su un allenamento decisamente inusuale per loro: percorso diviso in due parti, che abbreviato nella mia agenda scrivo così: 1:2… segue poi il numero di serie che sono state fatte! La cosa ovviamente mi ha lasciato confuso visto che i tre volte campioni olimpici hanno fatto della tecnica, sulle 3 massimo 4 porte, una sorta di religione e mai e poi mai passeggiano lungo il percorso per guardare le porte… loro sono le onde e le porte di questo canale.  Va beh! Non pensiamoci e concentriamoci sul resto di questo sabato 8 maggio in cui sparsi per l’Europa molti atleti si giocano i posti nelle rispettive nazionali. Gli italiani ad Ivrea e gli slovacchi a Liptovosky. Cavolo! Pensando ancora agli Hochschorner mi pongo il dubbio sul fatto che forse  dovrebbero essere in quel dei monti Tatra a contendersi un posto in squadra nazionale!!! Beh loro fanno parte di un’altra categoria e si sa che gli extraterresti sono di colore verde e hanno altre abitudini come quella di nutrirsi con  oggetti metallici e vestirsi sempre di nero e bianco.
Punti di riflessione non mancano mai e non manca neppure la gioia nel veder danzare sulle acque danubiane  Maialen Chourraut. La spagnola, che nasce nei paesi  baschi,  è entrata definitivamente nell’elite mondiale lo scorso anno con un argento iridato che le ha regalato fama e gloria. Eppure di amarezze l’iberica ne ha dovute digerire parecchie.  Nel 2004 è seconda agli europei U23 a Krakov (Polonia) dietro alla rivale di sempre e cioè Jana Dukatova poi si lesiona le spalle ed è costretta a fermarsi per un anno intero. Ritorna nel 2006 con un 4^ posto agli Europei U23 a Nottingham (GB) ed entra in una fase di cambiamento che definirei soprattutto di maturazione agonistica. Che la vice-campionessa del mondo sia forte fisicamente non ci sono dubbi. Ha un  fisico tonico e in palestra impressiona sotto ogni punto di vista. Ma il vero salto di qualità arriva piano piano, pagaiata dopo pagaiata. Le sua armi  vincenti sono  la semplicità dei movimenti e la scelta di manovre tecniche alla sua completa portata e controllo.  La ricerca quasi spasmodica dell’equilibrio e la consapevolezza che tutto parte dalla testa oltre che dall’allenamento. Metodica, costante, determinata nel raggiungimento di chiari obiettivi, se pur a volte timorosa,spesso si rivela aperta anche alle novità piuttosto inusuali e strane. L’ultima è lo street surfing che non è altro che un  attrezzo composto  da due pannelli flessibili controllati da una barra di torsione; le due ruote poste sul fondo sono libere di ruotare a 360°. Il movimento  “the wave” – così viene chiamato -  è possibile grazie alla torsione delle spalle e alle ginocchia che devono formare un movimento a esse. Per fare tutto ciò c’è bisogno di un ottimo equilibrio, di sensibilità e di coordinanzione.  E’ come stare su una tavoletta propriocettiva, è come stare su un’onda in mezzo all’oceano, è come essere seduti sul tuo kayak su un fiume piuttosto movimentato. Bene!  Maialen, quando non è in canoa, si muove con questo marchingegno tra il canale ingannando il tempo e spassandosela come un ragazzino quattordicenne con il suo nuovo giocattolo. Ieri ha tanto insistito perché lo provassi anch’io  e dopo avermi dato i primi rudimenti e suggerimenti utili  – lavora sulla gamba posteriore, trova l’equilibrio, sostieniti sulla mia mano, spingiti e prendi velocità – mi sono lanciato scoprendo un mondo nuovo e  un bel sistema per allenare all’asciutto  qualità come equilibrio, destrezza e fantasia… insomma tutti aspetti molto interessanti per lo slalom!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 8 maggio 2010


P.S.

Da Ivrea arrivano anche i risultati della prima gara di selezione per il settore slalom. Su tutti il campione continentale Daniele  Molmenti con  96,8, seguito dal campione del mondo del 2006 Stefano Cipressi con 97,3 e terzo il giovane Lukas Mayr 98,5, quindi Diego Paolini  99,2, Riccardo De Gennaro 99,9, Andrea Romeo 100,3+2, Luca Costa 104,0 e Omar Raiba 104,9. La prima donna Clara Giai Pron con il 31% dal primo K1 uomini, male Cristina Giai-Pron e Angela Prendin.
Questo è tutto quello che ci è dato sapere… speravamo nella tempestività dell’ufficio stampa Fick, ma evidentemente era altrove impegnato.
Per i risultati della prova di selezioni slovacca collegatevi sul sito http://avs.ktklm.sk/ e troverete tutto in tempo reale. Sembra un sogno per noi italiani!

Io concepirei  il sito federale come un punto di riferimento per tutti i canoisti. Durante il week-end ci dovrebbero essere aggiornamenti continui sull’andamento dai vari campi di gara. Così facendo si potrebbe rendere vivo e seguito il nostro mondo. Dovrebbe diventare un punto di confronto, dove trovare il giorno dopo video e analisi dei nostri insigni tecnici su gare e allenamenti.
Un esempio di diretta on line? Eccolo: ore  14,56, pochi minuti dopo la fine della prima gara di selezione, appare sulla home page di FB del mitico Giuseppe Montarese:
Giuseppe Montarese il Capo da Ivrea : finale - Molmenti Cippo Mayer Paolini De Gennaro Romeo Costa Raiba

Esempio di comunicazione precisa e veloce. Abbiamo i primi aggiornamenti dal campo di Ivrea, gli approfondimenti arriveranno con l’edizione della sera.


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #2 il: Maggio 10, 2010, 09:43:34 pm *
Poco distante da Cunovo lungo il Danubio c’è una sorta di ramo di fiume dove ci sono ancorate tante piccole casette  galleggianti. Un posto quindi al riparo da eventuali piene e pericoli che questo fiume, lungo più di  tre mila chilometri,  può offrire. Il paesaggio è bellissimo e se vogliamo primitivo. La semplicità della natura e della gente che anima il luogo sembra di altri tempi, di altre realtà. Apparentemente tutto è molto ovattato, silenzioso e rilassante. Ti capita di incontrare persone a cavallo, in bici, sui pattini in linea, di corsa o semplicemente camminatori che scorazzano in giro bambini o cani. Gli amanti poi occupano poco superficie  visto che deambulano praticamente su un’unica linea immaginaria,  abbracciati e avvinghiati… in effetti il luogo ispira romanticismo e poesia. Tutto questo è  stato l’atto  conclusivo di una giornata particolarmente produttiva in canoa: finalmente i concetti su cui sto lavorando da diversi mesi  iniziano ad emergere e a diventare piacevoli automatismi motori. Il cammino è ancora lungo e tortuoso ma qualche chiodo sulla roccia è ben fissato pronto a tenere in caso di caduta. Di cosa si tratta credo che siate a conoscenza tutti, visto che certamente non ne faccio mistero, anzi ne sto parlando da mesi. L’equilibrio, la costanza nel ripetere gesti e movimenti, la consapevolezza che un lavoro profondo e mirato alla fine paga, non fosse altro per le emozioni che un atleta percepisce nel mettere in essere quelle manovre. Per un allenatore la soddisfazione di percepire,  da un sorriso, la felicità di una persona  che sta trovando la sua giusta dimensione fra porte, onde e riccioli e che indossa la sua canoa come una seconda pelle, usando la pagaia in modo sopraffino ed elegante tanto da poterci giocare anche a  Shangai!
Dall’Italia ci arrivano notizie delle gare di Campionato Italiano Under 23 e U21 e valide come selezione. Ora io non capisco come si possa gareggiare in una categoria e vincerne due o addirittura tre. Nel senso che se partecipo al campionato italiano under 23 e sono viceversa under 21 posso decidere dove partecipare, ma non si dovrebbe, con la stessa gara, entrare in classifica in tutte e due le categorie. Mi sembra una cosa decisamente sciocca. Come è sciocco disputare un campionato italiano contemporaneamente per una e per l’altra categoria.  Così facendo si perde qualità e valore del titolo conquistato. Il suggerimento è quello di cambiare l’art. 43 punto 6 del “Regolamento Tecnico Canoa Fluviale”. Così è’ una sorta di offerta dell’Esselunga paghi uno e prendi tre.
Al di là delle considerazioni generali c’è da dire che la prossima gara di Tacen diventa decisiva un po’ per tutti, nella speranza che non venga cancellata come sabato scorso. Infatti gli sloveni avrebbero dovuto disputare la loro gara di selezione, ma il livello del fiume lo ha impedito. Hanno recuperato in parte domenica con una gara decisamente sfalsata rispetto al solito standard di Tacen con partenza sotto il salto iniziale.   L’acqua è molto sopra al livello di guardia e le previsioni della settimana mettono pioggia, pioggia, pioggia. Speriamo bene!
Domani il Giro d’Italia torna nei suoi luoghi natii… finalmente! Non se ne poteva più di un’Olanda ventosa e con strade che impediscono ai corridori di correre come un Giro d’Italia va corso: tra lambrusco e qualche fetta di soppressa come ci raccontava quel cantastorie di  Gianni Brera. Un giornalista che  definiva il ciclismo:  " l'arte di tenere il soprassella sulla medesima". E guai al ciclista che soffre di foruncoli. Si può perdere un giro d'Italia, per quello. Nessuno aveva osato rivelare che il vincitore di uno dei primissimi Giri d'Italia, Ganna, intervistato sul traguardo finale, aveva dichiarato con tutta semplicità: "Me fa tant mal el cù"

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 10 maggio 2010


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #3 il: Maggio 12, 2010, 10:37:43 pm *
Intorno alla mia casa viaggiante è già cresciuta l’erba e una splendida volpe rossa con una coda bellissima  mi ha fatto compagnia questa mattina durante la corsetta che mi concedo prima di iniziare a lavorare con gli atleti. Ed è proprio durante la mia ora di “libertà” che riflettevo sugli slovacchi ed in modo particolare sul lavoro che stanno incredibilmente portando avanti con  vari C2. Hanno praticamente tre ottime coppie di specialisti in questa categoria e altri alle loro spalle stanno crescendo.  Dei gemelli  Hochoschoner ho parlato a lungo, dei cugini Skantar-Skantar anche. Non ho approfondito mai però l’evoluzione di Tomas Kucera e Jan Batik decisamente in crescita a livello internazionale.  I due nascono come C1  e hanno rispettivamente oggi 25 e 24 anni. Da junior non sono stati male sulla barca singola tanto che Jan Batik nel 2004 agli Europei Junior in Polonia sul canale artificiale di Cracovia  arrivò terzo nella gara vinta da Matej Benus, oggi un gran bell’atleta senior che quest’anno venderà a caro prezzo la pellaccia nelle gare in canadese monoposto… ne sono sicuro!  Nel 2006 Kucera e Batik si mettono in barca assieme  e vincono il titolo continentale negli U23, per poi proseguire ancora in questa categoria e in questa gara con due bronzi nel 2007 a Cracovia, e nel 2008 a Solkan. Nella stessa gara, in Slovenia,  gli italiani Pietro Camporesi e Nicolò Ferrari giunsero quinti. Dall’ottobre del 2008 i due slovacchi Kucera/Batik, che vivono e si allenano principalmente a Liptovosky Mikulas, iniziano ad essere seguiti costantemente  da Juraj  Ontko  rientrato dal Giappone dopo aver allenato la squadra olimpica che in Cina ha portato a casa un quarto posto nel Kayak femminile con Yuriko Takeshita.   I due ciunisti, sotto la sapiente guida del simpatico e bravo tecnico dalla lunga esperienza internazionale come atleta (una carriera  iniziata nel 1981 con i mondiali a Bala e conclusasi con il titolo europeo a squadre nel 1998)  crescono molto e ai mondali spagnoli 2009 finiscono la prova al sesto posto e contribuiscono a far vincere alla Slovacchia il  titolo iridato nella prova a squadre in questa specialità. Correndo quindi, e con la mente libera, mi chiedevo come possa una federazione investire tempo e denaro su un terzo equipaggio nella consapevolezza di avere già,  non uno, ma due barche di sicuro valore mondiale e olimpico. Mi sono anche detto che certamente tutto ciò fa un grande onore ad una nazione che sta investendo molto sulla canoa slalom. Il destino di questa spettacolare specialità, se vogliamo seguire il disegno dell’ICF, sembra essere destinato all’estinzione. Eppure diverse nazioni ci stanno credendo ancora e proprio per questo motivo non bisogna mollare interessi verso una disciplina che regala sempre grandi e forti emozioni al movimento in generale. L’obiettivo  di tutti deve essere quello di cercare di salvare il C2 dall’assurda equazione che sembra turbare il movimento olimpico internazionale e cioè quello di dover per forza di cose rispettare la parità fra uomini e donne dal punto di vista numerico. Ma come la mettiamo allora con il nuoto sincronizzato, volete dirmi che per equità dobbiamo mettere in acqua anche i maschietti truccando occhi e acconciandoli con chignon posticci?  Secondo me non è questione di numeri, ma di rispetto reciproco e di tradizioni sportive che nascono nella notte dei tempi.
Mi sono lasciato andare volevo parlare anche dell’esclusione dei Peter Cibak dal team slovacco dei kayak: lui che era in squadra dal 1997 al primo anno senior e che ci è rimasto fino a pochi giorni fa. Prometto, lo farò nei prossimi giorni, ora ho il finale di "Bianca come il latte rossa come il sangue" un libro romantico che mi sta aspettando e visto che  il tramonto sul Danubio era scarlato come il sangue mi sembra buona cosa restare in tema!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 12 maggio 2010


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #4 il: Maggio 14, 2010, 10:01:34 pm *
Non riesco a decidermi se preferisco la “Nutella” o la “Marronata”, certo è che non disprezzo né l’una né l’altra, quindi, per non fare torto a nessuno, alla mattina mi faccio una fetta di pane ai cereali con la delizia di nocciola e una fetta con la dolcezza del frutto autunnale per eccellenza.
Le promesse vanno mantenute e allora bisogna approfondire l’argomento dell’esclusione di Peter Cibak dalla squadra slovacca dei Kayak uomini. Ora sembra sorprendente che uno del suo valore – terzo ai mondiali nel 2005 -  possa farsi prendere in castagna (per restare quasi in tema con il mio amletico dubbio)  in tutte e tre le gare di selezione disputate su percorsi (Cunovo e Liprovosky)  decisamente conosciuti dal potente pagaiatore slovacco. Eppure anche lui, evidentemente, ha pagato lo scotto di tensione e di stress che nelle prove selettive sembrano non risparmiare nessuno. Forse, per questa esclusione,  si sarà rivoltato nella tomba anche il nonno Ondrej Cibak tanto famoso da queste parti che al solo nominarlo la gente esprime rispetto e devozione. E pensare che i Cibak qualche discendente lo hanno sempre piazzato nella squadra nazionale fin dalla notte dei tempi dello slalom. Chi era il capostipite è presto detto basta ricordare che lui è stato praticamente il primo progettista di canali artificiali aprendo quella strada che ormai non ha più fine. Ondrej nasce in Cecoslovacchia a  Liptovský Mikuláš nel 1926 e si avvicina, giovanissimo, alla canoa. Partecipò ai Campionati del  mondo  di Merano (1) nel 1953  e ottenne un 12esimo posto di tutto rispetto. Quando si parla di questa edizione iridata non si può, però,  non parlare  dell’evento che la caratterizzò e che ancora oggi è ricordato nei libri di storia sportiva. Infatti uno dei compagni di squadra di Cibak, un certo Milo Duffek, l’inventore di quello che noi italiani chiamiamo aggancio, stanco dell’oppressione comunista, decise di prendere la palla al balzo e scappare prima della fine dei mondiali eludendo la sorveglianza che sempre accompagnava le squadre dell’Est. Infatti, alla mattina del 26 luglio del 1953, tutti lo aspettavano  in partenza per la gara a squadre, ma lui, notte tempo, si era dato  alla fuga per raggiungere prima la Svizzera e poi gli Stati Uniti d’America . La Cecoslovacchia quindi non partecipò, per evidenti ragioni, alla gara a squadre nel kayak maschile. Cibak tornò  a casa dall’Italia piuttosto scosso, decise di ritirarsi e mettere le sue energie ad allenare le nuove generazioni e contemporaneamente sviluppò le sue idee per  cercare di realizzare  dei percorsi artificiali di slalom. Giunse però solo nel 1978 a realizzare il primo vero canale artificiale, dopo quello delle Olimpiadi di Monaco, nel 1972 e proprio a  Liptovský Mikuláš.
La fama di questo allenatore per mestiere ed “ingegnere” per diletto presto raggiunse  tutta l’Europa e furono diverse le località che lo chiamarono  per una consulenza tecnica di riferimento proprio sulle nuove strutture canoistiche. 
Fu così per il canale di Barcellona, a La Seu d’Urgell, che riportò lo slalom ufficialmente fra gli sport olimpici, per i nuovi canali di Cunovo (operativo nel 1996) e poi ancora per Cracovia e tante altre località.  Mi ricordo nel lontano 1991 quando venne in Val di Sole chiamato da Pietro Scaramella, l’allora presidente del Comitato Organizzatore dei Campionati del Mondo ’93, praticamente  gli ultimi che videro slalom e discesa svolgersi sullo stesso fiume e nello stesso contesto. Sul Noce Ondrej Cibak, nel frattempo insignito della laurea in ingegneria idraulica honoris causa dalla Slovak University of Technology, diede qualche dritta che purtroppo non si fece in tempo ad attuare visti numerosi inghippi burocratici e i tempi ristretti. Aveva suggerito, infatti, di realizzare una piccola diga alla fine del percorso di slalom a Mezzana che avrebbe permesso di svolgere le prove in assoluta sicurezza. Così facendo, in zona arrivo, si sarebbe formata una grande  morta per scendere dalla canoa e per recuperare eventuali canoisti rovesciati. Era un gran brav’uomo, semplice e amante della buona cucina. Parlava italiano ed era di riferimento per molti con i suoi consigli e con la sua lunga esperienza. La sua città, per ricordarlo, ha  scritto il suo nome tra i più famosi personaggi della storia Slovacca su un monumento posto al  centro di Liptovský Mikuláš a ricordo delle opere e della sua vita di sport e studio. Muore nel 2000 e ogni anno è ricordato con il Trofeo a lui dedicato nelle gare del Tatranska Slalom giunto quest’anno alla 62esima edizione. Mi fermo qui con i ricordi anche se mi verrebbe da raccontarvi la 40esima edizione dei Tatransk Slalom a cui partecipai con Pierpaolo Ferrazzi e Ivan Pontarollo. Ivan vinse  il circuito, Pierpa poco distante e io chiusi al quinto posto, ma ovviamente ciò che si ricorda maggiormente è il viaggio che fu mitico: noi tre, una macchina a noleggio, spese pagate dalla Fick, una sosta al Trento Sud per farci finanziare dall’allora consigliere federale Fulvio Bonmassar, e… nessuno al seguito, solo la nostra voglia di pagaiare e la voglia di misurarci con il mondo!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 



 (1)  A Merano nel 1953 per l’Italia presero il via W. Runggaldier  che si classificò 41esimo, Willi Gerstgrasser 49esimo, Theo Christomannos 54esimo e Franco Rossi 61esimo. I primi tre parteciparono alla gara a squadre e ottennero il decimo posto.

 2.  per un approfondimento sulla storia della canoa dal 1923 al 1998 e sullo slalom si consiglia il video “The call of the river”  - producer Kent Ford 2009 Performance Video Inc.

Cunovo, 14 maggio 2010

-   20 giorni dai Campionati Europei di Slalom


P.S. giusto per la cronaca e per una completa informazione la squadra dei Kayak uomini 2010  per la Slovacchia in coppa del mondo e campionati europei  è composta da Kamil Kaniscak classe 1987; Jan Saibidor classe 1982 e da Tomas Mraz nato nel 1980 per una media di 27 anni.  I due migliori risultati in coppa e nella gara continentale si qualificheranno per i campionati del mondo di settembre e per il terzo posto ci si giocherà il tutto per tutto alla Danubia Cup ad agosto. Chiaro l’obiettivo di tenere stimolati comunque tutti gli atleti anche quelli momentaneamente fuori dal team della nazionale.


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #5 il: Maggio 24, 2010, 10:40:12 pm *
E’ definitivo ho fatto il grande salto e sono entrato nel mondo Mac, complice il mio compleanno, che dopo diversi anni sono riuscito a festeggiare a casa, una moglie fantastica che ha pensato ad un grande regalo e un figlio invasato di Steven Paul  Jobs. Quindi il tempo che dedicavo a cercare di fermare i fatti con le parole ho dovuto usarlo per apprendere le nozioni base per questo nuovo mondo che mi si è aperto e che effettivamente offre grandi opportunità. Ho accettato la sfida e sono tornato alle scuole elementari con il grembiule blu nuovo e il cestino per la merenda. Timoroso, ma nello stesso tempo curioso di aprire la mente ad un nuovo sistema  informatico per  organizzare la mia vita, i miei pensieri, i miei studi, le mie immagini, i miei video, le mie statistiche.
Eppure la mia casa mobile non si è fermata e ha percorso ancora tanti chilometri, il mio cuore ha avuto forti stimoli e la voglia di raccontarli è sempre forte nella speranza di fare cosa gradita ai più.
Mi sono divertito a Valstagna nel ruolo di dimostratore del percorso con canoe purtroppo che non ho saputo indossare come avrei voluto. Ho incontrato tanti appassionati, mi sono incantato ad ammirare il buon Peppino D’Angelo a prodigarsi di consigli ai nuovi giudici arbitri, con un Valerio Veduti attento a far crescere il mondo della canoa dal lato che gli compete visto il suo ruolo di Vice-Presidente della Direzione Arbitrale Canoa. Ho bevuto il caffè in compagnia di vecchi amici. Ho visto comunque  il sorriso su chi ora deve pagare le conseguenze di un imprudente e azzardato gesto sportivo con la pagaia. Ho parlato di canoa nell’essenza del termine, ho parlato di allenamento e canoe nuove, di progetti e speranze. Ho visto la finale di Champions in un bar di Campolongo con una anziana signora che non ha smesso un attimo di sferruzzare e con ragazzi che soffrivano per i loro beniamini con la palla al piede.  Ho respirato la freschezza di una gioventù che sta crescendo, purtroppo con un futuro molto incerto, perché è incerta la competenza di chi dirige oggi la canoa italiana. Non lo dico io, ma lo evidenziano i continui capovolgimenti di programmi, regole, criteri che dovrebbero essere inamovibili, dovrebbero costituire la base di lavoro e di partenza per crescere assieme. Il buon Luciano si danna a girare l’Italia nel tentativo di unire sforzi ed intenti, ma il problema non è questo. Il problema è la dichiarata chiusura alla logica sportiva di chi purtroppo in questo momento pensa di avere la verità in tasca. Nel settore discesa si convocano ai mondiali atleti ultra 40enni con ragazzini 15enni e rappresentanti federali che poco  centrano con la discesa. Ma non c’è già il team leader che rappresenta la Fick? Nel settore slalom un anno si rispettano alla lettera percentuali assurde e l’anno successivo si aprono le porte a proprio gusto confondendo Ferrazzi con Ferrari, valutando con lo stesso criterio gare fatte su canali impegnativi e su fiumi che anche un cadetto primo anno pala singola riesce a completare con un sola penalità!
Ho notato una certa stanchezza, una ripetitività anche da parte di chi organizza manifestazioni che comunque sono un classico nel panorama nazionale. Certo i tempi d’oro di Enrico Lazzarotto sembrano essere lontani, quando le gare erano feste, le premiazioni mandavano a casa vincitori e vinti con ricchi premi e con  tanta musica nello spirito, pronti ad affrontare la vita di tutti i giorni in attesa delle foto, dei commenti e del DVD che arrivavano puntualmente  per non dimenticare mai nulla!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #6 il: Maggio 27, 2010, 11:06:06 pm *
* Ultima modifica: Maggio 28, 2010, 07:11:11 am da Daniela Mariaschi *
Metti in circolo il tuo amore
come fai con una novità
Metti in circolo il tuo amore
come quando dici si vedrà
come fai con una novità


Ligabue, De Andrè e Jovannotti mi hanno fatto da colonna sonora su autostrade austriache libere con pochi camion e autovetture a 110 chilometri orari. Perché tutto ciò è possibile giusto fuori dagli amati confini italici, mentre da Verona Sud al Tarvisio ti sembra di viaggiare su un binario ferroviario con interminabili colonne di autotreni sulla tua destra e sfreccianti fuoriserie che di sorpassano in ogni dove? Non ho ovviamente risposte, rimango solo disarmato davanti a tutto ciò.   Avrei dovuto partire ieri notte, ma la voglia di restare abbracciato ancora alla mia stella cometa mi ha fatto ritardare la partenza... ma n’è valsa la pena! A Bratislava, dopo 11 ore di musica, pensieri, sogni e progetti,  ho trovato pioggia, ancora pochi canoisti e tanti lavori in corso per i prossimi campionati europei che ormai stanno entrando nel vivo. Si sta arredando il canale di Cunovo. Stilizzati ovunque si trovano gli eroi slovacchi della pagaia. Un tributo alla loro magnificenza olimpica: Martikan, Hochoschoner e Kaliska su manifesti e su dipinti che saranno il leit motiv di questa rassegna continentale. Andrea e Erik sono soddisfatti della loro nuova barca e dopo qualche giorno di perplessità sembrano convinti di questa nuova scelta. Rosa con inserti geometrici argentei frutto di una elaborazione grafica che per onestà devono condividere con il Cippo artista. Io ho piazzato la casa viaggiante sul pratone che è stato rasato ed è pronto per accogliere atleti e delegazioni che stanno confluendo in Slovacchia per aprire ufficialmente la stagione 2010 con una gara che ci regalerà sicuramente grandi emozioni. Finalmente dopo tante ore passate a curare ogni dettaglio ora è il momento di volare sull’acqua, è il momento di tirare fuori tutto il lavoro fatto, è il momento di divertirci, di immortalare momenti, gesti, emozioni. Da oggi quello che conta sarà l’operatività, la concentrazione, la forza di spirito e ovviamente tanta e tanta energia per vivere da protagonisti e alla grande questo Campionato Europeo di Slalom: noi siamo pronti!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

- 5 giorni al Campionato Europeo Slalom 2010

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #7 il: Maggio 28, 2010, 11:30:14 pm *
Mi piacerebbe vedere la faccia del mio amico e collega allenatore Frankguglielmi quando si troverà davanti al nuovo  K4 di Vajda che in questi giorni fa la  sua prima apparizione in Szeged (Ungheria) per la seconda gara di coppa del mondo di canoa da velocità. Oggi, sono andato in fabbrica da Vajda a Bratislava a ritirare una canoa nuova da slalom per un mio atleta, e meraviglia delle meraviglie mi sono trovato davanti a un siluro dalle forme futuristiche e dalla coda decisamente innovativa. Una punta che non arriva ai 15 cm. di altezza, le postazioni dei pagaiatori sono mimetizzate da una sorta di sparti acqua e para vento che mi ricorda tanto la canoa di Goetschy ai campionati del mondo di Bourg St. Maurice nel 1987. Il  fondo, del K4,  è completamente piatto e la coda ricorda più una canoa  da slalom che un kayak da velocità. Ecco: è forse per questo che  mi ha impressionato così tanto da lasciarmi estasiato ad ammirare un capolavoro di ingegneria idrodinamica. A detta dei campioni slovacchi della specialità la resa migliore si ha nella fase di partenza... staremo a vedere anche se da quello che mi hanno fatto capire certo non scopriranno tutte le carte tanto prima del mondiale di fine stagione. Per dirla veramente tutta, il grande capo della produzione,  si è  un pochino pentito alla fine di avermi raccontato tanti particolari. Si sa l’entusiasmo a volte ti prende la mano e ti fai trasportare dalle emozioni, ed io, come lui, non sono riuscito a sorvolare su quello che potremmo tranquillamente definire  “spionaggio industriale”... mi manca solo la foto che avrei anche scattato se non avessi visto con quale riservatezza mi raccontava di questo gioiello. Avrei dovuto vero Frank?
Certo io sono un dilettante allo sbaraglio per tutto ciò che riguarda la canoa sull’acqua ferma, anche se in gioventù ricordo da aver partecipato a due campionati italiani assoluti di velocità: uno in K2 con Ivan Pontarollo a Milano e uno proprio sugli 11 metri a Mantova. Quel K4 aveva uno scopo preciso: quello cioè di dimostrare che i fluvialisti potevano mettersi in concorrenza tranquillamente  con gli specialisti della velocità. Finita la nostra stagione di gare la Forestale ci aveva chiesto di partecipare agli italiani di velocità e così  con Fabio Ceccato, Luciano Ferrazzi e Paolo Benciolini avevamo messo in piedi un K4. Con quella barca  avevamo percorso forse 4 volte i 1.000 e cioè per andare alla partenza delle batterie quindi la batteria. Esperienza ripetuta per la finale. Totale quindi 4.000/4.500 metri di cui la metà in gara! Sollevavamo tanta di quell’acqua in partenza che al confronto un idrovora non svolgeva neppure la metà del nostro lavoro. In finale eravamo temuti soprattutto da chi avevamo alla nostra destra e sinistra per possibili invasioni di corsia. Ci avevano soprannominato “Scappa4” e, per mimare  il nostro stile di pagaiata muovevano le dita della mano in maniera alterna per evidenziare la nostra assoluta disincronia nell’azione motoria. Bei ricordi di canoa vissuta alla grande.
Per il resto nulla da segnalare se non il fatto di aver goduto nel  vedere, questa sera,  il  “diavolo rosso” Molmenti giocare con le paline e con l’acqua come solo lui sa fare. Eleganza e forza che sono concentrate all’interno di un piccolo-grande uomo. Lui ad ogni discesa si ricarica direttamente dall’elemento naturale per eccellenza, come fanno le turbine: produce autonomamente energia che si trasforma all’istante in manovre spettacolari e in rotazioni sublimi. Speriamo solo che sappia gestire al meglio tutta questa potenza senza farsi prendere troppo la mano e che la sua buona stella lo assista nel momento decisivo.
Il podio, che sta giusto di fronte alle tribune, è un’opera colossale con una pavimentazione in marmo rosso  e  sembra far dannare più del previsto ingegneri ed operai. Róbert Orokocký oggi ha finito di sostituire le porte dall’allenamento con quelle da gara. Purtroppo si utilizzeranno le porte francesi in plastica, forse troppo leggere per Bratislava dove il vento può rovinare la festa! La prima volta vennero utilizzate ai mondiali dell’87 - che coincidenza avevo già testè nominato quel mondiale anche se per la discesa - e dall’ora sono entrate in uso praticamente ovunque.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

- 4 ai Campionati Europei Canoa Slalom 2010

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #8 il: Maggio 30, 2010, 10:01:16 pm *
Da queste parti con le previsioni del tempo ci azzeccano spesso e volentieri. Era prevista una domenica nuvolosa con qualche rovescio, e così è stato. Domani mettono giornata con forte vento e tormente che proseguiranno fino a mercoledì, poi si spera che il tempo migliori per farci vivere alla grande questo campionato europeo.
Ieri sono arrivati gli inglesi, hanno un carrello per le canoe completamente chiuso e con una pedana che, quando si apre, mette una certa soggezione. Assomiglia più ad un blindato da sbarco in Normandia che ad un carrello porta canoe. Lo hanno piazzato sul parcheggio atleti, quindi hanno calato due piedini sui lati e, per non avere spiacevoli sorprese, hanno fissato anche il blocca ruote a mo’ di polizia municipale per rimozioni forzate!  Anche il mezzo motore è nuovo e porta una scritta gigantesca “GB Canoeing” che fa pendant con il bianco carrello. I tecnici sono scesi già in assetto da guerra, con tanto di divisa, zainetto survival con gps incorporato e dispositivo anti-valanghe. Indossarlo significa avere autonomia sul campo di battaglia per oltre  di 48 ore! Anche gli spagnoli hanno un pulmino nuovo, anzi no! è stato solo  riverniciato e il motivo è molto banale. Al nuovo presidente della RFEP non andava giù vedere i mezzi con il logo pensato ed ideato dal suo predecessore e allora cosa fare di meglio se non eliminare il simbolo del vecchio potere? Sono storie che ho già visto e senza andare troppo lontano da casa. Poi poco conta se mancano i soldi per fare un raduno preventivato o per portare il fisioterapista.
Gli slovacchi si sono vestiti di nuovo e hanno presentato la squadra alla stampa e alla televisione. Loro stanno facendo le cose in grande e certo non perderanno l’occasione per pubblicizzare al meglio il campionato continentale, anche se mi dà l’idea che stanno già pensando al mondiale 2011 e questo evento sembra essere la prova generale.
I russi devono avere disposizioni precise e severe visto che girano sempre in tuta, fosse solo anche per andare in bagno. Salgono in canoa un’ora prima del loro spazio acqua, si scaldano così tanto che, a mio modestissimo avviso, quando è il momento di sfruttare l’ora di canale, sono stanchi e un pochino affaticati. Dormono nelle casette in legno a ridosso del campo di gara, a lato della mia casa mobile,  e quando non pagaiano girano nella hall dell’albergo “Divoka Voda” con note book e palmari.
Di tedeschi e cechi neppure l’ombra, arriveranno evidentemente con la settimana nuova a ridosso delle gare. Francesi pochi, il solito Lefevre con l’inseparabile Denis Gargaud-Chanut, suo compagno in C2 e buon C1. C’è anche la simpatica francesina, che mi ricorda tanto mia zia Dina, e cioè  Emilie Fer vice-campionessa d’Europa 2009. Lei è arrivata con Sylvan Curinier (ve lo ricordate argento a Barcellona ’92 alle spalle del Pierpa nazionale?)  che, a quanto si dice, è diventato qualcosa in più che un semplice coach personale! Ebbene sì... il fascino dell’allenatore ha evidentemente colpito ancora.
Andrea Benetti si sta riprendendo da una brutta influenza. Il suo compagno si è divertito in C1, ma purtroppo me lo sono perso visto che ho approfittato della mattinata libera per prendere la bicicletta, pedalare per un’oretta, fermarmi lungo il canale del Danubio, pranzare con un eccellente goulash, risalire in sella e tornare giusto in tempo prima dell’acquazzone preannunciato, anche se il mio cuore era a Vobarno e veniva aggiornato da precisi sms scritti da una mamma tanto carina, quanto adorabile! 

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 31 maggio 2010 - 2 ai Campionati Europei Canoa Slalom

P.S. complimenti ai neo campioni italiani junior slalom: bravi anche se il sito federale vi ha completamente ignorati voi e la gara -

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #9 il: Maggio 31, 2010, 10:11:48 pm *
* Ultima modifica: Maggio 31, 2010, 10:18:15 pm da Ettore Ivaldi *
L’European Canoe Association ha intrapreso una strada di sfida con l’International Canoe Federation. Infatti, quest’ultima, ancora a novembre aveva stabilito di aumentare il numero dei semifinalisti portandolo da  20 a 40 per i K1 men e a 30 per tutte le altre categorie. La Federazione Europea, che ricordiamo è associata all’ICF, ha deciso viceversa di disputare la competizione continentale con il vecchio regolamento e cioè con 20 semifinalisti per tutte le categorie. Ora si capisce bene che si entra nel campo del diritto sportivo che, secondo me, porterà a lunghe controversie e a dispute legali.
Giuridicamente parlando l’ECA dovrebbe adeguarsi in toto alle decisioni dell’ICF ritenuto, quest’ultimo, dallo stesso CIO l’Ente di riferimento per tutto ciò che riguarda la canoa e in definitiva con potere decisionale sulla  regolamentazione agonistica  del nostro sport.

Guardando la medaglia dal lato opposto far passare i primi 40, 30,30 30, 30 , in gare in cui partecipano solo 3 atleti  per nazione, per categoria, significherebbe svilire completamente le prove di qualifica riducendole ad una banale discesa di riscaldamento per molti slalomisti.  La cosa ha forse  più logica nelle gare di Coppa del Mondo dove ci sono nazioni che possono schierare, perché conquistato sul campo, più di 3 atleti nella stessa specialità. Usando quindi il nuovo regolamento i C2 gareggerebbero per eliminare un solo equipaggio, le donne 9, i C1 15 e i K1 men 24. Se viceversa prendiamo i 20 si arriva  a percentuali decisamente diverse e più interessanti  per passare il turno:  C1 men 44% - C2 64% - K1 men 31% - K1 women 51%.  In questo modo anche la qualifica diventa, dal punto di vista competitivo, assai interessante.

L’altra decisone piuttosto anomala è relativa alla finale delle gare a squadre che si disputerà sul tracciato della semifinale e finale e non sul tracciato delle qualifiche. La cosa aveva un senso logico, poiché ci potrebbero essere, ma in realtà ci sono sicuramente, atleti che, non passando in semifinale, non avrebbero la possibilità di provare il percorso prima come invece è per chi passa in semifinale e in finale. Le gare a squadre, restando al programma ufficiale, sono le prove che, domenica pomeriggio, in diretta televisiva, chiuderanno la manifestazione. Su questo punto non ci sono dubbi: le nazioni che avranno  atleti in finale avranno decisamente maggiori opportunità per conquistare le medaglie a discapito di qualche sorpresa che sempre c’è. Un esempio? Facile: I ceki nel kayak uomini  a Seu d’Urgell all’ultimo mondiale, vinsero la gara e non avevano nessun finalista individuale. Che cosa sarebbe successo se avessero gareggiato sul percorso di finale che non conoscevano?  

A questo punto non mi rimane che “dare i numeri”... anche se qualcuno pensa che già da tempo devo averli dati!
Saranno 25 le nazioni che parteciperanno all‘11esima edizione della rassegna continentale per un totale di 177 atleti e per un complessivo di 186 barche gara. Sette atleti saranno impegnati infatti in due gare tra una donna che prenderà il via sia in Kayak che in canadese monoposto: Jana Dukatova. Ci saranno poi  al via 45 canoisti nella canadese monoposto uomini, 7 donne in C1, 31 C2, 64 K1 men e 39 donne in K1.
La nazione più numerosa è la Slovacchia che ospita questa rassegna con 14 elementi, segue poi con 13 Germania, Great Britain, Francia e Repubblica Ceka; 12 per la Spagna e Polonia; Slovenia con 11; Russia con 10; Svizzera con 9; Ukraina e Italia  con 8; Austria e Grecia con 7; Turchia con 5, poi con 4 c’è Olanda, Latvia, Serbia, Svezia e Croazia; con 3 Makedonia e Irlanda; con 2 Portogallo, Belgio e Biellorussia.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 31 maggio 2010 - 1 ai Campionati Europei Canoa Slalom

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #10 il: Giugno 01, 2010, 04:59:11 pm *
La prima edizione dei Campionati Europei ebbe il sapore della grande rivincita olimpica. Siamo nel 1996 e tra il 29 agosto e il primo settembre  Augsburg (Germania) ospitò le gare continentali giusto poco dopo le prove a cinque cerchi giunte al mitico traguardo dei 100 anni dalla nascita. Atlanta vinse la sfida organizzativa con Atene, si dice grazie alla Coca-Cola, e sul fiume Ocoee si disputarono le gare della canoa slalom dal 26  al 28 luglio.  Non tutti i campioni e le medaglie  olimpiche però,  a distanza di di un mese,  si rimisero in discussione nella prova continentale, anzi i francesi non parteciparono in toto. Così i transalpini  Franck Adisson/Wilfried Forgues, per forza maggiore  e il tedesco Oliver Fix preferirono ritirarsi dalle scene con l’oro al collo senza lasciare agli avversari la possibilità di una ulteriore chance! Quello che avrebbe dovuto fare Muhammad Ali dopo essersi ripreso la corona dei massimi per la terza volta a New Orleans contro lo sdentato Leon Spinks e non risalire sul ring contro Larry Holmes a Las Vegas già ammalato di Parkinson e perdere malamente ... ma queste sono altre storie sportive!
L’Italia nel 1996 era guidata tecnicamente da Roberto D’Angelo e con lui collaborava in pianta stabile Dario Ferrazzi, mentre politicamente il consigliere federale di riferimento era Fulvio Bonmassar.  Una squadra nazionale che non era uscita poi così male dagli States, ma che annunciava già il ritiro di colui che sicuramente fu il miglior C1 che l’Italia abbia mai avuto: Renato De Monti. Infatti l’Italian express - come la stampa internazionale lo aveva ribattezzato - chiuse la sua carriera sportiva proprio con il 13esimo posto olimpico e oggi, appesa la pagaia al chiodo, è un papà che corre dietro ai sui giovani  4 pargoletti, nell’attesa del quinto in arrivo nei prossimi mesi. Agli Europei nel ’96  nella  canadese ci andò Francesco Stefani e Simone Ferrarese, nessuno dei due entrò nei 15 e quindi videro sfumare la finale che la vinse lo sloveno Simon Hocevar sui tedeschi  Soeren Kaufmann e Martin Lang. Il giovane sloveno, tutt’ora in attività, sarà al via a Bratislava sia in C1 che in C2, fece una grande prestazione vincendo sui padroni di casa con 2 secondi e 66 e con il 7,1% dal primo K1 men tanto da regalargli il settimo posto in questa categoria.
Il giovanissimo campione olimpico Michael Martikan chiuse al quinto posto con una  penalità e con il secondo miglior tempo di giornata. Lo slovacco dovette aspettare  fino al 2007 a Liptovosky Mikulas, in casa sua,  per vincere l’europeo che però oggi è suo da tre edizioni e si presenta a Bratislava come l’uomo da battere. Brutta gara anche per l’argento olimpico di Atlanta e oro a Barcellona Lukas Pollert che in finale ad Augsburg fece un vero e proprio disastro, abbandonando ogni speranza  sotto il ponte dei sospiri. Il campione ceko, oggi brillante medico pediatra all’ospedale di Praga, chiuse la sua carriera nel 2000  con il bronzo agli Europei in Val di Sole.
Gli italiani del kappa uno si presentarono in Germania con il dente avvelenato nell’eterna sfida tra Pierpaolo Ferrazzi ed Enrico Lazzarotto con Matteo Pontarollo a completare la squadra.  Chiusero rispettivamente al quarto e quinto posto i due big, mentre Matteo restò fuori dalla finale a venti. Lazzarotto fece registrare il terzo tempo, ma una penalità gli negò la soddisfazione di una medaglia nella gara vinta dall’irlandese Ian Wiley - 5^ ad Atlanta -  sullo slovacco Miroslav Stanovsky e sul tedesco Jochen Lettman. Il buon “L8” toccò una delle prime porte a “sci” della storia della canoa slalom che era giusto sull’onda che i tedeschi chiamano “Korkenzieher” - turacciolo.
Il Kayak femminile arrivava da Atlanta con una punta d’amarezza per una medaglia che sembrava cosa fatta, ma che una banalissima penalità alla porta 11 impedì a Cristina Gia-Pron di mettersi al collo un trofeo tanto ambito. Lei comunque si comportò bene anche agli  europei con un sesto posto. Le medaglie europee se le giocarono tutte le ceke, alleate contro la slovacca Elena Kaliska che finirà terza. Ebbe la meglio Marcela Sadilova - 9^ ai Giochi Olimpici -  allenata da sempre da František Valík titolare della “Caiman boats composite”, che vinse sulla neo campionessa olimpica Stepanka Hilgertova per oltre due secondi e mezzo e con un 15% dagli uomini che la dice lunga sulla qualità della sua prova di finale.
Ma le donne italiane ricorderanno quell’edizione sempre con piacere visto che Cristina Giai-Pron, Barbara Nadalin e Lorenza Lazzarotto giunsero terze nella gara a squadre vinta dalle ceke sulle tedesche.
A quel tempo l’Italia non aveva C2 di livello dopo l’uscita di scena della coppia Benciolini/Salvi. La gara la vinsero i fratelli svizzeri Matti sui ceki Simek/Rohan e il bronzo ai polacchi Kolomanski/Staniszewski. 
Gli Europei, in questa specialità, vedono i fratelli Pavol e Peter Hochschorner vincitori per ben 5 edizioni - ’98, ’00, ’02, ’08 e ’09. Due titoli per i ceki  Stepanek/Volf - ’04 e ’05; uno per gli slovacchi Skantar/Skantar nel 2007 e per i francesi Braud/Forgit nel 2006.
Il medagliere per quella prima edizione se lo aggiudicò  la Germania con tre ori, 2 argenti e 2 bronzi. Seconda la Repubblica Ceka con  2 ori e 3 argenti e terza la Slovenia 1 oro, 1 argento e 1 bronzo. Otto le nazioni che conquistarono almeno una medaglia e tra queste anche l’Italia grazie alla canoa in rosa.
Ricorderemo questa prima edizione europea anche per il passaggio dai 5 secondi di penalizzazione ai 2 per ogni tocco di porta.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 1st June 2010 a - 1 dai Campionati Europei Slalom 2010

enrico lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #11 il: Giugno 01, 2010, 06:48:26 pm *
ahhh ettore grazie, quanti bei ricordi mi vengono in mente.
grazie enricolazz

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #12 il: Giugno 02, 2010, 12:11:59 pm *
Gli ha preso la mano destra tra le sue e, con mani giunte, si è inchinato davanti a colui che considera il più grande interprete di sempre della canoa slalom, ringraziandolo per quello che gli ha saputo regalare. Se non avessi assistito in prima persona non avrei mai potuto crederci che papà Hochoschoner prestasse tanta devozione a Paul Ratcliff. Certo l’inglese è stato un vero “Lord” della pagaia con uno stile unico e di raffinata eleganza, ma anche lo slovacco, grazie ai suoi figli,  ha al collo 3 ori olimpici, 5 europei e 3 mondiali e, se ci pensate, non è certo cosa comune. Il tutto è successo ieri sera al mitico ed immancabile un-official meeting tra allenatori che ormai, come è tradizione, si ritrovano davanti ad una birra per parlare  a cuore aperto e senza segreti. Certo, la Pilsen è una birra Ceka che sa aprire gli animi e farci scordare la Torre di Babele che molto spesso ci divide. Ma qualche bionda fresca in più è comunque  capace di tradurti lingue come slovacco o il russo che sono mille e mille miglia lontani dal mio scibile: quando a parlare sono persone che amano lo slalom, i loro atleti, e il loro lavoro la sintonia è facile da trovare.  Bella serata come sempre in queste occasioni fuori dall’ufficialità di cene e riunioni, che sanno tanto di stantio e dovuto. Gli argomenti per parlare non sono certo mancati, come non sono mancati i ricordi di passati vissuti con il pettorale addosso. Tra molti si fa sempre più forte l’idea che lo slalom deve diventare ancora più fluido e con un solo palo. Bisogna cercare di premiare sempre di più la velocità e la destrezza atletica, tralasciando complicanze di percorsi tortuosi che fanno perdere continuità al gesto. Vedremo cosa sapranno fare qui, a questi europei, Andrej Jelenc e Shaun Pearce:  i tracciatori designati da tempo dall’ECA. L’Associazione Europea, così facendo però, è andata contro ancora una volta ai regolamenti internazionali che prevedono l’estrazione di due allenatori alla fine dell’ultimo allenamento ufficiale. Si sarebbero dovute aspettare le ore 13 di oggi per designare i tracciatori, ma purtroppo ognuno va per la sua strada e adatta le regole a proprio piacimento.
Per fortuna che l’Italia ha portato come Team Leader il buon Hansjorg  (anche se non sarebbe lui il responsabile di settore)   che ha decisamente una mente aperta e lungimirante trascinando al “Traditional Coach meeting” il tecnico degli junior e U23 (solo sulla carta) e il tecnico delle canadesi (solo per compiacere, non certo per capacità ed esperienza).
Una bella e quanto semplice idea che aiuta a  non isolare gli azzurri dal resto del mondo. Per niente l’invito a partecipare da parte di Robert Orokocky aveva come motto:  “I welcome all. First round is on me”.
La promessa del consigliere Mayr, alla fine,  è stata quella che avrebbe  scritto sul questo mitico forum, non fosse altro per dire che lasciavo la festa con una formosa bionda inglese. Già! per condividere il taxi e rientrare nella mia casa viaggiante senza l’incubo di essere fermato e multato visto che qui la tolleranza all’alcool è 0.00. Di bionda per la verità ne ho già una che vale mille   ed è impossibile desiderare di meglio (quest’ultima frase Gigi Sesana può evitare di leggerla... mi dice che scrivo di cose troppo personali). 

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 1st June 2010 - European Canoe Slalom Championships start

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #13 il: Giugno 03, 2010, 09:27:38 am *
Europei a rischio! Gente in attesa della partenza della gara di qualifica dei Kayak uomini preparatevi ad un ritardo sulle partenze per problemi d'acqua. Tenetevi aggiornati su www.canoeslalomeuro2010.org

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #14 il: Giugno 03, 2010, 11:25:24 pm *
Si respira tensione nelle sale dell’hotel Divoka Voda: il proseguo del Campionato Europeo è a rischio e le facce degli organizzatori e del supremo capo della mega diga di Bratislava ne sono  la prova più concreta. Solo domani mattina si conosceranno novità atmosferiche e organizzative. Il Danubio è un fiume enorme e ora vederlo con 7,040 metri cubi al secondo fa impressione, ma il problema maggiore è che a brevissimo da settemila si passerà a novemila che significa stato di allerta numero 2, al limite dell’evacuazione di tutta la zona. Una massa d’acqua che si muove con tutta la sua forza e via via che scende si carica sempre di più dai molti affluenti che terminano la loro corsa proprio nella Duna, come lo chiamano da queste parti. Attraversa 10 nazioni ed è lungo 2.902 km, il secondo fiume del continente. A parte queste nozioni di geografia, che ovviamente ho trovato su wikipedia, c’è da dire che le gare di oggi hanno costretto tutti a dare non solo il 100% ma il 110% per passare il turno. Mi sono gustato la seconda manche di Lefevre che si trovava obbligato a rimontare posizioni su posizione per passare in semifinale. La soluzione vincente l’ha ricercata  nella sua tradizionale calma e ha affrontato la sua ultima possibilità danzando e volando su un’acqua sempre più “brown”.  Molti atleti invece hanno optato per soluzioni di forza, lasciando agire  più l’istinto animale che l’intelligenza agonistica. Io dovrò lavorare molto sotto questo aspetto visto che il buon Rheinisch, l’atleta che seguo, ha proprio peccato sotto questo punto di vista. Se un atleta vive la competizione diversamente di come viceversa si allena si presenta al via come se non si fosse mai allenato.  Tirare fuori dal momento clou tutto quello che si ha dentro e, forse, anche qualcosina in più è necessario  se si vuole affrontare con qualche chance di vittoria competizioni di questo livello. Molmenti mi racconta che è un pochino deluso per 50 regalati tanto al chilo, anche se non ha avuto problemi a passare il turno con una prima manche onesta e pulita. Chi ha pagato per questo motivo è stato sicuramente Huw Swetnam con 100 penalità equamente spartite tra le due manche. Questa è una buona strategia per affrontare le varie fasi della competizione. Ho visto un Paolini molto reattivo e dinamico e se riesce a mantenere questa brillantezza mi sa che ne vedremo di belle. Il giovane altotesino, Lukas Mayr,  ha fatto bene a rischiare il tutto per tutto in una seconda discesa che se non fosse stata segnata da due tocchi gli avrebbe permesso di entrare nei venti semifinalisti. Dariusz Popiela ha passato parecchio tempo su questo canale e si è tolto la prima soddisfazione:quella  di vincere la qualifica con una bella prima manche e con 2,12 sul ritrovato Benoit Peschier. Quest’ultimo,  campione olimpico per la Francia,  è oggi greco per amore e forse per ripicca verso una nazione che certo non lo ha mai veramente considerato ed aiutato come avrebbe dovuto e potuto essere. Ritrovato anche Dorfler, rimasto al palo nel 2009, dopo aver vinto la prova continentale nel 2006 ed essersi messo al collo un bronzo  due anni più tardi.  Anche lui è costretto a recuperare in seconda manche con l’incubo di restare sulla riva a guardare il proseguo delle competizioni, come alcuni big del calibro di Oblinger, Meglic e Juan Martin bronzo agli ultimi campionati del mondo.
In C1 Martikan dà l’impressione di poter gestire a suo piacimento ogni situazione e guardandolo ho pensato che se fossi  un potenziale sponsor certo non gli farei mettere il mio logo sulla pala visto che praticamente non esce mai dall’acqua. Per lui la pagaia è una sorta di scandaglio per i fondali marini. Nulla da dire neppure sui suoi compagni di squadra, Slafkovsky e Benus, primo e secondo. Tra i tre slovacchi si è inserito il teutonico Jan Benzin grazie solo ad una penalità alla tre del super Martikan che, nonostante ciò, si è portato a casa il quarto posto. Nessun eliminato illustre nella specialità della pala singola.
Il giovanissimo Luca Colazingheri si è comportato bene, se pur lontano dalla qualificazione. Comunque rimango dell’avviso che i giovani dovrebbero maturare e crescere con pazienza e con obiettivi più raggiungibili.

Fuori continua a piovere, nutriamoci di speranza e aspettiamo domani per capire che cosa succederà. Per il  momento siamo nelle mani della natura!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 3th June 2010 - European Canoe Slalom Championships

Skillo

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #15 il: Giugno 04, 2010, 02:50:09 pm *
W Slafkovsky!!! Mi piace molto Martikan ma, come già ebbi a dire, la sua particolare canoa ed il suo stile unico ci "ipnotizzano" lasciando che i suoi concorrenti con le "normali" tecniche e attrezzature facciano sotto il nostro naso cose che notiamo poco e che ci fanno sempre dire "però Martikan è su un altro pianeta ...".
E poi questi "normalmen" che usano canoe "normali" e pagaiano in modo "normale" te li ritrovi là davanti e quasi non ti sai spiegare come abbiano fatto.

Francesco Iacobelli

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #16 il: Giugno 04, 2010, 09:52:48 pm *
una curiosità: è vero che T. Estanguet è l'unico C1 ad essersi avvicinato al miglior tempo fatto registrare da un K1? purtroppo non ricordo in che competizione..
Ettore solo tu puoi rispondere a questa domanda
stammi bene
F.BOYS

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #17 il: Giugno 05, 2010, 01:04:57 am *
No non è vero... mi dispiace. Non è stato il grande Tony Estanguet ad essere il C1 più vicino ai K1 men poichè  Martikan è riuscito a fare meglio ad Atene nel 2005 in Coppa del Mondo quando ha battuto i K1 e Super Cali se lo ricorda molto bene!

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #18 il: Giugno 05, 2010, 01:14:09 am *
Il mio amico Mark Delaney mi ha servito, in sala video, un ottimo  caffè caldo in attesa della partenza della seconda manche e devo confessare che è la prima volta che ho ingurgitato la mia bevanda preferita senza zucchero. Come si dice dalle mie parti a “caval donato non si guarda in bocca” e visto il vento, la pioggia e le temperature invernali di questi giorni certo non ho fatto troppo lo schizzinoso: ho apprezzato il gesto, ringraziato e bevuto tutto d’un fiato! 
Maialen Chourraut ha vinto la qualifica delle donne con estrema facilità, mettendo in mostra una tecnica sopraffina e una calma apocalittica. La basca sarà la sicura protagonista in rosa  di questa stagione agonistica, anche se questo l’avevo già detto e scritto da tempo come avevo già detto e scritto che non ha nessuna ragione tecnica insistere, per gli italiani,  su ragazzine che, in gare come queste, mettono a rischio la propria salute e gli studi liceali. Prendere 10 secondi dalla ventesima è come prendere  una bastona sui denti in un vicolo cieco e chiedersi da che parte arrivasse il fendente. Il  kayak femminile aveva al via 16 nazioni, di cui 9 hanno preso posti in semifinale e 7 sono uscite. Austriache, ceke, francesi e slovacche sono passate in toto; inglesi, tedesche e russe con due barche e con una Irlanda e Spagna.
Nessuno confronto è possibile fare con la gara del kayak maschile visto che il tracciato di oggi è stato ulteriormente accorciato visti i livelli del Danubio che fra poche ore, a detta degli esperti, arriverà sulle tribune. Così facendo sperano di far fluire velocemente la maggior quantità di acqua possibile verso valle salvando le gare di domenica. Peccato perché è sempre interessante avere dei parametri di confronto fra le categorie, giusto per cercare di capire qualcosa in più di questo magico mondo dello slalom.
Bella gara nella canadese doppia su un percorso disturbato dal vento. Tanto per dare un saggio di potenza gli slovacchi affilano le armi e conquistano i primi tre posti. I cugini Skantar vincono sui gemelli Hochschorner e su Kucera/Batik il resto sembra non esistere tanta è la loro superiorità. Benetti e Masoero, con una seconda discesa decisamente più veloce rispetto la prima, fanno vedere un bell’assieme, frutto di anni di lavoro e illuminano il futuro. Come da previsioni, viste le gare di selezione, fuori gli altri azzurri della canadese doppia. I risultati non si improvvisano e anche lavorando duramente non bisogna dare nulla per scontato, immaginiamoci poi per chi ha affrontato questo europeo con pochissime ore di allenamento sul questo canale.  Se si fosse speso questo tempo e questi denari per un proficuo raduno a Leipzig invece di perderli e sprecarli a Bratislava in cerca di sogni proibitivi e irraggiungibili si sarebbe dimostrato di avere a cuore le sorti della canoa slalom nazionale e il futuro di giovani che meriterebbero giuste opportunità di crescita con umili dirigenti e saggi allenatori.
E per parafrasare una vecchia canzone di Josè Feliciano ci chiediamo un po tutti da queste parti che sarà, che sarà, che sarà del Campionato Europeo, chi lo sa? Forse tutto o forse niente, ma domani si vedrà!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 4th June 2010 - European Canoe Slalom Championships

P.S. per dovere di cronaca devo sottolineare che dopo il ricorso dgli inglesi è stato tolto il 50 a Huw Swentnam in seconda. Quindi il potente e biondo inglese passa il turno e lo ritroveremo in semifinale ne fa le spese Lubos Hilgert che invece reserà sulla riva a guardare e meditare per il futuro.
P.S.2 è ufficiale domani sabato 5 giugno tutto sospeso. Semifinali e finali per tutte le categorie rimandate a domenica e gara a squadre manche unica dove si assegneranno le medaglie. Domani però alle 14 la decisione finale.

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #19 il: Giugno 05, 2010, 11:04:48 pm *
Un sabato di riposo forzato a guardare l’acqua che defluisce verso valle e che alle nove di questa mattina aveva praticamente ricoperto il canale di gara. Che fare quindi, se non sfruttare la bella giornata di sole per una pedalata verso il centro di Bratislava in compagnia dell’amico-collega Jerney Abramic? Lo sloveno, come già sapete, allena da diversi anni gli austriaci  Oblinger, Helmut e Violetta, e spesso e volentieri ci troviamo per condividere momenti di relax o per scambiarci idee e progetti. Anche lui esiliato all’estero dopo che per la Slovenia aveva vinto parecchio e soprattutto aveva costituito con Marian Strukely, Janez Skok e Albin Cizmar un “dream team” dello slalom tra gli  anni ’83 e ’96.
Ci sono circa 20 chilometri da Cunovo al centro della città su una pista ciclabile affollatissima di pattinatori, ciclisti e runners e guarda un po chi  si incontra? Prima le sorelle russe Perova, Alexandra e Katerina, impegnate a correre. Poco più avanti sui pattini gli Hilgert, mamma e figlio. Si pedala con il vento in poppa e in meno di 50 minuti si arriva, senza macchine, incroci, semafori, scale o altri inghippi,  a “Eurovea”. Quest’ultimo è un complesso enorme  nuovissimo con centro commerciale, caffetterie, ristoranti, teatri, mostre espositive. Il tutto si sviluppa attorno ad una grandissima piazza con tanto di acqua e una mega statua del  generale Milan Rastislav Stefanik, uno degli artefici dell’indipendenza della Cecoslovacchia nel 1918. Su quell’immensa piazza incontriamo Maialen Chourraut e Xabi Etchaniz che si godono l’inaspettato riposo e il sole ritrovato. Maialen, decisamente contenta per la bella gara di qualifica, ha preferito non pagaiare per impegnare la sua mente altrove. Con loro condividiamo una pizza gigante e un caffè.  Proseguendo la pedalata saliamo  al  castello e guarda un po che sorpresa? La Neave e la Donington, le due britanniche a spasso per occupare al meglio un sabato decisamente turistico. Ed è proprio in cima alla città che arriva l’sms da Merano della vittoria di Zeno nonostante un tocco. Anche al ritorno le sorprese non mancano. Infatti, in senso opposto, sbirciamo tutto lo staff tecnico dei ceki  impegnato in un trenino all’ultimo respiro con le bici da corsa. Loro hanno una passione sfrenata per lo sport del pedale,  come gli inglesi Mark Delaney e Paul Ratcliffe che appena possono scappano sulle due ruote... un po alla Previde di un tempo.
Passo il pomeriggio a guardare un canale di allenamento super affollato di atleti.  E’ proprio vero che il mondo è bello perché è vario  e in questi frangenti ne vedi proprio delle belle:  c’è chi scatta, chi pagaia tra le porte, chi sul fiume, chi lavora con l’idrofreno, chi prova le combinazioni a squadre, chi se la ride, chi riposa, chi gira fra gli stand di costruttori ed espositori e chi magari è rimasto a letto a recuperare energie e forze per una domenica europea che sarà decisamente particolare non fosse altro per la sua vigilia di festa!
Nella riunione dei capi squadra di questa sera  hanno confermato la partenza, per la dimostrazione del percorso, alle 8 di domani e inizio gare alle 9.50. I titoli  continentali a squadre verranno assegnati con una manche unica: è come decidere un incontro di box al primo round: se vuoi vincere devi picchiare duro e stendere l’avversario velocemente prima che lo faccia lui!
Speriamo però che l’acqua, domani al nostro risveglio,  sia del livello giusto per poter concludere questa 11esima edizione del Campionato Europeo con la cerimonia di premiazione e non con una cancellazione.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 5th June 2010 - European Canoe Slalom Championships

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #20 il: Giugno 06, 2010, 08:15:39 am *
Si doveva partire alle 8 con la Demo Run, ma l'acqua di riflusso non vuole saperne di lasciare il canale di Cunovo. Ore 8,30 team leader meeting per la decsione finale: manche unica a 20 oppure cancellare l'Europeo?  Altra soluzione trasferirlo con il pre-mondiale ad agosto.

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Cunovo, 6th June 2010 - European Canoe Slalom Championships

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #21 il: Giugno 06, 2010, 09:58:11 am *
E' ufficiale i Campionati Europei di Canoa Slalom sono stati cancellati. Si torna a casa dopo aver preparato bagagli e riposto le armi nei foderi. L'Eca farà altre proposte per recuperare la rassegna continentale.
Io torno a casa per nuove avventure

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #22 il: Giugno 17, 2010, 11:14:08 am *
La casa viaggiante non si è praticamente fermata mai. Dopo la delusione e la cancellazione degli Europei di slalom a Bratislava si è spostata in  Val di Sole con tre splendidi cuccioli di ghepardo che stanno crescendo pagaiata dopo pagaiata, onda dopo onda, ricciolo dopo ricciolo, animati dalla forza della corrente, spinti dalla curiosità della vita, in un’estate che è già iniziata da tempo. Pochi giorni, tanta acqua. Poche porte, tante discese e, dopo alcuni giorni di Noce, i giovani  felini sono andati in Francia ad affilare le unghie per un mondiale che porterà sicuramente tante emozioni e alimenterà la loro fame di canoa.
La casa viaggiante, invece,  si è trasferita a Praga sul canale di Troja per la prima gara di coppa del mondo che apre ufficialmente la stagione internazionale.

Praga è una splendida città ricca di storia e in ogni dove resti estasiato ad ammirare palazzi, statue, chiese, guglie, per non parlare delle stravaganti persone che animano giorno e notte questa capitale Boema. Tutto sembra essere così perfetto e rilassato che a volte pensi di vivere in un bella fiaba. Sali sul tram e trovi la pubblicità della gara di Coppa del Mondo... che emozione e che bello per il nostro sport! Il canale, nel quartiere di Troja, ha ospitato negli ultimi dieci anni ben 5 edizioni della coppa del mondo,  una prova iridata nel 2006 e diverse gare internazionali. E pensare che è una struttura canoistica tra le più banali e semplici che abbia mai avuto modo di vedere: un budello d’acqua lungo poco più di 400 metri sul lato destro di una grande diga,  largo dai 12 ai 14, con un salto di 3,6 metri, una portata che può variare tra 14 e 18 m3/sec. e viene classificato tra il 3^ e 4^ grado di difficoltà.
Sulla riva destra del percorso trovano spazio però ben 3 canoa club, un hotel con palestre, tre negozi di canoa e rafting, un ristorante, un campo di agility per i cani e un pittoresco pub in un gigantesco cavallo di legno che ricorda ovviamente l’astuta trappola che lo stesso Ulisse ebbe a che pensare per avere la meglio sui troiani.  Il tutto ben servito dai tram, in 15 minuti si raggiunge ponte Carlo, e da piste ciclabili oltre ovviamente a una comoda strada con ampi parcheggi.
A ridosso del fiume c’è anche un campeggio con tanto di bungalow in legno.  Un tempo mi ricordo che queste moderne casette avevano la forma delle  tende indiane, alte alte, strette, strette. Si dormiva in due molto vicini, e con Renato De Monti nei primi anni ’80, ci ho passato un agosto intero. A quel tempo si sentiva e si percepiva il clima di oppressione in cui viveva Praga e per passare la frontiera con l’Austria si perdevano delle ore per mille controlli sia in entrata che in uscita.

Il programma della prima prova di Coppa del Mondo prevede gare di qualifica per tutte le categorie venerdì18 giugno, sabato 19 semifinali e finali per C1 donne, C1 uomini e C2 e domenica 20 semifinali e finali per K1 uomini e K1 donne. La cosa che mi lascia perplesso è la facilità con cui l’ICF permette ai vari comitati organizzatori di gestire a loro piacimento programmi e orari di gara, senza fissare delle regole precise da rispettare. Se provi poi a chiedere spiegazioni ai vari responsabili loro ti rispondono con il classico: per esigenze televisive! Rimane sempre poi l’assurdità di aver già da tempo designato i tracciatori dei vari percorsi. Se da un lato l’esigenza di guadagnare tempo è comprensibile, dall’altro ne va della correttezza nei confronti di tutti gli atleti che si trovano inevitabilmente con colleghi che hanno avuto modo di provare combinazioni ideate e pensate dai loro allenatori che poi vengono chiamati a disegnare sicuramente il tracciato. Gli inglesi hanno tracciatori in ogni dove... tanto da farci capire che a Londra faranno un pochino quello che vorranno loro.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Praga, 17 giugno 2010 - prima prova di Coppa del Mondo Canoa Slalom

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #23 il: Giugno 19, 2010, 09:37:32 am *
Non ho aspettato che la sveglia suonasse questa mattina... il picchiettio della pioggia e la gioia di vivere  una giornata all’insegna delle gare di qualifica mi hanno buttato giù dal letto con ampio anticipo. Come sempre mi sono organizzato per tempo nella tenda video e, una volta visto il percorso con gli atleti individualmente, mi sono seduto davanti ai tre computer e sono entrato nel vivo di questa giornata di apertura di una Coppa che assicura spettacolo, emozioni e tante storie da raccontare.
Le donne in canadese mi hanno riportato agli anni ’70 quando era uso tra gli specialisti del C1 cambiare pala all’occorrenza.  Una ragazzina dagli occhi di ghiaccio e dalla pelle color ambra nata nel 1994 ha messo in fila una lista di 15 colleghe inginocchiate che entrano di diritto nella storia di questa specialità che, se pure agli albori, sta facendo passi da gigante. Ora sono al 33% di distacco dal miglior kayak maschile e diverse di loro hanno messo in scena ottime sfilate, agganci, spostamenti laterali e veloci cambi di direzione.
Di tutt’altro carattere la gara della canadese maschile con un David Florence scatenato in tutte e due le prove. Ora mi nasce la curiosità di capire perché l’argento olimpico di Bejing 2008, dopo una spettacolare prima manche in cui era finito secondo dietro allo slovacco Slafkovsky, non abbia optato per una seconda discesa più tranquilla risparmiando energie per il C2, invece di volere a tutti i costi la vittoria in una gara che ha solo lo scopo di far passare il turno senza colpo ferire! Dovrebbe ispirarsi di più all’amico “Michelino”  - al secolo Michal Martikan -  che lascia vincere in batteria gli avversari, regalando  loro illusione e gloria per 24 ore per poi piazzare la stoccata perfetta quando serve e conta. Lui, il dio del C1, alla porta 21 ha praticamente smesso di pagaiare sia in prima che seconda manche nonostante un due e ha fermato il cronometro a 0,96 da Florence. Mi ricorda tanto  il ciclista Indurain che lasciava ai suoi gregari vittorie di tappa per portarsi poi a casa Giro e Tour: tutti contenti e bravi, ma il vero “matador” era lui.
Il C2 non ha visto al via gli equipaggi francesi e neppure i neo campioni del mondo nella prova classica e sprint in discesa e cioè gli sloveni Taljat/Bozic bronzo anche ai mondiali slalom 2009 a Seu d’Urgell. Evidentemente la coppa non per tutti rappresenta il traguardo della stagione tanto è che anche  transalpini e spagnoli hanno portato la squadra U23 all’esordio in Coppa. A parte tutto ciò i gemelli Hochschorner mi hanno ancora una volta entusiasmato all’uscita della porta cinque dove hanno fatto girare praticamente in aria il loro scafo, staccandosi per un attimo dall’elemento liquido per entrare in quello gassoso. Il resto è quasi routine con Benetti /Masoero che passano agevolmente le batterie anche con una penalità molto dubbiosa. Nota di merito a Ferrari/Camporesi, che non si lasciano scappare la ghiotta occasione delle numerose assenze per passare in semifinale. I distacchi però sono ancora troppo pesanti per aspirare ad una finale... mi domando ma i due tecnici nazionali della canadese perché non sono venuti?
Chi veramente merita una menzione speciale è proprio Lei... dimenticata, maltrattata, ostacolata, rinnegata, portata sul punto del tracollo e dell’abbandono eccola che rispunta a livello internazionale  come un fiore a primavera, come un raggio di sole in una fredda e oscura  realtà italiana in rosa. Con un do di petto è capace di salvare l’amata Patria, sfodera una tecnica al passo coi tempi moderni, si infila nella risalita nove con maestria e coraggio, si fa spostare dall’acqua nel turacciolo 11 - 12. Tiene lucentezza per il resto del percorso e si proietta nello scatto finale come mai l’avevamo vista fare prima: brava Cri, ci si rivede in semifinale domenica, anche se il percorso non ti piace particolarmente!
Gli americani usano l’espressione “no comment” per non parlare di  situazioni imbarazzanti, quindi mutuo dall’inglese il saggio detto e non aggiungo, al settore femminile, altro se non ripetere quello che dalla notte dei tempi vado dicendo e scrivendo:  giovinette e signorine dovrebbero essere seguite a dovere e non certo in Coppa a fare tristi figure.  Per la cronaca la gara del Kayak femminile è andata all’austriaca Corinna Kuhnle autrice di due manche fotocopiate e praticamente perfette. Dukatova rimane sotto i 90 secondi e si piazza al secondo posto mentre alla britannica Blakeman - fuori dalla squadra per europei e mondiali - la terza piazza è una vera e propria riscossa.
Come alle nozze di Canaan il vino più buono si è gustato alla fine con una gara dei kappa uno uomini superlativa che, visto il livello, ha avuto il sapore di una finale. Per passare il turno non è ammesso sbagliare e soprattutto chi fa bene la prima manche ci riprova anche in seconda e non si accontenta mai. Ha vinto un Grimm splendido e bello da vedere nel gesto e nell’espressione tecnica sul polacco Popiela e su Kauzer e Molmenti che fanno registrare lo stesso identico tempo: se fossi loro mi giocherei un ambo - 79 e 70  sulla ruota di Venezia - Negli 81 secondi ci sono stati 10 atleti e 15 negli 82. Con un 83 alto si rimaneva fuori e pensare che questa è solo la qualifica, chissà cosa ci aspetta  per semifinali e finali, ma tranquilli... vi tengo aggiornati!

Classifiche e video su www.slalomtroja.cz  o www.results.cz   

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Praga, 18 giugno 2010 qualification day  - 1st race of Slalom  World Cup

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #24 il: Giugno 20, 2010, 07:54:39 am *
Tanto era fluido e scorrevole il percorso delle qualifiche tanto si è dimostrato ostico e senza senso il percorso della semifinale e finale. Eppure i tracciatori sono due  ex slalomisti di livello e tecnici affermati da tempo. Il primo è Mark Delaney, un inglese cresciuto con la pagaia e, inginocchiato per molti anni, ha conquistato piazzamenti in diverse manifestazioni internazionali. Passato ad allenare i C1 inglesi dopo 14 anni di squadra nazionale come atleta,  è ora una colonna portante del team di sua maestà la regina. Il secondo è un francese trapiantato nella terra dei canguri da poco più di un anno, Yann Lepennec in passato aveva pagaiato nella canadese doppia con Philippe Quemerais dal 1998 al 2006 conquistando un quinto posto ai Giochi Olimpici di Atene 2004.

Bene! Questi due signori  hanno seguito, come principio ispiratore,  l’idea di fare un tracciato semplice per le qualifiche e uno decisamente più complesso per semifinali e finali. Lo scopo è presto detto: così facendo si offre a tutti la possibilità di passare in semifinale, mentre poi la finale deve essere conquistata con più ardore.  Il problema è che l’obiettivo non è stato raggiunto visto che un paio di combinazioni hanno rovinato il sano intento.  Mi riferisco in modo particolare alla combinazione 5 - 6  e alla 11 - 12 che costringono, in entrambi i casi,  gli atleti ad una retro senza senso per rimontare terreno al fine di raggiungere la porta successiva.  Si capisce bene che tutto ciò non ha logicità né per il canoista, né per chi invece segue l’evento in televisione. Il primo è costretto a sprecare una montagna di energie che, viceversa, potrebbe utilizzare per far corre la canoa, mentre il secondo, seduto comodamente sul suo divano di casa, non riesce a seguire la discesa vedendo questi atleti che scendono il tracciato più con la punta in sù che nel verso della corrente. Così facendo si perde il senso della velocità: elemento base  per molti sport.

In questa prima prova di Coppa del mondo sembra valere il principio che non sempre chi vince una batteria o la semifinale poi si porta a casa anche la vittoria  e mai come oggi la cosa si è dimostrata veritiera. La ragazzina dagli occhi di ghiaccio, al secolo Jessica Fox - vi dice nulla il cognome? - domina la semifinale sulla Dukatova e in finale entrambe si giocano la gara al salto della 18 che probabilmente sottovalutano e le porta lunghe tanto da perdere tempo e porta successiva. La gara della canadese in rosa registra la prima vittoria assoluta della Cina che non si accontenta solo dell’oro con Nangin Cen, ma duplica con l’argento della giovanissima Qianqian Teng, poco più che sedicenne. Bronzo alla slovacca  Katerina Macova allenata da Juri Mincik.
Florence, che si era dannato a vincere la qualifica, resta fuori dalla finale con un salto di porta proprio alla 12.  Jezek, padrone di casa e responsabile dell’organizzazione,  domina la semifinale e finirà poi in quinta posizione dopo aver dato spettacolo ed essere andato lungo alla 19 in risalita. Martikan che prova a dimostrare al mondo che la combinazione 5 e 6 si può fare anche diritta si qualifica per il rotto della cuffia e in finale ritocca l’ultima risalita a sinistra, fa registrare il terzo tempo, ma chiude in ottava posizione. La gara va al ceco  Michal Jane che l’8 luglio compirà 24 anni con un passato di discreto livello nella categoria junior - campione del mondo a squadre nel 2004 - e un 8^ posto agli europei U23 lo scorso anno a Liptovosky. Più giovane di lui di un anno è lo sloveno Benjamin Savsek che prende 1,41 da Jane e si infila al collo un argento importante. Bronzo a Alexander Slafkovsky che di anni ne ha fatti 27 il 24 marzo e che piace tanto al mio amico Skillo.

Che fosse  il giorno della Cina lo si era capito dalle prime battute di questo sabato di metà giugno, ma che riuscissero a vincere nella canadese doppia sembrava cosa decisamente impossibile. Eppure Minghai Hu e Junrong Shu, con un percorso pulito,  l’hanno spuntata su degli Hochschoner  che hanno dovuto fare i conti con due tocchi  di troppo e quando si sono resi conto del brutto affare non hanno avuto il tempo materiale per recuperare tutto lo svantaggio:  sarebbero bastati pochi metri in più e quel ritardo di 0,33 si sarebbe sicuramente trasformato in un vantaggio. Terzi i polacchi dai nomi impronunciabili Szczepanski/Pochwala -  per fortuna che devo scriverlo e non devo speakerarlo. Gli italiani Benetti/Masoero, entrati in finale con il quarto  tempo e quattro  penalità, sono incappati in due errori pesanti, alla 11 e alla 19 che sono costati cari al fine del risultato di giornata. Complessivamente le buone cose viste fanno ben sperare per il futuro che è tutto nelle loro pagaie.

Interessante l’iniziativa della “Tipsport.net” che ha allestito un banco di scommesse per puntare sugli atleti in gara e si sa che tutto ciò attira pubblico e interessi, visto che ormai non ci rimane che tentare nella fortuna con lotterie, gratta e vinci, scommesse su cavalli, corridori e da oggi anche sui canoisti!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Praga, 19 giugno 2010 - 2nd day  di Coppa del Mondo di Canoa Slalom   

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #25 il: Giugno 21, 2010, 11:23:57 pm *
* Ultima modifica: Giugno 21, 2010, 11:26:43 pm da Ettore Ivaldi *
Se necessitate di un miracolo chiedete a Super Cali... è sicuramente in grado di realizzarli  visto che  uno l’ha messo in opera proprio oggi alla porta 19 in risalita! Un capolavoro che gli ha permesso di vincere alla grande la finale della prima gara di coppa del mondo sul canale di Troja a Praga. Poi, all’arrivo,  ha spiegato con una mimica unica come si trionfa sul mondo: ha piegato il braccio sinistro e con la mano destra ha indicato il bicipite gonfio, poi ha usato lo stesso indice per indicare la testa e subito dopo la  canoa; ha ringraziato con un inchino e si è goduto in santa pace una manche pressoché perfetta con un secondo e 40 sul 24enne Lubos Hilgert e su un ritrovato Michael Kurt che, nella sua carriera, porta a tre i podi conquistati in Coppa. Ora per descrivere la discesa d’oro del fenomeno dalla pelle scura e dall’altezza che ci ricorda Vittorio Emanuele ci vorrebbe uno scienziato che fosse in grado di spiegarci come possa una canoa essere sempre in accelerazione per tutta la durata della performance. La rossa punta, come la coperta,  è arrivata al traguardo praticamente asciutta, un assetto sempre bilanciato e i colpi dati sono stati 125. E’ un Molmenti molto concentrato, attento ad ogni particolare, ma nello stesso tempo lascia corre lo scafo verso la meta per bloccare il prima possibile il tempo che si ferma su 92, 62. Il suo rivale di sempre, Peter Kauzer, vola nella prima risalita a sinistra, ma alla combinazione 11/12 commette un erroraccio: sulla prima porta da fare in retro inclina troppo la canoa dal lato della corrente, cerca di scappare via, ma per restare in equilibrio è costretto a mettere in acqua la pala sinistra, con l’inevitabile conseguenza di portare via il palo della porta. Arriva all’intermedio con un ritardo di 0,42 da Super Cali più 2 secondi di penalità. Da lì in poi il campione del mondo  sembra non crederci più e chiude comunque con un buon tempo - 92,97 - ma con due tocchi. Il duello fra i due a questo punto si fa molto interessante.
Chi ha molto da recriminare è il bresciano Riccardo De Gennaro che in semifinale si comporta molto bene realizzando un tempo - 96,10 - che gli avrebbe permesso agevolmente di accedere al turno finale, ma un salto di porta alla risalita 16, assolutamente inesistente, lo priva della soddisfazione di potersi giocare alla pari con i grandi una gara che era decisamente alla sua portata. Peccato poi che sul sito federale neppure l’ombra di questa impresa che comunque rimarrà nella memoria di tutti noi. Il  giovane autodidatta, cresciuto sul fiume Chiese, ha fatto vedere belle cose che purtroppo non si sono concretizzate sulla carta. La speranza è che il bravo Riky non perda fiducia e convinzione per il futuro nella speranza che qualcuno si renda conto che è tempo  di imboccare un’altra strada. Il problema delle penalità continuerà ad esistere fino a quando ai giudici di porta, prima di compilare il referto, sarà permesso parlare tra di loro per emettere un giudizio unico. Quindi quando si va a protestare ci si trova di fronte a tre verbali completamente identici e la contestazione non ha più nessun valore.
Non avrei mai pensato di dover assistere ad una situazione così paradossale in una finale di coppa del mondo come quella vissuta da Jana Dukatova. Ora non possiamo certo dire che la slovacca, tra l’altro campionessa del mondo proprio qui a Praga nel 2006, sia una giovinetta alle prime armi o che non possa permettersi di avere ottimi materiali. Bene la slovacca, che aveva vinto la semifinale con oltre 4 secondi, arriva in finale alla porta 5 e sembra avere un sussulto. Traghetta sulla riva opposta per prendere la risalita 6 e si ferma. Subito non si capisce bene, si pensa ad un problema fisico, forse  un malore, tentenna lei che di classe ne ha da vendere, lei che porta il colore della purezza anche sulla sua particolare pagaia, appoggia il suo mezzo di propulsione sul pozzetto  e a quel punto la situazione è chiara: si è aperto il paraspruzzi... addio sogni di gloria, solo tanta disperazione anche se per dovere, con una canoa piena d’acqua, conclude la gara tra gli applausi del pubblico che si commuove per aver visto in diretta la morte della farfalla bianca. La gara del kayak femminile  se la porta a casa la campionessa del mondo Jasmin Schor... argento alla biondissima  Fiona Penni e bronzo a mamma Stephanka Hilgertova che solo pochi minuti prima aveva applaudito il figlio Lubos salito sul podio per mettersi al collo l’argento nel kayak maschile. Non ho ricordi storici né per la canoa, né per altri sport, che  la cosa fosse mai successa prima e cioè che una mamma e il figlio vincessero contemporaneamente medaglie in coppa o ai mondiali. Marito e moglie sì, fratello e fratello si, fratello e sorella si, ma così mai! Grande scoop per la televisione che alla Hilgertova regala sempre ampi spazi e pubblicità. Bravi comunque.
Praga ci ha regalato bei momenti ma, come ha ben detto il vicepresidente dell’ICF, Richard Fox, “The show must go on see You everybody in Seu d’Urgell”. Olè

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Praga, 20 giugno 2010 - Final day 1st Canoa Slalom World Cup

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #26 il: Giugno 25, 2010, 11:54:03 pm *
* Ultima modifica: Giugno 25, 2010, 11:57:47 pm da Ettore Ivaldi *
Nick Smith è stato in passato un onesto pagaiatore in una carriera internazionale che è iniziata in canadese monoposto nel 1994 e poi è proseguita dal ’97 al 2009 in C2 prima con un certo  Stuart Bowman, fino al 2006, e poi, per alcuni anni, si è messo in barca con Dan Goodard. Quest’ultimo è  ancora in attività in canadese doppia con Colin Radmore. Il buon Nick non ha mai avuto l’onore di un podio e pensare che ai giochi Olimpici del 2000 a Sydney ci è andato molto vicino finendo quarto in una gara entusiasmante. Ora  è il tecnico inglese per la canadese doppia, cammina in modo strano ed è sempre sorridente. Qui a Seu ha disegnato il percorso per qualifica e finale in coppia con con Lluis Grau un local che da molti anni è impegnato nella canoa slalom in Spagna  e non solo. Direi che l’alleanza ispano-britannica, che ha precedenti solo con Maria la Cattolica quando si alleò  con glii spagnoli pur di sconfiggere i rivali di sempre e cioè gli scozzesi, ha portato sapienti passi avanti per i percorsi di slalom. Ne è uscito infatti un tracciato molto interessante che lancia delle precise direttive e dei suggerimenti per tutti. Il primo sul modo di interpretare le risalite che in due casi - porta 1 e 14 -  diventano semplici passaggi di porta. Poco sarebbe cambiato se fossero stati sostituiti i pali da rosso a verde. L’idea poi generale è quella di una ricerca di linee disegnate dall’acqua e gli atleti dovranno giocare con l’elemento liquido se vorranno interpretare al meglio un bel percorso di qualifica. Le combinazioni che lasciano libera interpretazione e libertà di espressione sono due e cioè alla porta 4 e alla porta 18. In un certo senso speculari, ma nello stesso tempo complementari:nella prima si esce da una risalita destra e sulla stessa linea si trova il palo della porta successiva che può esser oltrepassato in retro o con una manovra di rotazione che ti permette di affrontare la porta in avanti. Ora la scelta sarà solo legata all’abilità di ogni singolo atleta poiché, dopo diversi riscontri cronometrici, le due manovre si equivalgono. Nel passaggio 18 - 19 invece è certo, per il 99% dei casi, che la scelta sarà quella di una saggia retro prima di imboccare l’onda che ti proietta nella risalita di sinistra... tanto più che non c'è Martikan che sicuramente avrebbe fatto parte di quell'1%!

La Seu d’Urgell è sempre romantica e accogliente e poi oggi è un giorno speciale che puntualmente viene ricordato a tutti dalla mia amica Rosy. 13 anni fa moriva Rich Weiss, suo marito,  in canoa su un salto che aveva già fatto diverse volte. Assieme abbiamo condiviso tanti allenamenti, viaggi, sorrisi, parole, sogni e speranze il tutto sempre con il sorriso e con quel suo modo particolare di vivere le emozioni. Quando successe Rosy aspettava un figlio da lui che nacque pochi mesi dopo e nel nome, River, è incisa la passione di un padre speciale che ha lasciato a tutti noi quel sorriso unico e  che sa darti forza anche nei momenti tristi e difficili della vita. Ciao Rich e un bacio a Rosy e a River -

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La Seu D’Urgell 2^ tappa di Coppa del Mondo di canoa slalom

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #27 il: Giugno 26, 2010, 09:55:42 pm *
Ah...! finalmente si torna a respirare aria di gare, sguardi vivi, gente attiva, emozioni  vere, dopo una settimana piuttosto sottotono e dopo tanto freddo patito in quel di Praga. Sarà stato il cambio di clima, l’estate è arrivata finalmente da queste parti, sarà stato il lungo trasferimento dall’est al nord della Spagna, sarà stata la mancanza della mia casa viaggiante con annessi e connessi, ma la settimana, fino ad oggi, è stata decisamente strana. L’aria del paese iberico mi rilassa più del solito  e tornare da queste parti mi fa sempre un immenso piacere tra mille mani da stringere e tra mille saluti che la gente di qui mi riserva sempre. Forse ho lasciato un buon ricordo  e  il sorriso e il  calore degli spagnoli ti viene trasmesso epidermicamente.
In due giorni si concentrano le gare per la seconda tornata di Coppa: qualifiche per tutti sabato e giorno successivo semifinali e finali. Non ci sarà neppure il tempo di respirare, bisognerà trattenere il fiato e buttarsi a capofitto in questa ennesima avventura.

E così fu! 

Kauzer conferma il suo valore su questo canale e il titolo, conquistato lo scorso anno, di campione del mondo non è stata una fatalità. In prima manche danza e si sposta da onda in onda con saggia maestria e unica eleganza. Il buon Fabien Lefevre ci degna di una sola discesa e come sempre deve fare le cose diverse dalla plebe, così tra la 14 e la 15 passa sotto il sasso, che qui è chiamato “Ganyet”, poi alla combinazione 18/19 opta per un colpo indietro di sinistro, ma parte troppo presto e tocca il palo. Segue un altro colpo molto lungo indietro di destro ed è dentro alla porta, per non toccare però è costretto ad aspettare e ripartire di braccio dallo stesso lato per infilarsi nella risalita 19. Il finale è un inno alla gioia. Non si presenta al via nella seconda manche per risparmiare energie per la qualifica del C2, dove, anche qui,  passa tranquillamente.
La gara di qualifica nei kayak uomini se la porta a casa un certo Scott Mann che al suo attivo ha un record piuttosto particolare. Infatti è il più giovane canoista che sia mai sceso sul fiume Zambesi. Era il 1998 e aveva 15 anni, ora di anni ne ha fatti 27 lo scorso 22 febbraio. L’Uomo Scott, nato a Woodstock,  è artefice di una bella seconda manche seguito sulla riva dalla sua fiamma nonché canoista della squadra slovacca che di cognome fa  Benusova, sorella di Matej,  e di nome Dana che avrebbe dovuto sposare già l’anno scorso, ma qualche inghippo legale bloccò l’unione amorosa. Scusate mi sono perso sul gossip rosa!
Il bravo Molmenti risparmia al massimo le energie per la semifinale e certamente finale di domani e passa tranquillo il turno. Segue alla lettera quello che il tecnico di società Ferrazzi gli suggerisce: “stai centrale sulle porte e tieni la canoa ben bilanciata”, sagge parole.  Anche il giovane Lukas Mayr fa una bella gara e il tempo lo sottolinea, lo attendiamo alla prova del nove di domani.
Di azzurro non c’è altro da raccontare visto che Waterloo sembra essere a confronto una passeggiata, non è il 18 giugno del 1815, ma il 26 dello stesso mese e corre  l’anno di grazia 2010.  Sarebbe tempo di cambiare o instiamo ancora con un Lippi che da sempre si è trovato le cose fatte e passa solo il tempo a distruggerle?

Mi sono goduto la prima manche di Maialen Chourraut: l’ho aspettata fuori dal cancelletto di partenza e poi le ho corso appresso. Brava, semplice il suo modo di interpretare lo slalom, un rapporto peso potenza da fare paura ad Arnold Sscharzenegger, un tranquillità pari solo a quella di Jani Prahlad che non mangia da 74 anni... povero lui non sa cosa si perde e se conoscesse Amur non la penserebbe allo stesso modo.

Si è messo a piovere speriamo che sia solo un temporale o una nuvola passeggera, godersi le gare di domani sotto il sole sarebbe perfetto.

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Seu d’Urgell, 26 June 2010 - World Cup 2nd race - qualification day

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #28 il: Giugno 27, 2010, 07:34:37 pm *
Il rituale di: inchino, bicipite, testa, canoa per Super Cali si è ripetuto magicamente ancora. In Spagna ha messo assieme una serie di azioni che hanno avuto come elemento portante la semplicità e forse è stata la vittoria più bella ed emozionante di sempre.  Vittorio Emanuele  II di Savoia aveva l’appellativo di “Padre della Patria”, mentre il nuovo re dei K1 è il “salvatore della Patria” e tanti ci gongolano sopra: lui porta a casa le medaglie e così al resto non ci pensiamo più, anzi...va tutto bene, alla faccia di chi ci critica.
Sul podio canta fratelli d’Italia a voce alta e quando si arriva al “Si” finale alza il tono e il pugno si eleva al cielo.  Bravo Super Cali continua così per la tua strada che si sta dimostrando vincente:  tu e il tuo tecnico di società a tue spese in Australia e in giro per il mondo, il resto non conta.
Un’altra vittoria annunciata è quella di Maialen Chourraut nel kayak femminile. Poco prima della semifinale mi ha confidato che si sentiva nervosa come sempre. Le ho detto che era un buon segno,  importante è utilizzare quell’energia in senso positivo. Mentre scendeva, tra le urla della gente e i compagni che le correvano appresso, pensavo alle mille discese che le ho visto fare nell’assoluto silenzio di un canale ghiacciato, innevato, ventoso, soleggiato, piovoso, tenebroso, primaverile, estivo, autunnale, ma sempre e comunque con il sorriso. Belle anche le parole del suo papà, un tipo piccoletto, con gli occhiali che parla basco e di lavoro fa il libraio e di tempo per meditare ne ha molto: “pensare quanto bisogna lavorare per salire su quel podio e quanta convinzione ci vuole, mi fa ora un certo che”. E in effetti, quel saggio uomo, ha proprio ragione, ma la fatica dei primi porta gloria, la fatica degli ultimi solo sudore. La convinzione è un sogno che tutti noi ci portiamo dentro, bisogna crederci per concretizzarla.
Guardando in modo particolare le donne non riesco a capire perché alcune di loro cercano a tutti i costi il contatto con il palo per fare la rotazione o per cambiare direzione. Il percorso aveva 15  porte singole e solo  6 doppie.  Finalmente ci si sta adeguando alle nuove regole, ma la gran parte degli atleti devono ancora adattarsi bene.
Grandissima prova del ceco Stanislav Jezek nella canadese monoposto. Leggero e abile come un gatto, ha 34 anni è  sposato e ha due figli, un mago dell’informatica, ha vinto sei medaglie ai campionati del mondo, ma qui ci ha deliziato con gesti eleganti e una grande interpretazione del tracciato che lo ha visto in costante accelerazione. Non arriva a 70 chili tutto compreso e supera il metro e ottanta, ma quando ti stringe la mano devi stare attento perché te la stritola con estrema facilità. Il suo tempo in semifinale gli avrebbe regalato il settimo posto nel kayak uomini. Alle sue spalle Tony Estanguet a 4,24 e questo ci fa capire il valore della prova del ceko che da sempre vedo pagaiare su una canoa di colore viola.
Skantar/Skantar salgono sul gradino più alto del podio  della canadese doppia con un gesto di rabbia nel giorno dell’abdicazione dei gemelli Hochschorner
La ragazzina dagli occhi di ghiaccio ha vinto nella canadese monoposto dopo aver sfiorato l’accesso in finale nel kayak, il futuro è nella sua pagaia e nel suo sorriso.

Domani si vola Munich, poi si va ad Augsburg dove ci sarà la mia casa mobile ad aspettarmi con annessi e connessi, così potrò complimentarmi di persona con Raffy che a Bratislava ha fatto un gran bene tra onde, bagni, eskimi, amici e tanti sogni.

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

La Seu d'Urgell,  27 giugno 2010 - Coppa del Mondo Canoa Slalom 2^ prova

Skillo

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #29 il: Giugno 29, 2010, 06:09:47 am *
Si: gloria a Super Cali e un alleluia per le sue medaglie. Il ragazzo è forte, lo è da un po', e tutti noi speriamo che finalmente riesca ad avere quelle soddisfazioni che negli scorsi anni gli sono mancate. Non aggiungo altro ma solo per scaramanzia.
La squadra però non c'è.
Gli altri k sono lontani. Se il metodo Baron funzionasse davvero non avremmo un solo italiano in cima alla classica ma almeno un trio di nomi nei primi 20. Così non è e non lo è da anni.
Al mondiale di Praga era impossibile fare un pronostico su chi avrebbe primeggiato tra i k1 italiani, i tre moschettieri di allora erano parimenti in grado di fare tuoni e scintille ed erano seguiti da un gruppo di altri k1 che promettevano a breve altrettanto.
Se il metodo imposto allora avesse funzionato come promesso e garantito, ormai dovremmo avere una torma di inarrestabili k1 italiani di cui Daniele sarebbe magari la punta di diamante, invece lui è forte per motivi e meriti suoi e il gruppo degli altri è mediamente sempre più lontano.
I c2 sono abbandonati a loro stessi da anni e non c'è un cane che li aiuti regolarmente negli allenamenti e nell'analisi del percorso, durante tutti i raduni si debbono accontentare di quel poco offerto dal loro tecnico di società o da qualche amico esterno alla cerchia federale.
Ha quindi del miracoloso vederli gareggiare a questi livelli.
Delle altre due categorie c'è poco da dire se non che gli investimenti sbagliati e quelli mai fatti si stanno dimostrando deleteri tanto quanto già pronosticato anni fa da quelli che qualcuno chiamò e chiama disfattisti invece che buoni profeti.
Tanti auguri quindi ai giovani e giovanissimi che lottano allo sbaraglio e che vengono spinti a credere che il traguardo stia tra la maglia azzurra e un "sissignore".

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #30 il: Luglio 01, 2010, 11:33:21 am *
Quando  arrivo ad Augsburg mi tuffo inconsciamente nel passato, tutto ciò che ti circonda ha una ragione storica, un aggancio con quello che fu, una testimonianza della gloria conquistata  e dello splendore vissuto dai padri della canoa.
Il canale costruito nel 1971 per le olimpiadi di Monaco dell’anno successivo ha quasi 40 anni ed è ancora una struttura al passo con i tempi  e perfettamente funzionante. Gli ingegneri di quel tempo l’hanno pensata proprio bene e l’hanno vista lunga visto che a  distanza di molto tempo si organizzano ancora oggi gare di livello internazionale. Nel 2012 saranno qui  i campionati Europei che varranno come seconda selezione olimpica per Londra. Il logo,  che contraddistingue dal 1972 le gare in questa località tedesca a 50 chilometri da Monaco, è rimasto quasi invariato.  Si tratta di una pagaia che riproduce il movimento della pagaiata.  A casa, nella mia collezione di pins,  ne ho uno dei Giochi Olimpici di Monaco ’72 con questo marchio: fondo azzurro e pagaia argento. Un logo nato con il canale e che si è dimostrato vincente per la sua semplicità e nello stesso tempo per il senso di dinamicità che ci regala guardandolo. Ad Augsburg però si parla di competizioni di slalom già dal 1960 e quest’anno si festeggiano giusto i 50 anni di attività.
Non si fa nemmeno in tempo ad entrare nel parco e una targa ricorda i medagliati della prima olimpiade della storia per la canoa slalom. Dopo pochi passi si  entra nella struttura vera e propria e un prato di un meraviglioso verde brillante fa da contorno al corso d’acqua artificiale lungo 530 metri, profondo da un minimo di 0,41 ad un massimo di 3,25 metri, con una pendenza di 5 metri e 50 e la sua portata varia da 10 a 28 metri cubi al secondo. Prima di metterlo in opera si costruì un modellino in scala lungo poco più di nove metri e il computer simulò il movimento dell’acqua: siamo nel 1969.
Quando entro nell’arena, come viene chiamato ultimamente l’impianto sportivo, sulla destra vedo ancora oggi la banda che nei giorni delle olimpiadi animava le giornate di gare. Erano tutti maestri d’orchestra impegnati dal comitato organizzatore sui diversi campi di gara. Lungo il percorso i giudici di porta erano vestiti con una vistosa giacca verde e cravatta e i pantaloni erano di color grigio Dall’altra parte del canale, praticamente di fronte ai suonatori si ergeva un palo poco più alto di cinque metri: quello era il tripode per la fiaccola, dove cioè ardeva il fuoco acceso dalla vestali  molti mesi prima  ad Olimpia davanti al tempio di Zeus. Nel 1972 ad accendere la fiamma  fu Karl Heinz Englet. Il motivo di questa scelta è presto detto. Infatti l’allora ragazzotto tedesco, grazie ad una serie di studi fatti e relazioni  presentate aveva avuto la capacità di portare i giochi olimpici dello slalom proprio ad  Augusta Vindelicorum che fu fondata nel 15 a.C. dall'imperatore Augusto lungo la Via Claudia.  Sempre sul lato destro ora sono poste quattro  pietre con altrettante targhe che  ricordano i campioni olimpici tedeschi nella canoa slalom. In ordine cronologico sono:  Elisabeth Micheler che a La Seu d’Urgell vinse l’oro nel kayak femminile, Oliver Fix, oro ad Atlanta ’96 k1 maschile, quindi nel 2000 Thomas Schimdt e nel 2008 Alexander Grimm.
La cosa  più sconvolgente rimane il canale stesso. Infatti nulla è cambiato, così è nato e così è rimasto si è solo spostata, negli anni,  la partenza più a valle visti i regolamenti e la diminuzione dei tempi di gara previsti attualmente.  Un tempo si partiva dalla dighetta, che regola il livello dell’acqua e che al centro ha un passaggio tra le due paratie laterali. L’angusto, ma altrettanto caratteristico passaggio è conosciuto con il nome di  “bocca del diavolo”. Poi intorno alla fine degli anni ’80 la partenza fu spostata sotto la torre, dove c’è il museo della canoa, e solo nei primi anni del 2000 si arrivò a sistemare lo starter al bivio dove è attualmente. Appena partiti ci si trova nella rapida dalla “Waschmaschine” quindi sotto il ponte troviamo il “Bogenbrucke” - ponte degli spiriti, e subito dopo “Mody Dick” che non è altro che un enorme massone che ricorda per l’appunto la famosa balena dell’omonimo romanzo dello statunitense  Herman Melville pubblicato nel 1851. Mi ricordo che alle medie ci proposero la versione italiana di Cesare Pavese e per fine anno organizzammo una recita sul tema della balena. Fu quella l’occasione per rendermi conto che la carriera da attore non faceva per me: dimenticai parte del copione con grande imbarazzo della professoressa di italiano.  L’onda a turacciolo, in tedesco “Korkenzieher” con il “Kreisel” e il “Torpedoqalze” formano la parte finale del budello d’acqua.
Per completare l’aspetto storico, in acqua trovate spesso e volentieri due canoisti che hanno fatto grande la Germania dei pali e più precisamente Peter Micheler e Soren Kaufman. Due personaggi che a distanza di tanto tempo mantengono viva la passione per la canoa e non sanno rinunciare assolutamente ad una discesa al giorno sul canale che ha regalato e regala sempre grande emozioni.

Le gare inizieranno venerdì con le prove di qualifiche e proseguiranno sabato e domenica con semifinali e finali.

Sito ufficiale della manifestazione www.kanu-schwaben-augsburg.de  live timing and results su www.123result.com

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Augsburg, 30 giugno 2010 - 3^ Gara di Coppa del Mondo -  Finale

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #31 il: Luglio 03, 2010, 12:15:56 am *
* Ultima modifica: Luglio 03, 2010, 12:18:14 am da Ettore Ivaldi *
Il più bel gesto della giornata e che ho  apprezzato con un caloroso e animato urletto da contralto, tanto da attirare l’attenzione di molti colleghi nella tenda video, è stato il colpo indietro di destro di Fabian Dorfler alla porta numero 10 che gli ha permesso di fare la porta in discesa ed infilarsi diretto nella risalita numero 11, da dove è uscito come un missile terra-aria sparato dalla base americana di Aviano. Il colpo magico è partito praticamente dalla coda caricato al massimo dalla rotazione delle spalle. La testa fissa sul palo interno della 11 e un leggero angolo di entrata della coda. Una volta arrivato a ridosso del palo il gomito si è immerso nell’acqua e magicamente si è trasformato in una propulsione avanti da paura seguita da cinque colpi magistrali. Probabilmente il buon Dorfler si è immaginato di essere su uno di quei salti che è abituato a fare con la canoa in plastica, dove cioè la velocità di braccia e l’accelerazione relativa  diventa l’elemento che ti può veramente salvare la vita e in questo caso la porta! Tutto il resto nella normalità
Piccola nota per il lettore: il 97% dei concorrenti ha optato per una saggia e sicura retro mentre il 3% è rappresentato quindi da  Dorlfer, il maestro, Grimm, l’allievo, e Rheinisch il terzo incomodo!  

Il campione tedesco era da mo’ che non lo vedevo pagaiare visto che l’anno scorso non era in squadra e che alle due altre gare di coppa - Praga e Seu - non ha partecipato perché impegnato in raid per il mondo con la canoa d’alto corso. L’attesa però non è stata vana e rivederlo aggredire l’acqua, sulla sua canoa arancione,  è stata una vera e propria delizia per i miei occhi e per il mio spirito che ha un occhio di riguardo per il campione del mondo  in quel di Penrith nel 2005. Nello stesso anno vinse anche la coppa del mondo. Va beh aspettiamo domani e si vedrà.

Bravi Andrea Benetti e Erik Masoero che passano il turno, ma che devono fare i conti con i guai fisici del timoniere della barca gialloverde, ma si sa che in C2 quando si sta male si soffrire in due... inevitabilmente!

Tanto per la cronaca la qualifica  nei K1 men se la porta a casa Peter Kauzer con una bella seconda manche che trovate su You tube - http://www.youtube.com/watch?v=p1ecRx5Z1zE - così evito di commentarla... non ho molto tempo e soprattutto dovrei guadagnare ore di sonno perché domani, dopo le gare, mi aspettano diverse ore di viaggio con la mia casa su sei ruote ... le due dietro sono gemellate! Si va a Foix a vedere gli junior all’opera ai campionati del mondo di slalom.

Mi rimane il tempo però per una riflessione. C’è chi gioisce per una futura vita e chi lotta per la sua, due notizie che oggi mi hanno preso alla sprovvista, mi hanno sconvolto, mi hanno fatto gioire per l’una e rattristare incredulo per l’altra. L’una mi ha fatto toccare il cielo e l’altra sprofondare nell’abisso dell’incredulità. Mi ha  riportato con i piedi per terra in questo mio mondo avvolto e circondato da canoe, pagaie, atleti, affetti e amori.  Spero e confido nella  forza della corrente e nello spirito dell’acqua che corre. Già altre volte hanno fatto miracoli.  Altro non posso fare.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Augsburg, 2 luglio 2010 - Coppa del Mondo Canoa Slalom 2010 qualification race

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #32 il: Luglio 04, 2010, 01:51:08 pm *
...
Chiamato fui di là Ugo Ciappetta;
di me son nati i Filippi e i Luigi
per cui novellamente è Francia retta

Figliuol fu' io d'un beccaio di Parigi:
quando li regi antichi venner meno
tutti, fuor ch'un renduto in panni bigi,
...
Purgatorio XX

Il 3 luglio del 987 fu incoronato Ugo Capeto re di Francia e nello stesso giorno di 1.023 anni dopo viene incoronato Daniele Molmenti re dei  Kayak uomini. Capeto era figlio del duca dei Franchi e conte di Parigi. Super Cali è figlio di Ubaldo professore di Cordenons.
Capeto fu il capostipite dei Capetingi. Molmenti è il numero uno degli slalomisti che pagaiano seduti e usano una pagaia con due pale. Ad Augsburg non ha vinto il nuovo re, che oggi viene incoronato ufficialmente nella piazza di una città trionfante per la vittoria calcistica, infatti il fattore campo è stato troppo determinante. Ha combattuto come solo i grandi condottieri sanno fare. In semifinale ha impressionato per determinazione e caparbietà. Chiunque, non fosse re, dopo due tocchi avrebbe buttato sul fuoco speranze e sogni. Prima di Super Cali solo un certo Richard Fox e Fabian Lefevre si potevano permettere il lusso di tanta superiorità, ma erano i tempi in cui le canoe erano lunghe 4 metri, poi, a forza di restare in acqua, si sono accorciate così come i distacchi tra i fuoriclasse! Lui dopo due penalità non ha tolto il piede dall’acceleratore e come “bere un bicchiere d’acqua alla mattina al mio risveglio” è andato diritto verso l’obiettivo: un’altra finale conquistata con la coppa praticamente già da esporre sopra il caminetto di casa da ammirare nelle serate d’inverno mentre si sorseggia dell’ottimo brandy Napoleon, invecchiato 4 anni, da servire esclusivamente nei bicchieri marchiati con la lettera iniziale del famoso liquore.  La finale è stata un trionfo dei padroni, che su 5 k1 disponibili ne hanno piazzato 4 in finale con un Dorfler fuori per un 50 molto dubbioso. Gli altri  magici dieci sono 2 italiani - bravo Cippo che ci ha riportato con il cuore e la memoria al 2006 quando volò sull’acqua, nella speranza che le ali ora riaperte lo possano portare ancora così in alto - un francese, un inglese, un polacco e uno sloveno... il solito sloveno ovviamente!
 
Gareggiare ad Augsburg a casa del nemico, con la contraerea puntata,  è come cercare di passare il territorio Cheyenne  a piedi nudi  senza le truppe del generale Jeorge Amstrong Custer. Per richiamare l’attenzione vi potreste mettete a fischiettare e cantare:

I nostri cuori son fieri di averci dato fama
Perché presto si sa da dove veniamo
Ovunque andiamo temeranno il nome
Di Garryowen in gloria.
Invece che acqua termale, berremo birra scura
E pagheremo il conto sull'unghia;
Nessuno andrà in galera per debiti
Da Garryowen in gloria.

Certo qualche battaglia la potete anche portare a casa, ma state certi che per il resto del mondo arriva  prima o poi il Little Big Horn e il massacro è inevitabile. Lo sanno gli Hochoschoner che sono stati circondati e abbattuti prima in acqua e poi a tavolino con un ricorso che ha impedito loro, dopo anni, di essere in finale. Fu così anche per Martikan due anni fa e l’anno scorso non si presentò al via. In questi giorni il campione della pala singola sembrava più nervoso del solito, sta pagaiando molto anche fuori dall’ora quotidiana d’allenamento concessa durante la settimana. Evidentemente l’esclusione dalla finale di Praga gli è pesata non poco, non è volato a Seu e,  dicono voci indiscrete, che abbia rinunciato per venire  direttamente ad Augsburg per preparare al meglio la finale di Coppa... vedremo cosa succederà in questa prima domenica di luglio in un’estate partita in sordina, ma che ora non ci risparmia per caldo ed emozioni.

Andrea Benetti ed Erik Masoero hanno tempi da finale, qualche tocco di troppo e un guaio fisico di Erik non regalano loro la soddisfazione di essere al via per l’ultimo atto, ma ora è tempo per cercare soluzioni e rimediare alle pene lombari con una saggia cura e tanto relax... ora è tempo del buon Gigi che di mestiere fa il dottore, ma con il cuore è calciatore, canoista, corridore, pallavolista, tennista... papà e maritino!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Augsburg 3, luglio 2010 - Coppa del Mondo Canoa Slalom


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #33 il: Luglio 07, 2010, 11:34:14 pm *
L’aria che si respira ad un campionato del mondo Junior è decisamente diversa da una gara di pari livello senior. I giovani sono effervescenti, non ci sono prime donne, tutti partono con le stesse chance, con gli stessi sogni e con le stesse paure. Il sorriso è sulla bocca di tutti e basta una fiammella per accendere un fuoco che arderà a lungo nei loro animi. Ed è stato così durante la cerimonia di apertura di questi 13esimi mondiali di categoria quando nel cortile dell’Hotel de la Ville - Municipio - la banda dei “bomberos” ha intonato ballate e motivetti che si  prestavano a quattro salti benaguranti. I giovani hanno fatto ben presto dimenticare i lunghi discorsi di politici che immancabilmente non perdono l’occasione per dimostrarsi fuori dalla realtà restando imbacchettati in ruoli  assurdi senza senso. Se mai mi capitasse di diventare un politico Gesù mi salvi dai protocolli e da parole vuote e senza senso e mi dia il coraggio di unirmi ai caroselli che gli junior hanno inscenato con lo spirito libero che li contraddistingue.

I mondiali Junior presero il via ufficialmente nel 1986 a Spittal in Austria. Per l’Italia parteciparono in quella prima edizione  nel kayak femminile Marina Zava, friulana di Sacile che usciva dalla scuola di Giuseppe Coan, nella candese monoposto il veronese Mauro Grossi che rinverdiva la tradizione scaligera in questa specialità, mentre nel kayak maschile al via due eporediesi Alberto Roviera e Marcello Pistoni con il veneto  Oscar Moro. Solo due di loro  e cioè Mauro Grossi e Marina Zava arrivarono a disputare anche un campionato del mondo assoluto. Il primo partecipò ai mondiali negli States nel 1989 chiudendo al 23esimo posto, mentre la seconda partecipò ai mondiali in Val di Sole con un 43esimo posto e un 10 nella prova a squadre.

Le gare a squadre vennero introdotte solo nel 1990 con l’edizione che si disputò in Svizzera a Tavanasa. Non sempre vennero assegnati i titoli iridati per le gare a squadre nella canadese doppia infatti su 13 edizioni solo cinque volte e più precisamente nel ’96, 2000, 2002, 2006 e 2008. Anche per questa edizione non si raggiungono le sei nazioni partecipanti, sono solo cinque e pensare che i francesi schierano al via solo due equipaggi... incredibile. Questo però è un segno chiarissimo in relazione al futuro che spetta a questa splendida specialità che presto verrà cancellata dai giochi olimpici, e i transalpini già stanno lavorando in questa direzione.

In Francia le gare partiranno domani con le qualifiche: in semifinale passeranno i primi 20   C2 e le prime 30   K1 donne; poi si proseguirà venerdì con qualifiche per C1 uomini con i primi 30 in semifinale, i K1 uomini tra  i quali saranno i primi 40 a passare il turno mentre per le canadesi donne non vi sarà selezione visto che saranno tutte e 20 le iscritte al primo mondiale ufficiale per  questa categoria a passare in semifinale. Sabato gare a squadre e domenica semifinale e finali per tutte le categorie.

Il percorso di gara è sul fiume Ariegé in località Foix nella regione dei Midi Pyrénées in un tratto attrezzato  lungo 300 metri e con un dislivello complessivo di 3 metri. Le competizioni si svolgeranno con una portata media di 37 metri cubi al secondo. I disegnatori del tracciato di gara sono il presidente del boarding dello slalom dell’ICF, Jean Michel Pronon, in collaborazione con il tecnico regionale Mathilde Pichery in dolce attesa del suo primo pargoletto.  Ora sul presidente Pronon ci sarebbe da scrivere un libro intero per raccontare la sua storia con la canoa, o meglio, la sua vita è la canoa, mentre per la carina e prossima mamma Mathilde ricordiamo i due bronzi individuali agli europei del 2006 e del 2009 e una serie molto lunga di piazzamenti e vittorie a squadre. Alla fine dell’anno scorso la decisione di abbandonare l’attività agonistica. La Federazione francese l’ha subito inserita nei ruoli tecnici periferici assegnandole il ruolo Regional Canoe Kayak Techincal Manager.

Si potrà seguire su internet risultati on live su www.foixcanoe2010.com  dove ci sarà la possibilità di Live streaming per semifinali e finali.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Foix, 7 luglio 2010 - Campionati del Mondo Canoa Slalom Junior

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #34 il: Luglio 10, 2010, 09:29:15 am *
Ho perso la mia ennesima partita a scala quaranta con Raffy e Marina, ma a tennis non ho rivali... almeno per il momento. In effetti il mondiale junior è talmente un altro mondo rispetto alle gare assolute che c’è anche il tempo per lasciarsi andare a giochi di società o a momenti di distrazione post gare. Eppure le competizioni  di oggi hanno offerto degli spunti interessanti in vista delle semifinali e finali  di domenica mettendo in luce diversi giovani slalomisti che non tarderanno ad essere protagonisti, fra non molto, nella massima categoria. A bordo campo ci sono fiumi di compagni di squadra a seguire e ad incitare gli atleti in acqua. I più colorati gli spagnoli che sono arrivati con tamburi e una maglietta gialla che li rende ben visibili nel loro peregrinare avanti e indietro sul percorso di gara. I tedeschi... sono tedeschi e anche quando corrono appresso al loro compagno di squadra sono ordinati e disciplinati. Rumorosi gli slovacchi che usano trombette calcistiche assordanti e piuttosto gracchianti. Ci sono poi tante mamme e tanti papà che seguono i loro pargoletti nelle imprese iridate. Non mancano nonni e nonne che sembrano però smarrirsi quando qualcuno cerca di spiegargli che oggi è solo la gara di qualifica e che poi seguirà la semifinale e la finale e che sabato ci saranno le gare a squadre. Come ... a squadre?
I francesi sono bravi ad organizzare le gare e nello stesso tempo ad intrattenere il pubblico di ogni età. Per i transalpini ogni gara è un momento importante per far conoscere questo sport e allora spazio alle discese in gommone gratuite, basta prenotarsi, oppure  i più piccoli possono scoprire la canoa  in piscina per muovere le prime pagaiate. C’è poi il mercatino per l’attrezzatura da canoa e lo stand dove si racconta quanti campioni francesi sono usciti da questa regione dei Midi Pyrénées. Sul percorso poi si incontrano tante ex glorie della canoa slalom che seguono le giovani speranze del canoismo mondiali.  Così ti fermi a parlare con Scott Shipley che nel 1988 da junior aveva vinto il mondiale e poi fu protagonista nel K1 fino al 2000 con 3 coppe del mondo vinte - 93, 95 e 97 - e una serie spropositata di secondi posti ai mondiali e in coppa. Oggi è un ingegnere idraulico che progetta canali per la canoa e che non ha abbandonato però la passione per lo slalom, tanto da arrivare giusto ieri dagli States, attraversare metà Europa in auto, essere presente e operativo con il video per tutta la giornata  e ripartire lunedì prossimo per tornare al lavoro.
Per l’Italia è arrivato anche il mitico Vittorio Celetti con la funzione di giudice arbitro e non posso perdere l’occasione per scattargli una foto in perfetta tenuta arbitrale da spedire a Peppino D’Angelo che cura la pagina web della DAC. Chissà mai che decida di pubblicarla per dare il giusto merito al nostro settore arbitrale che purtroppo è troppo poco presente nelle gare internazionali se messo a confronto con tanti altri paesi d’Europa.
La giornata si conclude con il border cross ad eliminazione sul percorso di gara con due passaggi obbligati e una partenza da una rampa alta poco più di 5 metri. Se lo sapeva il mio amico L8 certo non sarebbe rimasto in spiaggia a prendere il sole e a guardare le natanti spaparanzate con la pancia all’aria!

A parte tutto questo contorno la pietanza del giorno è stata ben  servita  e piacevolmente  gustata, se il pranzo fosse tutto qui tornerei a casa comunque sazio, tutto quello che arriverà in più sarà ben gradito.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Foix, 9 luglio 2010 - Campionati del Mondo Canoa Slalom Junior

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #35 il: Luglio 13, 2010, 10:23:41 am *
Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
non l'ho mai detto ma un giorno capirai
nell'amor le parole non contano conta la musica
[/i]


Lo slalom è musica, lo slalom è amore, nello slalom non contano le parole. L’eleganza del gesto in una danza che non ha fine e trova la forza solo nelle tue mani che si sono allungate e prendono il nome di pagaia. Il resto del  corpo si fonde  con la  canoa.

Che meraviglia vedere tanti giovani offrirci le loro danze per quattro lunghi indimenticabili giorni. La freschezza e la spensieratezza dei loro anni regalano gesti inusuali  e puliti, ma che hanno il sapore di nuovo. Giovani che pagaiano per rincorrere un sogno  e non più giovani che continuano a pagaiare per il piacere di farlo. E allora ti ritrovi in acqua con personaggi che hanno fatto grande il nostro sport, con dirigenti che trovano la loro energia solo se quotidianamente si immergono nell’acqua, con allenatori che appena possono scappano e pagaiano.  La necessità di risentire concretamente sulle propria pelle queste emozioni è il volano che alimenta ogni cosa e che non ci fa mai perdere il sorriso e le speranze per migliorare sempre.

Le ha messo la medaglia al collo nel suo ruolo istituzionale di vice-presidente dell’ICF, ma alla fine non ce l’ha fatta a non baciare calorosamente la ragazza dagli occhi di ghiaccio e dalle grandi abilità canoistiche con una pala e con due. Un gesto semplice che ogni padre ha in serbo per i suoi figli, un bacio che ha probabilmente commosso molto di più delle due splendide vittorie di una quindicenne che ha saputo reggere al meglio quattro giorni di gare. Eppure non era facile portarsi a casa due titoli del mondo individuali, tanto più se parti con tante aspettative, un cognome così importante e natali dai trascorsi agonistici incredibili. Nel 2000 la mamma Myriam fu  eletta atleta del secolo e soprannominata “Queen of the river” oggi giustamente è stata incoronata Jessica come “the Princess of the river”.
Ma questa volta a versare lacrime di gioia e commozione sono anche le mamme italiane che hanno sofferto, patito, festeggiato e pianto per il sangue del loro sangue, loro che hanno  generato e poi creato questi canoisti, atleti, uomini di domani. Oggi, i loro eterni bambini,  hanno mani così grandi e delicate che sanno abbracciarle con tenerezza e correre giù dal podio per portare a loro i  fiori e  sorrisi per tutti.
I loro bambini, le cui  mani  sono segnate da calli enormi, hanno occhi che raccontano imprese importanti e ci hanno regalato belle gare, amministrate con furbizia e determinazione. Questo era però  ieri... una bella storia, ma oggi è lunedì e tutto è come prima: si riparte con maggior umiltà e con la stessa dedizione per  cavalcare sempre e comunque con il sorriso lo spirito dell’acqua che corre.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Foix, 12 luglio 2010 - Campionati del Mondo Canoa Slalom Junior

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #36 il: Luglio 15, 2010, 07:37:13 pm *
Per riflettere e analizzare la Coppa del Mondo di Canoa slalom, da poco conclusa, c’è bisogno di tempo. Sono passate quasi due settimane dalla sua chiusura quindi possiamo partire con le prime considerazioni.

La prima sicuramente è sul livello generale degli atleti in tutte le specialità, anche se nei kayak uomini il divario fra i migliori specialisti al mondo si è decisamente assottigliato. Entrare nei 40 semifinalisti non è impresa da prendere sotto gamba, tanto meno poi per giocarsi le medaglie in finale. Si pensi che  in questa categoria solo due atleti - Daniele Molmenti e Peter Kauzer, sono riusciti nell’impresa di accedere a tutte e tre le finali. Poi abbiamo sei atleti  in due finali e altri 12 hanno avuto accesso ad una sola finale. Totale quindi di atleti finalisti in tre gare di coppa 20 in rappresentanza di 13 nazioni. Nel 2009 i finalisti in coppa erano 18 in rappresentanza di 12 nazioni.
Nel settore del kayak femminile abbiamo 19 finaliste e solo Jana Dukatova ha preso parte a tutte e tre le finali con un nono, quarto e secondo posto portantosi a casa così la Coppa. Nove sono le atlete con due finali e nove  con una in rappresentanza di otto nazioni.
18 anche i finalisti nella canadese monoposto vinta da Matej Benus che ha al suo attivo un nono un quarto e un ottavo posto. Tre finali anche per Tasiadis, Jezek e Slavosky . Con due abbiamo  4 atleti e altri 10  con una. Le nazioni in finale sono state 11. Nella canadese doppia 18 finalisti. Coppa vinta dai cugini Skantar/Skantars sui gemelli Hoschschoner. Quattro gli equipaggi sempre in finale: oltre ai vincitori di coppa anche i tedeschi Becker/Henze e Schroder/Henze e i britannici Baillie/Stott.  Con due quattro e con una 10. Nove le nazioni in finale.

Se analizziamo i risultati dal punto di vista delle nazionali abbiamo complessivamente 19 nazioni in finale. Solo ceki, francesi, inglesi e tedeschi vantano finalisti in tutte e quattro le specialità. La percentuale di finali  più alta è quella tedesca con il 20% seguita dal 12,5% della Repubblica Ceka e dal 10,83 di Great Britain e 10% della Francia.

L’Italia ha una percentuale di finali del 4,17%. Ha preso quindi finali con Daniele Molmenti (tre), Stefano Cipressi (una ad Augsburg) e con il C2 Benetti/Masoero (una a Praga). Gli atleti italiani che hanno preso parte alle gare di coppa sono stati in totale 15. Di cui 7 K1 uomini, 3 donne in K1, 1 C1 e 2 C2.

L’attuale formula di coppa del mondo è decisamente riduttiva, tre gare più una prova continentale è troppo poco per stilare una classifica generale complessiva e per dare vita ad un circuito seguito dalla televisione. Non c’è il tempo materiale perché la gente possa conoscere da vicino i protagonisti di coppa. L’ICF ha impegnato 250 mila euro per assicurare il collegamento streaming via internet. Su tre gare di coppa del mondo c’è stata solo una diretta televisiva a Praga sulla televisione nazionale e nessun paese straniero collegato. In Spagna la diretta è stata data sulla televisione della Catalugna e una sintesi la domenica sera sulla rete nazionale. In Germania per la prima volta non si è avuta nessuna diretta televisiva, è mancato anche il pubblico durante le gare, sintesi differita un paio di giorni dopo a livello nazionale. Il problema televisione si fa sentire non poco ed è l’unico mezzo che potrebbe comunque far spostare l’attenzione di pubblico e sponsor.

La proposta per il 2011 è quella di portare a 5 le gare distribuendole  in tre mesi con inizio il 26 giugno  e conclusione il 21 agosto a Praga.


Lo slalom è uno sport in cui si passa più tempo ad allenarsi che a gareggiare. Il problema è che gli allenamenti non hanno un grande risvolto economico e agli sponsor poco interessa questo momento interessante e necessario per atleti e tecnici.
L’altro aspetto è legato ai continui cambiamenti che lo slalom sta facendo in questi ultimi tempi per offrire un piatto più ghiotto alla televisione, ma non è questo il problema. Stiamo girando attorno alla vera questione. Il broadcasting  per tre giorni di riprese e trasmissione segnale è di 70,000 euro in un mercato che in questo momento ha forti opportunità.  A mio modesto parere si dovrebbe seguire proprio questa strada, spendendo energie e tempo per realizzare un prodotto televisivo da offrire a network  sportivi  su satellite.

Ricadiamo sempre però sullo stesso problema se si pensa che all’interno dell’ICF le persone che lavorano a tempo pieno si contano sulle dita di una mano e sui volontari certo non si può contare se non in casi sporadici.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

P.S. sul blog http://ettoreivaldi.blogspot.com/ tutte le statistiche sulla Coppa del Mondo di Slalom 2010

enrico lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #37 il: Luglio 16, 2010, 08:18:15 am *
Impeccabile come sempre.
Hai fatto un gran lavoro.
complimenti
enricolazz

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #38 il: Luglio 19, 2010, 07:21:48 pm *
Il mio amico Carlo, che è una gran brava persona dalla mente sopraffina, dall’aspetto burbero, ma dal tratto gentile,  mi ha detto che sono un pochino nostalgico, ma non è vero. Non ho rimpianti come atleta e tanto meno come allenatore. Tutto quello che posso fare l’ho sempre fatto e non ho mai lasciato nulla di intentato... ovviamente con i mezzi a mia disposizione e con le forze che mi erano e mi sono concesse. Raccontare le imprese di eroi che vestono armature leggere e lunghe 3 metri e 50 o poco più mi riempie sempre di gioia e mi fa star bene, perché penso che troppo poco onore viene offerto alle loro sane evoluzioni acquatiche. 
A parte tutto ciò, e chiarito il concetto, oggi non ho potuto però non rituffarmi nel passato, mentre ammiravo esterefatto  un Martino a petto traghettare nel buco centrale di Tacen. L’associazione arriva, anche senza volerlo, chiara e limpida come l’acqua cristallina del Cellina. Due sinistri, due fuori classe, due ciunisti potenti e abili, due atleti che hanno fatto la storia della canoa slalom, due slalomisti che hanno caratterizzato oltre un decennio di storia mondiale. Biondi e dalla carnagione chiara, padri entrambi di due femmine. Nomi semplici, ma rindondanti di energia, gloria e fama che hanno portato e sempre porteranno con loro in ogni dove.
Lo stile è lo stesso anche se a dividerli ci sono praticamente vent’anni. In quel buco Jon Lugbill mi ha fatto sognare ad occhi aperti, mi ha entusiasmato, mi ha regalato momenti indimenticabili. Volava come una farfalla e pungeva come un’ape - un Muhammad Ali della pagaia -  incantava e vinceva. Su quel buco ci poteva entrare e  leggere “Guerra e Pace”, dimenticandosi di essere inginocchiato dentro una canoa in mezzo ad un inferno che ha fatto tremare centinaia di canositi che hanno avuto la fortuna o la sfortuna di vivere il canale di  Tacen nei primi anni della sua storia. Tra panico e adrenalina a mille, si scendeva con il cuore in gola per la paura di farsi male e uscire frastornati e abbattuti da tanta potenza bagnata.
Oggi il buco è più dolce e più soave. Ti permette di entrare agevolmente e a metà, se sei stanco o soffri di claustrofobia, puoi uscire e ritemprarti in qualche morta amica. Non ti serve percorrerlo per tutta la sua lunghezza longitudinale, ma se lo fai ti offre un’esperienza indimenticabile e velocità assicurata. Il buco, che occupa tutto il fronte del canale, a più di qualcuno però crea ancora problemi e vedere Martikan giocarci e passarci diverso tempo senza il minimo sussulto o panico ti fa, per l’appunto, tornare al passato. Non sono tanti i personaggi che possono danzare senza timori su quell’acqua:  così bianca, così spumeggiante, così fresca e  ricca di storie da raccontare... quella di Jon e Michal è una di queste!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 19 luglio 2010 - Summer Traning Camp

Gengis

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #39 il: Luglio 20, 2010, 08:34:59 am *
Caro Ettore,
quando il vissuto è tanto è inevitabile avere nostalgie, nostalgie che aumentano negli anni  al
pari delle esperienze che si accumulano nella mente .
Leggo sempre volentieri  questi tuoi amarcord  come quello di oggi ,scritti  con tanto amore per il nostro sport
con una invidiabile vena poetica.
Gengis

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #40 il: Luglio 20, 2010, 06:17:00 pm *
Mi chiedo perché i dirigenti dell’ICF perdano così tanto tempo a cercare di cambiare regole e regolamenti in continuazione e non si concentrino invece sui veri problemi della canoa. Lo slalom negli ultimi sei anni ha avuto talmente tanti cambiamenti che è difficile, anche per chi è del settore, restare aggiornato e capirne le motivazioni. E’ di questi giorni infatti, l’introduzione ai Giochi Olimpici di una sorta di presunto allargamento di partecipanti nella canadese doppia. In sostanza  ogni nazione potrà schierare al via nella C2, oltre all’equipaggio che si qualificherà con i gli approvati criteri, anche un altro equipaggio messo assieme con atleti del kayak e della canadese già qualificati per i Giochi. Tanto per fare un esempio è come se Daniele Molmenti gareggiasse in kayak e poi salisse sul C2 con Roberto Colazingari e partecipassero alla gara della canadese doppia  in cui gareggiano anche Benetti e Masoero per i colori dell’Italia.  Ora trovare un kayak che sia anche un buon compagno per il C2 non è cosa semplice. Si consideri infatti che al mondo attualmente ci sono solo due atleti che sono impegnati in k1 e in C2 contemporaneamente e cioè sono un certo Fabien Lefevre e Richard Houslon. Così facendo si avvantaggerebbero  solo due nazioni e cioè Francia e Great Britain ammesso e concesso che in kayak si qualifichino il citato Lefevre il buon RIchard Houlson e in canadese  monoposto  i compagni di barca Denis Gaurgau e Florence. Se fosse così i transalpini e i sudditi di sua altezza la Regina avrebbero la possibilità di schierare al via due equipaggi realmente competitivi. Attualmente non sembrano esserci altri potenziali equipaggi che si possano mettere assieme tra K1 e C1 si veda anche l’esperimento che stanno facendo gli sloveni con Hocevar e Kralj, due ottimi atleti nelle rispettive discipline, ma decisamente scadenti nella specialità doppia e si sa che la canadese doppia è certamente una delle imbarcazioni più difficili e complesse tra tutte le specialità dello slalom.
Tutto questo ambaradan, per il solo fatto di guadagnare al via, forse, ma non è detto, due barche in più nella canadese biposto. Insomma un gran bordello che non rispecchia la realtà. E allora perché scomodare il CIO con astruse proposte  che denotano un’assurdità tecnica? Come diventa assurdo far disputare in acqua piatta la piccola finale o finale B. Mi immagino un atleta che è fuori dalla finale e magari deve giocarsi al finale in K4 o K2: che senso potrebbe avere fargli disputare un’altra finale che non ha nessun valore se non quello di assegnare le posizioni dal nono al 16esimo posto, quando la cosa si può già avere prendendo a riferimento il tempo di semifinale? Non sono un esperto di canoa da velocità e allora chiedo lumi al buon Frank Guglielmi che magari mi farà cambiare idea! 
C’è un effettivo problema espresso dal CIO relativamente ai costi di realizzazione degli impianti per lo slalom e molti delegati si chiedono se ha senso utilizzare queste spettacolari strutture per soli 85 atleti e per tre giorni di gare. Il problema però non si risolve aumentando a tre i giorni di finale -  come proposto - o aumentare qualche numero nella C2 che tra le altre cose è destinata a soccombere. La soluzione sta nella proposta che presentai a febbraio scorso a Mr. Perurena e a Fox in cui si prospettava di aumentare le medaglie da assegnare con uno sprint e una successiva combinata: l’impianto verrebbe utilizzato per più di una settimana triplicando le medaglie.

Ribadisco ancora una volta il concetto che avevo più volte espresso relativamente al problema del nostro sport e cioè che l’attuale realtà è già bella e pimpante e la causa dei nostri mali non sta nel regolamento o nelle formule di gare.  Bisogna aumentare i numeri di nazioni che partecipano a mondiali e a prove internazionali, offrire  loro opportunità di crescita costantemente e non ricordarsene solo alla vigilia di qualche prova iridata.
Spingere sulla televisione offrendo il prodotto finito e ben confezionato.

Che poi l’ICF faccia passare il cambiamento dicendo che tutto ciò e avvenuto:  ”...  after consultation with Athletes and their teams, the competition...” lo trovo ancora più assurdo e falso, poiché di tutto ciò non si è mai parlato in nessuna riunione team leader, meeting o qualsivoglia forma di comunicazione. 
Per la verità non mi stupisco più da quando sulla cover dell’inserto del sabato della Gazzetta dello Sport hanno iniziato a metterci le mogli, se pur avvenenti, dei giocatori.   

Ai ringraziamenti generalizzati post vittoria senza  la pur minima  logica mi ero già abituato!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 20 luglio 2010 - Summer Slalom Traning Camp

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #41 il: Luglio 22, 2010, 01:21:28 pm *
Ho assaporato il sonno più del solito questa notte: la sana e divertente pagaiata ed i quotidiani scambi a tennis mi hanno dato una piacevole sensazione di stanchezza e la brezza  portata dal  fiume nella nostra casa viaggiante ha fatto il resto. C’è chi dice che l’ottima cenetta preparata da Amur possa essere il terzo magico ingrediente per avere notti mentalmente produttive e sognanti.

Mi rendo conto che rituffarmi nel passato è sempre molto bello e felice, basta salire in canoa e scendere sul canale di Tacen. Ti presenti  al salto e ti accorgi che in un attimo il tempo non esiste più. Sensazioni, emozioni, paure e gioie tornano a farsi risentire a rivivere dentro di te. Poco importa se sono passati vent’anni o poco più. Giù da  questo budello d’acqua c’è “fratello Ovo” che mi aspetta, dobbiamo salvare Sandro che sta girando a nuoto come  una trottola nella gigantesca morta di destra. La cosa ci sembra impossibile e non riusciamo a non guardarci e a ridere come due pazzi con le lacrime agli occhi. Solo le urla di aiuto del nostro amico ci fanno capire che è il caso di intervenire. Sulla riva un Heltai decisamente scosso  lascia intuire  la chiara intenzione di non prendere parte al succulento banchetto di acqua, salti, riccioli e onde così alte da sparire con tutta la canoa. 
Il salto si presenta netto all’imbocco e il riferimento diventa un ciuffo d’acqua che si forma prima di un muro bianco liquido lungo e gonfio. Qui hai praticamente tre possibilità. La prima e salirci sopra per filare via diritto sulla destra, la seconda è unirti  alla massa d’acqua bianca a metà e farti spostare parallelamente ad essa a sinistra. Ed infine l’ultima chance è quella di  centrare l’immenso buco finale nel mezzo, spostando il peso in avanti e agganciarti più forte che puoi con la pala a sinistra e sperare di uscirne il più velocemente possibile senza essere risucchiato in un vortice spumeggiante, ma sempre e comunque molto umido. Ci sono poi le varianti al primo e al secondo punto e cioè quella di salire sopra a destra proseguire diritti fino alla cresta del buco finale e percorrerla per tutta la sua lunghezza per entrare a sinistra, oppure la stessa cosa da sinistra. Basta poco per sbagliare, anche se - come dice Super Cali - bisogna mantenere sempre un margine tra i 30 e 40 centimetri di sicurezza. Comunque vada una cosa è certa: il divertimento è sempre assicurato.
La fase rem del sonno è un dato scientifico. I sogni tengono allenata la nostra mente a pensare e a lavorare anche durante il riposo, questo assioma però non è sempre vero visto che certe menti riescono ad elaborare metodologie d’allenamento che si addicono di più a piste di atletica leggera o a corsie in piscina. Così mi sembra di vedere scattanti slalomisti partire e fermarsi a comando cercando di prendere in qualche modo porte assurde su tracciati improbabili anche per i tracciatori più contorti. La tecnica messa in atto è più legata ad una sopravvivenza fisica che alla gestualità di una performance vincente. Per fortuna  questa fase della notte passa velocemente e lascia posto a un gruppo di giovani che illusi di un’attività estiva ricca si presentano inutilmente ad un raduno programmato con tanto di delibere e proclami  a quattro colonne sulle pagine internaute. Per fortuna che sono solo sogni, come giustamente qualcuno mi può far notare. Le parole scritte non hanno nessun valore si possono cambiare e aggiustare a proprio piacimento. Improvvisamente mi ritrovo seduto dentro la mia canoa in un’aula gremita di gente e davanti a me un signore togato con in mano la bilancia della giustizia e sorridente mi dice: “ma senta caro amico perché non è franco e ci confessa come si fa un buon olio extra-vergine?” Io gli rispondo: “caro giudice l’olio da noi prodotto è sempre firmato ed è quello della terra, genuino, spontaneo e senza conservanti, non capisco come a qualcuno però possa creare l’effetto dell’olio di ricino!”

La notte stellata di mezza estate sulla  verde riva del fiume Sava si sta concludendo, le prime luci del giorno filtrano nella casa viaggiante, è tempo del caffè e di iniziare un’altra giornata di onde, riccioli, sorrisi e pensieri.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi -

Tacen, 22 luglio 2010  - Summer Slalom Traning Camp

 

 

Gianfranco Guglielmi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #42 il: Luglio 25, 2010, 12:31:16 am *
 
 
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                           LA  VIA  SBAGLIATA  PER  CAMBIARE

Ha ragione Gengis, è sempre un piacere leggere i "post" di Ettore , scritti con tanto amore per il nostro sport , con una invidiabile vena poetica.

Tantissime sono le cose da leggere e da scrivere. Commentare e proporre nuove situazioni e dibattere sulle innovazioni proposte. Purtroppo non ne ho il tempo; la giornata dovrebbe durare 50 ore e forse non basta.

Vabbè sarò Franco, anzi Gianfranco che è meglio. I Dirigenti dell' I.C.F. stanno cambiando regole e regolamenti in continuazione, non solo nella fluviale ma anche nella velocità. Si stanno arrampicando sui vetri ed effettivamente perdono di vista i veri problemi della canoa. Anzi, oserei dire che i veri problemi, quelli di base, quelli che noi Allenatori affrontiamo quotidianamente, quelli che incontriamo quando partecipiamo alle gare di qualunque tipo , sia Regionali che Nazionali od Internazionali,non li conoscono proprio o fingono di non conoscerli.

Come ha ben descritto Ettore a volte è difficile restare aggiornati, o meglio elaborare e metabolizzare questi cambiamenti. Ad esempio nella velocità stanno cambiando le distanze di gara, con consegueni e ovvie specializzazioni. L'aggiunta della Canadese femminile; a proposito, è stata convocata del CK ACADEMY: Kara Maddalena HUMMELT per i Campionati Europei di Mosca. Mi sono perso qualche passaggio? Le selezioni ad esempio? 
Le finali B e C , oltre a non avere significato meritocratico e presentare gli inconvenienti descritti da Ettore, vengono usate per attribuire punteggi per fini selettivi che alle volte premiano la mediocrità a scapito della specializzazione.

Purtroppo sono molti gli argomenti di discussione che andrebbero affrontati per cercare di migliorare quanto già si sta facendo, specialmente nel settore giovanile.
Importante è affrontare ogni situazione con la consapevolezza che non tutti gli addetti la pensano allo stesso modo ed a volte è necessario fare autocritica per non fare il "Don Chisciotte" della situazione.

A proposito, il K4 nuovo l'abbiamo preso, un vero gioiello.

                                  Frankguglielmi - Polisportiva Verbano


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #43 il: Luglio 28, 2010, 12:44:55 am *
Sul mio librone, che mi segue in ogni dove,  ho annotato,  in queste ultime settimane, diversi punti da approfondire per non dimenticare ciò che a volte mi colpisce senza una precisa logica. Mi capita sovente, guardando gli atleti allenarsi, di essere colpito da una sorta di impulso, sensazione, fulmine, che stimola il ragionare a ruota libera. Basta un minimo segnale e automaticamente la mente si diletta a vagare nei meandri più nascosti per cercare nuove strade. E’ stato così guardano i Ceki allenarsi sui percorsi tipo gara. La nota diceva: “la squadra si sta allenando in simulazione gara, ma in realtà ognuno di loro sta interpretando in modo decisamente diverso il tipo di lavoro proposto dai tecnici”.  Tradotte e sviluppate queste poche righe ne è venuto fuori la  riflessione che segue e  che mi fa piacere condividere.

Il primo fulmine è arrivato osservando le diverse reazioni  in momenti di notevole difficoltà o di errore. Le reazioni sono state molto diverse. Chi si fermava, chi reagiva come fosse stato effettivamente in gara e doveva comunque tagliare il traguardo, chi reagiva in modo sonoro e chi ancora con un sorriso non dava peso all’accaduto e proseguiva senza cambiare strategie.
Il secondo punto  è la velocità per affrontare un allenamento così specifico. Ora in teoria, proprio per il tipo di lavoro, la velocità dovrebbe essere quella che usualmente si ha in gara se si vuole fare un allenamento per l’appunto mirato. Conoscendo singolarmente ogni atleta, di cui stavo seguendo l’allenamento e che ho visto gareggiare molte volte, mi rendevo conto che alcuni di loro utilizzavano una velocità superiore a quella che usualmente hanno in gara. Questo potrebbe essere giustificato dal fatto che in allenamento bisogna provare e osare un tantino in più di quello che magari si dovrebbe fare in gara: certo se non si prova in queste condizioni!
Teniamo questo principio valido per un solo momento, anche se in realtà non lo condivido se il tipo di lavoro è per l’appunto: simulazione gara. infatti se così fosse significherebbe che non stiamo facendo un lavoro altamente specifico e non ci alleniamo per l’obiettivo che l’allenamento si era proposto. L’affrontare il percorso ad alte velocità - decisamente superiori alla competizione - è allenante e stimolante per dare un impulso nuovo al nostro sistema nervoso e muscolare. Inoltre può aiutarci a trovare soluzioni in tempi molto rapidi.
Così facendo però usciamo dal tema dato e non andiamo ad allenare quel  sistema complesso che si chiama gara.

Molte volte gli atleti si presentano al cancelletto di partenza in realtà ben allenati fisicamente e magari anche tecnicamente, ma con poche simulazioni gara. Al momento del via si presenta tutto come nuovo e ci si cala in una nuova e diversa dimensione. Quindi non ci troviamo preparati  in maniera specifica per la competizione. Si corre il rischio di allenare per allenare al fine di supportare magari carichi di lavoro elevati, ma non finalizzati alla meta finale.
Interessante viceversa vedere atleti di alto livello lavorare su questo tipo di allenamento e rendersi conto che riescono a simulare alla perfezione la competizione. Hanno lo stesso tipo di atteggiamento, concentrazione, dinamismo e reazione che hanno in gara. Anche la simulazione viene preparata a terra come fosse realmente il giorno della qualifica o della semifinale. I piccoli particolari vengono curati sempre.
Così facendo si  metabolizza al meglio il momento della competizione, del confronto che per un atleta è il momento magico e  sublime. Quello che diventa lo scopo finale di tutto questo insieme di elementi. 

Non per niente sono molti gli autori che identificano nella gara il momento più allenante in assoluto.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Bratislava, 27 Luglio 2010 - Summer Slalom Training Camp

Gianfranco Guglielmi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #44 il: Luglio 28, 2010, 02:39:14 pm *
Ciao Ettore, hai perfettamente ragione nell'asserire che molti identificano nella gara il momento più allenante in assoluto.
Il sottoscritto è uno di questi. Nella gara pochi tengono conto del fattore "adrenalina".
Nelle situazioni di stress elevato chiamate "FIGHT OR FLIGHT" ovvero combatti o scappa, lo strato midollare del surrene libera due sostanze ergo due ormoni: l'adrenalina e la noradrenalina. Questi due ormoni intervengono nella reazione adrenergica che ha lo scopo di preparare l'organismo ad uno sforzo psicofisico importante in tempi relativamente brevi.
Ecco quindi che questa "particolare" situazione si ha , nel nostro specifico caso, soltanto nel momento di "gara".
Gli allenamenti di acqua piatta  prevedono simulazioni di gara, costruzioni di percorso, prove ripetute a ritmo di gara ecc. ma, nessun allenamento potrà simulare la "FIGHT OR FLIGHT".
Sono un fervente assertore che occorre partecipare al maggior numero di gare possibili, ovviamente tenendo conto di una corretta programmazione  nel nostro "PLANNING" annuale.
Ai miei ragazzi ripeto sempre" LA GARA E' IL MIGLIORE ALLENAMENTO".
 


maqroll

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #45 il: Luglio 28, 2010, 03:06:14 pm *
Begli spunti quelli di Ettore e Gianfranco.

Vorrei chiedere ad allenatori o ad autorevoli interpreti della 'discesa' un loro contributo.

Grazie anticipatamente.

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #46 il: Luglio 28, 2010, 11:17:35 pm *
Minaccia pioggia. Il vento è così forte che i due leprotti, che zampettano sul prato a ridosso del campo di slalom, faticano a restare con le zampe a terra e manca poco vederli volare come l’elefante Dumbo. I pali delle porte in legno, decisamente pesanti, viaggiano paralleli all’acqua. Pensavo di andare a corre, ma qualcosa mi fa desistere... chissà che cosa sarà?  Sono entrato nel vivo del mio libro, ma devo essere parsimonioso nella lettura visto che dopo domani mi aspetta un viaggio in treno di oltre 9 ore. Nel frattempo però i surfisti se la spassano alla grande sul gigantesco lago formato  dalla diga qui a Cunovo sul Danubio. 
Quindi non mi rimane che concretizzare quel pensiero che mi gira per la testa da qualche giorno: ho tempo e allora assemblo i video di 4 K1 uomini che in questo momento stanno, secondo il mio modestissimo parere, interpretando al meglio le porte in risalita. Ho preso quindi  un paio di risalite di coppa del mondo di Peter Kauzer, Dariuz Popiela, Daniele Molmenti e Michael Kurt. Bene, il video rafforza la mia convinzione... i programmi di analisi fanno veramente miracoli!
L’idea che mi sono fatto è che tutti e quattro nella fase di spinta dopo la rotazione si concentrano a spostare il busto in avanti spingendo la canoa fuori con il piede esterno per mantenere l’equilibrio. Ne risulta che la barca non perde velocità, anzi la mantiene anche nelle pagaiate successive. La loro dinamicità e lo sguardo rivolto a valle o alla porta successiva li accomuna ulteriormente. Guardare avanti significa anticipare la rotazione delle spalle, facilitando anche lo spostamento del peso verso la punta. 

Altri ottimi atleti riescono nell’intento, ma la differenza è che questi quattro slalomisti riescono a farlo con una percentuale molto elevata e nelle situazioni più disparate. Altri invece lo eseguono in maniera eccessiva e a volte gratuita.

Certo le risalite sono un tema vecchio  e tondo come il mondo, discusso in continuazione  poiché  molte volte diventa la chiave per il successo.

L’attenzione però viene riposta  nella prima parte tralasciando la fase di chiusura e uscita.  Il 90%  degli atleti in allenamento e, penso di conseguenza, anche degli allenatori, terminano i loro percorsi ad una risalita, indifferentemente che si tratti di percorsi lunghi, velocità o tecnica. Si fa quest’ultima porta e poi si molla l’osso. Questo crea un automatismo errato, meglio concludere il percorso tre o quattro colpi dopo l’ultima porta, sempre e comunque... e l’automatismo è salvo!
Quante volte si vede in allenamento atleti tirare e poi all’ultima risalita chiudono rimontando verso monte e non scendendo verso valle?  A me capita spesso e la cosa mi fa imbestialire non poco. La soluzione è semplice: dopo una risalita metteteci sempre una discesa e vi togliete il pensiero. 

Ok! la prossima volta non vi assillerò più con i miei appunti tecnici, ma vi racconterò della passeggiata romantica di Pavol Hochoschoner con la sua bionda fiamma a cui ho avuto modo di assistere. L’anima del giornalista è sempre viva dentro di me e la curiosità dei lettori non si limita solo al fatto di capire come migliorare le proprie tecniche canoistiche o... mi sbaglio?


Bratislava, 28 Luglio 2010 - Summer Slalom Training Camp


P.S. ATTENDO ANCH'IO GLI SVILUPPI DELLA SIMULAZIONE GARA PER LA DISCESA. AVREI LA MIA IDEA MA ASPETTO ALTRI INTERVENTI

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #47 il: Luglio 30, 2010, 12:48:22 pm *
A Cunovo i ragni sono i più veloci che abbia mai visto in vita mia: tessono ragnatele gigantesche in pochissimo tempo. Questa mattina infatti ho appoggiato la mia fedele e vecchia mountain-bike alla ringhiera del ponte in partenza e con il mio collega Ludo (l’allenatore personale di Michael Kurt) sono andato lungo il percorso a disegnare il tracciato della gara che i nostri atleti avrebbero fatto da lì a poco. In totale penso di non essere stato via più di 30 minuti e al mio ritorno mi sono ritrovato l’amato velocipede  praticamente chiusa dentro una fitta rete di ragnatele. Ho dovuto fare una radicale bonifica prima di rimettermi in sella. Non ditelo però a Raffy e a Exabi Taberna loro sono due brave persone e appassionati canoisti, ma sono anche terribilmente aracnofobici. Niente di personale ovviamente e non era mia intenzione tenere  una disquisizione su questi animaletti pelosi e poco simpatici, anche se dalle mie parti si dice che la loro presenza annuncia l’arrivo di soldi!  Volevo, per la verità, aggiornarvi sul fatto che oggi da queste parti ci sono state le prove generali del canale di sinistra che ospiterà i campionati del mondo nel 2011: selezione olimpica per Londra 2012. Non è facile mettere mano ad un tracciato  ed adeguarlo a quelle che sono le nuove tendenze dello slalom. Il problema sta nel cercare di rendere poco più di 1oo metri d’acqua meno brutali di come si presentavano fino a poco tempo fa. La distribuzione del dislivello era concentrata in pochi metri e la conseguenza era quella di avere un solo  passaggio molto impegnativo, mentre prima e dopo la prima parte  non era particolarmente interessante.
Ieri, dopo mesi di lavoro, è stata rilasciata  l’acqua per vedere l’effetto che fa - vengo anch’io,  no Tu no... mi sono perso con il mitico Enzo Jannacci!   L’effetto non è male, anche se, come lo stesso Robert Orokocky ha sottolineato, qualche modifica deve essere ancora apportata. L’effetto nel  vedere sviluppata la gara su un tracciato che praticamente è tutto visibile dall’inizio alla fine non è male, neppure in prospettiva delle numerose ore che saremo chiamati a fare da settembre in avanti: lavorare ed allenare sarà più agevole.  Cambia non poco anche la seconda parte e alla confluenza con il canale di sinistra è sparita la bellissima onda che fa danzare gli slalomisti  come se fossero ballerini sulle punte. E’ un’onda perfetta per proiettare la canoa fuori dall’acqua e rotearla a proprio piacere e bravura. Offre mille combinazioni grazie alle due grandi morte che si formano al suo lato.
L’idea degli organizzatori era quella di far disputare i pre-mondiali - giusto una settimana dopo gli europei che si recuperano - sul nuovo percorso, ma credo che non arriveranno in tempo a finire i lavori e soprattutto a renderli sicuri. Certo nella vita bisogna essere sempre positivi e speranzosi, e noi canoisti certo lo siamo, ma non sarà facile, tanto più che l’attuale posizionamento degli ostacoli non sarà quello definitivo.
Non solo a  Cunovo si sperimenta  e si prova il nuovo tracciato, ma anche da Londra arrivano piacevoli novità. Infatti pochi giorni fa è stato fatto il primo test sul canale olimpico e sembra che tutto sia andato per il meglio. Beh! non potrebbe essere diversamente visto che a progettare la struttura è stato chiamato Scott Shipley che prima di essere un ingegnere idraulico era un canoista assai conosciuto e protagonista assoluto intorno agli anni ’90 con la sua barchetta da slalom e il suo sorriso gentile ed intelligente.


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 30 luglio 2010 - Summer Slalom Training Camp

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #48 il: Agosto 05, 2010, 09:40:49 pm *
* Ultima modifica: Agosto 05, 2010, 09:45:49 pm da Ettore Ivaldi *
Ci si poteva aspettare di più dall’organizzazione tedesca per i campionati europei slalom junior e under 23. Capiamoci bene! Tutto quello che è importante per un atleta c’è: tempi, intermedi, video service, puntualità, zona relax e ampi parcheggi, percorso impegnativo e sicuro.  Ma se vogliamo fare fare un salto di qualità alla canoa slalom tutto ciò non basta. Bisogna portare avvenimenti, coinvolgere la gente, intrattenerla con ottimi imbonitori ed immagini ...e invece?  Nulla di tutto ciò  nell’alta Sassonia a Markkleeberg è stato considerato.  Eppure è  un impianto spettacolare lungo 270 metri e con 5,20 metri di dislivello, si gareggia con 14 metri cubi d’acqua al secondo e una collinetta contorna il canale di gara. Il lago, da cui si attinge acqua per mettere in funzione l’impianto,  rende unico il paesaggio e a poche centinaia di metri campeggi, ristoranti e alberghi. Eppure la gente accorsa è esigua. Si fatica a seguire tutta la gara senza considerare il fatto che bisogna restare in piedi tutto il tempo. Il tabellone elettronico è posizionato male e non è visibile da tutti i lati. Unici spettatori sono i tanti i genitori che seguono le imprese dei loro pargoletti e che, da domani, dovranno pagare anche 5 euro per entrare e seguire le gare a squadre.
La cerimonia di apertura, fatta al parco divertimenti  di Belantis a pochi chilometri dall’impianto gara, ha ancora una volta fatto capire che non siamo sulla strada giusta. Perché spendere soldi e poi non organizzare al meglio l’avvenimento  che diventa molto spesso il biglietto da visita per l’intera manifestazione? Squadre che sfilano senza nessun significato e senza pubblico. I soliti lunghi e politichesi discorsi del presidente dell’organizzazione, Christoph Kirsten, del presidente della Federazione Canoa Tedesca, Thomas Konietzko e del presidente dell’ECA Albert Wood che come sempre ripetono parole senza significato.  Non si è pensato di fissare  due miseri  pennoni per le uniche due bandiere istituzionali presenti e cioè quella tedesca e quella dell’European Canoe Association. Peccato che il protocollo preveda anche la bandiera europea, non fosse altro per rappresentare un’unione che dovrebbe renderci tutti fieri e uniti sotto quel simbolo che assicura al nostro continente un forte predominio nello sport della pagaia.
Le gare poi si concentrano in tre giorni. Giovedì tutte le gare di qualifica, venerdì gare a squadre e sabato semifinali e finali. Domenica poi torneranno a navigare i gommoni che la fanno da padrone sul canale tedesco... loro portano i soldi e la canoa viene usata solo per fare notizia e quindi per pubblicizzare la struttura. I dirigenti europei dovrebbero riflettere di più e lavorare sodo per cambiare di fatto una situazione di sudditanza verso queste strutture e verso gli stessi tedeschi.
Per fortuna che c’è il sorriso dei 320 atleti che al massimo hanno 23 anni e che ci regalano sempre e comunque gare interessanti sotto ogni punto di vista. Gli junior sono sempre più vicini ai colleghi della categoria maggiore. Solo la forza fisica li divide, ma tra i più giovani  prevale ancora l’abilità motoria e la leggerezza. Fra gli under si inizia già a vedere l’esplosione di forza e la brutalità tecnica. Certo è che le qualifiche a venti sono decisamente più tirate e sono capaci di mettere sotto tensione anche atleti che non avrebbero motivo di temere per  passare il turno.
Alla fine il tracciato disegnato da olandesi e ceki si è dimostrato interessante e soprattutto ha dato la giusta  dimensione dell’evoluzione dello slalom. Solo tre le porte con il doppio palo, percorso scorrevole con le giuste difficoltà tecniche per una qualifica. Si è badato a dare spazio all’espressione fisica, tecnica e mentale.  
Sul percorso, onnipresente, Roberto D’Angelo arrivato dall’Italia per seguire l’Europeo e probabilmente per restare vicino al suo pupillo  Christos Tsakmakis. Il buon Roby  distribuisce consigli  a tutti e certo non si può dire che non sia animato da pura passione e aggiungerei anche da esperienza e competenza.

La cronaca ci dice che gli junior che hanno passato il turno sono stati: Giovanni De Gennaro e Zeno Ivaldi nel Kayak maschile rispettivamente 2^ e 8^ ; Clara Gia-Pron 16esima e Roberto Colazingari che nella canadese monoposto è arrivato 12esimo. Tra gli under bene Riccardo  De Gennaro e Lukas  Mayr. Omar  Raiba è stato fermato da un tocco sciocco alla quattro, peccato perché aveva tutte le carte in regola per giocarsi la semifinale alla pari con i suoi compagni. Il C2 Camporesi - Ferrari, dopo una prima discesa traballante, si è riscattato in seconda battuta conquistando agevolmente la semifinale di sabato.  Per gli altri la cronaca era già stata annunciata prima di doverla vivere... si spendono soldi inutilmente senza creare prospettive concrete per il futuro.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Markkleeberg, 5 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom Junior and U23  

PER TUTTI I RISULTATI ON LINE:
http://www.markkleeberg2010.de/en-d/?q=node/33

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #49 il: Agosto 06, 2010, 09:41:52 pm *
E’ un dramma, ma ha la forza di mille uragani e la dolcezza di una cerbiatta che a primavera corre sulle montagne. Non ci sono medaglie o finali che possono farmi dimenticare anche per un solo attimo la tragedia che interiormente vive una ragazza bianco crociata nella sua lotta quotidiana per la  vita portando nel cuore la canoa. Un cancro le sta rubando le gioie dei suoi anni migliori, trasformando la vita in un cammino a tappe. Ieri dopo la prima manche l’ho vista camminare tenendo le  braccia conserte sull’addome, ma l’ho rivista partire per la seconda prova lottando non tanto con porte, onde e penalità, ma contro un male che non ha ragione di essere per le nostre umane menti. Così cattivo da  minare un corpo che vorrebbe solo cavalcare lo spirito dell’acqua che corre, come tutti gli altri 319 concorrenti.  All’arrivo ad aspettarla l’ambulanza  e per sicurezza è arrivato anche l’elicottero. Non pensavamo che fosse così avanzato il male, ci hanno detto i compagni di squadra e l’allenatrice, ma non potevamo nemmeno impedirle di seguire un sogno rincorso da tempo. L’ultima margherita  che accompagna la cerbiatta al lungo letargo invernale è sempre la più bella, quella che rimane nella memoria, che ti dà forza e magari ti fa dimenticare anche le ingiustizie che colpiscono senza guardarti negli occhi per spiegarti la motivazione di questa scelta. Se così fosse magari ti faresti anche una ragione, accettandone pacificamente le conseguenze.
Le giornate in cui si assegnano le medaglie sono giornate particolari, cariche di adrenalina non solo per gli atleti, ma anche per tutti coloro che attivamente partecipano all’evento: vicini e lontani. L’aria è più rarefatta e alla mattina si fatica a restare a letto. Il caffè è sempre troppo caldo per essere ingurgitato velocemente come vorresti per scappare via e sistemare tutto l’ambaradan di un tecnico che accompagna una gara. Piove e il cielo si fa sempre più nero. Il vento e la pioggia ci costringe a vestirci come a novembre, gli atleti portano maniche lunghe. Solo qualche inglese e un paio di  tedeschi rimangono in tenuta estiva a sfidare la sorte e il freddo. Poi si consuma come sempre tutto molto velocemente: semifinali che volano e finali che ti possono regalare o togliere molto. I giovani azzurri junior seduti e con la pala doppia danzano con eleganza, fanno registrare il miglior tempo, ma si perdono a toccare porte in discesa. Alla fine si forgiano con il metallo di Riace e le mamme contente ed orgogliose ringraziano il cielo. “Piango oggi e non so se lo farò neppure quando si sposerà” si confessa l’emiliana Annalisa che di cognome fa Verona e per ironia della sorte è diventata la signora Veronesi.
Gli Under 23 non sono da meno e Raiba, De Gennaro e Mayr salgono sul gradino più basso del podio in una gara che li ha visti sempre protagonisti.
Le medaglie sono state messe al collo sotto una pioggia fastidiosa, speriamo che domani splenda il sol... lo dicono  anche Little Jon e Robin Hood che van per la foresta ed ognun con l’altro ride e scherza come vuol... urca urca tirulero oggi splende il sol!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Markkleeberg, 6 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom Junior e Under 23

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #50 il: Agosto 11, 2010, 10:07:05 pm *
Oscar è il papà di Omar Raiba e ha due grandi passioni, anzi tre: la cacc-a, il buon vino e la canoa. Ieri sera abbiamo apprezzato il suo prosecco superiore che viene acquistato in  Valdobbiadene e ironia della sorte alla cantina  Villa Sandi... facile da ricordare il nome per un canoista basta aggiungerci un line!  Buono anche il Francia Corta per le delizie  campanilistiche di Bruno, papà di Riky e Giovi De Gennaro. Io, se devo essere sincero, preferisco il bianco spumantizzato del trevigiano, che nel 2009 ha preso la DOCG, tanto più che un mio carissimo amico viene proprio da quelle parti e la sua famiglia conferisce l’uva al consorzio  da diverse generazioni. Il buon vino rallegra e scalda le serate, tanto più se fuori dal tendalino del camper la pioggia ed il vento proveniente da nord non danno tregua.

Le gare europee junior e U23 hanno dato la dimensione del livello delle varie nazioni per il prossimo futuro. Certo non in chiave di Londra, ma di Rio 2016 certamente sì. 

La grande Germania, che a livello organizzativo ha deluso non poco, ha messo assieme 19 finalisti a livello individuale  sui 30 equipaggi schierati al via. Nel settore under ha avuto una percentuale di finalisti pari al 26,67% e del 14,29 fra gli Junior. Di medaglie ne ha conquistate  rispettivamente 5 e 3 per un totale di 8. Chi ha tenuto il passo dei padroni di casa sono stati i transalpini che hanno avuto il 17,78% di finalisti fra gli under e l‘8,16% fra gli junior con 5 medaglie fra gli U23 e una fra gli junior. Sei medaglie anche per la Repubblica Ceka - 2 U23 e 4 Junior - con percentuale di finalisti fra gli under del 14,29%  e dell‘8,89%.
Sono state 15 le nazioni che hanno piazzato atleti in finale fra le due categorie. 11 le nazioni che sono andate a medaglia. Al via 25 paesi. L’Italia ha avuto l‘8,16% di finalisti fra gli Junior (2 k1 men, 1 k1 women e 1 C1) e il 2,22% (1 k1 men) fra gli Under per un complessivo 5,32%. In relazione a questi dati risulta che gli azzurri sono l’ottava nazione. 

Entrando nel dettaglio dei risultati delle finali abbiamo percentuali di distacco elevate fra i migliori kayak maschile e le altre specialità. Ad esempio le donne agli Europei Junior prendono il 19,44%, mentre la prima donna senior vince con il 14,98%. Le percentuali aumentano notevolmente nel  C2 - 24,62% contro il 13,85 dei senior, nella canadese monoposto con il  10,64 rispetto ai senior con il 3,63. I distacchi under 23 rientrano quindi nelle statistiche assolute che sono: donne al 13,71%, C2 al 15,65% e C1 al 3,26%. Molti di loro infatti sono già ben inseriti nel circuito di coppa del mondo, europei e mondiali. Tre tedeschi sono arrivati in finale nel kayak maschile tutti  già medagliati o finalisti in coppa del mondo: Sebastian Schubert, Hannes Aigner  e Paul Boeckelmann.  Solo due   dei 10 finalisti sono al loro primo anno nella categoria: lo slovacco  Martin Halcin già campione del mondo junior nel 2008 e campione europeo junior nel 2009 e il polacco  Michael Pasiut  secondo agli europei junior 2009. Anche tre transalpini nella finale del kayak: Sebastien Combot, iridato nel  2007 che con Richard Fox condivide il fatto di essere il più giovane campione del mondo assoluto  in questa specialità all’età di soli 20 anni. Richard vinse il suo primo titolo nel 1981 a Bala, ma aveva esordito in una prova iridata nel 1979 in Canada dove prese il bronzo individuale e l’oro a squadre. L’altro francese a Markkleeberg è stato  Vivien Colober, che ha esordito in coppa a Praga quest’anno. Il terzo è  Etienne Daille già in squadra senior e figlio d’arte. Il papà, Jerome,  gareggiava in C2 con Gilles Lelievre a livello internazionale dal 1987 al 1995 vincendo la coppa del mondo nel 1989 e tre titoli mondiali in gara a squadre nell’87, ’89 e ’91. Jerome  ha sposato una cecoslovacca conosciuta sui campi di  gara.  La mamma di lei è titolare di “Koala”,  un negozio di canoa proprio a Praga sul canale di slalom. Insomma pane e canoa per questo biondo ragazzino che sfida il mondo con la “Winner-Pro”: una canoa che assomiglia più ad una tavola da surf che ad un kayak da slalom. Lui nel 2007 da junior vinse gli europei a squadre e fu terzo nella prova individuale.
Gli italiani in finale nel kayak maschile U23 sono entrati con Lukas Mayr dopo che Riccardo De Gennaro in semifinale è incappato in alcuni errori dovuti forse più a gestione della tensione che a reali problemi tecnici. Il terzo azzurro, Omar Raiba, era uscito in qualifica. L’altotesino Mayr è certamente una bella realtà per la canoa azzurra, forza, determinazione e sensibilità ci sono sicuramente, manca però un aggiornamento tecnico nella fase di uscita dalle risalite.

Se guardiamo i risultati da un altro angolo si nota chiaramente la diversificazione dell’investimento da parte della Repubblica Ceka che sta lavorando da diversi anni nei settori giovanili. La stessa attenzione si evidenzia con la squadra inglese che non ha U23 di altissimo livello, ma ha viceversa degli junior che hanno raggiunto finali in tutte le specialità per un totale di 7 finalisti. Come la Gran Bretagna solo la Germania.

Nelle gare a squadre abbiamo fra gli junior 5 nazioni a medaglia e 8 fra gli under. Anche qui l’ha fatta da padrona la Germania con sei medaglie, 4 la Repubblica Ceka, tre Slovenia, Great Britain e Polonia; due Italia e una per Austria, Slovacchia e Francia.

Bella finale per Clara Gia-Pron che si porta a casa il titolo europeo. Lei aveva passato la semifinale al decimo  posto rischiando non poco di restare fuori dall’atto finale. Dalla sua una discesa con una sola penalità e con nulla da perdere. Brava quindi la piemontese che è stata messa sotto torchio per tutta la stagione in gare per lei troppo fuori portata. Bisognerebbe lasciarla maturare e crescere con calma senza bruciare tempi ed obiettivi per rincorrere traguardi oggi irraggiungibili.

Bravi anche i kayak maschili junior che hanno confermato il valore già messo in acqua a Foix ai campionati del mondo. Raggiungere la finale è un obiettivo che si deve costruire con pazienza e con tanto lavoro. Le medaglie arrivano per una serie di fattori che devono coincidere alla perfezione. Aggiungerei anche se la buona sorte di assiste.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


P.S. lo prometto: da domani basta temi così pesanti e articolati... dopo tutto ci avviciniamo a ferragosto e statistiche e analisi non sono certo letture da leggere sotto l’ombrellone o dopo qualche emozionante discesa su torrenti o canali. 

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #51 il: Agosto 12, 2010, 02:02:57 pm *
E’ un europeo silenzioso! Sarà il sole e il caldo finalmente estivo, sarà il fatto che l’organizzazione ha dichiarato apertamente che verrà disputato in forma più ristretta, sarà il fatto di vedere meno atleti al via, ma certamente il campionato continentale di slalom che inizierà domani sembra essere proprio sotto tono.
L’aspetto agonistico e tecnico comunque è assicurato e, se per un certo senso, tutto ciò potrebbe bastare, si rifà sentire l’annoso problema che lo slalom sta vivendo: la mancanza di visibilità e il ritorno di immagine che una manifestazione sportiva di così elevata caratura dovrebbe portare al luogo, agli atleti e al nostro  sport.
E’ decisamente strano non vedere il seguito di tifosi o appassionati che l’europeo dovrebbe richiamare. L’ampio campeggio e i prezzi contenuti dovrebbero essere lo stimolo per molti club a venire in una capitale europea come  Bratislava per vedere all’opera i campioni della pagaia.  E’ strano,   invece, vedere solo addetti ai lavori sul campo di slalom. E’ difficile capire la logica di un recupero forzato di una gara che era stata annullata a giugno per cause di forza maggiore e che all’Eca sembrava non importare molto.  Mancherà anche il video tecnico e in caso di protesta nelle prove di qualifica sarà come tornare negli anni ’70!
A questo punto della stagione agonistica tutta l’attenzione è sui prossimi campionati del mondo che si disputeranno a Tacen la seconda settimana di settembre e l’europeo assume una strana dimensione.
Molte squadre sono qui a ranghi ridotti. Spagnoli al via con un solo K1 men,  un K1 women e due C1; russi  decisamente decimati e che hanno rischiato pure di non partecipare per un ritardo nell’invio  delle iscrizioni; francesi al via con la squadra A a differenza di giugno quando schieravano la squadra B. Non parteciperà Elena Kaliska che si è infortunata nei giorni scorsi ad un gomito e, ora  in convalescenza, rischia di saltare pure i mondiali. Tedeschi senza Dorfler e belgi senza Dobie. 

Di dirigenti della canoa europea neppure l’ombra. Arriveranno quando ci sarà da mangiare e bere. Certo Albert Wood, il presidente dell’Eca da oltre un 20ennio, non avrà grandi idee e non sembra preoccuparsi troppo del futuro della canoa, ma se gli chiedete il menù della sala VIP ve lo sa dire senza problemi... a Markkleeberg non si è mai mosso da lì, in fondo la birra tedesca è una delle migliori al mondo! Poco importa poi se all’interno non cerano le immagini della canoa ma solo uno schermo con i risultati on line.

Per fortuna che qui c’è Siwidata e collegandovi con http://www.123result.com/CanoeLive.aspx?EventId=159&User=siwidata&Season=CS_2010  ci sarà la possibilità di seguire almeno tempi e penalità. Procuratevi birra fresca e wurstell così vi sembrerà di essere anche voi presidenti dell’ECA!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


Cunovo, 12 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom

alessio cortesi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #52 il: Agosto 13, 2010, 01:14:29 pm *
Forse è un Europeo meno silenzioso proprio grazie alla passione che affidi alle tue sudate carte e dà la possibilità di vivere l'evento anche a noi non-atleti, non-tecnici e non-genitori di atleti (almeno per il momento, s'intende!)
Non ho capacità/esperienza per addentrarmi in approfondimenti/discussioni tecniche/organizzative del mondo della canoa agonistica, però (ti) leggo volentieri, mi pare di respirare l’atmosfera elettrizzante che accompagna ogni competizione, atmosfera resa unica dalla musica incessante e inesorabile del fiume, quella musica che (lei almeno) ben conosco e il cui richiamo si fa sempre più forte ... sicuri che le sirene vadano cercate in mare?
Grazie per “l’ultima margherita”, per la sensibilità con cui hai tratteggiato gli occhioni dolci e le zampette irrequiete di una cerbiatta che va verso l’inverno senza fine eppure non si arrende, mi piace pensare (sperare?) che, proprio come accade per l’inverno terreno, anche quello celeste segni la fine e non l’inizio della lunga notte, il rinascere del giorno, la vittoria della luce sul buio
Luce e buio, compagni inseparabili, creatori l’una dell’altro … ho passato l’ultimo mese in un reparto di neurochirurgia ad assistere mio padre, sprofondato nel buio improvviso di una notte indesiderata e poi riemerso alla luce: proprio come nei primi giorni d’inverno, il freddo è ancora intenso e molto ne dovrà venire, ma il sole ruba ogni giorno minuti preziosi all’oscurità e li regala alla vita. Mio padre adesso sta meglio e tutto lascia pensare ad un suo pieno recupero: la tempra è dalla sua parte, quella stessa tempra che, a cinquant’anni suonati, l’aveva portato ad un corso di canoa e alle prime discese in fiume, interrotte da un eskimo che non voleva saperne di riuscire
Cortez

E’ un europeo silenzioso!


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #53 il: Agosto 14, 2010, 09:17:47 am *
Tutto nella norma, tutto come si poteva pensare che andasse alla vigilia di questa prima giornata di qualifiche ai campionati europei di slalom. In sostanza: nessuna grossa novità. Chi doveva qualificarsi si è qualificato, fatta eccezione per i  kayak uomini francesi, e per chi inevitabilmente nei venti non poteva arrivare i giochi si sono conclusi oggi... comunque qualcuno doveva restare fuori. Ma come sempre andiamo per ordine e diamo uno sguardo al percorso che si è dimostrato più impegnativo e complesso di quello che ci si poteva aspettare dopo la demo-run di ieri. Il motivo è presto detto e lo vado predicando da tempo. Fare una dimostrazione del percorso a pezzi non ha nessuna motivazione tecnica. Per diletto, dopo aver ripreso con la telecamera i vari atleti nella prova del percorso, ho montato i video come se fossero in gara. Il risultato è stato che il tempo del miglior kayak maschile era di 92,54. Oggi il vincitore della qualifica - Vavrinec Hradilek - ha fatto registrare un 96,24. Lo stesso apripista nel percorso intero ci ha impiegato invece 103,00. Deduzione logica: la demo-run a blocchi di 3 o 4 porte non può essere un buon riferimento per capire se un tracciato ha una logica oppure no. Al di là di queste osservazioni è da sottolineare in positivo la strada nel portare le porte ad un palo solo. Oggi su 22 solo quattro (1, 2, 5 e 22) erano con il doppio palo. Buona anche l’idea di avere una prima parte molto scorrevole e veloce, seguita da una combinazione tecnica importante come la 12/13 e un’altra - 16/17 - difficile, ma con una chiara opzione centrale per risolverla al meglio. Forse un pochino discutibile al salto finale la risalita a sinistra in una morta che troppo spesso cambia. Tutto sommato però c’è da dare atto ai due tracciatori - il britannico Shaun Pearce e lo sloveno Andrej Jelen  - di aver fatto un buon lavoro nell’attuale limitazione del regolamento. A farne le spese sono le categorie in rosa e i C2 che trovano tracciati troppo difficili. Fra le donne si passa il turno con oltre 11 secondi di distacco dalle prime e nella barca doppia con oltre 15. Troppi per valorizzare gli aspetti tecnici, tattici e fisici di tutti i partecipanti. Così facendo già all’inizio si taglia la possibilità a molti di inserirsi nella parte alta della classifica. Io vedrei molto bene la possibilità per il Kayak e la canadese femminile di avere circuiti ad hoc .
I risultati della qualifica sono stati in dubbio fino alle ultime battute visto che a passare il turno erano solo i primi venti. Per l’Italia bene il solito Molmenti, ma altrettanto positivo Mayr. Diego Paolini è fuori dalla semifinale di domenica e  non riesce a trovare continuità nel gesto, molto spesso insicuro ed incerto. Forse il cambiare spesso modello di canoa gli ha creato qualche problema di sensibilità.
Abbiamo rivisto il Martikan dei tempi migliori. Quello cioè che sarebbe in grado di qualificarsi anche fra i kayak uomini. Donne dominate dalla padrona di casa Jana Dukatova che danza sull’acqua e le sue lunghe leve sembrano accarezzare onde, riccioli, gorghi e ritorni d’acqua. Nella canadese doppia gli Hochschorner non ci stanno ad arrivare secondi neppure in qualifica e così mettono assieme una seconda manche da manuale sui cugini Skantar. Benetti/Masoero devono lottare con i guai fisici del buon timoniere Erik e passano con il 18esimo tempo. Non sarebbe forse il caso di fermarli e pensare di curare al meglio  Masoero  concentrandosi direttamente ed esclusivamente sulla stagione 2011 selezione olimpica? Tanto più che per prendere il posto a cinque cerchi attualmente e per il prossimo futuro ci sono solo i due onesti piemontesi vestiti di giallo-verde: bruciarli ora poco serve a loro e alla canoa italiana.

In gara anche le donne in canadese monoposto, ma non è il caso di parlarne. Lasciamo il tempo al tempo e mettiamole però nella condizione di crescere con mota calma, altrimenti continueremo ad usarle per fare del gran cinema all’apertura di ogni manifestazione.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 13 agosto 2010 - Campionati Europei Canoa & Kayak Slalom 2010 - 1^ giornata di qualifiche 


P.S. tutti noi pagaiamo con la forza della corrente e la trasmettiamo al papà di Cortez che ha conosciuto tale energia... il buio è solo il silenzio della luce!

maurizio bernasconi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #54 il: Agosto 14, 2010, 07:24:01 pm *
 Sconfitta italiana! Ho trovato questa frase sul sito della federazione. "Quella che brucia di più, soprattutto per il mo(n)do in cui è avvenuta, al direttore tecnico Mauro Baron è l’eliminazione del terzetto del kayak, Daniele Molmenti, Lukas Mayr e Diego Paolini, finito 12/o in semifinale per un errore di Paolini a una porta dalla fine". Se io fossi al posto della Federazione mi preoccuperei eventualmente di quanto sarà bruciato l'errore all'atleta. In questo caso, il tentativo di mettere in qualche luce, con tanto di fotografia, il responsabile slalom Baron mi sembra veramente rudimentale. Sulle foto dove si vedono canoe in azione nel sito della nostra federazione non è mai indicato in didascalia il nome dell'atleta, il nome del fiume, la circostanza in cui è stato realizzato lo scatto. Si usa talvoltà persino la forma Cognome/Nome come in questura. Forse si è convinti che la reputazione e la credibilità di alcuni allenatori o dirigenti abbia necessità di un certo supporto promozionale, perché?

maurizio bernasconi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #55 il: Agosto 14, 2010, 09:17:29 pm *
Ho trovato un'altra uscita di Baron sul sito federale. "...L’unico a passare in semifinale è però quello di Benetti-Masoero di cui Baron apprezza l’atteggiamento competitivo anche se registra che 'si sono complicati la vita in due settori nel finale'’’. Nessuno si complica la vita per caso! C'è un tono di sufficienza fuorio luogo in questo giudizio. Anzi trovo proprio fuori luogo che Baron esprima pubblicamente giudizi meno che riguardosi nei confronti di atleti di questo livello, che poi dovrebbero essere i SUOI altleti. Quel certo errore, o incidente, l'atleta se lo ricorderà magari per tutta la vita, lo sognerà di notte. Al contrario le espressioni di insoddisfazione di Baron non mi paiono di capitale rilievo per raggiuingere gli scopi prefissi. Piuttosto si potrebbe rincuorare un atleta giovane, se si avesse della delicatezza, perché capita di sbagliare e non deve essere considerato una tragedia. Al solito. Quando si vince, ecco l'elenco dei nomi e i meriti dello staff tecnico, quando si sbaglia è colpa degli atleti. Tutti sappiamo che in Federazione ci sono persone molto diverse e fra loro alcune sono valide, ma quando a rilasciare una dichiarazione è il responsabile tecnico dello slalom, in quel momento chi parla è la Federazione. All'estensore di questi pezzi redazionali non firmati sul sito della Fed. direi che non è di grande interesse tenerci informati sul disappunto eventuale del resp. tec. quanto sarebbe di somma utilità un bel copia/incolla coi risultati delle gare e i tempi. E magari la voce degli atleti. Dicano loro se si sono complicati la vita. Comunque non c'è nulla di nuovo sotto il sole, nella mentalità di alcuni dirigenti, è evidente, gli atleti sono un male necessario.   

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #56 il: Agosto 15, 2010, 12:22:07 am *
Due panini con bistecca e cipolle, un hot-dog e tre bibite otto euro. La carne è molto buona e la birra è fresca e leggera. Lo sanno bene i tifosi sloveni che sono arrivati a Cunovo in gran numero. Loro danno calore e supporto ai loro atleti e in modo particolare al grande Pero, al secolo Peter Kauzer. Arrivano tutti assieme con un pullman, indossano magliette azzurre con il logo dei prossimi mondiali a Tacen  e sventolano bandiere all’aria facendosi sentire rumorosamente con trombette a fiato che ti spaccano le orecchie. E pensare che nel 2006, ai mondiali di Praga,  il presidente della Fick, dopo avermi cortesemente accompagnato alla porta come commissario tecnico, mi aveva offerto di rientrare occupandomi della tifoseria italiana. “ho capito qual’è  il tuo ruolo: organizzatore di viaggi all inclusive per la canoa italiana, visto che abbiamo sempre un sacco di richiesta in questa direzione”. Peccato però che io  faccia di mestiere l’allenatore dal 1994 e prima avevo pagaiato per il mitico Canoa Club Verona, poi per il Corpo Forestale e contemporaneamente per la squadra azzurra, ma  il tour operator... non che mi risulti. E’ come chiedere al presidente di allenare gli atleti invece di fare il suo mestiere. 
Giusto per la cronaca a seguire le imprese dei nostri eroi italici in quel di Bratislava ci sono: la fidanzata di un atleta, una  mamma e il papà di un altro azzurro con due loro amici digiuni della disciplina in transito per il mare della Croazia e un gruppo di ben: due  fans from home di Super Cali. Quest’ultimo però ci aggiunge tutta la squadra cinese - qui a Bratislava in attesa del pre-mondiale della settimana prossima - la fidanzata Alexandra e ovviamente il sottoscritto. Naturalmente alla sua lista si aggiungo anche Marina e Zeno!

Sabato, vigilia di ferragosto, dedicato alle gare a squadre che, come sempre, divertono e offrono spettacolo da non perdere. Perché questa splendida specialità non sia olimpica non si capisce proprio, visto che l’atletica leggera ha la sua prova collettiva  e  così è  per il nuoto, scherma, tennis tavolo, ginnastica artistica e  per tanti altri sport. A Poznam, poi la settimana prossima ai mondiali di canoa da velocità, ci provano anche loro con la staffetta per cercare di portarla ai Giochi. Nello slalom la discesa di tre atleti contemporaneamente oltre ad essere emozionante e spettacolare regala senso di gruppo ed appartenenza, magari anche per pochi attimi, ma che offrono la dimensione di una nazione nelle diverse specialità. 

Campebell Walsh e Fabien Lefevre sono stati i protagonisti in negativo per le loro rispettive squadre. Tutti e due si sono rovesciati sull’ultimo salto con l’inevitabile conseguenza di perdere la risalita e la seguente porta in discesa. Fuori quindi inglesi e francesi e con italiani al palo per l’uscita di scena in semifinale, la gara nel kayak maschile a squadre si è risolta tra polacchi, tedeschi e sloveni. Bravi i bianco-rossi con Dariusz Popiela e Mateusz e Grzegorz Polaczyk che portano a casa corona europea e gloria su tedeschi e sloveni. Amara consolazione per il piccolo, ma potente Popiela, che a giugno, prima del rinvio dell’europeo, aveva vinto la qualifica  e che invece ieri è rimasto inesorabilmente fuori dai venti semifinalisti.
Kauzer ha provato a guidare i suoi compagni sul gradino più alto del podio, ma le due penalità di Dejan Kralj, impediscono agli sloveni di vincere l’oro: sarà forse rimandato a settembre su acque più amiche?
Nella canadese monoposto Martikan, Slafkovsky e Benus incantano come sempre e vedere all’opera questi tre felini a caccia della preda fa dimenticare il grande caldo e il sole battente che siamo costretti a prenderci visto che dalla tribuna coperta non ci è consentito seguire.
Ci aspettavamo il trionfo  degli slovacchi anche in C2 dopo che avevano dominato la semifinale. Questa volta gli Skantar sono incappati in un banalissimo errore tra la 18 e la 19 che è costato a tutti la gara di finale. Trionfo quindi dei Ceki che non si sono fatti certo scappare  l’opportunità di un titolo europeo.

Per le donne è stata ancora una volta una lotta per la sopravvivenza. Vincono le tedesche che sembrano aver rivoluzionato il famoso motto dei moschettieri di Dumas in:  “tutte contro tutte e ognuna per conto suo”. Il loro tempo ha un distacco del 25% dal  K1 maschile che ci fa capire esattamente la dimensione di questa finale in rosa. Vi lascio immaginare il resto del podio! Esultano le polacche, che dalla loro hanno fisici atletici e molto carini e chiudono seconde davanti alle padrone di casa prive della Kaliska, che toccano le porte come se fossero ciliegie da mangiare sull’albero a giugno.

Domani semifinali e finali individuali, mentre a Solkan (Slovenia) è in corso la seconda prova della Teen Cup le giovani speranze di oggi... i campioni di domani.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 14 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom 2^ giornata gare a squadre. 

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #57 il: Agosto 15, 2010, 09:24:33 pm *
Ve l’avevo detto, capisco se non l’avessi detto, ma l’ho detto! E’ anche vero che ho cercato spesso e volentieri di fare finta di nulla o sorvolarci sopra con voli pindarici. Qualche accenno e poche righe, perché temevo di creare una sovraesposizione e annoiarvi con racconti monotema.  Anche Simona Ventura è una gran bella donna e una brava presentatrice, però a volte ce la propongono in tutte le salse e quando è troppo è troppo, ma... non posso a questo punto fare finta di nulla e non raccontarvi ciò che i miei occhi hanno visto assieme ad altre 5.000  persone, secondo la questura, 20.000 secondo Berlusconi! Addirittura qualcuno, che di mestiere fa il meteorologo, mi ha accusato di divinizzare personaggi come Martikan o qualche altro slovacco. Beh se il mio amico invece di andare a camminare oggi sul monte Baldo a raccogliere le stelle alpine fosse stato qui, si sarebbe ricreduto ed inizierebbe ad appendere in camera i santini di tre C1 che oggi ci hanno riportato indietro nel tempo e più esattamente al 1979. Allora le tre bandiere erano a stelle e strisce ed era un campionato del mondo e i nomi erano quelli di Lugbill, Hearn e Robinson.  Oggi è un europeo e le bandiere sono quelle slovacche.  I tre sono gli stessi dell’anno scorso che nella gara di Coppa del Mondo già avevano monopolizzato il podio. Una gara di coppa però non ha la stessa intensità ed enfasi di un campionato continentale e soprattutto non aveva il seguito di pubblicità che invece ha avuto questa edizione europea. Prima rimandata ed annullata e poi recuperata a metà agosto, nel bel mezzo dell’estate.
Il primo a scendere in finale è Matej Benus, con la sua canoa marroncina che porta disegnato un fiore stilizzato, lo stesso che ha su una parete di casa, giusto prima di entrare in stanza da letto. Vive praticamente nella casa delle fate, sotto il castello di Bratislava, immerso nel bosco assieme ad una ragazza dolcissima e una delle sue due sorelle: la farmacista, non la canoista. Per arrivare alla porta di entrata bisogna camminare cinque o sei minuti per un sentierino, aprire un cancello, attraversare il giardino di alberi da frutto, e, dopo aver scavalcato alcune canoe entri nel saloncino con cucina e ripostiglio. Una scala praticamente a pioli ti porta al primo piano dove ci sono le due stanze da letto e il fiore stilizzato. Benus, solo otto giorni fa, era arrivato secondo agli europei under 23 dopo averli vinti nel 2009.  La sua discesa di finale è pulita e veloce, le sue lunghe leve pescano l’acqua sempre avanti, avanti, avanti...
Martikan, in semifinale aveva fatto il minimo indispensabile per raggiungere la finale e aveva chiuso al terzo posto dietro a Slafkovsky, che invece aveva un incredibile 89,48. Quel tempo gli sarebbe valso tranquillamente la finale anche fra i K1 uomini e la vittoria finale solo se l’avesse fotocopiato nell’ultima battuta di questi europei. La storia però è andata diversamente e Martino, davanti ad un pubblico festoso e colorato, si veste a festa con manica lunga bianca attillata. Divora la prima risalita a destra con un debordè che toglie dall’acqua solo alla porta successiva. Arriva al primo intermedio, dopo circa 30 secondi, con un vantaggio su Benus di 1,41. E subito dopo arriva il capolavoro della giornata: entra nella risalita numero nove a sinistra - dalla sua per intenderci - come un fulmine e quando infila in acqua l’aggancio la barca prende velocità, ruota, si carica di energia atomica, supera la barriera del suolo e si ritrova d’incanto alla dieci. Al secondo intermedio, dopo un minuto di gara, il vantaggio aumenta a due secondi, ma non è finita qui. Se il capolavoro è stato fatto alla nove, il miracolo arriva esattamente nove porte dopo e cioè alla 18 in risalita a destra sotto l’ultimo salto. Ora, solo il signore assoluto della monopala, può pensare di tenere la sua canoa perpendicolare alla corrente -  e che corrente!- e contemporaneamente spostare tutto lo scafo a destra con il debordè in acqua. La cosa gli riesce a meraviglia e stento ancora a crederci ora a distanza di alcune ore rivedendo al rallentatore la sua discesa. In quel modo arriva fino a metà traghetto. Quando toglie il debordè è per fare forza dalla sua aggrappandosi a milioni di molecole di idrogeno ed ossigeno. Alla risalita successiva sa di aver fatto qualche cosa di magico ed unico, alza il fianco destro e si proietta sulla fotocellula. Solo l’ultima onda, prima di interrompere il fascio di luce, riesce a bagnargli il viso e spaccarsi sui suoi bicipiti. Forse la sete di riscossa, dopo una coppa del mondo molto incerta, viene appagata proprio da quell’ultimo spruzzo, da quell’ultimo sussulto prima che la realtà diventi già storia da raccontare.   
Alexander Slafkovosky non è un maestro della fotocopia e, se pur mettendo in scena una tecnica sopraffina e agilità felina ferma i cronometri sul 91,86 più due penalità. Terzo posto per lui e trionfo per la Slovacchia. Il presidente Slovacco Cibak è al mio fianco a guardare la gara. Alla fine mi abbraccia con affetto e la prima cosa che gli viene in mente di chiedermi sono i nomi e l’anno del sogno americano. La memoria non mi tradisce,  visto che sono nato e cresciuto con quella generazione, e una volta che glieli ricordo mi dice:”esatto proprio loro Ettore, oggi si è ripetuta la storia”. Mi sono permesso di aggiungere il fatto che però oggi il sogno lo stava vivendo lui!

Mi aspetta il pollo con la paprika e le verdurine alla griglia, domani vi racconto com’è andata per il resto della giornata, non voletemene male ma Amur ha già messo tutto in tavola e la fame si fa sentire.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 15 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom - giornata di finali

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #58 il: Agosto 18, 2010, 04:50:42 pm *
* Ultima modifica: Agosto 18, 2010, 04:57:25 pm da Ettore Ivaldi *
Per capire la finale dei kayak uomini ai campionati europei di slalom di Bratislava bisogna assolutamente passare dalla semifinale a venti che ora vi racconto. Infatti in questa prova esce subito dalla finale Walsh  che arriva lungo al salto finale e rischia di mancare  la 18 a destra, poi recupera, ma perde secondi preziosi. Per lui gli  0,45 centesimi significano guardare la finale da bordo campo.  
Anche Aigner e Schubert , i giovani tedeschi  che avevano trionfato ad Augsburg  nell'ultima gara di Coppa del Mondo e protagonisti  agli Europei U23 rispettivamente secondo e primo, sbagliano in malo modo all'entrata della  medesima porta.  Ora è tutto chiaro e si capisce che questa combinazione sarà l'arcano di tutta la giornata.  Il numeroso pubblico si concentra in particolar modo in questa zona per sostenere e vedere il grande spettacolo che questa edizione continentale ci regala. Super Cali lavora bene con la pala in acqua nella prima parte e guida il suo rosso scafo,  con l'aquila che tra gli artigli tiene ben saldi  l'accetta e il martello forestale,   verso una finale praticamente sicura. Salta bene all'ultima combinazione, è sicuro di sé. Al palo della diciotto gira attorno come un ballerino fa con la sua dama: la osserva, la conquista con lo sguardo, la illude e poi se ne va con la forza della corrente. Alla diciannove  ad aspettarlo c'è però qualche cosa di stranamente azzurro su un acqua color marron a causa delle continue piogge dei giorni precedenti.  Infatti la tendina del soccorso è volata in acqua e il buon Calimero - come lo chiamavano da giovane, chissà come mai? - è costretto a stringere l'uscita per evitare peggiori danni. Tocca la porta, ma i giudici, valutando l'accaduto, non gli assegnano giustamente la penalità e poi sull'ultima discesa si infila come un gatto e pur toccando ha il passaggio in finale con un ottimo 89, 07. L'altro italiano in gara, il giovane Lukas Mayr, animato dal bel sorriso e da potenti braccia, mette assieme una discesa onesta con un 95,05 a 1,27 dalla finale. L'altotesino gareggia  per la Marina Militare, ma come? Una volta chi era sopra il Po, andava negli alpini a spingere i muli sulla montagna e non si imbarcava certo su corvette o sottomarini… ma i tempi cambiano!  Ad uno ad uno escono anche Polaczyk, Hilgert, Natmessnig, Hernanz e Eoin Rheinisch il mio atleta che si perde anche lui come molti altri alle "Niagara Falls", come chiamano da queste parti l'ultimo salto. Chi invece ha nervi saldi e idee chiare è Peter Kauzer usa 51 pagaiate per arrivare al primo ponte e altrettante per tagliare il traguardo.  Per uscire dalla prima e terza risalita si spinge con forza e sapienza sul muro. Pennella le porte a "ski" dopo il secondo ponte.  Al Niagara falls si presenta con il fianco alto a destra e la pala a sinistra. Volando cambia pala e stalla la canoa. Con due palate a destra entra nella porta. Controlla il traghetto successivo e si presenta sulla porta 19 con anticipo e sangue freddo. Esce con due colpi sicuri a sinistra e taglia il traguardo con un 87,29 che significa primo posto e soprattutto tanta fiducia in se stesso per aver messo in atto una manche facile ma redditizia. Aggiungerei molto redditizia. Il campione olimpico Alexander Grimm, ma quanto è grosso e quanto è enorme la pagaia che usa color argento, con 89,38 è secondo e in terza posizione Vavrinec Hradilek a 19 centesimi dal tedesco. Se dovete girare attorno al ceco saltatelo, fate prima visto che  come rapporto circonferenza di bicipiti e pettorali - altezza non è secondo a nessuno. Unico gap è che quando indossa i pantaloncini in neoprene li porta sotto il ginocchio e non sopra come usualmente dovrebbe essere!
La finale porta con sé il fascino della grande sfida. Le voci si confondono con la musica. La musica è tutto ciò che ci circonda. Anche i ciambelloni che si vendono sul campo di gara, hanno un sapore speciale, si addentano con piacere con  la capacità di addolcire il gusto dell'attesa. La musica, il cibo e lo sport sono tre elementi che sanno unire inequivocabilmente i popoli. Vuoi per affinità, vuoi per curiosità o per semplice diletto.
Il primo a partire, per l'ultimo atto di questi infiniti europei,  è Helmut Oblinger che ritorna in una finale dopo quasi un anno di digiuno. L'austriaco, che secondo me si ostina a pagaiare come se avesse sotto il culo una canoa lunga 4 metri e 25 porte da fare, ha una partenza veloce… troppo veloce per mantenere ritmi ed energia fino alla fine. Chiude con 91,89 e un tocco; alla fine sarà settimo. Chi impressiona per fluidità ed eleganza è Jure Meglic entrato in finale con il settimo tempo a 4,91 dal suo connazionale Kauzer, ma nell'atto finale trova qualità che sembrava aver smarrito in questi ultimi anni. Al primo intermedio ha un ritardo da Mraz di 0,61 e poi, nel secondo, lo annulla e recupera più di un secondo. Parte conclusiva un capolavoro. Spettacolare all'entrata della 18 e risolve tutto con la pala destra in acqua. Chiude in 87,97 più una penalità che però viene tolta dopo la protesta degli sloveni. In effetti alla tre il palo si è mosso per l'effetto dell'acqua e non per un tocco dello sloveno. Parte Molmenti che arriva all'intermedio con un vantaggio di 0,21. Da qui in poi la sua azione perde fluidità e in poco più di 30 secondi perde il vantaggio acquisito e ci aggiunge altri 0,88 centesimi. Nelle porte a "ski" si difende bene, ma il vero errore arriva al salto dove rimane più a lungo del dovuto fra corrente e morta. L'uscita successiva è disastrosa: finisce lunghissimo nella morta della 19 ed è costretto a recuperare. I tocchi ora sono 2, troppi per sperare in una medaglia, e il tempo si ferma sui 94,02 ben 4 secondi e 95 in più della sua semifinale. Cosa sia successo lo spiega nel suo sito, prontamente ripreso dall'ufficio stampa della Fick che usualmente si appropria anche di foto pubblicate su Facebook da atleti e amici. La ragione però bisogna cercarla altrove e non addossare tutte le attenzioni e responsabilità su un solo atleta.
Un'altra finale da incorniciare è quella di Vavrinec che scende con maestria quasi nascosto all'interno del suo kayak come un pilota di formula uno. Spunta praticamente solo il casco della Red Bull e un tocco impercettibile in uscita dalla 18 lo priva di un argento che avrebbe avuto il sapore dell'oro.
Lui, Peter Kauzer,  invece non sbaglia. Parte per ultimo e amministra la gara alla perfezione. Al primo intermedio ha un ritardo dal ceco di 0,72, poi prosegue sulla sua linea senza forzare fino alla 13 dove il ritardo è aumentato a 1,81. Qui inizia la progressione: porte a "ski" senza una sbavatura, salto a Niagara Falls perfetto con effetto accelerazione in uscita, traghetto successivo perfetto che lo porta dentro alla 19, ma soprattutto riesce a salire sopra il treno in corsa dell'acqua che risale il canale e altrettanto al volo esce dopo aver ringraziato e salutato per il velocissimo passaggio. Gli ci vogliono ancora otto pagaiate di cui cinque a sinistra prima di elevare le braccia al cielo e mandare un bacio a tutti i suoi tifosi che sono stati l'arma in più di questa giornata memorabile per il campione del mondo in carica.

Per sapere com'è andata alle donne e ai  C2 l'appuntamento è per il prossimo post… che dite riuscirete ad aspettare?


Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 18 agosto 2010 - Campionati Europei Canoa Slalom finali

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #59 il: Agosto 19, 2010, 06:07:47 pm *
* Ultima modifica: Agosto 19, 2010, 06:12:48 pm da Ettore Ivaldi *
Katerina Macova è una simpatica slovacca, ventiquattrenne per l’anagrafe, ma a vederla si fatica a darle più di 18 anni. Visino rotondo e sorridente, occhi scuri e vispi, capelli a caschetto. Un corpicino tonico che non supera il metro e cinquanta. Fino all’anno scorso pagaiava a mezzo servizio  in kappa (11esima agli Europei U23)  per dedicare il resto del tempo ad apprendere l’arte della monopala. Buona sensibilità, tanta energia,  voglia di fare e un maestro come Juri Mincik l’hanno portata alla grande decisione: basta con il kayak, avanti solo con la canadese monoposto in prospettiva dei giochi Olimpici 2016.
Da ottobre scorso ho passato parecchio tempo sul canale di Cunovo e, a parte la parentesi di tre mesi in Australia, posso dire tranquillamente di aver dormito più tempo qui che a casa. Ciò per dirvi che sul canale slovacco Katerina Macova è una specie di presenza costante. L’ho vista spesso e volentieri silenziosa, con il freddo, con il vento, con la pioggia sul suo C1 bianco e azzurro ad allenarsi con il sorriso nonostante i mille e più eskimi che contornavano ogni sua discesa. Lei però non mollava mai, anzi ad ogni rovesciamento sembrava essere ancora più felice e soddisfatta. Sembrava quasi che quegli occhi luminosi  sottolineassero il fatto che un eskimo fatto era uno in meno in quella lunga lista che ogni canoista deve mettere nel suo curriculum per imparare, per crescere, per diventare un tutt’uno con il suo scafo e con l’acqua. La canadese monoposto è una barca che mi incanta, l’ho scritto molte volte. Ha un fascino particolare perché esprime leggerezza e potenza nello stesso tempo, destrezza e agilità, funambolismo e nervi saldi. La posizione in cui si pagaia ha un che di mistico e religioso nello stesso tempo, quasi un tributo a qualche divinità per la sofferenza nel restare in ginocchio a vogare verso la gloria.  E’ scontato che i  C1 passeranno meno tempo in Purgatorio visto che i loro peccati li hanno già espiati a lungo su questa terra solo per il fatto di aver pagaiato in quella posizione a lungo.
Bene! Katerina Macova proprio ai campionati europei si è tolta una bella soddisfazione entrando nella storia della canoa come la prima vincitrice del titolo continentale nella canadese monoposto donne e soprattutto per esserlo diventata davanti alla sua compagna di squadra Jana Dukatova. Ora, per dovere di cronaca, bisogna dire che la canadese donna è ancora in crescita e oggi si entra in finale più per mancanza del numero legale che per vere e proprie performance atletiche. Scendere per questo canale non è impresa da poco e per il momento lo possiamo considerare già un passo avanti anche se dovranno passare  ancora molti anni prima di poter parlare  di imprese agonistiche di rilievo. Forse, come già detto più volte, se si pensasse di far gareggiare le donne su tracciati che si avvicinano di più alle loro caratteristiche, i tempi si accorcerebbero, ma essendo la cosa molto semplice diventa assai complicata per  burocrati che passano più tempo in sala VIP che ad organizzare riunioni o studi approfonditi su come migliorare.
La Dukatova si è dovuta accontentare dell’argento nella canadese monoposto, ma ha dominato nel kayak con una finale che ha incantato. Abbiamo vissuto la sua discesa quasi a rallentatore tanto era bella e pregevole la sua azione. Pulita sotto ogni aspetto, impeccabile nell’azione propulsiva. Un capolavoro la parte finale e in poco meno di 40 secondi ne ha guadagnati più di tre sulle dirette avversarie. Sugli spalti e per la televisione slovacca Elena Kaliska, campionessa europea uscente e al suo attivo già cinque successi alla rassegna continentale,  ferma per una microfrattura al gomito sinistro. La bi-campionessa  olimpica deve iniziare a preoccuparsi perché ancora una volta sarà una lotta all’ultima pagaiata per aggiudicarsi il posto ai Giochi Olimpici di Londra 2012 e la Dukatova le ha già lanciato la sfida davanti ad un pubblico che sembra amare molto la bella e brava neo campionessa europea del kayak in rosa.  

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 19 agosto 2010 - Campionati Europei Canoa Slalom - final day

P.S. ... lo so mancano i C2 all'appello! Cosa dite nel prossimo post ne parliamo?

Fra CKfiumi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #60 il: Agosto 20, 2010, 09:03:41 am *
Sì Ettore, parlaci dei C2 e continua a parlarci delle altre specialità,
è un piacere leggere i tuoi resoconti.
Quando ti accompagnarono alla porta avrebbero dovuto
quantomeno proporti un posto come giornalista  ;D

Francesco

...E pensare che nel 2006, ai mondiali di Praga,  il presidente della Fick, dopo avermi cortesemente accompagnato alla porta come commissario tecnico, mi aveva offerto di rientrare occupandomi della tifoseria italiana...

P.S. ... lo so mancano i C2 all'appello! Cosa dite nel prossimo post ne parliamo?

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #61 il: Agosto 21, 2010, 06:27:15 pm *
Davanti ad un birra, lo scorso aprile, papà Hochschorner, gesticolando con le sue grandi mani, mi aveva fatto capire che stava combattendo una guerra che non conosceva o meglio che non avrebbe mai pensato di dover combattere. Dopo i Giochi Olimpici di Bejing 2008 Peter e Pavol sono stati assorbiti dai media e da mille impegni più o meno mondani. I due fratelli, risolutamente molto schivi, per la verità sono rimasti con i piedi per terra, a parte qualche giusta stranezza tipo l’Hammer o la Nissan color oro. In barca però ci sono risaliti subito per proseguire a fare la cosa che certamente in questo momento gli riesce ancora e comunque alla grande. Nel 2009 vincono il mondiale a Seu d’Urgell per un’inezia davanti a  Skantar/Skantar,  ma continuano a combattere soprattutto contro se stessi. Il 2010 non è brillante per loro... ovviamente lo sarebbe eccome per chiunque altro. Sono  secondi in coppa a Praga e settimi a a Seu d’Urgell, mentre ad Augsburg restano fuori dalla finale, fatto quest’ultimo assai raro. In sostanza, ora,  si trovano in quel limbo che colpisce i grandi campioni che hanno praticamente vinto tutto non una volta, ma molte di più*. La motivazione sembra essere scesa sotto le suole delle scarpe e al momento decisivo patiscono  quella che gli psicologi sportivi definiscono: “la paura di vincere”. Loro che quando sono a contatto con porte e canali molto impegnativi ci  regalano sempre puro spettacolo, incantando per eleganza e stile. Loro che sono la storia vivente di una specialità che sembra riservarci le ultime emozioni prima di passare nei ricordi di qualche onesto scrivano di gesta canositiche. Loro, che anche a questi Europei sembravano, dopo la semifinale, avere il titolo continentale già sulle loro coronate testa. Quel 96,87 era inarrivabile per chiunque non si chiamasse Peter e Pavol Hochschorner. 10% dai Kayak è qualche cosa di strepitoso.  Eppure  in finale in poco meno di dieci  secondi si sono giocati praticamente tutto. Partono bene al primo split hanno un vantaggio sui compagni di squadra, Skantar/Skantar, di 0,46, leader di classifica con il tempo totale di 101,21.   Nei successivi 30 secondi di gara guadagnano un secondo e 56. Il vantaggio nel primo minuto è quindi di due secondi e 01. Affrontano le porte a “ski” come un kappa uno. Pavol non si scompone e Peter sposta la barca a suo piacimento contorcendosi non poco alla 18, dove però, anche se in ritardo, gli viene data una penalità. Arrivano al salto e in fase di entrata nella morta a destra perdono l’equilibrio, il timoniere è costretto a fare un debordè sulla destra per contribuire a mantenere la sua testa e quella di suo fratello fuori dall’acqua. In una frazione di secondo, a meno di 50 metri dal traguardo, passano dalla stelle alle stalle con il rischio di saltare ben tre porte. A questo punto però lo spirito di reazione è velocissimo e rimettono in piedi una situazione piuttosto delicata. Salvano la faccia e l’orgoglio con un recupero eccezionale, ma la successiva penalità li relegherà in settima posizione. La gara è vinta dai compagni di squadra Ladislav e Peter Skantar che bissano così il successo del 2007.  In seconda posizione gli onnipresenti ceki Jaroslav Volf e Ondrej Stepanek già campioni europei nel 2004 e 2005. Dal 1998 ad oggi i ceki sono sempre stati protagonisti in questa disciplina  interpretando uno stile decisamente personale. Bronzo ai britannici Florence e Hounslow. Il primo gareggia anche in C1 e il secondo in K1, ma questo è superfluo dirlo perché ormai tutti voi iniziate a conoscere alla perfezione questi grandi campioni, tanto magari da farvi venire anche qualche incubo notturno!

In ottica azzurra questa specialità presenta non pochi dilemmi. L’ho già scritto, ma lo ripeto: fermate il buon Erik e curatelo a dovere come fu nel 2007, hanno in cui il C2 italiano vinse il bronzo ai mondiali in Brasile. Vederlo pagaiare è una sofferenza per lui e per noi che stiamo sulla riva. Se aspettate che l’atleta prenda questa decisione aspetterete a lungo, un guerriero combatte sempre pur sapendo che molto probabilmente dopo una colazione abbondante cenerà alla sera nell’Ade, ma non mollerà mai!
Non serve insistere anche se si dovesse vincere i mondiali a Tacen, la qualificazione olimpica è troppo importante ed entrare nei primi cinque o sei equipaggi, dipenderà cosa faranno gli inglesi,  in Europa non è facile, anzi è una vera e propria impresa.
Lo sa bene il CT dell’Italia che ad ogni gara fa il conto delle nazioni che ci stanno davanti in tutte le specialità.  Per i kayak uomini non ci sono problemi, per tutte le altre categorie bisogna a questo punto andare ad Haiti e  affidarsi a quale rito “voodoo” dopo aver gettato alle ortiche sei anni di lavoro con presunti progetti e promesse!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 21 agosto 2010 - Campionati Europei Canoa Slalom -  e con questo abbiamo chiuso con i campionati continentali... odissea iniziata a giugno!


Risultati dei fratelli Hochschorner in C2 slalom: 5 titoli europei individuali - ’98, 2000, 2002, 2008, 2009; 2 titoli europei a squadre 2002 e 2005; 3 titoli mondiali individuali - 2002, 2007 e 2009, 1 titoli mondiale a squadre  nel 2009; 3 Giochi Olimpici - 2000, 2004 e 2008

p.s. è di questi minuti: gli Hochshorner sono rimasti fuori dalla qualifica ai pre-mondiali. Due salti di porta, uno nella prima e uno nella seconda manche ne è stata la causa. Il secondo sembrava però proprio voluto e ricercato da Pavol. Ma?

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #62 il: Agosto 26, 2010, 06:44:36 pm *
Rovigno è sempre una bella cittadina sul mare e la chiesa di Sant’Eufemia  che la sovrasta mi è particolarmente cara. Anche a Verona c’è una chiesa dedicata alla santa protettrice dei pescatori. Ci andavo la domenica mattina alla messa delle otto con mio papà e ci sedevamo all’interno del coro. Andavamo a quell’ora perché dopo mi avrebbe portato a fare allenamento. Partivo da Ceraino e con la mia  “mendesta” arrivavo alla diga del Chievo dove ad aspettarmi c’era sempre Lui immerso nella lettura o con la matita in mano intento a disegnare la natura e la mia canoa azzurro trasparente.
Sono al mare, forse non si era capito,  in una pausa tra la fine dei pre-world e l’inizio dei world: appuntamento clou dell’anno di grazia 2010. C’è giusto il tempo per tirare il fiato. La stagione agonistica è molto lunga ed intensa e  ha offerto, fino a questo momento,  spunti interessanti per analisi e approfondimenti. Un anno particolare nel bel mezzo del cammino olimpico.  La tranquillità vacanziera ti apre la mente  e ti lascia il tempo per ottime cenette a base di pesce accompagnate dal bianco fermo della zona: non male. Cibo, ottima compagnia,  sano sport da spiaggia, relax e belle letture ti rendono più riflessivo, forse la situazione ottimale per azzardare anche qualche pronostico in vista del mondiale numero  trentatre. A Tacen nel frattempo fervono i preparativi a poche settimane dall’apertura fissata per il 9 settembre nella cittadina di una Slovenia che si prepara alla grande all’appuntamento mondiale.

E allora la prima riflessione sullo stato delle cose fino ad oggi parte proprio dal mio atleta, l’irlandese Eoin Rheinisch. Certamente non abbiamo fatto una grandissima stagione dal punto di vista dei risultati. Abbiamo  faticato spesso e volentieri con le prove di qualifica e in semifinale abbiamo  sempre avuto manche segnate da gravi errori soprattutto tecnico-tattici. La sfida con lui, quando ho accettato di seguirlo fino ai Giochi Olimpici di Londra 2012, è stata quella di rivoluzionare il suo modo di andare e per questo motivo abbiamo rimesso in discussione praticamente tutto.  Il tentativo è stato quello di aggiungere  al suo stile, molto lineare e classico,  una dinamicità che a mio avviso gli mancava. Il primo passo è stato quello di trovare un mezzo che gli permettesse tutto ciò, impresa enorme considerando il fatto che dal 2005 usava una canoa che poco offriva all’inventiva  alla dinamicità; per la cronaca era la “Scimitar” della Double Duch.  Dal mio punto di vista, considerando il fatto che in questi ultimi cinque anni lo slalom ha subito profonde trasformazioni, aver insistito per tanto tempo con la stessa canoa non è stata una grandissima idea. Gli ha impedito di adeguarsi gradualmente all’evolversi della disciplina.
Il mezzo può fare molto specialmente nei giovani. Lo sottolineo da sempre: è importante far partire bene i ragazzini con strumenti adeguati alla loro età così eviteremo di impostarli male. Inoltre è importante che i giovani abbiamo riscontri positivi e stimolanti per farli continuare e migliorare costantemente. Abbiamo speso molto tempo nel provare e riprovare diversi modelli di canoa e alla fine dei campionati europei non abbiamo ancora trovato la soluzione alle nostre ricerche. Ai prossimi mondiali, molto probabilmente, gareggeremo con l’ultima evoluzione della Galasport. Sotto l’aspetto fisico certamente non possiamo dire di essere stati fortunati, infatti abbiamo dovuto combattere con una serie di piccoli problemi fisici che ci hanno costretto a cambiare più volte i programmi: prima uno stiramento all’interno della coscia, poi un ciste infiammata sull’avambraccio, quindi un brutta otite e ora stiamo lottando con una infiammazione alla spalla sinistra.
Dal punto di vista tecnico abbiamo lavorato moltissimo sull’uscita delle risalite per ritrovare subito velocità ed equilibri. Un altro importante lavoro è stato fatto sulla parte conclusiva della gara dove riscontravamo spesso gli errori più penalizzanti. Ci siamo quindi dedicati a fare tecnica sull’ultima parte dei tracciati di gara da stanchi perché ovviamente le problematiche si presentavano a serbatoi vuoti e con poca lucidità. Poco serviva fare percorsi con tanto recupero in questa zona del tracciato.
Un lavoro lungo, ma molto appassionante alla ricerca costante dello scorrimento della barca e dell’efficacia del colpo in acqua. “Forza per Colpo” come lo ha da sempre classificato il mitico Oreste Perri, impegnato ultimamente con la fascia  tricolore al fianco. Peccato perché la canoa già sente la sua mancanza... era dal 1991 che l’Italia non tornava a casa da un mondiale senza medaglie, bisognerebbe iniziare a pensare gente!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi -


                              fine prima parte di analisi e pronostici in vista dei mondiali... giochi da spiaggia -

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #63 il: Agosto 31, 2010, 06:24:00 pm *

Avatar è la ditta che realizza, fra le altre cose, anche uno spettacolare carrellino in legno per trasportare agevolmente e velocemente canoe di un certo ingombro o peso. Io l’utilizzo per il il mio K2 da mare. Il legno è stato trattato con vernice marina, leggero e completamente smontabile è costituito praticamente da 4 pezzi: tre che compongo la struttura portante e il quarto non è altro che un tubo dove si infilano le ruote. Una volta ripiegato occupa poco posto e lo si può tranquillamente portare con sé nello scafo. Senza di esso si farebbe molta fatica a mettere in acqua ogni mattina il mio kayak biposto rosso soprattutto dopo averlo caricato di tutto punto per affrontare la giornata in mare con tutta la famiglia. Dalla casa viaggiante al punto di imbarco ci sono circa due o trecento metri non di più, ma il carrellino su due ruote mi fa risparmiare tempo ed energia. Le operazioni di entrata in acqua non sono sempre molto agevoli, dipende dalle condizioni del mare e sono sempre seguite dai bagnanti che già alla mattina presto hanno preso posizione sulla spiaggia. Devo essere diventato una specie di attrazione visto che ormai mi salutano e sorridono al mio arrivo con tanta mercanzia. Utilizzo la discesa dei pedalò e la lunga canoa entra in acqua con il mitico carrellino. Una volta in mare procedo alle operazioni di sganciamento del prezioso marchingegno e attendo Amur con il resto della truppa per prendere la via del mare spinti solo dalla forza delle braccia e, a volte, dal forte vento che spesso e volentieri influenza la decisione sulla direzione da prendere.
Il kayak da mare è fantastico e mi ci vorrebbe tempo per poterne apprezzare ed apprendere arte e parte, ma un giorno mi dedicherò con calma e rettitudine. Oggi restiamo sullo slalom!

I campionati del mondo di slalom sono alle porte e le scommesse sono aperte. Partiamo dai kayak uomini e per tentare di capirci qualcosa affidiamoci alle statistiche di coppa del mondo ed europei. Super Cali, inutile nasconderlo, parte da favorito numero due con un Peter Kauzer in pole positon. L’eroe italiano capace di miracoli ha iniziato la stagione alla grande. Ha vinto in Australia al debutto 2010, ha fatto gran bene a Tacen in casa dello sloveno in più di un’occasione: ha vinto sia a marzo che a maggio con due belle gare. Ha dominato la coppa del mondo con due vittorie e un quinto posto. Agli Europei è arrivato con il peso di campione europeo uscente e in finale si è fatto prendere la mano da una partenza fuori giri, vecchio stile, finendo in ottava posizione. A Tacen troverà pane per i suoi denti e, se tutto fila via liscio, si presenterà alla partenza della finale con tanta birra in corpo e una grande opportunità da sfruttare al meglio. Il diretto avversario è certamente Peter Kauzer che invece ai mondiali arriva con le corone, europea e mondiale, riunite sopra un’unica testa. L’avvio di stagione non è stato tra i più interessanti, considerando anche il fatto che “Pero” aveva preferito rinunciare alla preparazione invernale in Australia per posticipare lo stato di forma il più a lungo possibile. In casa si è fatto battere da più di un atleta, forse la motivazione non era alle stelle considerando il fatto che il posto in squadra lo aveva già conquistato vincendo i mondiali a Seu d’Urgell lo scorso anno. L’impressione che ho avuto però è stato quella che non volesse approfittare troppo della dea bendata e la sua è stata una lenta, ma costante crescita verso la ricerca del risultato.In coppa ha preso un sesto, terzo e quarto posto.
Tutto qui è sotto il segno di Peter Kauzer. I manifesti giganti per la strada, i poster e loghi vari ritraggono il campionissimo in un plastico aggancio vestito con i colori nazionali e con la sua ormai tipica canoa gialla - nera. Quando scenderà sul canale per lui sarà come per Kakà giocare al Maracanà... bella questa! La folla lo avvolgerà con il suo calore, lo spingerà avanti con urla e sonore trombette. Il vento farà svolazzare le mille bandiere di una Slovenia che ospita per la prima volta la rassegna iridata dello slalom. Anche se Tacen è al terzo Campionato del Mondo di canoa Slalom organizzato. La prima fu nel 1955 e la seconda nel 1991…ma allora era Jugoslavia…. Magari nei prossimi giorni facciamo un tuffo nel passato e andiamo a vedere che cosa accadde in quelle due mitiche edizioni. Oggi però restiamo legati al tema e alle statistiche che ci vengono in aiuto evidenziando tra i possibili protagonisti nel kayak maschile Alexander Grimm e Michael Kurt. Il primo, il tedesco campione olimpico che pagaia con una pala gigantesca color argento, quest’anno tra coppa ed europei ha centrato tre finali con un podio in casa ad Augsburg. Anche lo svizzero ha al suo attivo tre finali con due podi e sta remando con il vento in poppa come si usa dire in questi casi. Punterei anche su un certo Hannes Aigner : tedesco classe 1989 vincitore della finale ad Augsburg, quinto a Seu d’ Urgell, secondo agli europei under 23 e vincitore dei Pre-World a Bratislava due settimane fa. Pagaia con gran classe discostandosi di parecchio dal classico stile teutonico. Qualcuno potrà scandalizzarsi non vedendo inserito nel lotto un certo Fabien Lefevre vincitore di due mondiali consecutivi e due medaglie olimpiche. Il francese fino ad oggi non ha beccato nessuna finale e sembra vivere una profonda crisi d’identità: C2 o K1... questo il dilemma! Interessante anche il tema da approfondire proposto dal mitico doctor Gigi Sesana: “può aver influenzato negativamente per il transalpino preparare due specialità così diverse”?

Per i colori azzurri nel Kayak maschile, oltre ovviamente a Super Cali, prenderanno il via Stefano Cipressi, qualificatosi grazie al sesto posto nella finale di Augsburg, e Diego Paolini, 12esimo sempre in Germania. Un terzetto che a Praga 2006 aveva fatto grandi cose individualmente e a squadre. Non tutti però la pensano così visto che la Marina Militare ha fatto una lettera in Federazione sostenendo che il terzo uomo avrebbe dovuto essere Lukas Mayer anche lui 12esimo, ma agli europei recuperati ad agosto. La motivazione è semplice: il meranese ha ottenuto gli stessi risultati del veneto, ma è più giovane. Lukas classe 1989 e Diego classe 1982. Quest’ultimo ha partecipato già a due mondiali senior. Nel 2006 chiuse al 4^ posto nella prova individuale e secondo a squadre e nel 2009 in Spagna si perse nelle qualifiche con una prova decisamente sotto tono.

Anche fra le donne, C1 e C2 c’è molta attesa. C’è nessuno che vuole azzardare pronostici e analisi, io magari aspetto!


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
meno sette giorni ai 33^ Campionati del Mondo di Canoa Slalom

maqroll

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #64 il: Settembre 01, 2010, 02:48:07 pm *
Un link per chi fosse incuriosito o ne volesse far uso (come me):

http://www.avatakpagaie.com/accessori_it.htm

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #65 il: Settembre 01, 2010, 09:25:57 pm *
Allora? Possibile che nessuno si sia fatto avanti su donne, C1 e C2, ma l’Italia non è la nazione con milioni di potenziali commissari tecnici? Beh! uno certamente l’hanno preso dal gruppo e l’hanno messo a dirigere i nostri vista la scelta di portare sì tante barche ad un mondiale così difficile ed impegnativo. E’ l’ultimo disperato tentativo di rimediare con la fortuna e con nutrite e costose partecipazioni una stagione piuttosto negativa... meno male che ci sono gli junior che si arrangiano!

donne allo sbando senza compagnia
Negli occhi hanno dei consigli e tanta voglia di avventure e se hanno fatto molti sbagli sono piene di paure
Le vedi pagaiare  insieme
nella pioggia o sotto il sole
dentro pomeriggi opachi senza gioia ne dolore
Donne du du du
pianeti dispersi ,
per tutti gli allenatori  così diversi
Donne du du du amiche di sempre
donne alla moda donne contro corrente (spesso e volentieri)

Non è facile lanciarsi in previsioni nel gentil sesso, quindi siamo costretti a ricorrere ancora una volta alle statistiche. Sono 19 le donne in kayak che hanno centrato almeno una finale quest’anno in coppa ed europei. Quattro le atlete che hanno una vittoria. La tedesca campionessa del mondo 2009 Schornberg, prima a Praga; la spagnola Chourraut a Seu e Bongard ad Augsburg. La quarta è Jana Dukatova che vincendo a Bratislava ha conquistato il titolo che ancora le mancava e cioè quello europeo. E’ l’unica anche che sul podio ci è salita due volte, infatti oltre alla vittoria agli europei può contare sull’argento di Augsburg. Sette invece sono le donne che hanno preso una medaglia: Hilgertova, Penni, Kuhnle, Kagelj, Neave e Kaliska, ma come già sapete quest’ultima è fuori dai giochi visto che non sarà al via dei mondiali per un problema al gomito sinistro. Quindi per un calcolo delle probabilità diciamo che sono dieci le candidate alla vittoria e al podio. Oppure se seguiamo l’andamento delle gare fin qui disputate potremmo dire che nessuna di queste dieci atlete, fatta eccezione per la Dukatova,  sarà in grado di ripetersi. Non l’hanno fatto fino ad oggi, quindi non si capisce perché dovrebbero farlo ora! Seguendo questa logica resterebbero papabili per le medaglie le altre nove finaliste che hanno mancato l’appuntamento con il podio e cioè:  Oblinger, Pavelkova, Rioskova, Fer, Domington, Stackerova e  Benusova. Non c’è la Blakeman che non ci sarà ai mondiali.

Seguendo tutto questo complesso ragionamento e se è vero che il duello fra i kayak uomini sarà fra Kauzer e Molmenti possiamo dire tranquillamente che la sfida in rosa nel kayak sarà tra Jana Dukatova e il resto del mondo. La slovacca infatti  è l’unica che ha preso quattro finali su cinque gare  e il suo è stato un vero crescendo stagionale. Nona all’esordio in coppa a Praga, quarta a Seu, seconda ad Augsburg e prima agli Europei in casa a Bratislava. La campionessa europea è indubbio che sia in uno stato di forma invidiabile, ma soprattutto se vuole avere qualche chance di andare ai Giochi Olimpici di Londra 2012 dovrà per forza di cose vincere una medaglia ai mondiali e poi ancora il prossimo anno ai mondiali a Bratislava. Solo se si verificheranno queste premesse potrà poi giocarsi il posto con Elena Kaliska nell’anno olimpico, senza risparmio di colpi e senza rancori. La bella atleta dalle lunghe leve dovrà lottare soprattutto contro se stessa mantenendo calma e sangue freddo. E’ indubbia la sua superiorità tecnica  in questo momento grazie ad uno stile semplice ed efficace. Bello da vedere, senza dispendio di energie. Come lei la spagnola per la quale ho già speso molte parole scritte per esaltarne potenza fisica, carattere e qualità tecniche oltre ad un sorriso che ammalia e affascina. Indubbio il fatto che io sia innamorato della piccola iberica, sportivamente parlando ovviamente, come in passato lo fui con Liz Sherman la regina della canoa che in allenamento sui lavori in circuito mi dava filo da torcere e mi ha fatto sputare sangue per starle davanti!
Abbiamo sempre l’incognita tedesca con tre atlete in grado di fare il colpaccio. Due di loro sono già campionesse del mondo, una uscente, mentre l’altra vinse in Brasile il mondiale che valse la qualifica olimpica per Beijing 2008.
I cugini transalpini puntano tutto su Emily Fer che sembra però impegnata più a risolvere problemi di cuore con il suo amato allenatore ed ex-campione dei paletti dello slalom che portare gloria alla sua Nazione. Comunque vada mi è simpatica perché assomiglia a mia zia Dina.

Che dire poi di una giovane australiana, dagli occhi di ghiaccio e dai natali illustri,  che è arrivata qui con due titoli mondiali junior e un titolo olimpico Youth, e che sta remando su questo canale tre volte al giorno  con grande maestria e nonchalance? Io, uno sporco  verdone, se pur bucato – come direbbe il mio amico Tex Willer - ce lo scommetto volentieri! Lui poi aggiungerebbe - per mille avvoltoi affumicati mi gioco anche gli speroni degli stivali se quel fenomeno del vecchio Kit Carson non li becca al primo colpo!-

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 1 settembre 2010 - meno 6 giorni  ai 33^ Campionati del Mondo di Canoa Slalom


P.S. si lo so! mancano pronostici per C1 e C2 e poi c’è in sospeso l’Amarcord sui mondiali del ’55 e ’91... Ragazzi ma devo fare sempre tutto io? Faccio io, faccio io direbbe il mio amico-fraterno Mauro Manganotti che ai mondiali del ’91 era presente vivo e vegeto!
P.S. 2 - ringrazio l’amico Maqroll per la precisazione e la correzione infatti il nome esatto è Avatak

nellokayak

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #66 il: Settembre 02, 2010, 10:42:12 am *
Non tutti però la pensano così visto che la Marina Militare ha fatto una lettera in Federazione sostenendo che il terzo uomo avrebbe dovuto essere Lukas Mayer anche lui 12esimo, ma agli europei recuperati ad agosto. La motivazione è semplice: il meranese ha ottenuto gli stessi risultati del veneto, ma è più giovane. Lukas classe 1989 e Diego classe 1982. Quest’ultimo ha partecipato già a due mondiali senior. Nel 2006 chiuse al 4^ posto nella prova individuale e secondo a squadre e nel 2009 in Spagna si perse nelle qualifiche con una prova decisamente sotto tono.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
meno sette giorni ai 33^ Campionati del Mondo di Canoa Slalom


"Chiedere è legittimo, rispondere è cortesia".

E' vero, aspettavo una risposta, l'aspetto ancora, non certo dall'amico Ettore.

Tu però che tanto preciso sei, hai commesso un errore: La Marina Militare non pensa, al contrario di tutti, che il terzo uomo doveva essere Lukas Mayr.
La M.M. ha solo chiesto, inviando una mail in Federazione (Commissione slalom), di conoscere le motivazioni della scelta fatta.
Tale richiesta veniva dopo aver citato, testualmente, i criteri di selezione e riportando fedelmente i risultati ottenuti dai due atleti.
Ho riletto la mia mail e non vedo ancora nessuna pensiero espresso e nessuna pretesa.
Ripeto, chiedo solo motivazioni.
Dopo di chè auguro a Diego Paolini (che stimo tantissimo da tempi non sospetti e lui lo sa), di disputare un mondiale all'altezza delle sue capacità e di conseguire il miglior risultato di sempre. La stessa cosa la auguro, serenamente, a tutti gli atleti partecipanti.
Grazie comunque per la tua attenzione
1°M.llo Lgt  Ricciardi Cav. Aniello
+393382972186
Skype: aniello.ricciardi
Responabile e dirigente tecnico della squadra di canoa fluviale della Marina Militare di Luni Sarzana

rossi giuseppe

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #67 il: Settembre 04, 2010, 08:24:36 am *
buon giorno a tutti,
sono un appassionato di canoa è vorrei fare i miei pronostici per il prossimo mondiale:

k1 uomini: si giocheranno le tre medaglie: molmenti, kurt, grimm. possibile sorpresa cipressi
k1 donne: si giocheranno il podio: chourraut, pennie, bongart. possibile sorpresa kuhnle
c1 uomini: si giocheranno il podio: martikan, estanguet, florence. possibile sorpresa jezek
c2: si giocheranno il podio: skantar-skantar, baillie-stott, volf-stepanek. sorpresa benetti-masoero
c1 donne: conosco poco la specialità e non mi sento in grado di fare un pronostico.

grazie e arrivederci


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #68 il: Settembre 04, 2010, 10:18:42 am *
* Ultima modifica: Settembre 04, 2010, 10:23:19 am da Ettore Ivaldi *
Carissimo Nello,

                       a due cose non ho mai aspirato: la prima è  la santità, mi piacciono troppo i piaceri della carne. La seconda è la perfezione, lungi da me il pensar di poter essere perfetto poiché tanto umano mi sento.  La mia vocazione è quella di un misero  cantastorie al quale è concesso di mantener vivo il piacer del diletto, per far sì che il nostro sport non venga archiviato dalle dieci righe canoniche di comunicati striminziti e propagandistici. Troppo poco si parla di  questi atleti che faticano come i blasonati pallonari o tennisti, ma rimangono nascosti nell’ombra di chi non ha idee, competenze  e passione per farli conoscere e amare. Il cantastorie cerca un varco nel cuore della gente si scusa se a volte per un errore di distrazione scrive Mayer e non Mayr o Avatar e non Avatak e travisa il significato di una lettera che vuole avere chiarimenti e non propone nomi... si leva il cappello, fa un profondo inchino, ringrazia e... riprende a cantar la storia per donarla  ai piccini e ai più grandi, batte le mani, fa una piroetta e riparte con  il racconto saltellando ed illuminando la scena, nella  speranza di far cosa gradita. L’impegno è quello di parlare oggi degli eroi che pagaiano inginocchiati e usano una pagaia con una pala sola. Eroi e santi, belli e brutti, veloci e lenti tutti però con la vocazione per i paletti dello slalom.

Sarei un pazzo se non scrivessi che Michael Martikan è l’uomo da battere anche se Tony Estanguet parte con il titolo di campione del mondo in carica. Ora il duello fra i due va avanti da una vita e e si ripropone anche qui. Il francese, che pagaia a destra - e per qualcuno sembra essere un handicap visto che a detta sua i C1 più forti sono solo sinistri -  ha due secondi posti in Coppa e un’uscita anzitempo agli Europei per un salto di porta in semifinale. In questi giorni l’ho visto pagaiare con grandissima sagacia e tranquillità. Il suo stile è unico e nulla sembra scomporlo. Beh! con tutto quello che ha vinto non vedo cosa possa sconvolgere un campione del suo rango. Lo stesso si può dire di Michelino che passa molte ore ad allenarsi e nessuna  a guardare le avventure di avversari che invece scrutano all’orizzonte ogni suo passo, ogni sua mossa.
Le statistiche sono come per il menestrello musica di sottofondo e ci dicono che un certo Mical Jane ha vinto la prima gara di coppa del mondo in casa a Praga, la seconda è andata al suo compare di squadra Jezek e la terza a Nico Bettge che però non partirà ai mondiali visto che non è in squadra tedesca per questo ultimo appuntamento internazionale  stagionale. E visto che abbiamo toccato il tasto tedeschi,  potrebbe fare il colpaccio proprio il giovane Sideris Tasiadis che avrà sicuramente sugli spalti Claudia Baer a fare il tifo  per il suo giovane innamorato. Lei per questo giro deve restare al palo. E’ già arrivato qui il suo allenatore di club con il suo cane lupo che lo segue ovunque.
Chi impressiona su questo tracciato è Benjamin Savsek sloveno poco più che ventenne che sa tenere a bada onde e riccioli a dovere, sembra quasi parlare loro e calmarli ogni volta che ci passa sopra con la sua bianca canoa.  Voi ovviamente penserete che essendo sloveno è abbastanza ovvio e scontato che parlando la stessa lingua possa in qualche modo influenzare non poco lo stato naturale delle cose. Sarà e staremo a vedere!
Nell’elenco di papabili al podio vanno inseriti d’obbligo Slafkovsky e Benus, anche loro alla ricerca di un sogno olimpico che si frantumerebbe se la sera del 12 settembre uscissero da questo mondiale senza medaglie individuali e dietro a Martikan. Le regole che ha fissato la Federazione Slovacca sono chiare per tutti e alla luce del sole... ogni riferimento all’opposto è puramente di vostra fantasia io, questo giro non centro!

Che cosa succederà invece nella canadese doppia dopo che i gemelli d’oro vivono un momento di buio agonistico? A Tacen per questa specialità è tutto possibile basta un nulla e si finisce sugli spalti a guardare semifinali e finali da spettatori. Certo che i cugini Skantar dopo la vittoria agli Europei sono i favoriti numero uno ad  un mondiale che ha anche il sapore di una verifica in vista della qualifica olimpica 2011. I ceki Volf/Stepanek, che arriveranno qui lunedì, sembrano decisi più che mai a prendersi qualche soddisfazione dopo  l’argento europeo di Bratislava che ha lasciato loro dell’amaro in bocca per essere arrivati ad un passo dall’oro svanito per un nulla. C’è poi l’incognita dei padroni di casa Bozic/Taljat terzi lo scorso anno a Seu e che quest’anno hanno vinto due titoli mondiali in discesa, anzi hanno stravinto sia nella classica che nella sprint. Una volta poi tornati allo slalom hanno preso la finale a Bratislava agli europei. Considerando il fatto che sono molto giovani, 1990/1989, hanno davanti a loro tempo, capacità e mezzi per aspirare a gloriosi traguardi sportivi. Cosa dire poi degli unici due equipaggi che prenderanno il via in due specialità diverse? Fabien Lefevre e Denis Gargaud; li vedremo al via rispettivamente in kayak e in C1 e poi in coppia in C2, così come per Hounslow e Florence. Loro quattro sono alla ricerca di un nuovo modo di concepire le gare di slalom, dimostrando al mondo che si può essere competitivi in tutte e due le specialità. Mah!
Andrea Benetti e Erik Masoero possono entrare tranquillamente  nel lotto dei finalisti se la buona stella manterrà in salute  il timoniere del C2 azzurro fino alla fine delle gare. Poi dal 13 settembre spazio ad analisi e approfondimenti per risolvere il problema alla schiena del bravo Erik per ripartire alla grande verso la qualificazione olimpica del 2011.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 4 settembre 2010 - meno 3 ai 33^ Campionati del Mondo di Canoa Slalom

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #69 il: Settembre 05, 2010, 08:05:24 pm *
* Ultima modifica: Settembre 05, 2010, 08:07:07 pm da Ettore Ivaldi *
“correva l’anno 1955, quando quattordici nazioni si incontrarono a Tacen per dare vita al primo Campionato del Mondo di Slalom in Slovenia. L’organizzazione fu affidata alla Brodrsa Zvesa Slovenije  con il supporto dell’Associazione Nautica Croata. Il percorso e l’avvenimento furono preparati con largo anticipo. Gli spettatori che si assieparono  sulla riva della Sava, nei due giorni di competizioni, 30 e 31 luglio,   furono più di diecimila per la grande festa della canoa mondiale. Il percorso consisteva in 19 porte e 38 giudici garantirono la riuscita della manifestazione, infatti furono solo nove i reclami ufficiali di cui uno solo fu accettato dalla giuria.
...
Il percorso di Tacen, come altri molti percorsi dei Campionati del Mondo, era parzialmente ritoccato dall’uomo, ma facile rispetto allo standard di oggi. La prima metà del percorso era delimitato da una piccola isola. Molte onde furono create con un mucchi di sassi messi assieme in gruppi tenute da fili fatti molto artigianalmente. I primi 150 metri del percorso erano costituiti da un ripido passaggio sotto una diga e nei quali non si poteva fare altro che lasciarsi portare dall’acqua. Guardando giù da questo passaggio, c’era un muro sulla destra che si allungava per 280 metri in una stretta curva che costit uiva una tribuna di cemento. Questo era un ottimo punto per vedere la prima parte del percorso. La parte finale veniva alimentata  dal fiume Sava dove il fiume era più ondoso e più gentile. Correva lungo il percorso del canale industriale, dove era possibile pagaiare tra le porte. Quando la diga era chiusa, cosa che succedeva spesso, questo canale era l’unica possibilità per allenarsi nelle vicinanze.
Nella gara di apertura, il K1 donne, vinse la tedesca dell’Ovest Rosemarie Biesinge, battendo la DDR Karin Tieze con tre secondi di scarto. Al terzo posto un’altra DDR Eva Setzkorn.
Sigfried Holzbauer della Germania dell’Ovest  con il tempo di 3 minuti 43 secondi e 5, vinse nel K1 maschile con otto secondi su Milo Duffek. Duffek fu 12 secondi davanti al terzo classificato lo jugoslavo Joze Ilja. La Cecoslovacchia dominò il C1, prendendo il primo il secondo, quarto e settimo posto. Il vincitore fu Vladimir Jirasek con un enorme distacco di 34 secondi con il 9,1% di distacco dal primo K1 men.  Jirasek vinse ancora una volta la gara individuale nel 1959. Nel 1955 la peggior prova gli avrebbe comunque permesso di vincere. Il secondo posto fu del compagno Ludek Benes. Il DDR Karl Heinz Wozniak fu  due secondi più lento e conquistò il terzo posto. Nella C2 i francesi Paris-Neveu, intrappolarono i tedeschi dell’Est Dieter Friedrich e Horst Kleineert con 1,3 secondi. Stranamente né l’uno né l’altro finirono la seconda prova. Questo fu l’inizio della grande carriera per Fredrich e Kleinert che si riconfermarono Campioni del Mondo sia ad Augsburg nel 1957 che a Ginevra nel 1959. Il 1955 fu il primo anno della gara separata per la C2 mista. Fu una netta vittoria per l’equipaggio cecoslovacco composta da Dana Martanova e Jiri Pecka.
A Tacen fu la prima volta in cui si disputarono le gare a squadre separate per ogni categoria: k1 men, k1 women, C 1 e C2, invece di sommare i tre migliori risultati per ogni nazione. In C1 i  cecoslovacchi vinsero con DDR secondi. Nel K1 la Germania dell’Ovest vinse sull’Austria. La DDR vinse nettamente nel k1 femminile, la prima medaglia d’oro della sua storia in acqua mossa. Vent’anni più tardi la DDR avrebbe vinto 64 medaglie d’oro - più di ogni altra nazione in assoluto”.

da “River Master”  di William T. Endicott
edizione 1979 - second printing 1980
[/b]

Per completezza d’informazione aggiungo che  a quella edizione - la numero quattro  della storia dei Campionati del Mondo - parteciparono per l’Italia Willy Gerstgrasser, che chiuse la sua gara al  35esimo posto e  Berthol che si classificò al  38esimo su 42 atleti classificati nel K1 maschile.

Per parlare invece della XXII esima edizione dei  mondiali e cioè quella del 1991 in quel di Tacen dovrei scrivere un libro... ma l’ho già fatto! Quindi  se volete approfondire l’argomento non vi rimane che andarvi a leggere: “Personaggi e sfumature di un campionato del mondo di canoa slalom - Tacen 1991” edizioni Lint - Trieste 1992.
Lì trovate tutta la storia di quelle gare  mondiali dal 21 al 23 giugno che videro la caduta dei grandi eroi americani Jon Lugbill e David Hearn.  Richard Fox finì 21esimo e nessuno ci voleva credere. Crollarono dei miti  o meglio i nostri eroi erano tornati ad essere umani come noi.

Per l’Italia al via nel kayak c’erano Marco Caldera (38^), Pierpaolo Ferrazzi (11^), Ettore Ivaldi (29^) e Ivan Pontarollo (26^); nel kayak femminile Cristina Gia-Pron (9^) e Barbara Nadalin (41^); nella canadese biposto Benciolini/Salvi (19^) e Modolo/Scarpa (26^); nella canadese monoposto Renato De Monti (35^), Mauro Manganotti (30^), Salvatore Schillacci (24^) e Francesco Stefani (26^). Nella gara a squadre del kayak maschile gareggiarono Ferrazzi, Ivaldi e Pontarollo ottenendo il quarto posto. Vinsero i francesi con Regnier, Brissaud e Clouzeau. Manganotti, Schillacci e Stefani, nella gara a squadre della canadese monoposto,  chiusero al sesto posto nella gara vinta dagli USA con Clawson, Lugbill , Prentice.
La squadra era diretta da un triunvirato federale composto da Giuseppe Coan, Diego Dogà e Luciano Mazzanti, affiancati dal responsabile tecnico dell’allora Centro Sportivo del Corpo Forestale dello Stato (oggi Gruppo Sportivo CFS) Carlo Perli.  Presenti come tecnici anche Sergio Tommadini e Alberto Pareti.  Il medico era Tiziano Salvadori e la fisioterapista Patrizia Cesari. L’allora responsabile del settore slalom per la Fick era Giuseppe Mazza.

L’altra curiosità è quella legata a chi c’era nel 1991 e chi ci sarà ancora in acqua a lottare per una medaglia  nel 2010. Sarano Stephanka Hilgertova che arrivò nel 1991 ottava e portava ancora il nome da signorina e cioè Proskova, David Ford nel kayak uomini che chiuse 23esimo. Il terzo atleta è Danko Herceg che sfiorò la medaglia nel C1 arrivando quarto; gareggiava per la Yugoslavia mentre oggi correrà sotto la bandiera della Croazia.
Tanti sono invece i personaggi che erano in acqua nel 1991 e che viceversa saranno sulle rive con ruoli diversi a partite da Richard Fox oggi vicepresidente dell’ICF, Pierpaolo Ferrazzi allenatore di Daniele Molmenti, Shaun Pearce che nel 1991 vinse il mondiale in K1 e che da diversi anni è il responsabile tecnico dei kayak uomini in Inghilterra dopo un quadriennio olimpico in Canada a seguire la nazionale. Sylvan Poberay nel ’91 era il tecnico del “dream team” Yugoslavo e poco dopo emigrò negli States  per diventare direttore tecnico della squadra a stelle e strisce. Questi sono solo alcuni esempi, tanti altri sarebbero da ricordare, ma il tempo stringe e dobbiamo tuffarci nell’edizione che fra non molto avremo il piacere di vivere spero tutti assieme, cercherò di trasmettervi emozioni, sensazioni, momenti che già si preannunciano magici! Quindi preparatevi, prendete tempo, impugnate la vostra pagaia e partiamo per un altro grande viaggio sportivo.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 5 settembre 2010 - meno 2  ai 33^ Campionati del Mondo di Canoa Slalom

rossi giuseppe

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #70 il: Settembre 06, 2010, 12:38:38 pm *
buon giorno a tutti,
complimenti a ivaldi per i suoi reportage.
in verità speravo che qualcuno commentasse i miei pronostici per i mondiali.


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #71 il: Settembre 08, 2010, 12:51:02 am *
Ieri il cielo è rimasto tutto il giorno grigio, togliendo colore a tutto ciò che toccava. Manca un solo giorno alla rassegna iridata eppure sembra mancare una vita. Qui è tutto come il cielo... grigio. Tutto a rilento con cambiamenti dell’ultimo minuto per cercare di recuperare il tempo che non c’è più. Mercoledì si inizia con le qualifiche per C2 e K1 donne alla mattina, poi si prosegue al pomeriggio C1 uomini e donne. Dopo l’ondata di piena prevista a partire dalla sera del primo giorno di qualifica fino alle ore 13 di Giovedì entreranno di scena i 95 kayak uomini che si giocheranno i 40 posti a disposizione per passare il turno.    Venerdì gare a squadre. Sabato semifinali e finali per C2 e K1 donne. Domenica semifinali e finali per C1 uomini e donne e K1 uomini.  Tutto ciò è stato comunicato questa sera al consiglio di gara, iniziato puntualmente... in ritardo! La dimostrazione del percorso domani mattina alla 8, non male per iniziare.
Ieri avrebbero dovuto aprire gli accrediti alla mattina, ma all’ultimo minuto hanno  pensato di iniziare al pomeriggio per gruppi e in ordine alfabetico. Quello che non mancherà certamente sarà birra e cibo visto che nell’angusto spazio aperto al pubblico hanno piazzato ben cinque tende con  tanto di spine per la birra e mega grigliate. L’area in queste ore pullula di gente che si adopera a sistemare ogni cosa, gli atleti piano piano sono spariti o diventati assai rari, preferiscono restare nelle rispettive camere a cercare concentrazione e a riposare le stanche spoglie in attesa di catapultarsi fuori dalla bocca di fuoco che li sta aspettando uno ad uno.
A disegnare i percorsi - qualifica e semifinale, finale - sarà la terna magica formata da un francese, un tedesco e una inglese. Tranquilli non voglio raccontarvi una barzelletta ... volevo solo erudirvi su chi è stato chiamato a tracciare qui a Tacen. Saranno in sostanza i componenti del bording dell’ICF di slalom e cioè il suo presidente Jean Michel  Prono, con i due delegati e cioè Thomas Schimdt e Helen Reeves. Staremo a vedere che cosa ci combinano i nostri tanto amati amici della commissione slalom internazionale.
Cerimonia d’apertura molto scarna con due balletti,  una canzone, e un’esibizione dei Devill Dunkers. Dire che il discorso del sindaco di Ljubljana, Zoran Jankovic, è stato campanilistico è poco, ha concluso con: “speriamo che rimangano qui tutte le medaglie di questi mondiali, visto che siamo perfetti come organizzazione e come atleti”.
Fatto increscioso per l’Italia canoistica è stato che nessun rappresentante fosse presente alla cerimonia d’apertura: la bandiera tricolore è stata portata da un ragazzino dell’organizzazione! Tutte le altre nazioni sono state orgogliose di essere presenti e di aver fatto sventolare al cielo il vessillo nazionale portato da un atleta con orgoglio e piacere. Evidentemente i  tecnici hanno preferito passare la serata altrove snobbando un atto dovuto per rispetto dei colori che rappresentano e per onorare coloro che stanno mettendo impegno, tempo e soldi nel nostro sport.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen,  7 settembre 2010 -  GIORNATA DI APERTURA DEI  33^ Campionati del Mondo di     
                                          Canoa Slalom


P.S.

Che dire carissimo Giuseppe dei  tuoi pronostici, hai giocato tre piazzati e un jolly. Si sa che se si vuole vincere molto giocando con poco bisogna azzardare. Troppo facile mettere nei K1 men Kauzer che ha vinto gli europei e che corre in casa e, se non bastasse, in allenamento, fino ad oggi, volava. Se Cipressi va a medaglia però non è una sorpresa è pur un campione del mondo (2006) e ha al suo attivo vittorie in Coppa mentre l’anno scorso, contro tutte le previsioni, ha vinto gli italiani a Ivrea a fine stagione. Lo stesso aggiungerei per le donne nel senso che non vedere Dukatova tra le giocate a medaglia non è facile da sostenere. Kuhnle a medaglia non sarebbe una sorpresa come Jezek che ha vinto a Seu d’Urgell in coppa quest’anno. E’ pur vero che i  gemelli triolimpici nel C2 vivono un momento di crisi ma non inserirli tra i medagliati... ci vuole coraggio.
Ma ovviamente le grandi scommesse sono quelle che ci hai illustrato tu - Buona Fortuna

Johnny Lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #72 il: Settembre 08, 2010, 07:39:45 pm *
Al link http://www.federcanoa.it/index.php?option=com_content&view=article&id=401:slalom-a-tacen-tre-barche-azzurre-in-semifinale-domani-tocca-ai-k1-uomini&catid=5:news&Itemid=5 il resoconto della giornata odierna dal sito federale. Domani tocca a Daniele Molmenti, Stefano Cipressi e Diego Paolini!!! Forza azzurri!

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #73 il: Settembre 09, 2010, 12:59:57 am *
Sposa bagnata, sposa fortunata, peccato solo che non siamo ad un matrimonio, ma alla prima giornata dei 33esimi campionati del mondo di canoa slalom, anche se qualcuno, alla vigilia del mondiale,  ad un matrimonio c’è stato veramente!

Pioggia, pioggia e cielo scuro il sommo poeta direbbe:

Buio d’inferno e di notte privato
d’ogne pianeto, sotto pover cielo,
quant’esser può di nuovol tenebrata,

ed in effetti anche a noi servirebbe il saggio

“non omo, omo fui”
...
onde la scorta mia saputa e fida
mi s’accostò e l’omero m’offerse
...
per guidarci fuori dalla selva in questa overture rossiniana di acqua, vento e freddo. Eppure le sorprese non sono mancate fin dal mattino. I vice campioni europei 2010 e campioni del mondo 2006 e argento olimpico 2008 Volf/Stepanek escono di scena malamente... non sarà molto contento Giuseppe Rossi che li dava piazzati per una medaglia. In prima manche saltano  una porta e in seconda sono costretti a risalire la porta 12  per non incappare in un altro 50  piuttosto pesante. La cosa però costa loro fatica e tempo. Il responso finale di  118 secondi e 67 con 2 penalità non permette loro di passare il turno. Mondiali finiti, quindi, per i 31enni ceki. Dai venti rimangono fuori anche l’equipaggio italiano Fiumara/Negro mentre Camporesi/Ferrari, dopo una prima manche decisamente addormentata, agguantano la semifinale con un prova d’orgoglio che ha tanto il timbro del timoniere. Non avevo mai visto pagaiare così forte il “buon” Nicolò che è riuscito a svegliare dal letargo il suo compagno di barca con colpi potenti e cambi di ritmo importanti.
Erik Masoero oggi ha faticato più del dovuto a scendere dal letto di buon ora e mettersi in barca combattendo con forti dolori alla schiena. Per fortuna che i due forestali hanno avuto bisogno solo di una discesa per entrare tranquillamente nel numero legale per passare il turno. Come loro anche i francesi Gargaud/Lefevre che chiudono in seconda posizione, i gemelli Hochschorner, sesti e Skantar/Skantar 11esimi.
Fra le donne grosse sorprese non ce ne sono state  se escludiamo l’eliminazione delle due atleti di casa. Ursa Kragelj, arrivata qui con il bronzo europeo assoluto,  un quinto posto ai continentali U23, ma, soprattutto la vittoria dello scorso anno in coppa proprio a Tacen, esce con due salti di porta dovuti forse a un eccesso di zelo. Come lei la compagna Eva Tercelj che finisce 31esima. La giovanissima Eva avrà certamente modo di rifarsi e il bilancio della sua stagione comunque può essere considerato  positivo grazie al bronzo ai mondiali junior di Foix. Per restare fra le giovanissime da sottolineare la qualifica di Jessica Fox che fino all’ultimo però ha tenuto gli illustri natali sulle spine: chiude trentesima, ultimo posto disponibile per aver accesso alla semifinale di sabato. La campionessa europea junior ha una seconda manche veloce e priva di errori. Per lei, Clara Gia-Pron, ora l’ostacolo più duro sarà la semifinale per entrare definitivamente fra le grandi con un anno di anticipo.
Chissà cosa avrà pensato Maialen Chourraut tra la prima e la seconda manche quando per un salto di porta si è vista costretta ad usare la seconda discesa per rimediare ad un banale errore di distrazione. Certo è che nella sua situazione si sono ritrovate in parecchie come la bella Jasmin Schornberg che era 33esima dopo la prima prova. Lei, la campionessa del mondo in carica, ha passato più tempo a girovagare tra tutte le morte del canale che a discendere con un senso compiuto il tracciato di gara. Si è rifatta in seconda con una discesa appena dignitosa davanti alla sua compagna Jennifer Bongart anche lei con un 50 in prima manche.

Come da pronostico la gara delle canadesi monoposto uomini e cioè: minimo dispendio di energie per i big, grande impegno per gli altri che devono sudare le fatidiche sette camicie per rientrare nei trenta semifinalisti. Il primo degli esclusi è il vincitore della prima gara di coppa del mondo 2010 e cioè Michal Jane, troppe penalità per lui, aggiunte probabilmente ad una giornata decisamente no.

Donne in C1 ci hanno prima divertito, ma poi riflettendo con più lucidità c’è da riconoscere a tutte le 24 partecipanti coraggio, spirito d’avventura e tanta, tanta determinazione nell’affrontare un canale che ti lascia comunque sempre con il fiato sospeso.

Archiviamo la prima giornata alle 18,40 ora abbiamo bisogno di tempo per far asciugare giacche, scarpe, ossa e pelle. Sicuramente per cena un brodino caldo sperando che domani il tempo ci grazi!


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 8 settembre 2010 - qualifiche 33^ Campionati del Mondo Canoa Slalom
mi sovvien ora la data di oggi, non possiamo però dimenticare la storia - 1943


« Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.  La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza »

maresciallo d’Italia Pietro Badoglio

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #74 il: Settembre 09, 2010, 11:47:48 pm *
“I like paddle when the water is brown”

Norbert Sattler - world slalom championships 1973
                         silver olimpic medal 1972
[/i]

Tutto avrei pensato, ma non certo di avere il tempo oggi di divertirmi a fare surf e candele in compagnia di Raffy e Zeno. Eppure un po’ nell’aria c’era questa possibilità visto che ieri, dopo la gara di qualifica per C2, K1 donne, C1 uomini e donne, l’acqua da azzurra si è trasformata piano piano nel colore preferito da Norbert Sattler, presente anche oggi sul campo di gara, e cioè... brown sinonimo di fiume in piena. Quindi oggi non abbiamo perso tempo e, appena saputo della cancellazione delle gare, ci siamo lanciati su onde e riccioli che sempre regalano emozioni per chi è in acqua, ma anche per chi, da riva, segue attenta le imprese e le evoluzioni dei suoi amati uomini.

Il problema ora è quello di controllare l’acqua che arriva dal fiume Sora  che, a Medvode, pochi chilometri a nord dal campo di gara, entra nella Sava. Il fiumetto in questi giorni è ricco d’acqua per le abbondanti piogge dell’ultima settimana e non c’è possibilità di regolarlo in nessun modo. Oggi quindi riposo forzato per i kayak uomini che avrebbero dovuto disputare la prova di qualifica. Il programma in teoria, così ci è stato detto questa sera alle 18 nella riunione ufficiale, slitta di un giorno e subisce anche diversi cambiamenti. Quindi in teoria domani, venerdì 10, si inizia alle 14,30 e si finisce alle 17,47 per la qualifica K1 uomini, l’ultima rimasta da fare, ma... ci sono dei ma importanti! Infatti potrbbe capitare che l’acqua non si possa tenere regolata a lungo e quindi ci sarebbe la possibilità che si debba risolvere tutto in una sola manche secca.
Inoltre, se la manifestazione proseguirà, le gare di semifinale e finale verranno disputate tutte sul tracciato disegnato per le qualifiche. In sostanza non ci saranno cambiamenti sul percorso, ammesso e concesso  che  le condizioni dell’acqua non siano tali da dover cambiare qualche porta o combinazione.
Programmi cambiati anche per sabato e domenica. Sabato semifinali per C2 e K1 donne a partire dalle ore 11, mentre le finali inizieranno alle 14,30. Il pomeriggio proseguirà poi con la gara a squadre per le stesse categorie in manche unica.
Per domenica l’inizio della semifinale è prevista a partire dalle 9,30 con C1 donne, C1 uomini e K1 uomini. Primo pomeriggio finali per chiudere il mondiale con la finale delle gare a squadre per C1 uomini e K1 uomini.
La giuria dell’ICF ha anche deciso che in caso di impossibilità di disputare la finale i titoli verranno assegnati con la classifica della semifinale, qualora non si potesse disputare neppure questa il campionato verrà cancellato.

Bene, non ci rimane quindi che aspettare domani, rallegrandoci però del fatto che  anche l’ufficio stampa federale, per pubblicizzare i propri resoconti propagandistici, utilizzi lo spazio del popolo “on the Road on the Wave”. Probabilmente lanciare un proprio oggetto sarebbe costata fatica con il rischio di non essere considerati da lettori che invece hanno  idee chiare su dove e come  documentarsi.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 9 settembre 2010 - 33esimi Campionati del Mondo di Canoa Slalom

Johnny Lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #75 il: Settembre 10, 2010, 01:42:52 am *
Da quando On the road on the wave è proprietà privata di Ettore Ivaldi? L'ufficio stampa o chi vuole non puó intervenire? Ma come, prima critichi xkè manca comunicazione, xkè è propaganda tutto ció che si legge su federcanoa.it e che l'ufficio stampa fa schifo e poi, quando l'ufficio stampa con tempismo e precisione (anche se x te saranno comunque messaggi propagandistici, vecchi, incompleti, falsi e ridicoli) pubblica il resoconto critichi ancora? Sul tuo sito scrivi solo tu. Qui scriviamo in tanti. Troppa fatica per aprire un nuovo argomento nel forum? Puó essere, o anche messaggio semplicemente collegato ai post precedenti e dunque inseribile senza mandare fuori tema la discussione, anche se ovviamente  propagandistico, di parte, incompleto assurdo e scritto in italiano per modo di dire. Insegnami tu Ettore, che sei bravo in canoa, a scrivere, a parlare, ad allenare, a dirigere e a fare tutto.

E ti copio anche il saluto guarda, da quel che so non c'è il brevetto!
Occhio all'onda

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #76 il: Settembre 10, 2010, 09:32:45 am *
manca il punto esclamativo

occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Johnny Lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #77 il: Settembre 10, 2010, 10:02:40 am *
Hai ragione, grazie dell'insegnamento. Correggo subito e lo metto anche con la lettera maiuscola.

Occhio all'onda!

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #78 il: Settembre 10, 2010, 12:39:24 pm *
Ah dipende da che tipo di punteggiatura chiude la frase. Se c'è il punto va la lettera maiuscola, altrimenti no!

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Johnny Lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #79 il: Settembre 10, 2010, 01:49:14 pm *
Avevo qualche dubbio che fosse così. Dopo questa tua delucidazione ne ho la certezza. Ancora grazie, anche la propaganda ne trarrà beneficio, rimanendo pur sempre incompleta, scritta male e poco tempestiva.

Occhio all'onda!

enrico lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #80 il: Settembre 10, 2010, 03:07:37 pm *
Sai cosa distingue una farfalla da una falena al buoi? Assolutamente nulla, serve la luce del sole per poter cogliere le differenze nei colori sgargianti e variopinti di una farfalla dal volo sgraziato di una falena.
ciao ettore stammi bene.
enricolazz

Johnny Lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #81 il: Settembre 10, 2010, 07:41:00 pm *

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave! Campionati del Mondo di Canoa Slalom
* Risposta #82 il: Settembre 11, 2010, 01:04:45 am *
L’ultimo a lasciare il campo di gara questa sera é stato Daniele Molmenti che era alla ricerca del fisioterapista e del video. Dopo le gare é prassi comune riguardare la prova e magari farsi rilassare da mani sapienti e capaci per recuperare velocemente le energie perse per passare il turno. Dopo un lungo inutile  peregrinare però Super Cali ha preferito raccogliere  le sue mercanzie e lasciare  il campo per rientrare in albergo sconsolato e abbandonato. Comunque il campionissimo ha messo in scena  due manche che definirei “sane”,  capace di migliorarsi tra la prima e la seconda discesa di quasi due secondi. Non male, considerando che, dopo la qualifica certa della prima prova,  é sceso in seconda manche per il solo fatto di provare una volta ancora il percorso che troverà poi anche domenica in semifinale e speriamo in finale. Infatti, caso strano, il tracciato non cambierà e le medaglie si giocheranno ancora una volta sulle venti porte della qualifica. Diventerà interessante capire quanto riusciranno ad abbassare i tempi di oggi dopo che gli atleti saranno già discesi tre volte sul medesimo percorso... curiosità di tecnico! Chi oggi ha impressionato e ci ha fatto tornare indietro nel tempo é stato il bianco di Francia Fabien Lefevre. Il suo tempo ha qualche cosa di incredibile specialmente nel modo in cui é stato messo in atto: semplicità e fluidità tanto da farci pensare che il magrebino si sia trasformato in acqua o che, viceversa, l’acqua abbia preso forma e consistenza umana. Velocissimo nel traghetto fra le due risalite 4 - 5. Magico nel passaggio 11 - 12, due porte a “ski” dove ha usato il suo corpo per restare in equilibrio sull’acqua dopo aver tolto la pala destra dall’elemento liquido senza esitazione, ma con tanto coraggio. Elegante nel buco della 14 per entrare nella 15 in risalita. Spregiudicato alla risalita 17. Dinamico sulla 18. Effervescente nel rush finale. Quindi nel complesso semplicemente divino! Se saprà ripetersi saranno problemi seri per tutti. Chi invece ha patito più del dovuto è stato l’idolo di casa Pete Kauzer che dopo dopo la prima discesa aveva preso un 50 alle due porte a “ski” così come Stefano Cipressi e Jure Meglic. Kauzer nella seconda prova a sua disposizione si è guardato bene dallo  stringere troppo le entrate nelle risalite, mentre sulle discese ha optato per linee magari più lunghe, ma con margini di possibili errori pari a zero. Quindi, senza prendere rischi, ha chiuso la seconda manche con un 93,28 che gli regala la quarta piazza e una qualificazione più che dignitosa. I suoi fans, numerosissimi, possono dormire sogni tranquilli e continuare ad apprezzare la birra che non manca sul percorso di gara. Per qualcuno però il mondiale è già finito, non mancano infatti i nomi illustri che staranno sulle tribune a guardare le evoluzioni dei loro colleghi. Il più deluso è certamente Michael Kurt che fino ad oggi ci aveva regalato belle gare e tante finali. Lo svizzero paga lo scotto del salto di porta nella prima discesa e poi nella sua seconda possibilità è dispersivo e troppo sporco. Fuori anche il finalista di coppa a Praga il canadese John Hasting con il compagno di squadra David Ford. Quest’ultimo, che di primavere ne ha passate più di quaranta, non è mai stato praticamente in gara, anzi le sue discese hanno avuto il sapore del patetico, con la bella e famosa moglie sugli spalti ad ammirare un declino da tempo annunciato. Fuori anche i due slovacchi Tomas Mraz e Kamil Kaniscak,  e pensare che per arrivare qui avevano dovuto battersi come  leoni per sconfiggere la concorrenza di Cibak e Potokny. 
In casa Italia ci sono da fare in complimenti al dottor  Sesana che è riuscito a rimettere in piedi, anzi in canoa, Diego Paolini, da giorni   sofferente per problemi allo stomaco. Il forestale di Valstagna, che avrebbe potuto disputare una sola discesa visto il tempo fatto registrare in prima manche che gli assicurava a priori la qualificazione al turno successivo, ha saputo migliorarsi anche in seconda, peccato solo per un tocco di troppo che lo ha privato di un sesto posto davanti proprio al compagno Molmenti. Che dire poi del campione del mondo 2006 Stefano Cipressi che chiude in 33esima posizione una gara che lo ha visto molto brillante per più di tre quarti del percorso? Nulla di particolare! C’è solo la speranza che l’estroso slalomista della Marina Militare sappia mantenere nervi saldi e lucidità mentale per poter esprimere ancora una volta tutto il suo grande potenziale.

Domani giorno di medaglie per C2 e per le donne  in kayak sia per le prove individuali che a squadre. Queste ultime assegneranno il titolo in una manche unica, fatto decisamente inusuale per il nostro sport che prevede una semifinale e una finale aperta al primo 50% dei classificati. Problemi di tempo e acqua però hanno costretto organizzatori e ICF a prendere decisioni a volte anche coraggiose ed impopolari

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 10 settembre 2010 - qualification day for K1 men - 33esimi Campionati del Mondo Canoa Slalom

Johnny Lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #83 il: Settembre 11, 2010, 05:20:41 pm *

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave! Campionati del Mondo di Canoa Slalom
* Risposta #84 il: Settembre 11, 2010, 09:29:05 pm *
Se loro non fanno le cose per tre volte consecutivamente non sono contenti! Tre medaglie d’oro in tre olimpiadi 2000/2004/2008, tre medaglie d’oro in tre mondiali consecutivi 2007/2009/2010, tre titoli continentali consecutivi 1998/2000/2002. “Se si fa si fa per tre” questo è il motto dei gemelli Peter e Pavol Hochscorner. Eppure uscivano da un periodaccio privo di stimoli e con tanti punti interrogativi nella testa. Forse avranno pensato che per guarire definitivamente dalla malattia della noia ci voleva una bella vittoria mondiale. Gli slovacchi così sono maturati, se mai ce ne fosse stato bisogno, nella strategia di gara e nell’equilibrio che sembravano aver smarrito ultimamente. Pavol addirittura all’uscita della porta 12 - la ski per capirci meglio - si è  girato per accertarsi che il fratello passasse il palo senza toccarlo. Fatto questo decisamente inusuale e che, se vogliamo, mette in evidenza qualche debolezza che li rende oggi più umani anche se sempre dipinti d’oro.  Vincono, ma non fanno registrare il miglior tempo che è opera invece dei transalpini Gargaud/Lefevre. I due polivalenti pagaiatori francesi però toccano due porte e si devono accontentare dell’argento iridato. Anche il bronzo è andato  a chi non si accontenta di una sola disciplina e si cimenta anche in C1 e K1. Così Florence/Hounslow sono stati bravi a mettere in acqua una discesa pulita, senza prendere grossi rischi.
Andrea Benetti e Erik Masoero, entrati bene in finale, si sono persi a metà gara per un’azione forse troppo rischiosa nella combinazione - 11/12 - che oggi ha decisamente decimato fior di pagaiatori. Forse vanno rivedute soprattutto le strategia su come affrontare la gara, più che aspetti tecnici che, tutto sommato, sono ormai consolidati nei forestali piemontesi.
Bella gara in rosa per il K1 vissuta nel duello tutto austriaco fra Violetta Oblinger, che vince la semifinale, e Corinna Kuhnle entrata in finale con l’ottavo tempo dopo aver bisticciato con un paio di combinazioni. La bionda e mascolina atleta 23enne che vive alle porte di Vienna e si allena principalmente a Bratislava, in finale si lancia nella bocca di fuoco a velocità stratosferica tanto da non riuscire a restare a sinistra della porta in risalita numero due. A questo punto, intelligentemente, opta per una manovra ad “esse” e riprende contatto con la realtà. Da lì in poi il suo è un crescendo di precisione ed eleganza atletica. Rimane concentrata e passa con velocità anche la combinazione 14/15, che viceversa era  costata cara alla spagnola Chourraut in semifinale. Il suo 102,64 è un bottino di guerra che può regalarle tante soddisfazioni. Nessuna atleta dopo di lei riuscirà a migliorarlo. L’unica forse in grado di poterlo fare era Jana Dukatova, ma il suo unico obiettivo era quello di prendere una medaglia senza puntare ad un preciso metallo. Se non lo avesse fatto avrebbe visto del tutto sfumare la possibilità di giocarsi col Elena Kaliska il posto per le olimpiadi. Infatti, come ho già detto, le regole per gli slovacchi su chi dovrà rappresentare questa nazione ai Giochi Olimpici di Londra 2012 sono chiare da tempo
Oggi anche le prove a squadre che si sono disputate con manche unica per problemi di tempo e per timori di acqua alta.
Francesi sul tetto del mondo in C2  e Ceke nelle donne. Come sempre queste gare divertono ed entusiasmano il pubblico riscaldandolo per il grande finale di domani.

Ma come spesso mi accade mi sono fatto prendere la mano per raccontarvi tutto d’un fiato una giornata mitica e che ricorderemo a lungo. Avrei voluto dare spazio anche alle  tante persone che ho incontrato sul campo di gara, per ricordare i vecchi tempi!  Personaggi che vent’anni fa  erano in acqua ad animare la manifestazione o direttamente  interessati in ruoli diversi. Tra loro Elisabeth Micheler, oro nel 1991,  con il marito  Melvyn Jones e le bimbe. Norbert Sattler, Maria Francois Grange, Jiel Zok, Cristina Giai-Pron,  e poi ancora  Carlo Perli e  Lorenzo Modolo giusto per ricordarne alcuni. Evidentemente il richiamo della canoa è troppo forte per resistere e rimane sempre dentro ad ognuno di noi. 

Avrei anche voluto dare spazio al bravo Alex che oggi ho incontrato e che si era sentito accusato per non essere rimasto al campo ad aspettare Molmenti.  Poiché lui, come molti di noi,  non ha il dono dell’ubiquità, aveva giustamente dato priorità alla schiena di Erik che oggi avrebbe gareggiato. E a giudicare dai risultati è stato un ottimo lavoro.

Domani inizio di buon ora, 9,30, per le semifinali con C1 donne, C1 uomini e K1 uomini. Seguiranno finali gare individuali e a squadre.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Tacen, 11 settembre 2010 - semifinali e finali 33^ Campionati del Mondo di Canoa Slalom

Johnny Lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #85 il: Settembre 12, 2010, 04:23:44 pm *

maurizio beccafichi

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Daniele Molmenti
* Risposta #86 il: Settembre 12, 2010, 10:47:18 pm *
* Ultima modifica: Settembre 13, 2010, 08:06:19 am da Flavio di CKI *
Complimenti vivissimi al nostro atleta e a tutto il suo staff. E' un piacere per chi ama questo sport vederlo danzare tra i flutti. Andate a vedere su you tube  "Upstream gates with Daniele Molmenti".
Per i giovani che si avvicinano all'alto corso: Imparate a pagaiare in acqua piatta, partite dallo slalom e occhio alla sicurezza sempre.
Bravi tutti.
Maurizio Beccafichi

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #87 il: Settembre 13, 2010, 03:49:16 pm *
Fuori dalla casa viaggiante questa mattina di buon ora c’era la nebbia ad aspettarmi. Il primo pensiero è stato quello che l’estate ormai stava finendo, ma ho cercato di allontanare questa brutta sensazione. Mi aspettava una giornata molto intensa e soprattutto carica di emozioni. Lo sport è gioia e una finale di un campionato del mondo ha profumi, sapori, luci e contorni  che devono essere assaporati senza distrazioni e soprattutto senza rimpianti. E così,  arrivato al campo da slalom, ho capito che eravamo all’atto finale, all’ultima grande giornata di canoa di una stagione che è stata vissuta molto intensamente. Per fortuna il sole, dopo la consueta ricognizione del percorso con il mio atleta irlandese, ha fatto la sua comparsa  già alto nel cielo, rassicurandomi così  per  resto della giornata.

Poi è successo tutto di corsa, tutto così freneticamente, tutto così intensamente che si fa fatica, a motori ancora caldi,  a ricordare ogni dettaglio, ogni particolare che sai che ti resterà nel cuore a lungo e che puntuale nel tempo uscirà per farti compagnia o per animare le serate al club o con gli amici. Storia di oggi, storia quindi da raccontare per condividerla e amarla, ringraziando fin da ora tutti coloro che l’hanno scritta con fatica, con determinazione, con caparbietà e con tanta passione.

Il numero uno, il re, l’imperatore è lui: Daniele Molmenti! Lui  non supera il metro e settanta. Quando parla non scandisce bene le parole, ma parla con tutti, perché tutti lo conoscono. Il suo punto di forza è la determinazione con cui crede in se stesso. Chi poteva battere oggi Molmenti se non Molmenti stesso?  Oggi ha dato prova anche di tanto sangue freddo quando, in più di un’occasione, si è trovato a fare i conti con situazioni decisamente rischiose, ma risolte con facilità e con una eccellente maestria tecnica. In semifinale tocca la porta numero due e suona il campanello d’allarme. Non gli sono concessi altri errori, anzi deve accelerare quanto più possibile  gli sia consentito fare per poter restare in gioco. In finale parte per quinto e dopo 91 secondi esatti blocca i cronometri  all’arrivo mettendo vicino al tempo il numero uno:  è lui che conduce la classifica provvisoria! Kauzer, l’idolo di casa, parte alle sue spalle. Vola nella prima parte, sembra essere il Kauzer invincibile del 2009. All’entrata della porta 17 però arriva troppo presto e, per cercare di evitare il fattaccio, si stampa sulla coda della sua canoa con il busto. Il buon Peppino D’Angelo, giudice su quella combinazione,  non ha però dubbi. La sua mano aperta chiude il cuore a Peter  Kauzer e alle migliaia di persone accorse ad ammirarlo. Cala il buio e il silenzio. Fa tornare il sorriso ai tanti sostenitori sloveni qualche minuto più tardi Jure Meglic che agguanta un bronzo che ha tanto di salvatore della Patria.
In finale ci era arrivato  anche il bolognese Stefano Cipressi che, con il suo ottavo posto e il bronzo a squadre,  conferma il valore dei kayak italiani, ma so di non dire nulla di nuovo o di sconcertante, è solamente tutto il resto che manca!
Il re è certamente Molmenti, ma l’eroe di giornata è Atanas Nikolovski che si è tolto una bella soddisfazione. Il macedone infatti aveva passato le batterie per il rotto della cuffia arrivando 39esimo davanti solo a Benjamin Boukpeti che, dopo le olimpiadi, non è certamente riuscito a mantenersi ad altissimi livelli. Per Atanas  quindi sembrava un mondiale destinato a chiudersi dopo la semifinale e invece il suo eccezionale tempo di 92,15 gli ha permesso addirittura di vincerla e di sperare nel  colpaccio. In finale il bravo macedone però non mantiene la lucidità di una discesa senza responsabilità e incappa in tre tocchi. Finirà settimo nell’unica finale centrata della sua carriera sportiva. Il miglior risultato per lui era il 19esimo posto ai giochi olimpici del 2008.

Grande e bella gara anche nella canadese monoposto con un Tony Estanguet che si riconferma campione del mondo davanti al solito Michael Martikan. Un duello che ha veramente dell’epico e che non ha intenzione di  rallentare la sua corsa verso la leggenda di due pagaiatori che sembrano agli antipodi, ma che in realtà sanno animare e entusiasmare come pochi altri. Il bronzo è rimasto in Spagna. Infatti dopo il terzo posto di Ander Elosegui  nel 2009 arriva il terzo posto del suo compagno di squadra  Jordi   Domenjo. Quest’ultimo è un catalano di Seu ed è un tipo decisamente particolare. La sua tecnica è sopraffina così come il suo fisico decisamente potente e dinamico. Tutte combinazioni che hanno portato ad una medaglia importante non solo per lui, ma per tutto il movimento iberico.
Le donne della canadese hanno disputato il loro primo campionato del mondo ufficiale dopo la prova sperimentale dello scorso anno a Seu d’Urgell.  Ad aprire quindi la lista delle campionesse del mondo in C1 slalom sarà da oggi Jana Dukatova che ha messo in fila due australiane e cioè Guinea e Jessica Fox.

La casa viaggiante, al termine dell’ultima  gara di stagione  e della doverosa festa di chiusura,  si è ricaricata di tutto e tutti, ha preso la via di casa e ora per qualche tempo si rigenererà  nell’amata città natale.

Come tutte le avventure anche “on the road on the wave” ha avuto un inizio, e più precisamente il  7 maggio  mentre la fine, per me,  arriva giusto oggi.

Il cantastorie saluta e ringrazia per essere rimasti con lui a fargli compagnia nel suo lungo peregrinare tra allenamenti e  gare di coppa, europei o mondiali. Lui ha sentito la vostra importante presenza, sempre molto discreta, ma molto numerosa e calorosa.

La speranza poi è quella di essere riuscito a far conoscere  un pochino  di più questo mondo fatto di porte, acqua, canoe, pagaie, sorrisi, abbracci e baci. Di campioni, di atleti, di allenatori, di gente comune che comunque rende grande la CANOA.

“Ho imparato a sognare,
quando inizi a scoprire
che ogni sogno
ti porta più in là
cavalcando canoe,
oltre muri e confini
ho imparato a sognare da là
Quando tutte le scuse,
per pagaiare son buone
quando tutta la vita
è una bella canzone
...
C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò”
[/i]
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


Tacen, 12 settembre 2010 - 33^ Campionati del Mondo di Canoa Slalom


P.S. qui trovate un confronto interessante sulla gara dei C2
http://www.youtube.com/watch?v=yQahbK7qtgg&feature=channel

maqroll

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #88 il: Settembre 13, 2010, 04:37:25 pm *
Io ho molto gradito sempre anche oggi (la nota è un caffè ristretto) ma che profumo il post scriptum!

Thanks a lot!

Fra CKfiumi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #89 il: Settembre 14, 2010, 09:48:44 am *
Grazie Ettore per questi bellissimi racconti.
Mi sembra che il numero dei lettori testimoni l'affetto e l'interesse.

Adesso ci sarebbero i campionati italiani slalom a Valstagna da raccontare...

Ciao
Francesco

Patrik Consalvo

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #90 il: Settembre 15, 2010, 01:36:32 pm *
Grandissimo Daniele Molmenti orgoglio nazionale !!!

Due anni fa nella gara di Slalom all'Isola Tiberina ho avuto il piacere
di fare il commento/intervista della sua prestazione...un vero motoscafo ecologico!!!

Peccato i media non diano la giusta importanza a simili imprese....

Grazie Daniele!
Patrik
HSK

Skillo

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #91 il: Settembre 29, 2010, 02:01:35 pm *
Grazie, Ettore, per questa meravigliosa serie di reports conditi da tanti gustosi aneddoti e da mille precisi riferimenti.
In questa massa di parole, dati e poesie non posso certo lamentarmi per quella "c" di troppo che hai infilato nel mio cognome parlando del mondiale di Tacen '91, ma se ti capitasse ancora di riportare il mio nome, ti prego fin d'ora di scriverlo come mio padre me l'ha dato. Grazie.
Nella stessa pagina hai appioppato anche una "m" in più al buon Tomadini: t'era forse (p)preso un po' di spirit(t)o (s)sardo?

Un abbraccio  ;D

rossi giuseppe

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #92 il: Dicembre 22, 2010, 10:34:35 am *
buon giorno,
i prossimi mondiali sono ancora lontani, anche se 9 mesi nello sport sono un soffio, ma è possibile conoscere nel dettaglio i criteri  di qualifica olimpica e gli eventuali ripescaggi.
grazie.
buon natale

Johnny Lazzarotto

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #93 il: Dicembre 22, 2010, 06:01:44 pm *
Se ti riferisci alle qualifiche internazionali eccoti il link al sito dell'ICF: http://www.canoeicf.com/icf/Aboutoursport/Canoe-Slalom/More-on-Canoe-Slalom/2012-London-Olympics.html

Qui trovi tutte le info.