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maqroll

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #45 il: Luglio 28, 2010, 03:06:14 pm *
Begli spunti quelli di Ettore e Gianfranco.

Vorrei chiedere ad allenatori o ad autorevoli interpreti della 'discesa' un loro contributo.

Grazie anticipatamente.

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #46 il: Luglio 28, 2010, 11:17:35 pm *
Minaccia pioggia. Il vento è così forte che i due leprotti, che zampettano sul prato a ridosso del campo di slalom, faticano a restare con le zampe a terra e manca poco vederli volare come l’elefante Dumbo. I pali delle porte in legno, decisamente pesanti, viaggiano paralleli all’acqua. Pensavo di andare a corre, ma qualcosa mi fa desistere... chissà che cosa sarà?  Sono entrato nel vivo del mio libro, ma devo essere parsimonioso nella lettura visto che dopo domani mi aspetta un viaggio in treno di oltre 9 ore. Nel frattempo però i surfisti se la spassano alla grande sul gigantesco lago formato  dalla diga qui a Cunovo sul Danubio. 
Quindi non mi rimane che concretizzare quel pensiero che mi gira per la testa da qualche giorno: ho tempo e allora assemblo i video di 4 K1 uomini che in questo momento stanno, secondo il mio modestissimo parere, interpretando al meglio le porte in risalita. Ho preso quindi  un paio di risalite di coppa del mondo di Peter Kauzer, Dariuz Popiela, Daniele Molmenti e Michael Kurt. Bene, il video rafforza la mia convinzione... i programmi di analisi fanno veramente miracoli!
L’idea che mi sono fatto è che tutti e quattro nella fase di spinta dopo la rotazione si concentrano a spostare il busto in avanti spingendo la canoa fuori con il piede esterno per mantenere l’equilibrio. Ne risulta che la barca non perde velocità, anzi la mantiene anche nelle pagaiate successive. La loro dinamicità e lo sguardo rivolto a valle o alla porta successiva li accomuna ulteriormente. Guardare avanti significa anticipare la rotazione delle spalle, facilitando anche lo spostamento del peso verso la punta. 

Altri ottimi atleti riescono nell’intento, ma la differenza è che questi quattro slalomisti riescono a farlo con una percentuale molto elevata e nelle situazioni più disparate. Altri invece lo eseguono in maniera eccessiva e a volte gratuita.

Certo le risalite sono un tema vecchio  e tondo come il mondo, discusso in continuazione  poiché  molte volte diventa la chiave per il successo.

L’attenzione però viene riposta  nella prima parte tralasciando la fase di chiusura e uscita.  Il 90%  degli atleti in allenamento e, penso di conseguenza, anche degli allenatori, terminano i loro percorsi ad una risalita, indifferentemente che si tratti di percorsi lunghi, velocità o tecnica. Si fa quest’ultima porta e poi si molla l’osso. Questo crea un automatismo errato, meglio concludere il percorso tre o quattro colpi dopo l’ultima porta, sempre e comunque... e l’automatismo è salvo!
Quante volte si vede in allenamento atleti tirare e poi all’ultima risalita chiudono rimontando verso monte e non scendendo verso valle?  A me capita spesso e la cosa mi fa imbestialire non poco. La soluzione è semplice: dopo una risalita metteteci sempre una discesa e vi togliete il pensiero. 

Ok! la prossima volta non vi assillerò più con i miei appunti tecnici, ma vi racconterò della passeggiata romantica di Pavol Hochoschoner con la sua bionda fiamma a cui ho avuto modo di assistere. L’anima del giornalista è sempre viva dentro di me e la curiosità dei lettori non si limita solo al fatto di capire come migliorare le proprie tecniche canoistiche o... mi sbaglio?


Bratislava, 28 Luglio 2010 - Summer Slalom Training Camp


P.S. ATTENDO ANCH'IO GLI SVILUPPI DELLA SIMULAZIONE GARA PER LA DISCESA. AVREI LA MIA IDEA MA ASPETTO ALTRI INTERVENTI

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #47 il: Luglio 30, 2010, 12:48:22 pm *
A Cunovo i ragni sono i più veloci che abbia mai visto in vita mia: tessono ragnatele gigantesche in pochissimo tempo. Questa mattina infatti ho appoggiato la mia fedele e vecchia mountain-bike alla ringhiera del ponte in partenza e con il mio collega Ludo (l’allenatore personale di Michael Kurt) sono andato lungo il percorso a disegnare il tracciato della gara che i nostri atleti avrebbero fatto da lì a poco. In totale penso di non essere stato via più di 30 minuti e al mio ritorno mi sono ritrovato l’amato velocipede  praticamente chiusa dentro una fitta rete di ragnatele. Ho dovuto fare una radicale bonifica prima di rimettermi in sella. Non ditelo però a Raffy e a Exabi Taberna loro sono due brave persone e appassionati canoisti, ma sono anche terribilmente aracnofobici. Niente di personale ovviamente e non era mia intenzione tenere  una disquisizione su questi animaletti pelosi e poco simpatici, anche se dalle mie parti si dice che la loro presenza annuncia l’arrivo di soldi!  Volevo, per la verità, aggiornarvi sul fatto che oggi da queste parti ci sono state le prove generali del canale di sinistra che ospiterà i campionati del mondo nel 2011: selezione olimpica per Londra 2012. Non è facile mettere mano ad un tracciato  ed adeguarlo a quelle che sono le nuove tendenze dello slalom. Il problema sta nel cercare di rendere poco più di 1oo metri d’acqua meno brutali di come si presentavano fino a poco tempo fa. La distribuzione del dislivello era concentrata in pochi metri e la conseguenza era quella di avere un solo  passaggio molto impegnativo, mentre prima e dopo la prima parte  non era particolarmente interessante.
Ieri, dopo mesi di lavoro, è stata rilasciata  l’acqua per vedere l’effetto che fa - vengo anch’io,  no Tu no... mi sono perso con il mitico Enzo Jannacci!   L’effetto non è male, anche se, come lo stesso Robert Orokocky ha sottolineato, qualche modifica deve essere ancora apportata. L’effetto nel  vedere sviluppata la gara su un tracciato che praticamente è tutto visibile dall’inizio alla fine non è male, neppure in prospettiva delle numerose ore che saremo chiamati a fare da settembre in avanti: lavorare ed allenare sarà più agevole.  Cambia non poco anche la seconda parte e alla confluenza con il canale di sinistra è sparita la bellissima onda che fa danzare gli slalomisti  come se fossero ballerini sulle punte. E’ un’onda perfetta per proiettare la canoa fuori dall’acqua e rotearla a proprio piacere e bravura. Offre mille combinazioni grazie alle due grandi morte che si formano al suo lato.
L’idea degli organizzatori era quella di far disputare i pre-mondiali - giusto una settimana dopo gli europei che si recuperano - sul nuovo percorso, ma credo che non arriveranno in tempo a finire i lavori e soprattutto a renderli sicuri. Certo nella vita bisogna essere sempre positivi e speranzosi, e noi canoisti certo lo siamo, ma non sarà facile, tanto più che l’attuale posizionamento degli ostacoli non sarà quello definitivo.
Non solo a  Cunovo si sperimenta  e si prova il nuovo tracciato, ma anche da Londra arrivano piacevoli novità. Infatti pochi giorni fa è stato fatto il primo test sul canale olimpico e sembra che tutto sia andato per il meglio. Beh! non potrebbe essere diversamente visto che a progettare la struttura è stato chiamato Scott Shipley che prima di essere un ingegnere idraulico era un canoista assai conosciuto e protagonista assoluto intorno agli anni ’90 con la sua barchetta da slalom e il suo sorriso gentile ed intelligente.


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 30 luglio 2010 - Summer Slalom Training Camp

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #48 il: Agosto 05, 2010, 09:40:49 pm *
* Ultima modifica: Agosto 05, 2010, 09:45:49 pm da Ettore Ivaldi *
Ci si poteva aspettare di più dall’organizzazione tedesca per i campionati europei slalom junior e under 23. Capiamoci bene! Tutto quello che è importante per un atleta c’è: tempi, intermedi, video service, puntualità, zona relax e ampi parcheggi, percorso impegnativo e sicuro.  Ma se vogliamo fare fare un salto di qualità alla canoa slalom tutto ciò non basta. Bisogna portare avvenimenti, coinvolgere la gente, intrattenerla con ottimi imbonitori ed immagini ...e invece?  Nulla di tutto ciò  nell’alta Sassonia a Markkleeberg è stato considerato.  Eppure è  un impianto spettacolare lungo 270 metri e con 5,20 metri di dislivello, si gareggia con 14 metri cubi d’acqua al secondo e una collinetta contorna il canale di gara. Il lago, da cui si attinge acqua per mettere in funzione l’impianto,  rende unico il paesaggio e a poche centinaia di metri campeggi, ristoranti e alberghi. Eppure la gente accorsa è esigua. Si fatica a seguire tutta la gara senza considerare il fatto che bisogna restare in piedi tutto il tempo. Il tabellone elettronico è posizionato male e non è visibile da tutti i lati. Unici spettatori sono i tanti i genitori che seguono le imprese dei loro pargoletti e che, da domani, dovranno pagare anche 5 euro per entrare e seguire le gare a squadre.
La cerimonia di apertura, fatta al parco divertimenti  di Belantis a pochi chilometri dall’impianto gara, ha ancora una volta fatto capire che non siamo sulla strada giusta. Perché spendere soldi e poi non organizzare al meglio l’avvenimento  che diventa molto spesso il biglietto da visita per l’intera manifestazione? Squadre che sfilano senza nessun significato e senza pubblico. I soliti lunghi e politichesi discorsi del presidente dell’organizzazione, Christoph Kirsten, del presidente della Federazione Canoa Tedesca, Thomas Konietzko e del presidente dell’ECA Albert Wood che come sempre ripetono parole senza significato.  Non si è pensato di fissare  due miseri  pennoni per le uniche due bandiere istituzionali presenti e cioè quella tedesca e quella dell’European Canoe Association. Peccato che il protocollo preveda anche la bandiera europea, non fosse altro per rappresentare un’unione che dovrebbe renderci tutti fieri e uniti sotto quel simbolo che assicura al nostro continente un forte predominio nello sport della pagaia.
Le gare poi si concentrano in tre giorni. Giovedì tutte le gare di qualifica, venerdì gare a squadre e sabato semifinali e finali. Domenica poi torneranno a navigare i gommoni che la fanno da padrone sul canale tedesco... loro portano i soldi e la canoa viene usata solo per fare notizia e quindi per pubblicizzare la struttura. I dirigenti europei dovrebbero riflettere di più e lavorare sodo per cambiare di fatto una situazione di sudditanza verso queste strutture e verso gli stessi tedeschi.
Per fortuna che c’è il sorriso dei 320 atleti che al massimo hanno 23 anni e che ci regalano sempre e comunque gare interessanti sotto ogni punto di vista. Gli junior sono sempre più vicini ai colleghi della categoria maggiore. Solo la forza fisica li divide, ma tra i più giovani  prevale ancora l’abilità motoria e la leggerezza. Fra gli under si inizia già a vedere l’esplosione di forza e la brutalità tecnica. Certo è che le qualifiche a venti sono decisamente più tirate e sono capaci di mettere sotto tensione anche atleti che non avrebbero motivo di temere per  passare il turno.
Alla fine il tracciato disegnato da olandesi e ceki si è dimostrato interessante e soprattutto ha dato la giusta  dimensione dell’evoluzione dello slalom. Solo tre le porte con il doppio palo, percorso scorrevole con le giuste difficoltà tecniche per una qualifica. Si è badato a dare spazio all’espressione fisica, tecnica e mentale.  
Sul percorso, onnipresente, Roberto D’Angelo arrivato dall’Italia per seguire l’Europeo e probabilmente per restare vicino al suo pupillo  Christos Tsakmakis. Il buon Roby  distribuisce consigli  a tutti e certo non si può dire che non sia animato da pura passione e aggiungerei anche da esperienza e competenza.

La cronaca ci dice che gli junior che hanno passato il turno sono stati: Giovanni De Gennaro e Zeno Ivaldi nel Kayak maschile rispettivamente 2^ e 8^ ; Clara Gia-Pron 16esima e Roberto Colazingari che nella canadese monoposto è arrivato 12esimo. Tra gli under bene Riccardo  De Gennaro e Lukas  Mayr. Omar  Raiba è stato fermato da un tocco sciocco alla quattro, peccato perché aveva tutte le carte in regola per giocarsi la semifinale alla pari con i suoi compagni. Il C2 Camporesi - Ferrari, dopo una prima discesa traballante, si è riscattato in seconda battuta conquistando agevolmente la semifinale di sabato.  Per gli altri la cronaca era già stata annunciata prima di doverla vivere... si spendono soldi inutilmente senza creare prospettive concrete per il futuro.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Markkleeberg, 5 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom Junior and U23  

PER TUTTI I RISULTATI ON LINE:
http://www.markkleeberg2010.de/en-d/?q=node/33

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #49 il: Agosto 06, 2010, 09:41:52 pm *
E’ un dramma, ma ha la forza di mille uragani e la dolcezza di una cerbiatta che a primavera corre sulle montagne. Non ci sono medaglie o finali che possono farmi dimenticare anche per un solo attimo la tragedia che interiormente vive una ragazza bianco crociata nella sua lotta quotidiana per la  vita portando nel cuore la canoa. Un cancro le sta rubando le gioie dei suoi anni migliori, trasformando la vita in un cammino a tappe. Ieri dopo la prima manche l’ho vista camminare tenendo le  braccia conserte sull’addome, ma l’ho rivista partire per la seconda prova lottando non tanto con porte, onde e penalità, ma contro un male che non ha ragione di essere per le nostre umane menti. Così cattivo da  minare un corpo che vorrebbe solo cavalcare lo spirito dell’acqua che corre, come tutti gli altri 319 concorrenti.  All’arrivo ad aspettarla l’ambulanza  e per sicurezza è arrivato anche l’elicottero. Non pensavamo che fosse così avanzato il male, ci hanno detto i compagni di squadra e l’allenatrice, ma non potevamo nemmeno impedirle di seguire un sogno rincorso da tempo. L’ultima margherita  che accompagna la cerbiatta al lungo letargo invernale è sempre la più bella, quella che rimane nella memoria, che ti dà forza e magari ti fa dimenticare anche le ingiustizie che colpiscono senza guardarti negli occhi per spiegarti la motivazione di questa scelta. Se così fosse magari ti faresti anche una ragione, accettandone pacificamente le conseguenze.
Le giornate in cui si assegnano le medaglie sono giornate particolari, cariche di adrenalina non solo per gli atleti, ma anche per tutti coloro che attivamente partecipano all’evento: vicini e lontani. L’aria è più rarefatta e alla mattina si fatica a restare a letto. Il caffè è sempre troppo caldo per essere ingurgitato velocemente come vorresti per scappare via e sistemare tutto l’ambaradan di un tecnico che accompagna una gara. Piove e il cielo si fa sempre più nero. Il vento e la pioggia ci costringe a vestirci come a novembre, gli atleti portano maniche lunghe. Solo qualche inglese e un paio di  tedeschi rimangono in tenuta estiva a sfidare la sorte e il freddo. Poi si consuma come sempre tutto molto velocemente: semifinali che volano e finali che ti possono regalare o togliere molto. I giovani azzurri junior seduti e con la pala doppia danzano con eleganza, fanno registrare il miglior tempo, ma si perdono a toccare porte in discesa. Alla fine si forgiano con il metallo di Riace e le mamme contente ed orgogliose ringraziano il cielo. “Piango oggi e non so se lo farò neppure quando si sposerà” si confessa l’emiliana Annalisa che di cognome fa Verona e per ironia della sorte è diventata la signora Veronesi.
Gli Under 23 non sono da meno e Raiba, De Gennaro e Mayr salgono sul gradino più basso del podio in una gara che li ha visti sempre protagonisti.
Le medaglie sono state messe al collo sotto una pioggia fastidiosa, speriamo che domani splenda il sol... lo dicono  anche Little Jon e Robin Hood che van per la foresta ed ognun con l’altro ride e scherza come vuol... urca urca tirulero oggi splende il sol!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Markkleeberg, 6 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom Junior e Under 23

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #50 il: Agosto 11, 2010, 10:07:05 pm *
Oscar è il papà di Omar Raiba e ha due grandi passioni, anzi tre: la cacc-a, il buon vino e la canoa. Ieri sera abbiamo apprezzato il suo prosecco superiore che viene acquistato in  Valdobbiadene e ironia della sorte alla cantina  Villa Sandi... facile da ricordare il nome per un canoista basta aggiungerci un line!  Buono anche il Francia Corta per le delizie  campanilistiche di Bruno, papà di Riky e Giovi De Gennaro. Io, se devo essere sincero, preferisco il bianco spumantizzato del trevigiano, che nel 2009 ha preso la DOCG, tanto più che un mio carissimo amico viene proprio da quelle parti e la sua famiglia conferisce l’uva al consorzio  da diverse generazioni. Il buon vino rallegra e scalda le serate, tanto più se fuori dal tendalino del camper la pioggia ed il vento proveniente da nord non danno tregua.

Le gare europee junior e U23 hanno dato la dimensione del livello delle varie nazioni per il prossimo futuro. Certo non in chiave di Londra, ma di Rio 2016 certamente sì. 

La grande Germania, che a livello organizzativo ha deluso non poco, ha messo assieme 19 finalisti a livello individuale  sui 30 equipaggi schierati al via. Nel settore under ha avuto una percentuale di finalisti pari al 26,67% e del 14,29 fra gli Junior. Di medaglie ne ha conquistate  rispettivamente 5 e 3 per un totale di 8. Chi ha tenuto il passo dei padroni di casa sono stati i transalpini che hanno avuto il 17,78% di finalisti fra gli under e l‘8,16% fra gli junior con 5 medaglie fra gli U23 e una fra gli junior. Sei medaglie anche per la Repubblica Ceka - 2 U23 e 4 Junior - con percentuale di finalisti fra gli under del 14,29%  e dell‘8,89%.
Sono state 15 le nazioni che hanno piazzato atleti in finale fra le due categorie. 11 le nazioni che sono andate a medaglia. Al via 25 paesi. L’Italia ha avuto l‘8,16% di finalisti fra gli Junior (2 k1 men, 1 k1 women e 1 C1) e il 2,22% (1 k1 men) fra gli Under per un complessivo 5,32%. In relazione a questi dati risulta che gli azzurri sono l’ottava nazione. 

Entrando nel dettaglio dei risultati delle finali abbiamo percentuali di distacco elevate fra i migliori kayak maschile e le altre specialità. Ad esempio le donne agli Europei Junior prendono il 19,44%, mentre la prima donna senior vince con il 14,98%. Le percentuali aumentano notevolmente nel  C2 - 24,62% contro il 13,85 dei senior, nella canadese monoposto con il  10,64 rispetto ai senior con il 3,63. I distacchi under 23 rientrano quindi nelle statistiche assolute che sono: donne al 13,71%, C2 al 15,65% e C1 al 3,26%. Molti di loro infatti sono già ben inseriti nel circuito di coppa del mondo, europei e mondiali. Tre tedeschi sono arrivati in finale nel kayak maschile tutti  già medagliati o finalisti in coppa del mondo: Sebastian Schubert, Hannes Aigner  e Paul Boeckelmann.  Solo due   dei 10 finalisti sono al loro primo anno nella categoria: lo slovacco  Martin Halcin già campione del mondo junior nel 2008 e campione europeo junior nel 2009 e il polacco  Michael Pasiut  secondo agli europei junior 2009. Anche tre transalpini nella finale del kayak: Sebastien Combot, iridato nel  2007 che con Richard Fox condivide il fatto di essere il più giovane campione del mondo assoluto  in questa specialità all’età di soli 20 anni. Richard vinse il suo primo titolo nel 1981 a Bala, ma aveva esordito in una prova iridata nel 1979 in Canada dove prese il bronzo individuale e l’oro a squadre. L’altro francese a Markkleeberg è stato  Vivien Colober, che ha esordito in coppa a Praga quest’anno. Il terzo è  Etienne Daille già in squadra senior e figlio d’arte. Il papà, Jerome,  gareggiava in C2 con Gilles Lelievre a livello internazionale dal 1987 al 1995 vincendo la coppa del mondo nel 1989 e tre titoli mondiali in gara a squadre nell’87, ’89 e ’91. Jerome  ha sposato una cecoslovacca conosciuta sui campi di  gara.  La mamma di lei è titolare di “Koala”,  un negozio di canoa proprio a Praga sul canale di slalom. Insomma pane e canoa per questo biondo ragazzino che sfida il mondo con la “Winner-Pro”: una canoa che assomiglia più ad una tavola da surf che ad un kayak da slalom. Lui nel 2007 da junior vinse gli europei a squadre e fu terzo nella prova individuale.
Gli italiani in finale nel kayak maschile U23 sono entrati con Lukas Mayr dopo che Riccardo De Gennaro in semifinale è incappato in alcuni errori dovuti forse più a gestione della tensione che a reali problemi tecnici. Il terzo azzurro, Omar Raiba, era uscito in qualifica. L’altotesino Mayr è certamente una bella realtà per la canoa azzurra, forza, determinazione e sensibilità ci sono sicuramente, manca però un aggiornamento tecnico nella fase di uscita dalle risalite.

Se guardiamo i risultati da un altro angolo si nota chiaramente la diversificazione dell’investimento da parte della Repubblica Ceka che sta lavorando da diversi anni nei settori giovanili. La stessa attenzione si evidenzia con la squadra inglese che non ha U23 di altissimo livello, ma ha viceversa degli junior che hanno raggiunto finali in tutte le specialità per un totale di 7 finalisti. Come la Gran Bretagna solo la Germania.

Nelle gare a squadre abbiamo fra gli junior 5 nazioni a medaglia e 8 fra gli under. Anche qui l’ha fatta da padrona la Germania con sei medaglie, 4 la Repubblica Ceka, tre Slovenia, Great Britain e Polonia; due Italia e una per Austria, Slovacchia e Francia.

Bella finale per Clara Gia-Pron che si porta a casa il titolo europeo. Lei aveva passato la semifinale al decimo  posto rischiando non poco di restare fuori dall’atto finale. Dalla sua una discesa con una sola penalità e con nulla da perdere. Brava quindi la piemontese che è stata messa sotto torchio per tutta la stagione in gare per lei troppo fuori portata. Bisognerebbe lasciarla maturare e crescere con calma senza bruciare tempi ed obiettivi per rincorrere traguardi oggi irraggiungibili.

Bravi anche i kayak maschili junior che hanno confermato il valore già messo in acqua a Foix ai campionati del mondo. Raggiungere la finale è un obiettivo che si deve costruire con pazienza e con tanto lavoro. Le medaglie arrivano per una serie di fattori che devono coincidere alla perfezione. Aggiungerei anche se la buona sorte di assiste.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


P.S. lo prometto: da domani basta temi così pesanti e articolati... dopo tutto ci avviciniamo a ferragosto e statistiche e analisi non sono certo letture da leggere sotto l’ombrellone o dopo qualche emozionante discesa su torrenti o canali. 

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #51 il: Agosto 12, 2010, 02:02:57 pm *
E’ un europeo silenzioso! Sarà il sole e il caldo finalmente estivo, sarà il fatto che l’organizzazione ha dichiarato apertamente che verrà disputato in forma più ristretta, sarà il fatto di vedere meno atleti al via, ma certamente il campionato continentale di slalom che inizierà domani sembra essere proprio sotto tono.
L’aspetto agonistico e tecnico comunque è assicurato e, se per un certo senso, tutto ciò potrebbe bastare, si rifà sentire l’annoso problema che lo slalom sta vivendo: la mancanza di visibilità e il ritorno di immagine che una manifestazione sportiva di così elevata caratura dovrebbe portare al luogo, agli atleti e al nostro  sport.
E’ decisamente strano non vedere il seguito di tifosi o appassionati che l’europeo dovrebbe richiamare. L’ampio campeggio e i prezzi contenuti dovrebbero essere lo stimolo per molti club a venire in una capitale europea come  Bratislava per vedere all’opera i campioni della pagaia.  E’ strano,   invece, vedere solo addetti ai lavori sul campo di slalom. E’ difficile capire la logica di un recupero forzato di una gara che era stata annullata a giugno per cause di forza maggiore e che all’Eca sembrava non importare molto.  Mancherà anche il video tecnico e in caso di protesta nelle prove di qualifica sarà come tornare negli anni ’70!
A questo punto della stagione agonistica tutta l’attenzione è sui prossimi campionati del mondo che si disputeranno a Tacen la seconda settimana di settembre e l’europeo assume una strana dimensione.
Molte squadre sono qui a ranghi ridotti. Spagnoli al via con un solo K1 men,  un K1 women e due C1; russi  decisamente decimati e che hanno rischiato pure di non partecipare per un ritardo nell’invio  delle iscrizioni; francesi al via con la squadra A a differenza di giugno quando schieravano la squadra B. Non parteciperà Elena Kaliska che si è infortunata nei giorni scorsi ad un gomito e, ora  in convalescenza, rischia di saltare pure i mondiali. Tedeschi senza Dorfler e belgi senza Dobie. 

Di dirigenti della canoa europea neppure l’ombra. Arriveranno quando ci sarà da mangiare e bere. Certo Albert Wood, il presidente dell’Eca da oltre un 20ennio, non avrà grandi idee e non sembra preoccuparsi troppo del futuro della canoa, ma se gli chiedete il menù della sala VIP ve lo sa dire senza problemi... a Markkleeberg non si è mai mosso da lì, in fondo la birra tedesca è una delle migliori al mondo! Poco importa poi se all’interno non cerano le immagini della canoa ma solo uno schermo con i risultati on line.

Per fortuna che qui c’è Siwidata e collegandovi con http://www.123result.com/CanoeLive.aspx?EventId=159&User=siwidata&Season=CS_2010  ci sarà la possibilità di seguire almeno tempi e penalità. Procuratevi birra fresca e wurstell così vi sembrerà di essere anche voi presidenti dell’ECA!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


Cunovo, 12 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom

alessio cortesi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #52 il: Agosto 13, 2010, 01:14:29 pm *
Forse è un Europeo meno silenzioso proprio grazie alla passione che affidi alle tue sudate carte e dà la possibilità di vivere l'evento anche a noi non-atleti, non-tecnici e non-genitori di atleti (almeno per il momento, s'intende!)
Non ho capacità/esperienza per addentrarmi in approfondimenti/discussioni tecniche/organizzative del mondo della canoa agonistica, però (ti) leggo volentieri, mi pare di respirare l’atmosfera elettrizzante che accompagna ogni competizione, atmosfera resa unica dalla musica incessante e inesorabile del fiume, quella musica che (lei almeno) ben conosco e il cui richiamo si fa sempre più forte ... sicuri che le sirene vadano cercate in mare?
Grazie per “l’ultima margherita”, per la sensibilità con cui hai tratteggiato gli occhioni dolci e le zampette irrequiete di una cerbiatta che va verso l’inverno senza fine eppure non si arrende, mi piace pensare (sperare?) che, proprio come accade per l’inverno terreno, anche quello celeste segni la fine e non l’inizio della lunga notte, il rinascere del giorno, la vittoria della luce sul buio
Luce e buio, compagni inseparabili, creatori l’una dell’altro … ho passato l’ultimo mese in un reparto di neurochirurgia ad assistere mio padre, sprofondato nel buio improvviso di una notte indesiderata e poi riemerso alla luce: proprio come nei primi giorni d’inverno, il freddo è ancora intenso e molto ne dovrà venire, ma il sole ruba ogni giorno minuti preziosi all’oscurità e li regala alla vita. Mio padre adesso sta meglio e tutto lascia pensare ad un suo pieno recupero: la tempra è dalla sua parte, quella stessa tempra che, a cinquant’anni suonati, l’aveva portato ad un corso di canoa e alle prime discese in fiume, interrotte da un eskimo che non voleva saperne di riuscire
Cortez

E’ un europeo silenzioso!


Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #53 il: Agosto 14, 2010, 09:17:47 am *
Tutto nella norma, tutto come si poteva pensare che andasse alla vigilia di questa prima giornata di qualifiche ai campionati europei di slalom. In sostanza: nessuna grossa novità. Chi doveva qualificarsi si è qualificato, fatta eccezione per i  kayak uomini francesi, e per chi inevitabilmente nei venti non poteva arrivare i giochi si sono conclusi oggi... comunque qualcuno doveva restare fuori. Ma come sempre andiamo per ordine e diamo uno sguardo al percorso che si è dimostrato più impegnativo e complesso di quello che ci si poteva aspettare dopo la demo-run di ieri. Il motivo è presto detto e lo vado predicando da tempo. Fare una dimostrazione del percorso a pezzi non ha nessuna motivazione tecnica. Per diletto, dopo aver ripreso con la telecamera i vari atleti nella prova del percorso, ho montato i video come se fossero in gara. Il risultato è stato che il tempo del miglior kayak maschile era di 92,54. Oggi il vincitore della qualifica - Vavrinec Hradilek - ha fatto registrare un 96,24. Lo stesso apripista nel percorso intero ci ha impiegato invece 103,00. Deduzione logica: la demo-run a blocchi di 3 o 4 porte non può essere un buon riferimento per capire se un tracciato ha una logica oppure no. Al di là di queste osservazioni è da sottolineare in positivo la strada nel portare le porte ad un palo solo. Oggi su 22 solo quattro (1, 2, 5 e 22) erano con il doppio palo. Buona anche l’idea di avere una prima parte molto scorrevole e veloce, seguita da una combinazione tecnica importante come la 12/13 e un’altra - 16/17 - difficile, ma con una chiara opzione centrale per risolverla al meglio. Forse un pochino discutibile al salto finale la risalita a sinistra in una morta che troppo spesso cambia. Tutto sommato però c’è da dare atto ai due tracciatori - il britannico Shaun Pearce e lo sloveno Andrej Jelen  - di aver fatto un buon lavoro nell’attuale limitazione del regolamento. A farne le spese sono le categorie in rosa e i C2 che trovano tracciati troppo difficili. Fra le donne si passa il turno con oltre 11 secondi di distacco dalle prime e nella barca doppia con oltre 15. Troppi per valorizzare gli aspetti tecnici, tattici e fisici di tutti i partecipanti. Così facendo già all’inizio si taglia la possibilità a molti di inserirsi nella parte alta della classifica. Io vedrei molto bene la possibilità per il Kayak e la canadese femminile di avere circuiti ad hoc .
I risultati della qualifica sono stati in dubbio fino alle ultime battute visto che a passare il turno erano solo i primi venti. Per l’Italia bene il solito Molmenti, ma altrettanto positivo Mayr. Diego Paolini è fuori dalla semifinale di domenica e  non riesce a trovare continuità nel gesto, molto spesso insicuro ed incerto. Forse il cambiare spesso modello di canoa gli ha creato qualche problema di sensibilità.
Abbiamo rivisto il Martikan dei tempi migliori. Quello cioè che sarebbe in grado di qualificarsi anche fra i kayak uomini. Donne dominate dalla padrona di casa Jana Dukatova che danza sull’acqua e le sue lunghe leve sembrano accarezzare onde, riccioli, gorghi e ritorni d’acqua. Nella canadese doppia gli Hochschorner non ci stanno ad arrivare secondi neppure in qualifica e così mettono assieme una seconda manche da manuale sui cugini Skantar. Benetti/Masoero devono lottare con i guai fisici del buon timoniere Erik e passano con il 18esimo tempo. Non sarebbe forse il caso di fermarli e pensare di curare al meglio  Masoero  concentrandosi direttamente ed esclusivamente sulla stagione 2011 selezione olimpica? Tanto più che per prendere il posto a cinque cerchi attualmente e per il prossimo futuro ci sono solo i due onesti piemontesi vestiti di giallo-verde: bruciarli ora poco serve a loro e alla canoa italiana.

In gara anche le donne in canadese monoposto, ma non è il caso di parlarne. Lasciamo il tempo al tempo e mettiamole però nella condizione di crescere con mota calma, altrimenti continueremo ad usarle per fare del gran cinema all’apertura di ogni manifestazione.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 13 agosto 2010 - Campionati Europei Canoa & Kayak Slalom 2010 - 1^ giornata di qualifiche 


P.S. tutti noi pagaiamo con la forza della corrente e la trasmettiamo al papà di Cortez che ha conosciuto tale energia... il buio è solo il silenzio della luce!

maurizio bernasconi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #54 il: Agosto 14, 2010, 07:24:01 pm *
 Sconfitta italiana! Ho trovato questa frase sul sito della federazione. "Quella che brucia di più, soprattutto per il mo(n)do in cui è avvenuta, al direttore tecnico Mauro Baron è l’eliminazione del terzetto del kayak, Daniele Molmenti, Lukas Mayr e Diego Paolini, finito 12/o in semifinale per un errore di Paolini a una porta dalla fine". Se io fossi al posto della Federazione mi preoccuperei eventualmente di quanto sarà bruciato l'errore all'atleta. In questo caso, il tentativo di mettere in qualche luce, con tanto di fotografia, il responsabile slalom Baron mi sembra veramente rudimentale. Sulle foto dove si vedono canoe in azione nel sito della nostra federazione non è mai indicato in didascalia il nome dell'atleta, il nome del fiume, la circostanza in cui è stato realizzato lo scatto. Si usa talvoltà persino la forma Cognome/Nome come in questura. Forse si è convinti che la reputazione e la credibilità di alcuni allenatori o dirigenti abbia necessità di un certo supporto promozionale, perché?

maurizio bernasconi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #55 il: Agosto 14, 2010, 09:17:29 pm *
Ho trovato un'altra uscita di Baron sul sito federale. "...L’unico a passare in semifinale è però quello di Benetti-Masoero di cui Baron apprezza l’atteggiamento competitivo anche se registra che 'si sono complicati la vita in due settori nel finale'’’. Nessuno si complica la vita per caso! C'è un tono di sufficienza fuorio luogo in questo giudizio. Anzi trovo proprio fuori luogo che Baron esprima pubblicamente giudizi meno che riguardosi nei confronti di atleti di questo livello, che poi dovrebbero essere i SUOI altleti. Quel certo errore, o incidente, l'atleta se lo ricorderà magari per tutta la vita, lo sognerà di notte. Al contrario le espressioni di insoddisfazione di Baron non mi paiono di capitale rilievo per raggiuingere gli scopi prefissi. Piuttosto si potrebbe rincuorare un atleta giovane, se si avesse della delicatezza, perché capita di sbagliare e non deve essere considerato una tragedia. Al solito. Quando si vince, ecco l'elenco dei nomi e i meriti dello staff tecnico, quando si sbaglia è colpa degli atleti. Tutti sappiamo che in Federazione ci sono persone molto diverse e fra loro alcune sono valide, ma quando a rilasciare una dichiarazione è il responsabile tecnico dello slalom, in quel momento chi parla è la Federazione. All'estensore di questi pezzi redazionali non firmati sul sito della Fed. direi che non è di grande interesse tenerci informati sul disappunto eventuale del resp. tec. quanto sarebbe di somma utilità un bel copia/incolla coi risultati delle gare e i tempi. E magari la voce degli atleti. Dicano loro se si sono complicati la vita. Comunque non c'è nulla di nuovo sotto il sole, nella mentalità di alcuni dirigenti, è evidente, gli atleti sono un male necessario.   

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #56 il: Agosto 15, 2010, 12:22:07 am *
Due panini con bistecca e cipolle, un hot-dog e tre bibite otto euro. La carne è molto buona e la birra è fresca e leggera. Lo sanno bene i tifosi sloveni che sono arrivati a Cunovo in gran numero. Loro danno calore e supporto ai loro atleti e in modo particolare al grande Pero, al secolo Peter Kauzer. Arrivano tutti assieme con un pullman, indossano magliette azzurre con il logo dei prossimi mondiali a Tacen  e sventolano bandiere all’aria facendosi sentire rumorosamente con trombette a fiato che ti spaccano le orecchie. E pensare che nel 2006, ai mondiali di Praga,  il presidente della Fick, dopo avermi cortesemente accompagnato alla porta come commissario tecnico, mi aveva offerto di rientrare occupandomi della tifoseria italiana. “ho capito qual’è  il tuo ruolo: organizzatore di viaggi all inclusive per la canoa italiana, visto che abbiamo sempre un sacco di richiesta in questa direzione”. Peccato però che io  faccia di mestiere l’allenatore dal 1994 e prima avevo pagaiato per il mitico Canoa Club Verona, poi per il Corpo Forestale e contemporaneamente per la squadra azzurra, ma  il tour operator... non che mi risulti. E’ come chiedere al presidente di allenare gli atleti invece di fare il suo mestiere. 
Giusto per la cronaca a seguire le imprese dei nostri eroi italici in quel di Bratislava ci sono: la fidanzata di un atleta, una  mamma e il papà di un altro azzurro con due loro amici digiuni della disciplina in transito per il mare della Croazia e un gruppo di ben: due  fans from home di Super Cali. Quest’ultimo però ci aggiunge tutta la squadra cinese - qui a Bratislava in attesa del pre-mondiale della settimana prossima - la fidanzata Alexandra e ovviamente il sottoscritto. Naturalmente alla sua lista si aggiungo anche Marina e Zeno!

Sabato, vigilia di ferragosto, dedicato alle gare a squadre che, come sempre, divertono e offrono spettacolo da non perdere. Perché questa splendida specialità non sia olimpica non si capisce proprio, visto che l’atletica leggera ha la sua prova collettiva  e  così è  per il nuoto, scherma, tennis tavolo, ginnastica artistica e  per tanti altri sport. A Poznam, poi la settimana prossima ai mondiali di canoa da velocità, ci provano anche loro con la staffetta per cercare di portarla ai Giochi. Nello slalom la discesa di tre atleti contemporaneamente oltre ad essere emozionante e spettacolare regala senso di gruppo ed appartenenza, magari anche per pochi attimi, ma che offrono la dimensione di una nazione nelle diverse specialità. 

Campebell Walsh e Fabien Lefevre sono stati i protagonisti in negativo per le loro rispettive squadre. Tutti e due si sono rovesciati sull’ultimo salto con l’inevitabile conseguenza di perdere la risalita e la seguente porta in discesa. Fuori quindi inglesi e francesi e con italiani al palo per l’uscita di scena in semifinale, la gara nel kayak maschile a squadre si è risolta tra polacchi, tedeschi e sloveni. Bravi i bianco-rossi con Dariusz Popiela e Mateusz e Grzegorz Polaczyk che portano a casa corona europea e gloria su tedeschi e sloveni. Amara consolazione per il piccolo, ma potente Popiela, che a giugno, prima del rinvio dell’europeo, aveva vinto la qualifica  e che invece ieri è rimasto inesorabilmente fuori dai venti semifinalisti.
Kauzer ha provato a guidare i suoi compagni sul gradino più alto del podio, ma le due penalità di Dejan Kralj, impediscono agli sloveni di vincere l’oro: sarà forse rimandato a settembre su acque più amiche?
Nella canadese monoposto Martikan, Slafkovsky e Benus incantano come sempre e vedere all’opera questi tre felini a caccia della preda fa dimenticare il grande caldo e il sole battente che siamo costretti a prenderci visto che dalla tribuna coperta non ci è consentito seguire.
Ci aspettavamo il trionfo  degli slovacchi anche in C2 dopo che avevano dominato la semifinale. Questa volta gli Skantar sono incappati in un banalissimo errore tra la 18 e la 19 che è costato a tutti la gara di finale. Trionfo quindi dei Ceki che non si sono fatti certo scappare  l’opportunità di un titolo europeo.

Per le donne è stata ancora una volta una lotta per la sopravvivenza. Vincono le tedesche che sembrano aver rivoluzionato il famoso motto dei moschettieri di Dumas in:  “tutte contro tutte e ognuna per conto suo”. Il loro tempo ha un distacco del 25% dal  K1 maschile che ci fa capire esattamente la dimensione di questa finale in rosa. Vi lascio immaginare il resto del podio! Esultano le polacche, che dalla loro hanno fisici atletici e molto carini e chiudono seconde davanti alle padrone di casa prive della Kaliska, che toccano le porte come se fossero ciliegie da mangiare sull’albero a giugno.

Domani semifinali e finali individuali, mentre a Solkan (Slovenia) è in corso la seconda prova della Teen Cup le giovani speranze di oggi... i campioni di domani.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 14 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom 2^ giornata gare a squadre. 

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #57 il: Agosto 15, 2010, 09:24:33 pm *
Ve l’avevo detto, capisco se non l’avessi detto, ma l’ho detto! E’ anche vero che ho cercato spesso e volentieri di fare finta di nulla o sorvolarci sopra con voli pindarici. Qualche accenno e poche righe, perché temevo di creare una sovraesposizione e annoiarvi con racconti monotema.  Anche Simona Ventura è una gran bella donna e una brava presentatrice, però a volte ce la propongono in tutte le salse e quando è troppo è troppo, ma... non posso a questo punto fare finta di nulla e non raccontarvi ciò che i miei occhi hanno visto assieme ad altre 5.000  persone, secondo la questura, 20.000 secondo Berlusconi! Addirittura qualcuno, che di mestiere fa il meteorologo, mi ha accusato di divinizzare personaggi come Martikan o qualche altro slovacco. Beh se il mio amico invece di andare a camminare oggi sul monte Baldo a raccogliere le stelle alpine fosse stato qui, si sarebbe ricreduto ed inizierebbe ad appendere in camera i santini di tre C1 che oggi ci hanno riportato indietro nel tempo e più esattamente al 1979. Allora le tre bandiere erano a stelle e strisce ed era un campionato del mondo e i nomi erano quelli di Lugbill, Hearn e Robinson.  Oggi è un europeo e le bandiere sono quelle slovacche.  I tre sono gli stessi dell’anno scorso che nella gara di Coppa del Mondo già avevano monopolizzato il podio. Una gara di coppa però non ha la stessa intensità ed enfasi di un campionato continentale e soprattutto non aveva il seguito di pubblicità che invece ha avuto questa edizione europea. Prima rimandata ed annullata e poi recuperata a metà agosto, nel bel mezzo dell’estate.
Il primo a scendere in finale è Matej Benus, con la sua canoa marroncina che porta disegnato un fiore stilizzato, lo stesso che ha su una parete di casa, giusto prima di entrare in stanza da letto. Vive praticamente nella casa delle fate, sotto il castello di Bratislava, immerso nel bosco assieme ad una ragazza dolcissima e una delle sue due sorelle: la farmacista, non la canoista. Per arrivare alla porta di entrata bisogna camminare cinque o sei minuti per un sentierino, aprire un cancello, attraversare il giardino di alberi da frutto, e, dopo aver scavalcato alcune canoe entri nel saloncino con cucina e ripostiglio. Una scala praticamente a pioli ti porta al primo piano dove ci sono le due stanze da letto e il fiore stilizzato. Benus, solo otto giorni fa, era arrivato secondo agli europei under 23 dopo averli vinti nel 2009.  La sua discesa di finale è pulita e veloce, le sue lunghe leve pescano l’acqua sempre avanti, avanti, avanti...
Martikan, in semifinale aveva fatto il minimo indispensabile per raggiungere la finale e aveva chiuso al terzo posto dietro a Slafkovsky, che invece aveva un incredibile 89,48. Quel tempo gli sarebbe valso tranquillamente la finale anche fra i K1 uomini e la vittoria finale solo se l’avesse fotocopiato nell’ultima battuta di questi europei. La storia però è andata diversamente e Martino, davanti ad un pubblico festoso e colorato, si veste a festa con manica lunga bianca attillata. Divora la prima risalita a destra con un debordè che toglie dall’acqua solo alla porta successiva. Arriva al primo intermedio, dopo circa 30 secondi, con un vantaggio su Benus di 1,41. E subito dopo arriva il capolavoro della giornata: entra nella risalita numero nove a sinistra - dalla sua per intenderci - come un fulmine e quando infila in acqua l’aggancio la barca prende velocità, ruota, si carica di energia atomica, supera la barriera del suolo e si ritrova d’incanto alla dieci. Al secondo intermedio, dopo un minuto di gara, il vantaggio aumenta a due secondi, ma non è finita qui. Se il capolavoro è stato fatto alla nove, il miracolo arriva esattamente nove porte dopo e cioè alla 18 in risalita a destra sotto l’ultimo salto. Ora, solo il signore assoluto della monopala, può pensare di tenere la sua canoa perpendicolare alla corrente -  e che corrente!- e contemporaneamente spostare tutto lo scafo a destra con il debordè in acqua. La cosa gli riesce a meraviglia e stento ancora a crederci ora a distanza di alcune ore rivedendo al rallentatore la sua discesa. In quel modo arriva fino a metà traghetto. Quando toglie il debordè è per fare forza dalla sua aggrappandosi a milioni di molecole di idrogeno ed ossigeno. Alla risalita successiva sa di aver fatto qualche cosa di magico ed unico, alza il fianco destro e si proietta sulla fotocellula. Solo l’ultima onda, prima di interrompere il fascio di luce, riesce a bagnargli il viso e spaccarsi sui suoi bicipiti. Forse la sete di riscossa, dopo una coppa del mondo molto incerta, viene appagata proprio da quell’ultimo spruzzo, da quell’ultimo sussulto prima che la realtà diventi già storia da raccontare.   
Alexander Slafkovosky non è un maestro della fotocopia e, se pur mettendo in scena una tecnica sopraffina e agilità felina ferma i cronometri sul 91,86 più due penalità. Terzo posto per lui e trionfo per la Slovacchia. Il presidente Slovacco Cibak è al mio fianco a guardare la gara. Alla fine mi abbraccia con affetto e la prima cosa che gli viene in mente di chiedermi sono i nomi e l’anno del sogno americano. La memoria non mi tradisce,  visto che sono nato e cresciuto con quella generazione, e una volta che glieli ricordo mi dice:”esatto proprio loro Ettore, oggi si è ripetuta la storia”. Mi sono permesso di aggiungere il fatto che però oggi il sogno lo stava vivendo lui!

Mi aspetta il pollo con la paprika e le verdurine alla griglia, domani vi racconto com’è andata per il resto della giornata, non voletemene male ma Amur ha già messo tutto in tavola e la fame si fa sentire.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 15 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom - giornata di finali

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #58 il: Agosto 18, 2010, 04:50:42 pm *
* Ultima modifica: Agosto 18, 2010, 04:57:25 pm da Ettore Ivaldi *
Per capire la finale dei kayak uomini ai campionati europei di slalom di Bratislava bisogna assolutamente passare dalla semifinale a venti che ora vi racconto. Infatti in questa prova esce subito dalla finale Walsh  che arriva lungo al salto finale e rischia di mancare  la 18 a destra, poi recupera, ma perde secondi preziosi. Per lui gli  0,45 centesimi significano guardare la finale da bordo campo.  
Anche Aigner e Schubert , i giovani tedeschi  che avevano trionfato ad Augsburg  nell'ultima gara di Coppa del Mondo e protagonisti  agli Europei U23 rispettivamente secondo e primo, sbagliano in malo modo all'entrata della  medesima porta.  Ora è tutto chiaro e si capisce che questa combinazione sarà l'arcano di tutta la giornata.  Il numeroso pubblico si concentra in particolar modo in questa zona per sostenere e vedere il grande spettacolo che questa edizione continentale ci regala. Super Cali lavora bene con la pala in acqua nella prima parte e guida il suo rosso scafo,  con l'aquila che tra gli artigli tiene ben saldi  l'accetta e il martello forestale,   verso una finale praticamente sicura. Salta bene all'ultima combinazione, è sicuro di sé. Al palo della diciotto gira attorno come un ballerino fa con la sua dama: la osserva, la conquista con lo sguardo, la illude e poi se ne va con la forza della corrente. Alla diciannove  ad aspettarlo c'è però qualche cosa di stranamente azzurro su un acqua color marron a causa delle continue piogge dei giorni precedenti.  Infatti la tendina del soccorso è volata in acqua e il buon Calimero - come lo chiamavano da giovane, chissà come mai? - è costretto a stringere l'uscita per evitare peggiori danni. Tocca la porta, ma i giudici, valutando l'accaduto, non gli assegnano giustamente la penalità e poi sull'ultima discesa si infila come un gatto e pur toccando ha il passaggio in finale con un ottimo 89, 07. L'altro italiano in gara, il giovane Lukas Mayr, animato dal bel sorriso e da potenti braccia, mette assieme una discesa onesta con un 95,05 a 1,27 dalla finale. L'altotesino gareggia  per la Marina Militare, ma come? Una volta chi era sopra il Po, andava negli alpini a spingere i muli sulla montagna e non si imbarcava certo su corvette o sottomarini… ma i tempi cambiano!  Ad uno ad uno escono anche Polaczyk, Hilgert, Natmessnig, Hernanz e Eoin Rheinisch il mio atleta che si perde anche lui come molti altri alle "Niagara Falls", come chiamano da queste parti l'ultimo salto. Chi invece ha nervi saldi e idee chiare è Peter Kauzer usa 51 pagaiate per arrivare al primo ponte e altrettante per tagliare il traguardo.  Per uscire dalla prima e terza risalita si spinge con forza e sapienza sul muro. Pennella le porte a "ski" dopo il secondo ponte.  Al Niagara falls si presenta con il fianco alto a destra e la pala a sinistra. Volando cambia pala e stalla la canoa. Con due palate a destra entra nella porta. Controlla il traghetto successivo e si presenta sulla porta 19 con anticipo e sangue freddo. Esce con due colpi sicuri a sinistra e taglia il traguardo con un 87,29 che significa primo posto e soprattutto tanta fiducia in se stesso per aver messo in atto una manche facile ma redditizia. Aggiungerei molto redditizia. Il campione olimpico Alexander Grimm, ma quanto è grosso e quanto è enorme la pagaia che usa color argento, con 89,38 è secondo e in terza posizione Vavrinec Hradilek a 19 centesimi dal tedesco. Se dovete girare attorno al ceco saltatelo, fate prima visto che  come rapporto circonferenza di bicipiti e pettorali - altezza non è secondo a nessuno. Unico gap è che quando indossa i pantaloncini in neoprene li porta sotto il ginocchio e non sopra come usualmente dovrebbe essere!
La finale porta con sé il fascino della grande sfida. Le voci si confondono con la musica. La musica è tutto ciò che ci circonda. Anche i ciambelloni che si vendono sul campo di gara, hanno un sapore speciale, si addentano con piacere con  la capacità di addolcire il gusto dell'attesa. La musica, il cibo e lo sport sono tre elementi che sanno unire inequivocabilmente i popoli. Vuoi per affinità, vuoi per curiosità o per semplice diletto.
Il primo a partire, per l'ultimo atto di questi infiniti europei,  è Helmut Oblinger che ritorna in una finale dopo quasi un anno di digiuno. L'austriaco, che secondo me si ostina a pagaiare come se avesse sotto il culo una canoa lunga 4 metri e 25 porte da fare, ha una partenza veloce… troppo veloce per mantenere ritmi ed energia fino alla fine. Chiude con 91,89 e un tocco; alla fine sarà settimo. Chi impressiona per fluidità ed eleganza è Jure Meglic entrato in finale con il settimo tempo a 4,91 dal suo connazionale Kauzer, ma nell'atto finale trova qualità che sembrava aver smarrito in questi ultimi anni. Al primo intermedio ha un ritardo da Mraz di 0,61 e poi, nel secondo, lo annulla e recupera più di un secondo. Parte conclusiva un capolavoro. Spettacolare all'entrata della 18 e risolve tutto con la pala destra in acqua. Chiude in 87,97 più una penalità che però viene tolta dopo la protesta degli sloveni. In effetti alla tre il palo si è mosso per l'effetto dell'acqua e non per un tocco dello sloveno. Parte Molmenti che arriva all'intermedio con un vantaggio di 0,21. Da qui in poi la sua azione perde fluidità e in poco più di 30 secondi perde il vantaggio acquisito e ci aggiunge altri 0,88 centesimi. Nelle porte a "ski" si difende bene, ma il vero errore arriva al salto dove rimane più a lungo del dovuto fra corrente e morta. L'uscita successiva è disastrosa: finisce lunghissimo nella morta della 19 ed è costretto a recuperare. I tocchi ora sono 2, troppi per sperare in una medaglia, e il tempo si ferma sui 94,02 ben 4 secondi e 95 in più della sua semifinale. Cosa sia successo lo spiega nel suo sito, prontamente ripreso dall'ufficio stampa della Fick che usualmente si appropria anche di foto pubblicate su Facebook da atleti e amici. La ragione però bisogna cercarla altrove e non addossare tutte le attenzioni e responsabilità su un solo atleta.
Un'altra finale da incorniciare è quella di Vavrinec che scende con maestria quasi nascosto all'interno del suo kayak come un pilota di formula uno. Spunta praticamente solo il casco della Red Bull e un tocco impercettibile in uscita dalla 18 lo priva di un argento che avrebbe avuto il sapore dell'oro.
Lui, Peter Kauzer,  invece non sbaglia. Parte per ultimo e amministra la gara alla perfezione. Al primo intermedio ha un ritardo dal ceco di 0,72, poi prosegue sulla sua linea senza forzare fino alla 13 dove il ritardo è aumentato a 1,81. Qui inizia la progressione: porte a "ski" senza una sbavatura, salto a Niagara Falls perfetto con effetto accelerazione in uscita, traghetto successivo perfetto che lo porta dentro alla 19, ma soprattutto riesce a salire sopra il treno in corsa dell'acqua che risale il canale e altrettanto al volo esce dopo aver ringraziato e salutato per il velocissimo passaggio. Gli ci vogliono ancora otto pagaiate di cui cinque a sinistra prima di elevare le braccia al cielo e mandare un bacio a tutti i suoi tifosi che sono stati l'arma in più di questa giornata memorabile per il campione del mondo in carica.

Per sapere com'è andata alle donne e ai  C2 l'appuntamento è per il prossimo post… che dite riuscirete ad aspettare?


Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 18 agosto 2010 - Campionati Europei Canoa Slalom finali

Ettore Ivaldi

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Re: On the Road on the Wave!
* Risposta #59 il: Agosto 19, 2010, 06:07:47 pm *
* Ultima modifica: Agosto 19, 2010, 06:12:48 pm da Ettore Ivaldi *
Katerina Macova è una simpatica slovacca, ventiquattrenne per l’anagrafe, ma a vederla si fatica a darle più di 18 anni. Visino rotondo e sorridente, occhi scuri e vispi, capelli a caschetto. Un corpicino tonico che non supera il metro e cinquanta. Fino all’anno scorso pagaiava a mezzo servizio  in kappa (11esima agli Europei U23)  per dedicare il resto del tempo ad apprendere l’arte della monopala. Buona sensibilità, tanta energia,  voglia di fare e un maestro come Juri Mincik l’hanno portata alla grande decisione: basta con il kayak, avanti solo con la canadese monoposto in prospettiva dei giochi Olimpici 2016.
Da ottobre scorso ho passato parecchio tempo sul canale di Cunovo e, a parte la parentesi di tre mesi in Australia, posso dire tranquillamente di aver dormito più tempo qui che a casa. Ciò per dirvi che sul canale slovacco Katerina Macova è una specie di presenza costante. L’ho vista spesso e volentieri silenziosa, con il freddo, con il vento, con la pioggia sul suo C1 bianco e azzurro ad allenarsi con il sorriso nonostante i mille e più eskimi che contornavano ogni sua discesa. Lei però non mollava mai, anzi ad ogni rovesciamento sembrava essere ancora più felice e soddisfatta. Sembrava quasi che quegli occhi luminosi  sottolineassero il fatto che un eskimo fatto era uno in meno in quella lunga lista che ogni canoista deve mettere nel suo curriculum per imparare, per crescere, per diventare un tutt’uno con il suo scafo e con l’acqua. La canadese monoposto è una barca che mi incanta, l’ho scritto molte volte. Ha un fascino particolare perché esprime leggerezza e potenza nello stesso tempo, destrezza e agilità, funambolismo e nervi saldi. La posizione in cui si pagaia ha un che di mistico e religioso nello stesso tempo, quasi un tributo a qualche divinità per la sofferenza nel restare in ginocchio a vogare verso la gloria.  E’ scontato che i  C1 passeranno meno tempo in Purgatorio visto che i loro peccati li hanno già espiati a lungo su questa terra solo per il fatto di aver pagaiato in quella posizione a lungo.
Bene! Katerina Macova proprio ai campionati europei si è tolta una bella soddisfazione entrando nella storia della canoa come la prima vincitrice del titolo continentale nella canadese monoposto donne e soprattutto per esserlo diventata davanti alla sua compagna di squadra Jana Dukatova. Ora, per dovere di cronaca, bisogna dire che la canadese donna è ancora in crescita e oggi si entra in finale più per mancanza del numero legale che per vere e proprie performance atletiche. Scendere per questo canale non è impresa da poco e per il momento lo possiamo considerare già un passo avanti anche se dovranno passare  ancora molti anni prima di poter parlare  di imprese agonistiche di rilievo. Forse, come già detto più volte, se si pensasse di far gareggiare le donne su tracciati che si avvicinano di più alle loro caratteristiche, i tempi si accorcerebbero, ma essendo la cosa molto semplice diventa assai complicata per  burocrati che passano più tempo in sala VIP che ad organizzare riunioni o studi approfonditi su come migliorare.
La Dukatova si è dovuta accontentare dell’argento nella canadese monoposto, ma ha dominato nel kayak con una finale che ha incantato. Abbiamo vissuto la sua discesa quasi a rallentatore tanto era bella e pregevole la sua azione. Pulita sotto ogni aspetto, impeccabile nell’azione propulsiva. Un capolavoro la parte finale e in poco meno di 40 secondi ne ha guadagnati più di tre sulle dirette avversarie. Sugli spalti e per la televisione slovacca Elena Kaliska, campionessa europea uscente e al suo attivo già cinque successi alla rassegna continentale,  ferma per una microfrattura al gomito sinistro. La bi-campionessa  olimpica deve iniziare a preoccuparsi perché ancora una volta sarà una lotta all’ultima pagaiata per aggiudicarsi il posto ai Giochi Olimpici di Londra 2012 e la Dukatova le ha già lanciato la sfida davanti ad un pubblico che sembra amare molto la bella e brava neo campionessa europea del kayak in rosa.  

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 19 agosto 2010 - Campionati Europei Canoa Slalom - final day

P.S. ... lo so mancano i C2 all'appello! Cosa dite nel prossimo post ne parliamo?