Il momento migliore per fare spesa al mercato è quando i “piasaroti” stanno rimettendo le loro mercanzie nei carretti e sanno che difficilmente quella merce troverà domani un acquirente. Così finito allenamento e rientrando a casa per il pasto mi sono ritrovato in mano, per tre euro, una cassa di fichi belli maturi da far impazzire Amur, grande divoratrice di questa sublime opera della natura! Il mercato a Seu d’Urgell è un appuntamento bisettimanale – martedì e sabato – vi trovate di tutto, ma specialmente frutta, formaggi e salumi. Le donne, da sempre, attirate come calamite a questa forma di socializzazione con la scusa del risparmio, vanno alla mattina presto e ci tornano prima della chiusura con le loro borse carrello. C’è anche un’area riservata alle persone anziane che vendono i frutti dei loro orti che circondano il campo di slalom. Tutti tenuti molto bene. Piccoli appezzamenti di terra, dati dal comune ai pensionati, con una casettina per rimessaggio attrezzi e per un pisolino tra una innaffiata o una potatura. Fanno molto colore, tengono impegnate le persone, le mantengono sane e costituiscono una piccola fonte di reddito per alcuni mesi all’anno. Quindi, se venite al mondiale a settembre, segnatevelo sulla vostra agenda perché una puntatina al mercato, magari nelle ore centrali, può essere divertente. Dimenticavo si trovano delle olive spettacolare e a chi piace dell’ottimo bacalà. Altra cosa che dovete appuntarvi per quando verrete a Seu è la movida nella via principale. Alla sera è una sorta di facebook dal vivo, potete fare nuove amicizie, ignorarne altre, lanciare appelli per salvare questo o quel politico, parlare delle vostre recenti vacanze, illuminare il mondo per la vostra sensibilità, creare gruppi che odiano quelli che… volete voi! La via centrale è una lunga via alberata da imponenti platani che, come da tradizione da queste parti, vengono potati per formare una sorta di tetto di foglie. Durante l’estate vi sembrerà di entrare in una galleria nel bosco; d’inverno capirete la sua architettura. A Seu, ma generalmente in Spagna, non potete non nutrirvi dei ricchissimi “bocadillos” i nostri panini imbottiti, qui serviti sempre in una sorta di ciabattina con carne, uova o prosciutto crudo, chiaramente caldi. Costano poco e vi nutrono bene almeno per il pranzo.. Ecco un piccolo difetto iberico: tagliare quel meraviglioso e gustosissimo ben di dio con un coltellaccio su un trespolo il più delle volte traballante, ma perché non usate l’affettatrice per gustare, a fette sottilissime, il prosciutto crudo? Per la sera vi consiglio di provare sicuramente la classica “betola” catalana. Andate al Canigò, mangiate scegliendo dalle fotografie con numero e vi servono più veloci della luce ed è molto barato. Se avete nostalgia di pizza vi consiglio il ristorante Miscela che sazierà la vostra voglia di cose buone del nostro paese.
In piazza, o meglio, nella via centrale trovate ovviamente anche gli atleti che quattro passi in centro, dopo cena, se li fanno e normalmente non mancano all’appuntamento con la bevanda tipica: la sangria. Questa aiuta ad espellere l’acido lattico accumulato durante il giorno su un canale che sta funzionando solo con due pompe e che scarica 8 metri cubi al secondo: pochi, rispetto a quelli previsti, per la prova di settembre e cioè 10. Pensate che per i giochi olimpici, nel 1992, si utilizzavano 4 pompe e i metri cubi erano 12. Oggi è arrivata una gigantesca gru per estrarre la pompa rotta e diverse persone sono all’opera per trovare il guasto, forse è tempo di cambiarla con costi aggiuntivi. Certo è che le squadre qui non sono molto felici ad allenarsi, spendere tempo e denaro, e sapere che i mondiali si faranno con acqua diversa, ma si sa, al destino non si comanda, come non si può dire nulla alla Pavelkova che oggi, durante l’allenamento, se l’è presa con diverse porte colpendole duramente con la pagaia. Nervosa? Noi eravamo sul percorso con gli atleti per illustrare il tracciato e quel mattacchione di Mark Delaney, ex C1 di livello e ora forte ciclista nel tempo libero, domenica è andato e tornato da Sort (prossima sede dei mondiali di discesa nel 2010) in 4 ore, ha subito ribattezzato “the dancing gate” per spiegare di quale porta si trattava. Quando si dice l’humor inglese!
La ceka esordì da junior ai mondiali del 1990. Vinse proprio davanti a Cristina Giai-Pron, la bionda torinese si riprese la rivincita due anni dopo in Norvegia mettendosi al collo l’oro e il titolo iridato. La carriera canoistica per Pavelkova e Giai-Pron si incrocio ancora sul podio nel 1997 quando le due atlete ormai senior si contesero, fino all’ultimo, la coppa del mondo. Ebbe la meglio l’atleta dell’est per pochi punti. Sul metro e cinquanta, Irene Pavelkova, occhi azzurri, leve corte, ma potenti, da sempre l’ho vista gareggiare con l’Ace – caschetto mitico rilanciato in questi anni proprio da Fabien Lefevre. Deve essere un tipo particolare, questo è ovvio, visto che non si arriva a 40 anni seduti dentro una canoa se non si ha qualche cosa di speciale e una voglia di esprimerti ancora attraverso uno mezzo fluttuante, se pur portato con eleganza e maestria. Lei passeggia immersa nei suoi pensieri nel Parc e finiti gli allenamenti sparisce dietro alla sua gigantesca borsa. Campionessa del mondo a squadre nel 2003 e 2005, terza nel 2008 a Krakovia agli europei. Qui ci riproverà a dare battaglia… le avversarie sono avvisate!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 4 agosto ... a 36 giorni dal Mondiali e a 1.087 da Londra!