La Seu d’Urgell, dopo le Olimpiadi del 1992, ospiterà per la seconda volta i Campionati del Mondo di canoa slalom, la prima fu esattamente 10 anni fa. Tuffiamoci nel passato per ricordare quell’edizione comparandola a quella che fra pochi giorni animerà i nostri cuori. La prima sostanziale differenza fra le due rassegne è che la prima servì come prova di qualificazione olimpica per i Giochi di Sydney 2000, mentre quella di oggi arriva giusto dopo i Giochi di Beijing 2008. Si perde il valore di prova di selezione a cinque cerchi, ma si acquisisce, però, quel sapore di sfida che ogni rassegna iridata ha nell’anno post-olimpico. Lo è stato così per l’atletica leggera ad Agosto in quel di Berlino e sarà così anche per la canoa slalom a La Seu d’Urgell.
Anche nel 1999 le gare si svolsero praticamente nello stesso periodo e cioè dal giorno 8 al 12 settembre, quest’anno dal 9 al 13 settembre. Le nazioni che vi presero parte furono 40, oggi saranno 60, per un totale allora di 274 barche per 314 concorrenti: 117 k1 uomini, 63 donne, 61 C1 e 36 C2, mentre le gare a squadre furono 64. Nel 2009 partiranno 290 imbarcazioni per 380 concorrenti così distribuiti: 92 kayak maschili, 66 donne, 69 C1 uomini, 40 C2 e 22 donne in C1.
Nella prima edizione iridata spagnola il percorso di gara fu tracciato dallo spagnolo Francesc Ganyet in collaborazione con lo slovacco Jaroslav Pollert, lo statunitense Don Giddens che svolgeva anche il ruolo di Chief Judge oggi ricoperto da Jean-Michel Pronon. Firmò il percorso anche l’organizzatore tecnico l’iberico Ramon Ganyet. In questa edizione quest’ultimo ricopre il ruolo di executive director. Nella giuria non era presente nessun italiano, mentre ci sarà Giuseppe D’Angelo, esperto giudice internazionale a campionati del mondo e olimpiadi con trascorsi agonisitici proprio in questa specialità. Partecipò infatti con il fratello Roberto ai giochi olimpici del 1972 chiudendo la prova al 18esimo posto in una gara da 5 minuti 7 secondi e 49 decimi con 30 penalità… si potrebbe dire che neppure le gare di discesa classica sono oggi così lunghe!
Saranno invece il campione olimpico nel 2000, il tedesco Thomas Schmidt, con la britannica Helen Revees medaglia di bronzo ad Atene 2004 a disegnare i tracciati per qualifiche e semifinali (la finale sarà disputata sul percorso della semifinale). Assieme ai due ex campioni, attualmente nel boarding slalom ICF, ci sarà anche Jean-Michel Pronon.
L’elaborazione dati è ancora affidata alla Siwidata, azienda italiana che da tempo è leader per questo genere di servizi, non solo per la canoa, ma in modo particolare per il biathlon e lo sci di fondo.
Per l’Italia nella canadese monoposto partecipò Francesco Stefani – attualmente collaboratore tecnico nazionale – che arrivò 29esimo nella gara di qualifica. Due manche pulite per il vicentino però a oltre 8 secondi dall’ultimo posto utile per qualificarsi alla finale. L’azzurro non fu praticamente mai in gara visto che già nell’intermedio, posto poco dopo il minuto, accusava sia in prima che in seconda manche pesanti ritardi. Allora le prove venivano sommate. La vittoria nella qualifica, in questa specialità, la portò a casa il 21enne Tony Estanguet davanti a Robin Bell che di anni ne aveva 22. Il fratello del transalpino Tony, Patrice, arrivò terzo. La finale fu uno scontro diretto a distanza tra Michal Martikan e il francese Emmanuel Brugvin, con un terzo incomodo l’australiano Robin Bell. Martikan partì bene vincendo la prima manche con un margine però molto esiguo – 0.65, sul francese. Nella seconda prova lo slovacco toccò la porta numero 2 – una discesa subito dopo lo scivolo- che gli fece perdere tempo prezioso in tutta la prima parte: tanto che all’intermedio si trovò in nona posizione con un ritardo che si avvicinava ai 3 secondi. La seconda parte, per il fenomeno slovacco, fu un crescendo verdiano: recuperò secondi preziosi, volò sulle risalite, non perse un colpo in acqua. Alla fine fece registrare praticamente lo stesso tempo della prima discesa, ma la penalità trasformò l’oro in bronzo. Infatti il 29enne Emmanuel Brugvin, sceso proprio davanti a lui, seppe mettere a segno una discesa leggermente più lenta della sua prima prova – più 0,20 – ma pulita che gli regalò, nella somma, l’oro e il titolo di campione del mondo. Tra i due si infilò Robin Bell con due manche fotocopiate. A bocca asciutta per 0,61 e giù dal podio il non ancora diciannovenne tedesco Stefan Pfannmoller, all’esordio mondiale con un futuro che lo porterà al bronzo olimpico di Atene 2004. Il potente teutonico lascerà la canoa agonistica in modo rocambolesco. Infatti proprio alla vigilia del mondiali del 2007 in Brasile gli viene offerto un lavoro a cui non ebbe il coraggio di rinunciare.
La canadese monoposto azzurra, oggi, è affidata a Roberto Colazingari, classe 1993 probabilmente l’atleta più giovane di questa manifestazione. Più giovane di lui solo l’australiana Jessica Fox che gareggerà nella canadese monoposto per una gara più dimostrativa che ufficiale. Lei vide la luce nel 1994, mamma e papà prima erano impegnati a pagaiare!
Due le italiane al via nel 1999 Cristina Giai-Pron e Barbara Nadalin. Oggi Angela Prendin. Cristina ottenne il 13esimo posto in qualifica, passavano 15 donne in finale. La friulana Nadalin fece molto bene in prima manche con il settimo posto, ma nella seconda discesa perse tempo nella prima parte accusando un ritardo difficilmente recuperabile. Chiuse 23esima e con tanta amarezza in corpo per l’occasione perduta. La finale femminile si ricorderà per la contestazione che fermò a lungo l’ufficialità della gara, visto che gli svizzeri avevano fatto ricorso per una penalità non assegnata alla statunitense alla porta numero 14. La commissione riconobbe l’errore e pose il tocco a Rebecca Bennet, che si vide sfilare la medaglia di bronzo dal collo a favore della svizzera Sandra Friedli nella gara vinta dall’allora 31enne Stepanka Hilgertova – che ritroveremo in gara nei prossimi giorni – sulla sorprendente polacca Beata Grzesik. La polacca chiuse la sua carriera in Australia alle olimpiadi dell’anno successivo. Dall’altra parte del mondo non trovò solo l’onore a cinque cerchi, ma anche il grande amore della sua vita. Oggi è felicemente sposata e mamma e si diletta con il surf dimenticando i freddi inverni polacchi. Cristina Giai-Pron chiuse la finale in 14esima posizione.
Gli azzurri nel K1 uomini nel 1999 erano: il 25enne Matteo Pontarollo, il 26enne Enrico Lazzarotto e il 34enne Pierpalo Ferrazzi. Il primo interpretò male la gara e finì distanziato al 52esimo posto, mentre Ferrazzi e Lazzarotto non faticarono a qualificarsi, rispettivamente quarto e ottavo, ottenendo entrambi la qualificazione olimpica.
La finale fu entusiasmante visto che il vicentino forestale Enrico Lazzarotto dopo la prima manche era quinto a 0.70 dall’oro. Nella seconda discesa, distribuì al meglio le sue energie: all’intermedio, posto a circa 50 secondi dalla partenza, era in leggero ritardo, ma con tante energie ancora in corpo da spendere. Migliorò il suo 99,56 in 99,11, solo una banalissima penalità alla porta 18, prima dell’ultimo salto, lo privò dell’argento iridato. Ferrazzi toccò la prima porta e il suo tempo non fu tra i migliori – 17esimo – nella seconda tentò il tutto per tutto. Fece registrare il terzo intermedio e chiuse in 98,69 più una penalità alla porta in discesa numero 13, giusto dopo il ponte all’uscita della risalita di destra. Classifica finale 14esimo.
La gara nel kayak maschile fu vinta, a sorpresa, da David Ford, il canadese dagli enormi bicipiti, che vinse quel titolo iridato all’età di 32 anni. Oggi ne ha 10 in più e sarà regolarmente al via nella speranza di emulare le gesta del passato.
La canadese biposto, allora come oggi, era rappresentata da Benetti/Masoero, all’esordio iridato senza infamia e senza gloria: solo 24esimi dopo le qualifiche, allora molto lontani dai 15 che passavano il turno. La finale fu vinta dai ceki Jiras/Mader rispettivamente Marek e Tomas sui polacchi Kolomanski/Krzysztof e terzi Biau/Daille per la Francia, che aveva piazzato in finale altri due equipaggi. Quest’anno con Benetti e Masoero ci saranno anche Pietro Camporesi e Nicolò Ferrari. Il primo emiliano di Bologna il secondo veneto di Verona, ma studente universitario nella bella cittadina del compagno di barca Pietro. Di Bologna mi affascina la parlata e la fontana di Nettuno, dio dei corsi d’acqua… e l’affinità è evidente a tutti!
L’Italia nel ’99 era guidata dal commissario tecnico Carlo Perli. Con lui, oltre all’allora vice-presidente Giuseppe Mazza, il medico Giglioni. In rappresentanza dell’ICF Vittorio Cirini. Oggi lo staff tecnico è decisamente più nutrito, anche se per la verità non si capisce bene, viste le convocazioni federali, chi svolga la funzione di CT.
Il medagliere di allora fu vinto con 3 ori e un bronzo dalla Repubblica Ceka, seguita dalla Germania con 2 ori e 1 argento, terzi Polonia con 1 oro e 2 argenti. Medaglie d’oro ancora per Francia che portò a casa anche 3 bronzi e per il Canada. Gli Stati Uniti 2 argenti, la Slovacchia 1 argento e 1 bronzo, l’Australia un argento come la Slovenia. 2 bronzi la Gran Bretagna e uno per la piccola Svizzera.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 6 settembre ... a 3 giorni dal Mondiale e a 1.054 da Londra!