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Ettore Ivaldi

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IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* il: Agosto 03, 2009, 07:51:32 pm *
“Qui Houston, rispondete”
…scrrsch!!
 “Avanti Houston vi copiamo”
… scrrsch!!
“All paddler on the start at 7.30 a.m. please not delete”
Tranquilli non siamo a  Houston nel Texas alla base della  National Aeronautics and Space Administration da tutti noi conosciuta come NASA, siamo semplicemente, in questi primi giorni di agosto, a Seu d’Urgell dove dall’8 al 13 settembre si disputerenno i campionati mondiali di canoa slalom. Il clima però è quello di un imminente  attaco nucleare: gli inglesi  hanno praticamente messo sotto assedio il “Parc del Segre” in vista proprio di questo evento. Cinque tecnici dai nomi risonanti e dai trascorsi gloriosi e sapienti; cinque persone per il video; due fisioterapisti; un medico; dodici atleti, una palestra allestita con attrezzi made in GB, parabole per catturare segnali video e cavi sparsi ovunque, diversi mezzi per spostarsi velocemente sul territorio senza dare nell’occhio. Breafing, che sembrano più consigli di amministrazione  della General Motors, con tanto di palmari alla mano e radio ricetrasmittenti per essere sempre in contatto... ma se sono tutti in riunione con chi sono collegati? Per non parlare del de-breafing dove si snocciolano tempi, video, analisi, stati emozionali, temperatura dell’acqua e umidità dell’aria. Le operazioni da mettere in essere sono segrete e vengono comunicate  ai soldati con la massima discrezione. Tutti gli operatori (leggi atleti)  in acqua hanno compiti precisi, completamente diversi uno dall’altro, gettando nello scompliglio e nell’impossibilità per gli avversari di capire  i successivi attacchi. Tecnici che corrono, mimetizzandosi fra gli alberi di un’area che sta subendo la mutazione grazie al denaro che sta piovendo dalla Catalunya  e dalla municipalitò per l’evento iridato e che certamente il buon direttore del centro – l’amico Gagnet – non si fa sfuggire. Lo spirito di estrema tranquillità dettato anche dallo spiegamento di forze e mezzi, tiene alto il morale della truppa di sua maestà la Regina. Manca solo Francis Drake per sconfiggere l’invincibile Armada del re di Spagna Filippo I e mettere fine alla guerra degli ottant’anni, tornando  a casa non con l’argento derubato alle navi spagnole provenienti dalle Americhe, ma con le medaglie di un mondiale che per nessuna nazione sembra così scontato.
A 37 giorni dall’apertura il movimento da queste parti è notevole, sia da parte degli organizzatori, sia da parte delle squadre che hanno iniziato a fluire con mezzi e uomini. Vuole essere un mondiale altamente tecnologico, sembra questo il dictat di una Spagna protagonista anche sotto l’aspetto organizzativo. E’ stato infatti messo a punto un sistema video completamente automatizzato con 12 telecamere sul percorso che registrano il passaggio dell’atleta munito di microcip e lo confeziona pronto-montato all’arrivo. Il mio amico e uomo che vive di tecnologia avanzata, Carlo Alberto, impazzirebbe al solo pensiero, nella certezza però che ci troverebbe qualche diffettuccio. In effetti anche gli stessi operatori si sono scervellati non poco per cercare una perfezione di immagini e sincronia assoluta. Girano voci che il costo complessivo di tutto l’ambaradan video si aggiri intorno ai 180 mila suonanti euro. A tutt’oggi  gli informatici sono ancora al lavoro per cercare di rendere operativi e compatibili  anche alcuni programmi di video-analisi che molte squadre utilizzano. Sul canale di gara sono state poste anche delle bande magnetiche per rilevare i tempi nelle varie frazioni e  che automaticamente vengo registrati e forniti agli allenatori. Sono migliorate anche le infrastrutture. Sta nascendo la nuova palestra, molto ampia e piena di luce con i relativi spogliatoi. Il vecchio ginnasio lascia posto all’ufficio stampa.  L’impianto  è stato reso completamente agibile anche ai portatori di handicap con un ascensore e una pedana sui punti più ostici quali erano i mille scalini dei volontari e il ponte di accesso al centro del parco. Per i mondiali poi sono previste due tribune sul lato destro del canale e una serie di strutture per agevolare il pubblico a seguire l’evento a dieci anni da quel mondiale che consegnò il titolo nel kayak maschile al canadese  David Ford su una canoa che era tutto un programma: boomerang. Il “vecchio” Ford, ha capitolato con la fidanzata e si è sposato quest’inverno, ma non sembra propenso a cedere sul fronte canoa. Sarà in gara sicuramente a costo di giocarsi qualche anno di vita! Al via anche chi la storia della canoa l’ha scritta da tempo: Stepanka Hilgertova che esordì a livello internazionale nel 1988 e da allora non ha mancato nessun appuntamento con olimpiadi (ne ha vinte due) mondiali (al suo attivo 2 individuali e due a squadre), coppe del mondo (due vinte) e europei (cinque tra individuale e squadre). Qui a Seu nel 1999  vinse il suo primo titolo di campionessa del mondo, una buona ragione quindi per riprovarci e ripetere la storia come David Hearn fece a Nottingham nel 1995 quando a dieci anni dal suo primo successo iridato individuale, Augsburg nel 1985, si ripetè nella tana di Robin Hood! Anche questa mattina Stepanka  era in acqua per l’allenamento seguita, come sempre, dal marito allenatore Lubos Hilgert. In due superano i cento anni, ma questa non sembra una buona ragione per abbassare la guardia!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – Seu d’Urgell 3 agosto ... a 37 giorni dal  Mondiali e a 1.088 da Londra!

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #1 il: Agosto 04, 2009, 07:29:05 pm *
Il momento  migliore per fare spesa  al mercato è quando i “piasaroti” stanno rimettendo le loro mercanzie nei carretti e sanno che difficilmente quella merce  troverà domani un acquirente. Così finito allenamento e rientrando a casa per il pasto mi sono ritrovato in mano, per tre euro, una cassa di fichi belli maturi da far impazzire Amur, grande divoratrice di questa sublime opera della natura! Il mercato a Seu d’Urgell è un appuntamento bisettimanale – martedì e sabato – vi trovate di tutto, ma specialmente frutta, formaggi e salumi. Le donne, da sempre, attirate come calamite a questa forma di socializzazione con  la scusa del risparmio, vanno alla mattina presto e ci tornano prima della chiusura con le loro borse carrello. C’è anche un’area riservata alle persone anziane che vendono i frutti dei loro orti che circondano il campo di slalom. Tutti tenuti molto bene. Piccoli appezzamenti di terra, dati dal comune ai pensionati,  con una casettina per rimessaggio attrezzi e per un pisolino tra una innaffiata o una potatura. Fanno molto colore, tengono impegnate le persone, le mantengono  sane e costituiscono una piccola fonte di reddito per  alcuni mesi all’anno. Quindi, se venite al mondiale a settembre, segnatevelo sulla vostra agenda perché una puntatina al mercato,  magari nelle ore centrali,  può essere divertente. Dimenticavo si trovano delle olive spettacolare e a chi piace dell’ottimo bacalà. Altra cosa che dovete appuntarvi per  quando verrete a Seu è la movida nella via principale. Alla sera è una sorta di facebook dal vivo, potete fare nuove amicizie, ignorarne altre, lanciare appelli per salvare questo o quel politico, parlare delle vostre recenti vacanze, illuminare il mondo per la vostra sensibilità, creare gruppi che odiano quelli che… volete voi! La via centrale è una lunga via alberata da imponenti platani che, come da tradizione da queste parti, vengono potati per formare una sorta di tetto di foglie. Durante l’estate vi sembrerà di entrare in una galleria nel bosco; d’inverno capirete la sua architettura. A Seu, ma generalmente in Spagna, non potete non nutrirvi dei ricchissimi “bocadillos” i nostri panini imbottiti, qui serviti sempre in una sorta di ciabattina con carne, uova o prosciutto crudo, chiaramente caldi. Costano poco e vi nutrono bene almeno per il pranzo..  Ecco un piccolo difetto iberico: tagliare quel meraviglioso e gustosissimo ben di dio con un coltellaccio su un trespolo il più delle volte traballante, ma perché non usate l’affettatrice per gustare, a fette sottilissime, il prosciutto crudo? Per la sera vi consiglio di provare sicuramente la classica “betola” catalana. Andate al Canigò, mangiate scegliendo dalle fotografie con numero e vi servono più veloci della luce ed è molto barato. Se avete nostalgia di pizza vi consiglio il ristorante Miscela che sazierà la vostra voglia di cose buone del nostro paese.
In piazza, o meglio, nella via centrale trovate  ovviamente anche gli atleti che quattro passi in centro, dopo cena, se li fanno e normalmente non mancano all’appuntamento con la bevanda tipica: la sangria. Questa  aiuta ad espellere l’acido lattico accumulato durante il giorno su un canale che sta funzionando solo con due pompe e che scarica 8 metri cubi al secondo: pochi, rispetto a quelli previsti, per la prova di settembre e cioè 10. Pensate che per i  giochi olimpici, nel 1992, si utilizzavano 4 pompe e i  metri cubi erano 12. Oggi è arrivata una gigantesca gru per estrarre la pompa rotta e diverse persone sono all’opera per trovare il guasto, forse è tempo di cambiarla con costi aggiuntivi. Certo è che le squadre qui non sono molto felici ad  allenarsi, spendere tempo e denaro, e sapere che i mondiali si faranno con acqua diversa, ma si sa, al destino non si comanda, come non si può dire nulla alla Pavelkova che oggi, durante l’allenamento, se l’è presa con diverse porte colpendole duramente con la pagaia. Nervosa?  Noi eravamo sul percorso con gli atleti per illustrare il tracciato e quel mattacchione di Mark Delaney, ex C1 di livello e ora forte ciclista nel tempo libero, domenica è andato e tornato da Sort (prossima sede dei mondiali di discesa nel 2010) in 4 ore, ha subito ribattezzato “the dancing gate” per spiegare di quale porta si trattava. Quando si dice l’humor inglese!
La ceka esordì da junior ai mondiali del 1990. Vinse proprio  davanti a Cristina Giai-Pron, la bionda torinese si riprese la rivincita due anni dopo in Norvegia mettendosi al collo l’oro e il titolo iridato. La carriera canoistica per Pavelkova e Giai-Pron si incrocio ancora sul podio nel 1997 quando le due atlete ormai senior si contesero, fino all’ultimo, la coppa del mondo. Ebbe la meglio l’atleta dell’est per pochi punti. Sul metro e cinquanta, Irene Pavelkova, occhi azzurri, leve corte, ma potenti, da sempre l’ho vista gareggiare con l’Ace – caschetto mitico rilanciato in questi anni proprio da Fabien Lefevre. Deve essere un tipo particolare, questo è ovvio, visto che non si arriva a 40 anni seduti dentro una canoa se non si ha qualche cosa di speciale e una voglia di esprimerti ancora attraverso uno mezzo fluttuante, se pur portato con eleganza e maestria. Lei passeggia immersa nei suoi pensieri nel Parc e finiti gli allenamenti sparisce dietro alla sua gigantesca borsa. Campionessa del mondo a squadre nel 2003 e 2005, terza nel 2008 a Krakovia agli europei. Qui ci riproverà a dare battaglia… le avversarie sono avvisate!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 4 agosto ... a 36 giorni dal Mondiali e a 1.087 da Londra!

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #2 il: Agosto 05, 2009, 06:09:13 pm *
* Ultima modifica: Agosto 05, 2009, 06:12:06 pm da Ettore Ivaldi *
Sono veramente contento della giornata di allenamenti di oggi!
Ieri sera, dopo la cena by my-self,  ho pensato a lungo alla sessione di allenamento di oggi che prevedeva tecnica sulla prima e seconda parte, mentre nel pomeriggio ci siamo concentrati sulla parte centrale. In sostanza ho diviso il percorso in quattro parti, perché secondo me hanno caratteristiche diverse e devono essere affrontate anche in modo diverso. L’idea quindi è quella di allenare nello specifico le varie sezioni ed essere pronti ad ogni combinazione che ci verrà proposta ai mondiali. Abbiamo quindi usato un’intera giornata per cercare di capirci di più sul primo tratto del canale. Sembra impossibile, ma le combinazioni che si possono fare si elevano  all’ennesima potenza ogni giorno, ogni volta che metti il culo in barca.
La giornata inizia subito alla grande, quando arrivato al canale, di buon ora, ho ricevuto un sorridente  “good-morning coach” dai miei due atleti che avrebbero lavorato con me da li a poco.  Che bello essere chiamato con il nome della professione che amo e che, nonostante mille difficoltà, sto cercando di portare avanti. Ora, la sessione di tecnica, può essere molto divertente ed importante, può anche essere molto noiosa e demotivante, ma può essere anche nello stesso tempo stimolo per provare gesti e manovre nuove. Era proprio quest’ultimo  l’obiettivo che ieri sera mi ero prefissato, prima di immergermi nella lettura di  “uomini che odiano le donne” di quel fenomeno di giornalista e romanziere di  Stieg Larsson, peccato solo che sia morto così giovane, lasciandoci solo tre grandi opere. 
La prima parte del percorso di Seu presenta una ventina di metri in acqua ferma, quindi con un netto cambio di stato  entri nel canale. L’approccio non è bello perché il salto è netto e l’abilità dell’atleta è quella di entrare subito in sintonia con l’acqua… non ha tempo, in questo caso di prendere tempo! Ti trovi praticamente davanti ad un massone che spacca l’acqua in due parti. Dietro ci puoi trovare una risalita oppure una porta a ski che ti costringe a fare una “cicane” per andare a prendere la corrente che arriva dal lato opposto. Tante altre combinazioni, chiunque disegnerà il percorso, non potrà inventarsi. Il bello arriva subito dopo con due belle morte a destra e a sinistra ed è proprio su queste due zone che nella mattina abbiamo lavorato a lungo. Due risalite, alternativamente da una parte e dall’altra, con l’obiettivo di far trovare una linea diretta d’entrata senza  fermare mai la canoa, anche se, magari bisogna allungare un po’ la strada. Tutto ciò per favorire un’uscita corta e veloce. Il rischio è sempre quello: stringere la porta e uscire alti.
Questo è un difetto comune a molti atleti, specialmente quelli più giovani, che hanno come punto di riferimento il palo interno, che va anche bene, ma non è questo il punto in cui bisogna fare qualche cosa. Perché complicarsi la vita, quando la vita ti sorride e ti offre l’opportunità di avere spazi molto ampi che non sfrutti? Altro problema sono le penalità. Non voglio o meglio non vorrei mai che i miei atleti toccassero le porte, neppure in allenamento, neppure per scherzo. E così per cercare di convincerli e fissare nella loro testa questo obiettivo ho raccontato questa storia: lo slalomista, in generale,  ha una sorta di attrazione sessuale (quando si parla di sesso rimane sempre in testa)  verso la porta, non potrebbe essere diversamente visto che fa parte della tua vita, ma deve restare solo ed esclusivamente un amore platonico. Loro Dante lo conoscono poco, ma ho cercato di spiegargli che il sommo poeta  non ha mai neppure sfiorato con un dito la sua amata Beatrice, è servita per condurlo verso la sapienza di quella luce che gli fa conoscere Dio. Così come per il Leopardi  che ha solo scritto degli stupendi versi per la sua Silvia, ma gli esempi sono molti, anche per molti di noi.  Quindi loro, possono solo regalare e fare grandi corteggiamenti alle porte, ma mai pensare di oltrepassare quel limite.
La cosa è piaciuta e il sorriso è tornato a far parte integrante del nostro allenamento! Chissà cosa diranno domani quando mi presenterò sul campo di allenamento con la T-shirt che ha creato quel “pazzo” di L8 per le gare di rodeo a Valstagna dove rappresenta brillantemente il connubio perfetto della vita: donne e canoa!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 5 agosto ... a 35 giorni dal Mondiale  e a 1.086 da Londra!

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #3 il: Agosto 06, 2009, 07:33:52 pm *
Il mondo è pieno di strani e pittoreschi personaggi. Questa mattina a passeggiare lungo il canale, ammirando i canoisti in pieno allenamento, si aggirava un signore di altri tempi. Pantalone grigio con bretelle, camicia bianca, papillon, paglietta in testa stile Maurice Chevalier, e un bastone  non per sostenerlo, ma per rendere elegante il suo cammino. Un tuffo negli anni ’20 quando vestirsi e camminare così era nella prassi comune.
Un'altra persona che attira l’attenzione, non solo qui a Seu, ma in genere sui campi di gara è l’allenatrice, ma anche fidanzata, del C2 russo terzo ai Giochi Olimpici di Bejing 2008:Mikhil Kouznetsov – Dmitri Larionov. Giustamente vi chiederete con chi dei due è fidanzata? Questo lo devo ancora capire, ma da voci sembra essere con Larionov. Ora la tipa – non mi è dato conoscere il nome -  è sempre vestita con l’abbigliamento olimpico. Bianco e rosso con la scritta “Russia” in bella mostra o sul petto  o sulle spalle. Porta grossi occhiali da sole, formato  maschera, modello Gucci. Ora, capisco che la patria è la patria, ma mi sono chiesto: se non fosse andata alle olimpiadi e non avesse ricevuto tutto il set-abbigliamento relativo, come si vestirebbe? Tentando l’approccio per cortesia, legato  al fatto che mia mamma mi ha sempre insegnato che le persone vanno almeno  salutate, anche se ho buone ragioni di non rispettare questo insegnamento in un solo caso, la tipa vi risponderà rigorosamente in lingua madre: дравствуйте. Ma mai ripetuto per due volte al giorno perché dicono che possa portare male! Lei segue a vista l’equipaggio con il suo amato, annota su uno strano book tempi e forse qualche altra informazione. Lo scambio dei dati viene fatto telepaticamente, perché è talmente basso il tono di voce che anch’io, che sto a 20 centimetri, non lo percepisco e penso neppure gli atleti in acqua. Forse che il russo sia una lingua senza suono  trasmessa dal labiale?
Ieri sono tornati a casa i francesi. Lefevre è  passato definitivamente nel team Vajda. Qui provava due modelli di canoa del costruttore di Bratislava che sta monopolizzando il settore slalom e che nel tempo libero progetta e costruisce vasche per idromassaggio stile Jacuzzi-spa. Estanguet è seguito dal fratello, un ex ottimo C1 di esperienza. Tony, il biolimpionico, è  alla ricerca della sua riscossa dopo l’uscita di scena prematura dalla finale a cinque cerchi;  e pensare che era il portabandiera alla sfilata di apertura e sembrava molto vicino al suo terzo oro consecutivo.
Gli italiani se ne vanno domani dopo l’allenamento della mattina. Walsh lascia il raduno e va due giorni a godersi la ”movida” di Barcellona, poi sarà al via agli  Slovak Open: dice di aver bisogno di gareggiare per sentire l’adrenalina in corpo. Anche questa mattina lo scozzese di Glasgow ha tirato fuori l’anima sui percorsi lunghi. Si è dannato più del dovuto per cercare di mettere la punta davanti al resto del gruppo. Qualche penalità di troppo però lo ha penalizzato, tempo non male, anche se non eccezionale. 
E’ arrivato il team Amadonsa. La storia di questo gruppo è molto interessante. Nel 2005 la Federazione Sudafricana della Canoa, su spinta di Cameron MacIntosh, da vita ad un gruppo di lavoro per cercare di spingere la canoa in Africa. A prendere le redini tecniche è il francese di Besancon Jean-Jerome Perrin all’epoca 31enne. Il gruppo si allarga ed entra a far  parte anche il campione olimpico di Atene Benoit Pechier. Il francese campione a cinque cerchi, non vive bene in Francia e patisce parecchio il dualismo con Fabien Lefevre. L’ultimo atto è alla fine di  marzo 2008 quando arriva la prova della verità su chi prenderà parte ai Giochi Olimpici di Beijing. Tre giorni di sfide proprio qui a Seu. Tre gare  all’ultimo sangue: Lefevre vince la prima e  Peschier  è secondo a 0.90. Fotocopia la seconda. Si arriva alla terza: Peschier vince e a Lefevre non gli viene data una penalità che regalerebbe al primo la qualifica olimpica per una differenza di 0,01 in tre gare. A questo punto, dopo lunghe discussioni e analisi video, viene confermato il percorso pulito a Fabien Lefevre che con due gare vinte, un secondo posto  e una differenza minima prendere l’unico posto libero  per le olimpiadi. Qui si rompe l’idillio tra il  galletto e il campione olimpico di Atene. Non ci vuole un genio per capire che  Benoit Peschier alla prima occasione lascerà l’amata Francia;  e così è! All’inizio di quest’anno si accasa  in Grecia dove ha trovato amore e squadra nazionale, per gli allenamenti però prosegue con il Team Amadonsa.
Scusate!  mi sono perso a ricordare quella memorabile sfida. Ogni volta sento un brivido freddo quando ricordo quei giorni. Io lavoravo ancora per la Spagna e anche noi gareggiavamo per formare la squadra. Credo di non aver mai vissuto  tanta tensione  come in quell’occasione, ma non per i miei ragazzi, ma per uno scontro che, se pur inevitabile, doveva esserci. Che belle storie di sport!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 6 agosto ... a 34 giorni dal     
                                             Mondiale e a 1.085 da Londra!

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #4 il: Agosto 09, 2009, 03:46:49 pm *
Tre giorni  di riposo per tutto lo staff tecnico, ma non per gli atleti,  della regina. Il canale, senza lo spiegamento di forze inglesi appare vuoto. Gli atleti inglesi si sono allenati lasciando libere le loro voglie e fantasie atletiche, mentre noi, alla mattina, abbiamo  avuto una buona sessione tecnica. Stiamo lavorando molto sul fatto di guidare, mi piace il termine keep drive, la canoa cercando le linee d’acqua più veloci. Non sempre infatti la strada più corta è la migliore. Per fare ciò bisogna soprattutto avere una chiara linea strategica complessiva, perché molto spesso all’atleta viene la voglia di optare per scorciatoie e soluzioni spettacolari che sembrano pagare  subito; io aggiungo però che possono costare moltissimo dal punto di vista fisico e tattico. La stessa linea di lavoro l’abbiamo ricercata anche nel pomeriggio se pur consci che l’allenamento sui loops presenta caratteristiche ben diverse. Il vantaggio di lavorare e restare a stretto contatto con un solo atleta, ha per l’allenatore diversi punti interessanti. Ti permette di avere tempo per pensare, cosa che invece non hai quando gestisci una squadra intera e devi avere tutto programmato da tempo. Hai anche lo spazio per approfondire aspetti particolari, guardando e riguardandoti video, dove analizzi  ogni singolo gesto. Hai la possibilità di concretizzare i pensieri scrivendoli. In questo modo hai la certezza di non perdere nei meandri della memoria piccoli aspetti che possono diventare importanti e determinanti in specifiche situazioni.
La tranquillità che si respirava oggi mi ha indotto a passare la pausa, tra il primo allenamento e il secondo, sotto lo spettacolare salice in prossimità della partenza. Lo ricordo nel periodo invernale, spoglio con i suoi lunghi tentacoli che fanno capolinea sull’acqua, lo ricordo ricoperto di ghiaccio e di neve in un inverno particolarmente freddo e rigido com’è stato quello di quest’anno. Ora è nel suo massimo splendore, ricco di nuovi lunghi rami, le sue foglie di un verde brillante, la sua maestosità non passa inosservata, come non passano inosservati per lui i mille e ancora mille canoisti che da 17 anni gli sfilano sotto il naso. C’è chi va sotto per ripararsi dal sole, c’è chi va a meditare a pochi minuti dal via, c’è chi si allunga per cercare di scorgere le prime combinazioni di porte restando seduto nella sua canoa. Oggi mi ha accolto offrendomi la sua ombra e la sua tranquillità per alcune ore di piacevole lettura, come spesso si è trovato a fare. Mi ha visto sussultare quando, finalmente dopo due giorni di full-immersion in “gli uomini che odiano le donne” , sono arrivato a scoprire l’intreccio di tutto il romanzo. Ok! non aggiungo altro, non voglio togliere nessuna sorpresa a chi è intento alla lettura di questo libro o chi andrà al cinema prossimamente. Ed è proprio a questo che pensavo: chissà come le parole scritte sono state traslate nella pellicola. Non ho avuto più la possibilità di controllare i miei pensieri e la mente  ha preso la tangente: fantomatiche scenografie di un movie fatto di canoe, gare, allenamenti, storie di vita sono apparse dal nulla.  Che bello sarebbe realizzare un film su questo mondo, ancora poco conosciuto, ma ricco di emozioni, sentimenti, storie e avventure.
Chissà forse un giorno qualche genio potrà riunire e condensare questo sport e regalarci qualche ora di piacevole visione di un film che per noi non finirà, speriamo, mai!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 7 agosto ... a 33 giorni dal
Mondiale e a 1.084 da Londra!

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #5 il: Agosto 09, 2009, 03:47:47 pm *
Leggendo la convocazione federale per i prossimi  mondiali di canoa da velocità  in Canada,  mi sono chiesto quale fosse la funzione di capitano apparsa su questo documento ufficiale.
Ora, dalle mie conoscenze in materia e da quanto posso immaginare, il capitano è colui che all’inizio della partita ha due precise funzioni. La prima consegnare il gagliardetto della propria squadra al capitano dell’altra squadra, che a sua volta gli consegna il proprio. La seconda è quella di prendere la difficile decisione di scegliere testa o croce con lo scopo finale di optare per la palla o per la scelta del campo. Il capitano è anche colui che in caso di controversia viene chiamato dall’arbitro per redimere in campo questioni inerenti al gioco. Tralascio  il fatto di sottolineare che riveste anche la figura di leader della squadra.  Il capitano porta al braccio appunto la fascia di capitano. Pensandoci bene però, nella canoa da velocità, non funziona proprio così, forse nella canoa polo? Eppure ho letto bene, si trattava dei mondiali di canoa di velocità. Mah evidentemente la nostra federazione è avanti già proiettata nel futuro. Certo è che non ce lo vedo il bell’Antonio camminare lungo il campo di gara con la fascia di capitano pronto ad intervenire in caso di problema, magari ostacolando il lavoro che dovrebbe essere del capo delegazione, o forse  del direttore tecnico oppure del vice-presidente? In una immagine più pittoresca  vedo, l’alfiere di Beijing, cavalcare le onde del lago canadese con una lunga frusta e delle briglie spronando i giovani a vigorose palate. Come Leonida con i 300 spartani prende in mano la situazione e prima dell’ultimo e decisivo attacco grida agli eroi: “Spartani, fate una ricca colazione e mangiate molto, perché questa notte ceneremo nell'Ade”. Sul fatto della ricca colazione non ho dubbi! 
Altro quesito che mi sono chiesto è la convocazione con il ruolo di vice-presidente. Se viene convocato con il suo ruolo federale starà a significare che rappresenterà il presidente che, in Canada viceversa, rappresenterà l’organo internazionale della canoa. Tutti rappresentano tutti in funzione della loro carica e non del ruolo.  Mi sono chiesto ancora, dopo aver seguito la stagione dove si leggeva grandi progetti per le canadesi e dove la passione deve sconfiggere i tabù, perché nella squadra nazionale non trova spazio  nessuna canadese? Mah,  i misteri della vita,  e nel frattempo il buon Cosimuccio è partito  in avanscoperta a preparare il campo tutto soletto e si sa meglio soli che…
Il tempo atmosferico ha fatto il pazzerello e, nel pomeriggio, un cielo grigio e minaccioso  ci ha tenuti tutti sotto la grande terrazza del ristorante-bar che da sul lungo specchio d’acqua che porta ai due canali: quello olimpico di gara e quello di “iniciacion”, come lo chiamano qui. Poco danno, visto e considerato, che dopo una settimana di duri allenamenti il sabato pomeriggio è stato dedicato al riposo e a letture più o meno interessanti. Unica nota della giornata è l’arrivo di tutta la famiglia Oblinger che si fermerà in Spagna fino ai mondiali con figlio, baby-sitter e allenatore. Che personaggi questi austriaci. Lui Helmut ha 36 anni, lei Violetta è più giovane. Condividono da molti anni amore e canoa. Lei, figlia di Peter, un canoista tedesco che si racconta abbia smesso di pagaiare dopo un incidente fortuito accorso ad un suo carissimo amico:un fulmine colpì il compagno che stava pagaiando con lui: una tragedia. Violetta è tornata dalla Cina con un bronzo al collo e tanta energia. La gravidanza conclusasi a marzo sembra aver dato vigoria alla coppia. Lei è risalita subito in canoa,  ha rinunciato solo a qualche gara di coppa del mondo, ma ora sembra pronta a tenere alto onore e gloria visto che la stirpe Oblinger è già assicurata.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 8 agosto ... a 32 giorni dal Mondiale e a 1.083 da Londra!

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #6 il: Agosto 10, 2009, 07:47:24 pm *
E’ mia abitudine arrivare sul campo di allenamento almeno 15 minuti prima degli atleti, dipende dalle cose da preparare prima di andare in acqua. Forse di questo ve ne ho già parlato. Non è facile però trovare un bar aperto, qui in Spagna, magari alle 7! Gli iberici tirano lungo alla sera, ma alla mattina recuperano allegramente. L’unica possibilità per bere un cortado – il nostro latte macchiato – è al bar la “estrella” un nome, un programma! Questo si trova nella via più vecchia del paesino catalano: carter de Santa Maria che a metà diventa carrera dels canonges – strada del clero. A quell’ora si trovano le solite facce, per la precisione due: la signora proprietaria dell’esercizio commerciale e un tipo con baffoni che beve il “cigalò” in catalano e “carajillo” in spagnolo – un caffè corretto – si fuma una sigaretta e poi resta fisso con lo sguardo sulla vetrina del bar. L’arredamento è rigorosamente in formica giallina, l’unica eccezione per  il bancone in cemento ricoperto da piastrelle bianche 20x20.  Di spalle, a chi serve, le mensole con lo specchio sul fondo. Vecchio trucco per far sembrare ricco di bottiglie lo stesso bar. Il gusto del caffè è piuttosto acquoso, diciamo che non è dei migliori che mi sia capitato di bere nella mia vita. Non ho ancora trovato però, il coraggio, di affrontare l’offerta delle brioches… sembrano un tantino stantie e quel lucido troppo lucido mi fa pensare. Altro dettaglio: ogni mattina le conto,  noto però, che sono sempre nello stesso numero e nella stessa posizione… che siano sempre le stesse o la signora è di natura molto precisa? In effetti i frequentatori del bar “le estrella” non sono certo personaggi da “Pavesini”. La signora, sulla settantina vecchio stile, indossa sempre una sorta di grembiulone blu scuro con fiorellini piuttosto sbiaditi. All’interno la lingua madre è un catalano molto, molto catalano. Io, cerco di nascondere le mie origini chiudendo il più possibile le vocali e troncando le lettere finali. Ovviamente oltre all’ordinazione non oso espormi  e chiudo la conversazione, una volta pronta la mia consumazione, con un mèrci. Con la “e” rigorosamente accentata, residuo questo di un evidente legame con la Francia catalana. Dimenticavo,  il caffè macchiato costa un euro, altrove bisogna aggiungerci 20 centesimi.
La giornata lavorativa si è conclusa sulla terrazza del bar, dove ho piazzato il mio ufficio mobile,  con l’amico e collega Jurg Gotz e  due chiare (mezza birra, mezza gassosa). Lui è uno svizzero che lavora da molti anni per gli inglesi. Parla correttamente inglese, francese, tedesco e si sta cimentando con buon esito anche sulla lingua locale. Sul suo biglietto da visita è riportata la dicitura di “National Performance Coach (Slalom)”, è praticamente il responsabile tecnico di tutta la squadra inglese. Coordina ogni movimento di atleti, tecnici, fisioterapisti, medici, collaboratori vari. Con il tramonto alle spalle, mi raccontava, che a Londra hanno già iniziato a scavare per il canale olimpico. Praticamente quasi tutti gli impianti saranno fatti sull’anello che circonda la capitale e l’impianto di slalom sarà a pochi minuti dai due aeroporti dei voli low-cost e cioè Gatwick e Luton. Stimano di finirlo per la fine del 2010. Avrà due opzioni, la prima per le gare olimpiche con un dislivello di 5 metri e un secondo per riscaldamento e più facile con un drop di 1,5 metri.
Riflettendo sulla giornata non posso lamentarmi:la settimana è iniziata molto bene per il mio atleta. Sui percorsi tipo gara della mattina ha fatto registrare il miglior tempo e se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo dormire sogni tranquilli… si fa per dire!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 10 agosto ... a 30 giorni dal Mondiale e a 1.081 da Londra!


Mauro Canzano

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #7 il: Agosto 11, 2009, 12:13:05 pm *
Bellissime descizioni...posso chiederti di descriverci che allenamenti fanno gli atleti con le loro varie nazionali in questi giorni ???

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #8 il: Agosto 11, 2009, 04:37:55 pm *
Che strano! Mi è capitato di entrare nel sito www.danielemolmenti.it e leggere il suo commento alle gare dell’ultima prova valida per la Coppa del Mondo di slalom. Poco prima avevo preso visione del commento sul sito della Fick. Dopo una brevissima riflessione noto con piacere che l’arte del taglia ed incolla non è solo  prerogativa del commissario tecnico dello slalom, visto che non sono neppure male i nostri giornalisti. Infatti, dopo aver portato un pochino di iella nell’attribuire la coppa già nelle mani dell’italiano 15 giorni prima dalla fine delle competizioni,  hanno pensato bene di selezionare il testo dalla pagina web del campione friulano, quindi di utilizzare il tasto destro del  mouse, spostare il cursore  sul comando copia, cambiare foglio, cliccare nuovamente il tasto destro del piccolo topolino e utilizzare il  terzo comando dall’alto: copia!
Le parole usate e le frasi, alcune delle quali mantenute nella loro integrità 

(… “dopo una facile qualifica, si e' imposto nella semifinale e si e' confermato in finale come il più veloce conquistando un'altra gara internazionale e ampliando il suo palmares” – “Daniele (1 oro,1 argento,1 bronzo,1 sesto posto finale) e Peter (2 ori, 1 argento, 1 dodicesimo fuori finale), sono volati in Canada proprio per…”)

sono state leggermente modificate per dare meno nell’occhio. Così l’apertura di Molmenti viene fusa con il proseguo del pezzo, facendone l’apertura della Fick e così via. Peccato solo che una telefonata al protagonista assoluto dello slalom nazionale potevano pur sprecarla, magari per offrire ai lettori anche un’altra angolazione dei fatti. Dalla voce, un bravo giornalista, può capire e intendere molte cose, chiedere poi che l’informazione fosse approfondita, mi rendo conto di chiedere troppo! La  iella, i giornalisti,possono tranquillamente scaricarla sul commissario tecnico (sulle ultime convocazioni leggo però che attualmente usano la dicitura  tecnico nazionale) visto che lo stesso dichiara - da fonte Fick:” ’Rientreremo in Italia e vedremo di chiarire meglio la situazione – ha affermato il dt azzurro Mauro Baron, anch’egli sorpreso” . Sorpreso di cosa? Forse di non sapere il regolamento della Coppa del Mondo ampiamente discusso e approfondito nel corso del simposio di allenatori tenutosi lo scorso inverno a Varsavia  o di non essere più direttore tecnico?
Altro amletico dubbio: ma il tecnico delle canadesi perché non segue le canadesi visto che sulla carta è lui il responsabile? Perché non ci fanno sapere nulla sul rimpasto degli staff tecnici dopo una burrascosa riunione tenutasi in quel di Limena? Le Società protagoniste della Federazione, ma è meglio non utilizzare i relativi tecnici e soprattutto meglio tenerle all’oscuro dei macchinosi congegni che si stanno ponendo in essere.

Leggo poi con molto piacere le richieste dell’amico Mauro Canzano, rientrato dai mondiali di discesa con parecchie medaglie al collo, che mi invita praticamente a nozze! Mi rendo conto in effetti che le squadre con cui ho modo di collaborare o veder all’opera, stanno seguendo gli stessi principi metodologici. Sono queste infatti le ultime settimane di gran carico di lavoro. Si stringono i denti in attesa del conto alla rovescia, dove si preferirà avere meno lavoro, puntando quasi esclusivamente sull’aspetto qualitativo. Siamo a 29 giorni dalla prova iridata e quasi tutti stanno chiudendo con i  sovraccarichi. Ancora la prossima settimana e poi i pesi si impolvereranno in palestra in attesa del prossimo autunno. Gli inglesi, già da alcuni anni, utilizzano, negli allenamenti con sovraccarichi, esercizi  del sollevamento pesi per rinforzare gambe e zona lombare oltre al fatto di allenare l’aspetto proprioccettivo che poi ritroveranno in canoa. Sulla barca si mantengono ancora dei lavori aerobici, soprattutto per smaltire i lavori lattacidi che sono diventati punto cruciale di questa fase di preparazione. Molto lavoro è fatto sotto l’aspetto tecnico e qui ogni squadra, ma direi soprattutto ogni atleta, si sbizzarrisce su come elevare al massimo questo aspetto strettamente personale. In sostanza, chi sta lavorando sul percorso dei mondiali, si concentra su tutte le possibili combinazioni che potrà trovare in gara. Le soluzioni poi si inseriscono nei percorsi lunghi, nei diviso due o quattro. Anche l’utilizzo del video è predominante senza però diventare assillante. Si cerca soprattutto la positività dell’atleta nelle singole manovre, per dargli precisi punti di riferimento,  che poi dovrà ritrovare nei momenti decisivi. Noto che in tutte le grandi squadre c’è la massima esaltazione nel lavoro individuale. Un costante feedback tra atleta e allenatore e tra allenatori e allenatori. Uno scambio costante di informazioni e di sensazioni che inevitabilmente fanno parte del gioco. Lo scopo è quello di aggiustare le proposte di lavoro in relazione allo stato psico-fisico di ogni atleta. Si sa che insistere su un allenamento, se pur programmato, potrebbe avere conseguenze negative. Ecco qui l’abilità di calibrare costantemente il tiro. Formule magiche non ci sono e non le vedo in nessuna altra squadra, c’è la consapevolezza in tutti che alla base c’è sempre una costanza nel lavoro e soprattutto una grandissima motivazione, soprattutto in questa fase dove è facile vivere esaltanti momenti ed è altrettanto facile  farsi trascinare nel buio dell’attesa.


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 11 agosto ... a 29 giorni dal Mondiale e a 1.080 da Londra!

P.S. rimango a disposizione per richieste di approfondimenti vari o curiosità e ringrazio Canzano che ha rotto il ghiaccio.

Mauro Canzano

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #9 il: Agosto 11, 2009, 05:53:37 pm *
Ciao Ettore,

le domande mi vengono spontanee perchè ahimè dentro di me brucia il fuoco della passione per la canoa e la voglia di tenermi costantemente aggiornato...

Ma quando intendi esercizi ( per gli inglesi ) per irrobustire gambe e dorsali intendi esercizi combinati tipo pesistica ? In barca sulla CL si lavora solo su combinazioni sul difficile o su percorsi divisi in + parti o si effettuano anche lavori sull'acqua facile ( ad esempio lavori su scatti in laghi o tratti meno impegnativi ) ?


Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #10 il: Agosto 12, 2009, 04:36:00 pm *
Ciao Ettore,

le domande mi vengono spontanee perchè ahimè dentro di me brucia il fuoco della passione per la canoa e la voglia di tenermi costantemente aggiornato...

Ma quando intendi esercizi ( per gli inglesi ) per irrobustire gambe e dorsali intendi esercizi combinati tipo pesistica ? In barca sulla CL si lavora solo su combinazioni sul difficile o su percorsi divisi in + parti o si effettuano anche lavori sull'acqua facile ( ad esempio lavori su scatti in laghi o tratti meno impegnativi ) ?



In relazione ai lavori sulla capacità lattacida apriamo un lungo dibattito con  evidente visione del problema da angoli diversi. Sintetizzando e mirando alla specificità della domanda, che presumo legata alla curiosità se le squadre che sono ora in allenamento sul canale dei mondiali svolgano allenamenti altamente specifici in acqua piatta sulla CL ti posso tranquillamente rispondere:  no. Ma il motivo è semplice.

1.   3 ore sul canale di gara mette a dura prova le capacità condizionali in generale;
2.   gli allenatori, visti anche i costi dell’acqua per ora, preferiscono che i propri atleti utilizzino quel tempo per curare gli aspetti tecnici e tattici che il percorso presenta. Nella perfetta coscienza che comunque a livello fisico vengono esaltati tutti gli aspetti condizionali in relazione ai lavori e ai recuperi proposti;
3.   sicuramente quando gli atleti torneranno nelle rispettive sedi, e non avendo queste condizioni, gli allenamenti in acqua ferma verranno fatti per mantenere ed allenare queste capacità;

In poche parole ogni allenamento specifico, mira anche ad esaltare i diversi aspetti condizionali. Risulta assai difficile rispettare l’aspetto strettamente accademico del concetto fisiologico e la sua relativa proposta di allenamento: non siamo su una pista!  Si lavora in un ambiente e in condizioni particolarmente impegnative. L’acqua dura, fa il resto.
Mi rendo conto che praticamente tutti gli allenatori puntano molto sull’aspetto tecnico, preferendo offrire ai propri atleti maggiori recuperi con l’idea di avvicinarsi, piano piano, alle condizioni di gara; che ovviamente si sperano ottimali sotto l’aspetto fisico. Osservando e discutendo con i colleghi si è concordi sul fatto di fermare o aumentare i recuperi qualora l’aspetto tecnico cali vistosamente ponendoci questa domanda: che senso può avere continuare in quelle condizioni se i principi tecnici e la velocità di gara vengono meno? Si incorre nell’errore di allenare gesti motori che poi non troviamo allenati a velocità più elevate.

Uso un po’ di spazio per raccontare come gli inglesi sono arrivati a utilizzare questo specifico  lavoro con i pesi, in sostanza ispirandosi alla tecnica del  sollevamento pesi.
E’ partita 18 mesi fa una collaborazione con un preparatore atletico specializzato per i lavori con sovraccarichi. La prima domanda che si è posto è stata quella di chiedere il motivo di questa scelta e che cosa chiedevano a lui di preciso. La risposta è stata abbastanza banale: atleti più forti sotto l’aspetto fisico! Bene. La sua riflessione è stata quella di capire esattamente le necessità concrete di uno slalomista e ha sottolineato il fatto che non vedeva la necessità di incrementare la forza di atleti già di per sé forti. Trovava viceversa la necessità di potenziare la catena cinetica del sistema uomo-canoa esaltandone al massimo la trasmissione della forza sul punto cruciale di avanzamento: i piedi! Il ragionamento non fa una piega e in sostanza si traduce in: apparato muscolare complessivamente forte con la trasmissione di questa sulla canoa attraverso le gambe. Sulle spinte su panca piana, ad esempio, non si allena la relativa trasmissione sulle gambe e così per molti degli esercizi che abitualmente proponiamo ai nostri atleti. Cambia il concetto di base.
Non vi siete mai chiesti perché i velocisti hanno braccia  e pettorali così forti? Per la stessa identica ragione: una catena cinetica che non può avere punti deboli.
Ecco quindi la proposta dei classici esercizi per sollevatori di pesi. Ovviamente questi movimenti devono essere appresi molto bene e l’obiettivo non è quello di arrivare a sollevare pesi troppo elevati, ma è quello di trovare l’equilibrio ideale perché si possa allenare la capacità proprioccettiva  e trovare nella dinamicità del gesto equilibro e forza.

Sta prendendo anche piedi una serie di allenamenti di “suspension traning”. Esercizi che richiedono l’impegno non solo di un gruppo muscolare, ma che viceversa l’impegno, per risolvere il problema, è legato al reclutamento di più gruppi muscolari interessati per mantenere l’equilibrio.

Anche in questo caso, riagganciandoci a quanto visto per gli allenamenti in canoa,  l’obiettivo è sempre quello di avere allenamenti meno specifici sotto il punto di vista o muscolare o condizionale, ma più diretti all’obiettivo finale. Per semplificare e per riassumere si può dire che in canoa  non si pagaia solo tirando con il bicipite, ma si pagaia utilizzando ogni parte del nostro corpo, mente compresa!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #11 il: Agosto 26, 2009, 09:39:19 pm *
Non sempre si trova il tempo per concretizzare idee, pensieri e gesti con la parola scritta presi a preparare e a definire ogni cosa in vista dell’appuntamento di un’intera stagione. Spazi che vengono occupati anche dagli affetti e per  preparare il futuro. Ma a volte è giusto  prendere dei momenti di riflessione, ricaricare le batterie e scrivere o parlare quando effettivamente c’è qualche cosa di importante da sottolineare, da evidenziare, da dire. Non che ogni giorno di vita non sia importante per essere ricordato ed immortalato anche con poche righe o con qualche immagine, ma anche  il buio è il silenzio della luce.
Mancano 14 giorni alla cerimonia d’apertura dei campionati del mondo di slalom  e dopo i premondiali di Tacen (Slovenia) abbiamo programmato una settimana di scarico a casa per gli atleti che parteciperanno alla gara iridata. Una buona occasione per me per partecipare con i miei ragazzi a Bratislava alla   “Young Danubia Cup”, due gare per i giovanissimi dai 14 ai 18 anni.  Il canale slovacco è una sorta di paradiso per i canoisti, migliorato ultimamente da una serie di infrastrutture che permettono di usufruire al meglio questo vero e proprio stadio dello slalom. Un’ ampia area per il campeggio con servizi e docce, un hotel con servizio bar e ristorante e un ampia zona ricreativa fanno da contorno al canale a disposizione per godere della forza della corrente. Non guasta neppure la presenza di campioni olimpici e mondiali slovacchi che stanno ultimando la loro  preparazione  proprio qui.
Ciò che ci diverte maggiormente è vedere tanti giovanissimi che tra un allenamento e l’altro sono intenti a prepararsi il pranzo, ripulire le tende, inventarsi giochi che ci riportano all'infanzia. Un pallone diventa un momento aggregante tra francesi, belgi, inglesi e noi italiani. Uno scambio di favori diventa l’occasione per due parole e rompere così  il ghiaccio per più lunghe discussioni e scambio di vedute. E' bello scoprire che “nascondino” è un gioco ancora in uso e che in tutta Europa  diverte per semplicità e inventiva. E allora, seduto comodamente sotto il tendalino del camper, ho una visione strategica dei vari nascondigli e seguo complice le varie fasi delle catture o delle liberazioni.
Vanno alla grande le tende “2 seconds” della Quechua… Decathlon ci ha proprio azzeccato con questa  tecnologia da campeggio che ha stravolto l’architettura e la geometria delle vecchie e tanto complesse canadesi.
Ovunque cada lo sguardo si incontrano canoe e canoisti, ovunque ti muovi capisci che sono in tanti a coltivare la tua passione.
I francesi sono veramente tanti, arrivati qui con i vari dipartimenti e qualcuno con i club. Hanno praticamente invaso il campeggio. Ieri sera ho passato una piacevole serata con Jean-Yves Prigent, responsabile tecnico della Bretagna, fu terzo ai mondiali del 1981 nel k1 men dietro a Lubos Hilgert e al mitico Richard Fox, il transalpino era già campione del mondo a squadre  nel 1977 a Spittal. Gareggiò in quella mitica squadra  con Frossard e Bernard Renault. Quest’ultimo era l’idolo di Ivan Pontarollo e ricordo che il vicentino  acquistò, molti anni fa,  una sua foto formato A4 ad  una cifra allora molto importante, o così, almeno, sembrava a me. Passò il viaggio di ritorno dalla gara di  Bourg St. Maurice, ammirando e studiando ogni dettaglio di quell’immagine. La stessa foto la rividi alcuni anni più tardi nel suo centro ad Oliero, chissà se Ivan ogni tanto si ferma ancora in adorazione sotto quella sorta di reliquia, mah!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – “Young Danubia Cup” – Bratislava 26 agosto 2009 – 14 giorni dai campionati del mondo di canoa slalom -






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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #12 il: Agosto 28, 2009, 10:21:58 pm *
La Young & Danubia Cup  è un vero e proprio spettacolo! Ora cercare di raccontarvela non è cosa facile, certi momenti bisogna proprio viverli in prima persona per comprendere appieno le emozioni che possono regalare.  Calatevi su un canale artificiale che si forma con l’acqua del “Bel Danubio Blu”. Una distesa d’acqua che ti fa sentire piccolo  piccolo e che cattura la tua immaginazione spingendola a viaggiare sulle numerose navi che solcano queste acque - nel XXIesimo secolo la genialità e la lungimiranza dell’uomo  utilizza ancora il più vecchio sistema di trasporti a tutto vantaggio dell’ambiente -.  Immaginatevi piccoli canoisti che camminando incespicano nel loro stesso paraspruzzi e con un casco  troppo grande per  rimanere dritto sulle loro piccole teste. Il numero, se pure elasticizzato,  è così grande che molte volte si arrotola e rischia di sfilarsi. Capita poi di seguire la gara della canadese monoposto e ti chiedi quante canoe Martikan ha utilizzato nella sua carriera, visto che oltre la metà degli slovacchi viaggiano sulle canoe rosse utilizzate e successivamente scartate dal re della canadese, l’unico C1 che ha battuto i K1 uomini  in una gara di Coppa del Mondo – Atene 2006. Giovani che affrontano le insidie di un canale, che solo fra due anni ospiterà la prima selezione olimpica, con un sorriso stampato sui loro piccoli visi. Impressiona prendere in mano l’ordine di partenza e contare tantissimi  under 14 fra le canadesi  e  fra le donne. Vederli poi all’opera diverte e ci fa capire quanto sia importante in quest’età vivere esperienze motorie su tracciati sicuri, ma nello stesso tempo impegnativi. Una sfida ad armi pari, fra giovanissimi atleti che hanno dalla loro una grandissima motivazione e le stesse opportunità. E pensare che alcuni anni fa solo l’idea di far scendere dallo scivolo di Città di Castello allievi e cadetti sembrava una cosa da pazzi! Oggi però le canadesi e le donne italiane che possono tentare di competere a livello internazionale le contiamo sulle dita di una mano. In questa realtà poi c’è anche qualcuno, molto in alto,  che ha avuto la splendida idea e il coraggio di andare a promettere il sogno olimpico a chi ha già dimostrato di avere altre qualità fuori dai pali dello slalom. Proposte così possono arrivare solo da chi non si rende conto del livello internazionale… ma questo già si sapeva! L’assurdità è però quella di considerare gli atleti carne da macello e prenderli per i fondelli continuamente.
Tre giorni  quindi dedicati ai piccoli e a tutti coloro che desiderano gareggiare senza tanti problemi su termini di iscrizioni, categorie e specialità. Paghi 15 euro e hai tutti i servizi garantiti per vivere al meglio queste competizioni. Nessun reclamo e tutto fila via liscio. Oggi qualifiche per gli under 14 e 16. Gli Junior e gli U23 domani cercheranno la strada per superare la qualifica e domenica semifinali e finali per tutti. Cerimonia di premiazione, saluti e tutti a casa… o meglio a Seu per i mondiali che entreranno nel vivo con settembre.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – Cunovo – Repubblica Slovacca
- 13 ai Campionati del Mono di Canoa Slalom

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #13 il: Settembre 03, 2009, 11:11:07 pm *
Sono esattamente 1.083 i chilometri che mi separano da casa al Parc del Sègre. Con la mia casa viaggiante mi ci vogliono 16 ore, pause rifornimento gasolio e cibo comprese. Ieri poi ho trovato la strada particolarmente scorrevole. Forse la ripresa dalle ferie è più lenta del solito, forse la crisi ha fermato qualche autotrasportatore o forse l’euforia di avvicinarmi alla 32esima edizione dei campionati del mondo di slalom mi ha spianato il viaggio. Mi sono ritrovato a pensare e a meditare su canoe, onde, atleti. Sono da sempre appassionato di storia perché penso che è dal passato che dobbiamo prendere idee ed esperienze per agire ora, guardando al futuro. Il primo triunvirato della storia – Pompeo, Crasso, Cesare – deve aver ispirato anche triunvirati federali che sembrano però in questi giorni vacillare sotto il peso di decisioni alquanto discutibili e soprattutto assurde. Cesare viene assassinato da una congiura di senatori nostalgici delle antiche libertà repubblicane, capeggiati da Bruto e Cassio, mentre nel secondo triunvirato Antonio deve sposare Cleopatra per cercare di restare in sella e  costituire il regno ellenistico-orientale. Chissà chi,  fra i nostri, seguirà Cesare mentre non ho dubbi su chi ha scelto la strada di Antonio!
Mi incanta, ma questo credo si sia capito, la storia sportiva. Sono felice perché prima di partire ho trovato in libreria “L’abatino Berruti” di quel mito che è per me Gianni Brera, colui che ha addirittura inventato un nuovo tipo di giornalismo a detta del direttore della Gazzetta dello Sport, dal 1961 al ’73, Gualtiero Zanetti. E così pensando e ripensando al passato ho rivisto la carriera sportiva di alcune atlete della discesa che hanno cercato la gloria a cinque cerchi. Lo stimolo arriva da alcune proposte senza senso di cosiddetti “esperti” ad atlete giovinette e facilmente impressionabili con paroloni e promesse. Ursula Profanter, un’ austriaca potente e molto abile, che ha dominato la scena mondiale della discesa per molti anni vincendo 3 titoli iridati – ’93, ’95, ’96 – due bronzi – ’91, ’02 – e un argento nel 1989,  cercò gloria nella canoa da velocità conquistando prima la qualificazione a partecipare, cosa non sempre scontata visti i numeri molto ristretti, e poi ottenne il  quinto posto nella finale olimpica in K1 sui 500 metri nel 1992 a Barcellona. Fece anche le olimpiadi nel ’96, dove finì sesta e nel 2000 chiuse all’ottavo posto.  Ci ha provato anche la ceka Michala Strnadova,  campionessa del mondo sulla classica e sullo sprint  2000 e 2002,  a pagaiare su acque tranquille per il sogno olimpico. Ad Atene nel 2004 non andò oltre alla semifinale nel k1 500. Anche la transalpina campionessa del mondo discesa nel 1989 Sabina Kleinhenze si avventurò nella prova sui 500 metri dove finì a Barcellona giusto alle spalle della Profanter.
Ora,  un discesista  puro, ha più affinità con la specialità dell’acqua piatta che non con quella fra i pali dello slalom, ma questo è abbastanza evidente per chi solo mastica l’ABC della canoa. La storia ce lo dimostra. Anche fra gli uomini è sempre stato così. Marco Previde Massara dominava le gare di fondo in Italia  sulla barca stretta e vinceva sull’acqua mossa campionati del mondo ed europei. Jean-Pierre Burny vinse i mondiali a Bourg Saint Murice in discesa nel 1969 e conquistò la finale olimpica nel 1972 nel K1 1.000 metri. Il belga vinse i mondiali in discesa anche nel 1973, ’75, ’79.  Tamased, campione del mondo nel K1 1.000 ha praticato a buon livello da giovane la discesa.
Le possibilità che uno slalomista si inventi anche discesista, e non il contrario, c’è, ma i casi sono veramente ridotti all’osso. E’ stato così per la tedesca Ulrike Deppe che nasce fra i pali conquistando due argenti mondiali nel ’69 e ’75 per poi portarsi a casa il titolo di campionessa del mondo slalom a Bala nel 1981. Lei, figlia d’arte e dalle qualità atletiche impressionanti, si dilettava anche nella discesa dove ha conquistato ancora due argenti nel ’69 e nel ’73.
Il caso più eclatante è però quello della canadese Claudia Brokof che vista l’impossibilità di far bene nella prova tecnica dello slalom si lanciò nella discesa conquistando prima nel 1996 il bronzo e poi il titolo nel 1998 a Garmisch utilizzando al meglio le sue abilità di slalomista visto il tracciato molto particolare, se non fosse altro per la prima parte di gara. Ricordo il suo commento alcuni anni più tardi: “ho faticato e lottato all’inverosimile con i paletti, ma non ho mai tirato fuori nulla. Mi è bastato montare su una barca lunga ed instabile e ho trovato gloria e vita facile”.
Fra gli uomini i casi sono veramente pochi.  Nel kayak maschile infatti il miglior risultato assoluto fra slalom e discesa è sicuramente quello di Edy Wolfard che nel 1985 chiuse al quinto posto la discesa e al quarto lo slalom. Ci provò anche Richard Fox che nel 1989 vinse lo slalom e arrivò decimo nella prova lunga. Una medaglia in discesa, se pur a squadre, la conquistò Tony Prjion nel K1 uomini team discesa a Bourg Saint Maurice nel 1989 e vinse poi nel K1 slalom.
Ricordo anche il caso di Norman Bellingham uno slalomista che passò alla velocità con successo visto che, alle olimpiadi del 1988 nel K2 1.000 con Gregory Barton, conquistò un oro importante, e pensare che era partito con la barchetta da 4 metri.
All’una di notte il mio viaggio per Seu si è concluso. Sistemato il camper nella zona riservata agli atleti e preso posto sul mio lettone, mi sono reso conto che effettivamente mai nessun discesista ha pensato di affrontare l’avventura olimpica nello slalom, se qualcuno ci ha provato lo ha fatto nella velocità!

Tanto per l’attualità da Seu:  oggi i tedeschi della canadese si sono divertiti con esercizi di equilibrio su un filo teso tra albero e albero. Si è cimentato anche il magico Bacò (al secolo Francesco Stefani) che dopo aver passato un po’ di tempo con il giovanissimo ciunista italiano a ripassare le basi della pagaiata in acqua ferma – certo non da fare a un mondiale – ha dato spettacolo per potenza e abilità… e se prendesse il via lui?

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi  - Seu d’Urgell 3 settembre  ... a 6 giorni dal Mondiale e a 1.057 da Londra!

Ettore Ivaldi

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #14 il: Settembre 04, 2009, 09:57:33 pm *
Helen Barnes è senza dubbio la più intraprendente sportiva che abbia mai avuto occasione di conoscere. Manager di se stessa, con una spiccata fantasia e con un’energia spesa a cercare sponsor, l’irlandese si è presentata a questo mondiale con una canoa veramente unica. Si sa che vivere di canoa non è facile e tanto meno se i risultati di livello tardano ad arrivare. Se però non lavori e ti comporti da professionista ti puoi anche scordare gloria e fama: già così non è facile. E allora la furbacchiona Helen ha pensato di sponsorizzare la sua canoa con tutti coloro che le hanno offerto aiuto mettendo a sua disposizione magari anche un solo pound. Questa volta però ha battuto cassa non nelle grandi aziende, ma bussando porta a porta, raccogliendo un’offerta libera in cambio di una foto del gentil contribuente appiccicata al suo bianco kayak. Ne è risultato un piacevole puzzle di foto tessera che l’accompagnano ogni volta che pagaia.
Anche Helmut Oblinger ha sul suo mezzo una foto, ma non è quella dello sponsor, bensì quella del figlioletto nato da pochi mesi. La cosa  sembra stimolarlo molto visto che appena sceso da canoa corre dal suo pargoletto, affidato nel frattempo alle cure ed alle amorevoli mani del nonno canoista. 
Super Cali  è volato in bici procurandosi una piccola ferita alla mano, poca cosa visto che ha trovato velocemente consolazione e affetto… ieri ho parlato con lui sulle sue idee per modificare la canoa per la prossima stagione con il suo costruttore di fiducia Caiman. Testimonianza che il ragazzo è tranquillo, prepara il mondiale, ma pensa già al futuro. Qui gareggerà con la stessa canoa usata a Pechino, rosso fuoco, come rossi sono i suoi occhi pronti a dare battaglia. Il monopolio delle canoe sembra avercelo però Vajda che, dopo i nuovi entrati – Kauzer e Lefevre – e numerosi modelli sfornati in questa chiusura di stagione, ha praticamente catturato gran parte del mercato. Anche l’ICF per il progetto di sviluppo delle nuove nazioni ha chiesto aiuto al costruttore di Bratislava che ha aderito dipingendo le canoe di un giallo vivo.
Lodevole il lavoro dell’organismo internazionale per cercare di incrementare il numero di paesi nello slalom – iscritti ben 60 anche se lontani dal record di Augsburg 2003 con 73 – ma, purtroppo, tutto questo impegno è solo finalizzato alla prova iridata. In realtà bisognerebbe  partire da più lontano e finalizzare il tutto per un arco di tempo molto più lungo. Non ci si può ricordare dello sviluppo solo quando nasce la paura di una possibile esclusione dai Giochi Olimpici per mancanza del numero minimo di nazioni  imposto dal Cio. Non si capisce neppure perché a questi progetti aderiscano attivamente solo nazioni come la Francia, la Germania e in questo caso la Spagna, sono comunque posti e opportunità di lavoro per diversi tecnici che avrebbero la possibilità comunque di fare esperienza e portare a casa qualche centinaio di euro. Eppure politicamente non ci mancano i rappresentanti nell’organismo internazionale! Grande movimento quindi per assistere e far crescere il movimento internazionale. Grande movimento anche da parte di alcune nazioni che ai mondiali riempiono l’elenco degli accreditati con allenatori, medici, collaboratori dell’ultimo minuto, ma dove sono tutti durante l’anno e durante i freddi inverni?

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #15 il: Settembre 05, 2009, 09:20:57 pm *
C’è bisogno del pile alla mattina presto per seguire le prime due sessioni di allenamento sul canale. Ci si sveglia con quel frigido che ci ricorda che l’estate sta finendo, siamo agli sgoccioli e ogni raggio di sole in più è regalato. Speriamo, si dice in questi casi, in un bell’autunno! Quindi anche per gli atleti le maniche lunghe sono d’obbligo per evitare sorprese fisiche dell’ultimo minuto. C’è anche chi rinuncia ad allenarsi sul tracciato iridato quando la sessione è troppo mattutina. E’ stato così oggi per Sthephana Hilgertova che ha preferito pagaiare sull’acqua piatta riscaldata a metà mattina da un sole viceversa estivo.
Ieri, a la tarde, ho seguito dietro le quinte la presentazione di “Kayakart” opere artistiche ispirate al mondo della canoa. So che farò contenta Tatiana Cappucci parlando di Armengol Tolsà Badia, nome d’arte Ermengol. Un artista che nasce in Argentina 51 anni fa e solo nel 1985, seguendo le origini paterne, si trasferisce in Catalunya dove trova lavoro e gloria come vignettista umoristico. La sua passione per l’arte è evidente e così , partendo dal presupposto che nulla si distrugge tutto si trasforma… basta avere fantasia… una  semplice canoa può prendere vita in tutt'altra  dimensione. Un K1 da velocità si trasforma e prende le sembianze di una penna stilografica; certo basta aggiungere il pennino alla punta e il tappo di chiusura sulla coda ed il gioco è fatto. Oppure la lampada di Aladino ben si adatta con le forme sinuose di una canoa da turismo. Una canoa indiana aperta può svolgere anche la funzione di vasca da bagno: quattro piedini e un rubinetto e vi sembrerà un oggetto piuttosto ricercato. Una canoa da discesa dipinta di rosso e con due specchietti retrovisore vi riporterà su una pista di F1. Dipingete di giallo il vecchio Dancer-Perception e sbucciatelo vi sembrerà una gigantesca banana. Se poi unite due canoe da turismo e fate loro indossare uno slip vi riporterà all’essere perfetto che Dio creò,  comunemente chiamata Donna! Sempre con il Dancer tagliatelo in due e su un piedistallo prenderà la sembianza di due giganteschi bonghi. Tutte queste opere e altre ancora arredano il Parc del Segre e Seu dando sempre più colore e particolarità a questo mondiale che ormai è alle porte.
Mentre i campioni si allenano, a Ponts, ad una cinquantina di chilometri a sud di qui, i giovanissimi hanno animato un sabato di gare. Tornati alla base sembrano essere ancora più partecipi alle competizioni  iridate e soprattutto ancora più orgogliosi di mettersi a disposizione come volontari. Ad un mondiale le cose da fare sono sempre tante e di manodopera c’è sempre bisogno. Sempre ieri distribuzione delle divise, precise informazioni e prove generali per la cerimonia di apertura. A noi non rimane che aspettare fiduciosi.

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #16 il: Settembre 06, 2009, 08:50:39 pm *
La Seu d’Urgell, dopo le Olimpiadi del 1992, ospiterà per la seconda volta i Campionati del Mondo di canoa slalom, la prima fu esattamente 10 anni fa. Tuffiamoci  nel passato per ricordare quell’edizione comparandola a quella che fra pochi giorni animerà i nostri cuori. La prima sostanziale differenza fra le due rassegne è che la prima servì come prova di qualificazione olimpica per i Giochi di Sydney 2000, mentre quella di oggi arriva giusto dopo i Giochi di Beijing 2008. Si perde il valore di prova di selezione a cinque cerchi, ma si  acquisisce, però, quel sapore di sfida che ogni rassegna iridata ha nell’anno  post-olimpico.  Lo è stato così per l’atletica leggera ad Agosto in quel di Berlino e sarà così anche per la canoa slalom a La Seu d’Urgell.
Anche nel 1999 le gare si svolsero praticamente nello stesso periodo e cioè dal giorno 8 al 12 settembre, quest’anno dal 9 al 13 settembre. Le nazioni che vi presero parte furono 40, oggi saranno 60, per un totale allora di 274 barche per 314 concorrenti: 117 k1 uomini, 63 donne, 61 C1 e 36 C2, mentre le gare a squadre furono 64. Nel 2009 partiranno 290 imbarcazioni per 380 concorrenti così distribuiti: 92 kayak maschili, 66 donne, 69 C1 uomini, 40 C2 e 22 donne in C1.
Nella prima edizione iridata spagnola  il percorso di gara fu tracciato dallo spagnolo  Francesc Ganyet in collaborazione con lo slovacco  Jaroslav Pollert, lo statunitense Don Giddens che svolgeva anche il ruolo di Chief Judge oggi ricoperto da Jean-Michel Pronon. Firmò il percorso anche l’organizzatore tecnico l’iberico Ramon Ganyet. In questa edizione quest’ultimo ricopre il ruolo di executive director. Nella giuria non era presente nessun italiano, mentre ci sarà Giuseppe D’Angelo, esperto giudice internazionale a campionati del mondo e olimpiadi con trascorsi agonisitici  proprio in questa specialità. Partecipò infatti con il fratello Roberto ai giochi olimpici del 1972 chiudendo la prova al 18esimo posto in una gara da 5 minuti 7 secondi e 49 decimi con 30 penalità… si potrebbe dire che neppure le gare di discesa classica sono oggi così lunghe!
Saranno invece il campione olimpico nel  2000, il  tedesco Thomas Schmidt, con la britannica Helen Revees medaglia di bronzo ad Atene 2004 a disegnare i tracciati per qualifiche e semifinali (la finale sarà disputata sul percorso della semifinale). Assieme ai due ex campioni, attualmente nel boarding slalom ICF,  ci sarà anche Jean-Michel Pronon.
L’elaborazione dati è ancora  affidata alla Siwidata, azienda italiana che da tempo è leader per questo genere di servizi, non solo per la canoa, ma in modo particolare per il biathlon e lo sci di fondo.
Per l’Italia nella canadese monoposto partecipò Francesco Stefani – attualmente collaboratore tecnico nazionale – che arrivò 29esimo nella gara di qualifica. Due manche pulite per il vicentino però  a oltre 8 secondi dall’ultimo posto utile per qualificarsi alla finale. L’azzurro non fu praticamente mai in gara visto che già nell’intermedio, posto poco dopo il minuto, accusava sia in prima che in seconda manche pesanti ritardi.  Allora le prove venivano sommate. La vittoria nella qualifica, in questa specialità, la portò a casa il 21enne  Tony Estanguet davanti a Robin Bell che di anni ne aveva 22. Il fratello del transalpino Tony,  Patrice, arrivò  terzo. La finale fu uno scontro diretto a distanza tra Michal Martikan e il francese Emmanuel Brugvin, con un terzo incomodo l’australiano Robin Bell. Martikan partì bene  vincendo la prima manche con un margine però molto esiguo – 0.65, sul francese. Nella seconda prova lo slovacco toccò la porta numero 2 – una discesa subito dopo lo scivolo- che gli fece perdere tempo prezioso in tutta la prima parte: tanto che all’intermedio si trovò in nona posizione con un ritardo che si avvicinava ai 3 secondi. La seconda parte, per il fenomeno slovacco, fu un crescendo verdiano: recuperò secondi preziosi, volò sulle risalite, non perse un colpo in acqua. Alla fine fece registrare praticamente lo stesso tempo della prima discesa, ma la penalità trasformò l’oro in bronzo. Infatti il 29enne Emmanuel Brugvin, sceso proprio davanti a lui, seppe mettere a segno una discesa leggermente più lenta della sua prima prova – più 0,20 – ma pulita che gli regalò, nella somma, l’oro e il titolo di campione del mondo. Tra i due si infilò Robin Bell con due manche fotocopiate. A bocca asciutta per 0,61 e giù dal podio il non ancora diciannovenne tedesco Stefan Pfannmoller, all’esordio mondiale con un futuro che lo porterà al bronzo olimpico di Atene 2004. Il potente teutonico lascerà la canoa agonistica in modo rocambolesco. Infatti  proprio alla vigilia del mondiali del 2007 in Brasile gli viene offerto un lavoro a cui non ebbe il coraggio di rinunciare. 
La canadese monoposto azzurra, oggi,  è affidata a Roberto Colazingari, classe 1993 probabilmente l’atleta più giovane di questa manifestazione. Più giovane di lui solo l’australiana Jessica Fox che gareggerà nella canadese monoposto per una gara più dimostrativa che ufficiale. Lei vide la luce nel 1994, mamma e papà prima  erano impegnati a pagaiare!
Due le italiane al via nel 1999 Cristina Giai-Pron e Barbara Nadalin. Oggi Angela Prendin. Cristina ottenne il 13esimo posto in qualifica, passavano 15 donne in finale. La friulana Nadalin fece molto bene in prima manche con il settimo posto, ma nella seconda discesa perse tempo nella prima parte accusando un ritardo difficilmente recuperabile. Chiuse 23esima e con tanta amarezza in corpo per l’occasione perduta.  La finale femminile si ricorderà per la contestazione che fermò a lungo l’ufficialità della gara, visto che gli svizzeri avevano fatto ricorso per una penalità non assegnata alla statunitense alla porta numero 14. La commissione riconobbe l’errore e pose il tocco a Rebecca Bennet, che si vide sfilare la medaglia di bronzo dal collo a favore della svizzera Sandra Friedli nella gara vinta dall’allora 31enne Stepanka Hilgertova – che ritroveremo in gara nei prossimi giorni – sulla sorprendente polacca Beata Grzesik. La polacca chiuse la sua carriera in Australia alle olimpiadi dell’anno successivo. Dall’altra parte del mondo non trovò solo l’onore a cinque cerchi, ma anche il grande amore della sua vita. Oggi è felicemente sposata e mamma e si diletta con il surf dimenticando i freddi inverni polacchi. Cristina Giai-Pron chiuse la finale in 14esima posizione.
Gli azzurri nel K1 uomini nel 1999 erano: il 25enne Matteo Pontarollo, il 26enne Enrico Lazzarotto  e il 34enne Pierpalo Ferrazzi. Il primo interpretò male la gara e finì distanziato al 52esimo posto, mentre Ferrazzi e Lazzarotto non faticarono a qualificarsi, rispettivamente quarto e ottavo, ottenendo entrambi la qualificazione olimpica.
La finale fu entusiasmante visto che il vicentino forestale Enrico Lazzarotto dopo la prima manche era quinto a 0.70 dall’oro. Nella seconda discesa, distribuì  al meglio le sue energie: all’intermedio, posto a circa 50 secondi dalla partenza, era in leggero ritardo, ma con tante energie ancora in corpo da spendere. Migliorò il suo 99,56 in 99,11, solo una banalissima penalità alla porta 18, prima dell’ultimo salto,  lo privò dell’argento iridato. Ferrazzi toccò la prima porta e il suo tempo non fu tra i migliori – 17esimo – nella seconda tentò il tutto per tutto. Fece registrare il terzo intermedio e chiuse in 98,69 più una penalità alla porta in discesa numero 13, giusto dopo il ponte all’uscita della risalita di destra. Classifica finale 14esimo.
La gara  nel kayak maschile fu vinta, a sorpresa,  da David Ford, il canadese dagli enormi bicipiti, che vinse quel  titolo iridato all’età di 32 anni. Oggi ne ha 10 in più e sarà regolarmente al via nella speranza di emulare le gesta del passato.
La canadese biposto, allora come oggi, era rappresentata da Benetti/Masoero, all’esordio iridato senza infamia e senza gloria: solo 24esimi dopo le qualifiche, allora molto lontani dai 15 che passavano il turno. La finale fu vinta dai ceki Jiras/Mader rispettivamente Marek e Tomas sui polacchi Kolomanski/Krzysztof e terzi Biau/Daille per la  Francia,  che aveva piazzato in finale altri due equipaggi. Quest’anno con Benetti e Masoero ci saranno anche Pietro Camporesi e Nicolò Ferrari. Il primo emiliano di Bologna il secondo veneto di Verona, ma studente universitario nella bella cittadina del compagno di barca Pietro. Di Bologna mi affascina la parlata e la fontana di Nettuno, dio dei corsi d’acqua… e l’affinità è evidente a tutti!
L’Italia nel ’99  era guidata dal commissario tecnico Carlo Perli. Con lui, oltre all’allora vice-presidente Giuseppe Mazza, il medico Giglioni. In rappresentanza dell’ICF Vittorio Cirini. Oggi lo staff tecnico è decisamente più nutrito, anche se per la verità non si capisce bene, viste le convocazioni federali,  chi svolga la funzione di CT.
Il medagliere di allora fu vinto con 3 ori e un bronzo dalla Repubblica Ceka, seguita dalla Germania con 2 ori e 1 argento, terzi Polonia con 1 oro e 2 argenti. Medaglie d’oro ancora per Francia che portò a casa anche 3 bronzi e per il Canada. Gli Stati Uniti 2 argenti, la Slovacchia 1 argento e 1 bronzo, l’Australia un argento come la Slovenia. 2 bronzi la Gran Bretagna e uno per la piccola Svizzera.

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #17 il: Settembre 07, 2009, 04:22:37 pm *
E’ una partita che ormai si gioca a carte scoperte, non c’è più la possibilità di nascondersi o di scappare, non ci sono trucchi o scorciatoie: si entra nella settimana mondiale, si entra nell’ora della verità!
Mi sono reso conto solo oggi, guardando gli allenamenti delle diverse squadre, che non c’è più tempo e ne hai la conferma  proprio ammirando gli atleti in acqua. Pagaiano tutti con le idee molto chiare, almeno apparentemente. La maggior parte di loro sono entrati in una sorta di levitazione naturale: camminano, si muovano, analizzano, pagaiano, si allenano,  bevono, mangiano, parlano, scherzano,  sapendo perfettamente che ormai non potranno più indietreggiare di fronte a quel fatidico 3, 2, 1 go. Una gara vinta o persa può effettivamente cambiare la vita, può cambiare il futuro, può disilludere e può concretizzare sogni. “Le sconfitte non hanno grande importanza nella vita; la più grande disgrazia è quella di restare fermi”  - Inayat Khan -
Anche i più scarsi sembrano comunque avere le stesse chances dei  migliori. Di fronte a Dio gli uomini sono tutti uguali, ma io aggiungerei anche quando stanno su quella fatidica linea di partenza, pronti a spiccare il volo. Lì conta poco essere campioni o semplici outsider, lì conta la forza della tua mente che dovrà coordinare mille e poi ancora mille dettagli. Devi farti trasportare dalla forza della corrente, sapendo quando e come usarla, trasformare la sua energia in tua energia. La globalizzazione ha colpito anche la canoa e neppure il mezzo tecnico può essere usato come scusa o come ragione di una sconfitta o di una vittoria. Ed è probabilmente per questo motivo che le differenze tecniche tra atleta e atleta ormai sono veramente minime. La gara la si vince con la somma di semplici particolari, non con pochi gesti eclatanti.
Agli atleti non rimane che un’ora di acqua, una sola misera ora di acqua prima di prendere il via per le prove di qualifica. Quell’ora, domani, sembrerà forse un minuto, forse un’eternità. Quell’ultima ora che separa la fantasia dalla realtà, quell’ultima ora che saprà darti garanzie o angosce, quell’ultima ora che  non vorresti mai vivere, ma che viceversa prepari per giorni, mesi, anni. Non è vero forse che si vive per morire? O meglio si muore per vivere!

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #18 il: Settembre 08, 2009, 08:13:19 pm *
Questa mattina ci ha scosso e spaventato  un urlo disumano del campione olimpico 2004 Benoit Pechier! Personaggio decisamente strano il francese che ora gareggia per la Grecia. Un tipo particolare con tanta rabbia in corpo che scarica ogni volta che la sua pagaia tocca la superficie dell’acqua. Sulla  forza bruta il buon Benoit potrebbe raccontarla lunga, anche se lo abbiamo visto in più di un’occasione mettere in mostra grande acquaticità e abilità motorie di eccellenza e di estrema eleganza. Mi sembra impossibile che in questa sua lunga carriera  sportiva non abbia ancora raffinato gesti e movimenti sulla e con la corrente, invece di ostinarsi a considerarla come una nemica. Eppure di risultati ne ha ottenuti parecchi: nel 2001 era invincibile, quando dalla sua aveva l’età e la sensibilità di una scelta più elegante che brutale. Abbiamo tremato per quel  grido sotto il ponte che è risuonato in tutto il Parco del Segre, come una sorta di lamento di un guerriero ferito ed umiliato, non da un drago dalle sette teste, ma da una banalissima porta in risalita.  Quel grido, ha avuto la capacità di esprimere mille pensieri e mille emozioni. Il grido di un campione a cinque cerchi che continua a lottare contro se stesso e contro un destino che, se da un lato gli è stato molto vicino, dall’altro lo ha provato parecchio. Credo che non ci sia peggior cosa per un atleta saper di valere, averlo dimostrato,  e non concretizzare questo suo potenziale sempre e comunque. Nessuno tra tutti coloro che erano in quel momento sul percorso, ha avuto la forza di reagire con un sorriso, troppo terrorizzati e spaventati per condividere, inconsciamente, senza colpa o gloria, un momento così drammatico.
Ieri sera ho bevuto un buon bicchiere di vino rosso iberico in compagnia degli amici slovacchi, Marcel, Benus e Kamil che mi sono venuti a trovare alla mia casa mobile. Con loro abbiamo disquisito ovviamente di canoa. Ci siamo chiesti dove andrà la canoa slalom, ci siamo chiesti perché non avere un programma di gare di coppa del mondo più nutrito, ci siamo chiesti perché sia così poco presente la televisione nel circuito internazionale. L’incertezza del nostro futuro non è migliorata con l’arrivo di Zeno, che ci ha raggiunto qui a Seu dopo aver vinto due titoli italiani sulle acque amiche del fiume Brenta a Valstagna. Infatti, ci ha raccontato che l’organizzazione lo ha prelevato all’aeroporto di Barcellona e con lui anche il terzo  vice-presidente ICF: il giapponese Shoken Narita; niente di strano se non il fatto che l’autista prima di lasciarlo davanti al parking atleti, ha scaricato il mega vice-presidente all’hotel del Castello di Seu: un 5 stelle sotto il quale la macchina parcheggiata più piccola è una Ferrari. Forse è proprio questo il nostro vero grande problema!
Infine ogni 8 settembre si riempie di nostalgia.  Ogni anno, in questa data, non posso non ricordare i racconti di  mio padre, che nel ’43 si trovava proprio a Brindisi. L’8 settembre, giorno in cui Vittorio Emanuele III scappò lasciando un’ Italia in mano a Badoglio, ma soprattutto lasciando gli italiani al loro destino. Lui un giovane ufficiale nel corpo dei bersagliere restò in balia della sorte in attesa di eventi e di una guerra che sembrava non finire mai.

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Re: IN ATTESA DEI MONDIALI DI SLALOM
* Risposta #19 il: Settembre 09, 2009, 10:14:54 pm *
Mi ero ripromesso di non parlare più di dio, fino a quando i fatti di cronaca non mi avrebbero costretto  a farlo, ma non posso tacere e condividere con chi ama la canoa il gesto, l’atto, l’opera d’arte regalata proprio da lui,  questa mattina sull’ultimo salto finale. Io stavo completando l’analisi del percorso con il mio irlandese e ci siamo fermati più del solito proprio su quell’ultimo “drop” che immette nello sprint finale. Difatti, oramai, è abitudine preparare l’allenamento con ampio margine, magari sfruttando proprio qualche idea di chi ci precede in acqua. Stavamo studiando la possibilità di approcciare, con un angolo molto chiuso, ad una risalita posta su un ritorno d’acqua infondo alla morta che caratterizza proprio quella zona. Questo, tra l’altro, è l’unico punto modificato dopo i mondiali del ’99. Un tempo, proprio sotto al lungo scivolone si trovava un sasso che metteva a dura prova la tenuta degli atleti. Per la cronaca fu proprio qui che Thomas Schimdt si lussò la spalla rinunciando al mondiale. Ma come sapete si riprese velocemente tanto che l’anno successivo vinse l’oro olimpico. Anni prima la stessa sorte capitò a Cristina Giai-Pron. Ma veniamo a noi o meglio a lui! Lo scivolo è poco più lungo di una canoa e presenta, al centro, un’onda che si forma con l’acqua che scende da destra e sinistra. Di conseguenza si spacca molto velocemente a causa del diverso dislivello che c’è tra morta e corrente. L’acqua quindi è molto instabile e solo in alcuni precisi punti ha quella consistenza e durezza che permette alla pagaia di trovare la spinta per offrire alla canoa stabilità e velocità. Tanti atleti cercano soluzioni di forza o viceversa faticano ad incontrare il punto preciso per proiettare la canoa verso l’uscita di questo vortice che sembra non finire mai. Sua santità però mi ha illuminato, non potrebbe essere diversamente, ha realizzato e concretizzato un’azione pressoché perfetta. Il tonfo della sua punta rossa è come sempre leggero e soave, la sua pagaia color oro sembra cercare un punto preciso, solo ed esclusivamente quello. Una volta trovato ecco il miracolo: la canoa esce dall’acqua quasi lanciata verso lo spazio. La velocità rende trasparente il materiale e così  ho visto l’impressionante azione delle sue ginocchia e del suo bacino, in una sorta di immagine rallentata. Come un lampo, come un flash, come un sogno o una musica che continua a tornare lucidamente nel pensiero e ogni volta ha l’effetto di un tifone, di una fotografia che si è stampata nella mia mente e che sicuramente avrà invaso anche tutti coloro che in quel momento hanno avuto la fortuna di essere presenti e lucidi per apprezzare e ammirare un’opera d’arte vivente. Ieri il nostro dio ha pagaiato sull’acqua piatta, manica lunga e bandana bianca. Ha sostato e sorriso con il team Vajda, poi è sparito… riapparirà al momento opportuno!
Il resto è storia di tutti i giorni. Ho parlato con gli atleti del Costa Rica, nazione che amo e che mi ha regalato grandissime emozioni, che sperano e confidano in un aiuto tecnico ed economico anche per il futuro. Ho avuto la possibilità di parlare con diversi costruttori che sono interessati a venire a Pescantina per l’Adigemarathon, ho  scherzato con i miei  atleti di un tempo e la storia del libro che mi fa compagnia alla sera prima di addormentarmi si fa sempre più interessante ed intrigante.
Scarna la cerimonia di apertura. Bello il balletto di una ninfea che sospesa dai capelli ha simulato il volo e ha dato a tutti noi la sensazione di leggiadria e armonia. Speravamo di assaporare ritmi e il calore  spagnolo… ma non c’è stato!

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