Trazione e spinta. Detto fra noi, credo che Silvano forse non esiste. Potrebbe trattarsi solo di un espediente per stanare la volpe… ma non è questo il punto. Approfitto dunque dello spazio che si è aperto per dire altre cose che dovrebbero essere veramente scontate. Misurare e confrontare l’intensità di spinta e trazione, considerando che tali forze appartengono allo stesso sistema e si applicano una sull’altra reciprocamente, appare quasi superfluo. Tuttavia ricordo che qualche trilione di anni fa Elisabetta Introini aveva già fatto risolutivi esperimenti applicando sensori e dinamometri all’interno del manico. Ma è più semplice osservare come è fatto il fisico di un canoista che si allena da qualche anno. Vedremo che prevale lo sviluppo dei dorsali rispetto ai pettorali, questo confronto dovrebbe bastare a quantificare l’apporto del braccio di spinta. Ma direi che il punto non sta neppure lì infatti anche la spinta, come la trazione, deriva soprattutto dalla torsione del tronco e questa torsione ovviamente parte dalla solita spinta sul puntapiedi (col piede giusto ovviamente). All’inizio tuttavia la distensione completa ed energica del braccio di spinta deve essere insegnata con insistenza, non solo per verticalizzare al più presto la pala in acqua, ma anche perché il difetto più evidente nella massa dei principianti è quello di anticipare la trazione piegando il gomito, cioè tirando di braccia. Esperimento: Provate a impugnare con la destra la maniglia della famosa porta (quella che non si apriva) e preparatevi a osservare cosa succederà fra poco alla vostra spalla destra.Tirate ora la maniglia esclusivamente di braccio. Ecco che la spalla automaticamente si sposta avanti. Dunque quando si anticipa il lavoro di bicipite e si piega il gomito l’effetto immediato è quello di spostare la spalla in avanti e ostacolare la torsione corretta. Capito questo... Ciao. Alla prossima.