“Le passioni van bene già di per sé”. Posso solo immaginarmi il piacere che proverei spingendo una piroga con una pertica tra canneti (se ne fossi capace), per i bassi fondali della foce di un fiume, con i pesci che tracciano scie sul pelo dell’acqua e gli aironi che volano bassi, sbattendo le loro ampie ali. Sono certo potrei provare altrove analoghe emozioni con un kayak e una pagaia in stile groenlandese.
Ciò che scrivi, RossoFIorentino, lo condivido e se ne è scritto nei post precedenti. Ti ringrazio anche del tuo richiamo, per quanto il mio spirito, come quello di altri, sia ironico e provocatorio per ravvivare la lettura e stimolare la discussione, al di là dei fatti storici e di quelli oggettivi su cui c’è poco da discutere.
Gli Inuit realizzavano kayak e pagaie per i loro scopi, che non sono i nostri. Se desidero pedalare lungo un sentiero inforco la MTB, non la bici da strada, e, non dovendo andare a caccia di foche, preferisco altri generi di kayak e pagaie a quelli groenlandesi. Al di là del piacere che possa provare, in base alle situazioni, impiegando le diverse tipologie di canoe e pagaie.
Anch’io non credo che sarebbero andate a ruba le wing tra gli Inuit, era ovviamente una battuta, forse le ungheresi già di più. La wing in termini di stabilità e manovre di emergenza è scarsa ed è molto più rumorosa - come tu fai notare - delle groenlandesi, pertanto la wing è, ahimè, inadatta alla "cacca" (prendo a prestito il termine "cacca" da te utilizzato al posto di "caccia", forse per te freudianamente sinonimi. Può star bene anche a me in generale). Pagaie groenlandesi al plurale, perché i modelli sono proprio tanti e anche molto diversi tra loro, per quanto da noi si limitino a uno, diciamo due, eccezionalmente tre, e non ho idea perché proprio quelli e non altri, dubito che la scelta abbia attinenza con la presenza della foca monaca nei nostri mari.
Stesso discorso per i kayak da mare, i nostri sono più adatti a crociere di più giorni ma sono più difficili da rollare, perché, anche a parità di fondo, sono molto più alti dei loro, che dovevano essere poco visibili alle loro prede e non avevano grosse esigenze di trasporto.
Eseguire un eskimo roll con un kayak Inuit è molto più facile che con un kayak da creek di grosso volume, nonostante sia una manovra di routine su fiumi estremi e sia parimenti vitale. Per quanto è provato come moltissimi Inuit non fossero capaci di eseguire tale manovra in tempi precedenti alla colonizzazione occidentale.
Concordo che le pagaie groenlandesi siano un oggetto pregevole e speciale, ricco di storia, che consente di giocare in modo diverso, di pagaiare con tranquillità, godendosi l’ambiente su lunghe distanze. Offrono una pagaiata sana, non soggetta a infiammazioni e per lo più difficilmente di spezzeranno contro un ostacolo. La pagaia, come ogni cosa, va scelta in base all’uso che se ne vuol fare, tenendo presente che l’efficienza di una pala rispetto a un’altra non è un’opinione ma è dimostrabile oggettivamente.
Maligiaq Padilla nel kayak groenlandese è come un Aniol Serrasolses nell’alto corso. Conosce ogni più piccolo segreto dei kayak e delle pagaie della sua tradizione ed è stato un grandissimo campione nelle gare groenlandesi, dove non sono ammessi kayak e pagaie di altre tradizioni. Non mi risulta abbia mai gareggiato con kayak e canoe occidentali, né che abbiano partecipato campioni di livello internazionale occidentali a gare groenlandesi, che, invece, si sono cimentati, eccellendo, in gare di canoa di altre tradizioni: polinesiana, canadese o cinese.