Caro Maurizio e cari amici che leggete, pensando di parlare a persone del settore non mi sono posto il problema di illustrare i fatti e di fare nomi e cognomi, ... ma posso rimediare.
Lo slalom è una disciplina in cui esistono la componente tecnica, la componente "fisica" e la componente psicologica così come in tutte le discipline sportive che mi vengono in mente.
Oltre a queste componenti esistono molti altri aspetti che riguardano la logistica, i rapporti umani, la capacità di sapersi adattare, ecc. ma che ora non prendo volutamente in considerazione preferendo parlare di ciò che credo essere le tre componenti principali a contribuire alla formazione di un buon atleta.
Per anni ci si è scervellati nell'attribuire percentuali alle prime due voci disinteressandosi della terza: rendo merito alla presente gestione che ha voluto e saputo trovare nella collaborazione con Beppe Vercelli quella che tutti ritengono essere la miglior soluzione possibile.
Detto questo, cominciano i miei dissensi su quasi tutto il resto.
Baron ha da subito ribaltato il "vecchio" rapporto tra tecnica e preparazione atletica, che vedeva la prima come obiettivo principale, fondando tutta la filosofia della sua gestione sulla fornitura agli atleti di gran programmi nei quali di tutto si parlava fuorchè di tecnica.
Così gli atleti, esclusi quelli abituati a lavorare con lui, si sono trovati a seguire allenamenti cui non erano abituati e che non condividevano (e alcuni non condividono tuttora) senza alcun sostegno tecnico federale e con l'ordine di scuderia del: "o magnate 'sta minestra o saltate dalla finestra".
Obtorto collo, molti si sono adeguati (almeno a parole), altri stavano per appendere la canoa al chiodo. Proprio in quel periodo ho offerto una "tecnica" mano al C2 Benetti/Masoero e ho proposto alla federazione di rendermi utile interfaccia tra Baron e il C2.
Grazie a Caldera la cosa si è resa possibile ed è stato allentato un po' il guinzaglio col C2 arrivando a permettergli anche un paio di raduni personalizzati ai quali, tra un aereo perso e un altro pure, ho preso parte anche io e che hanno permesso a loro, e a chi ha voluto/potuto, di fare in acqua mossa della tecnica bell'e buona con tanto di analisi tecnica e ricerca delle soluzioni alla fine di ogni percorso.
Tanto per chiarire maggiormente, "analisi tecnica" e "ricerca delle soluzioni" sono cose che Baron non sa fare esattamente come io non so mettere giù programmi di preparazione atletica come quelli che sa redigere lui.
La collaborazione tra me e la Fed si chiude ai mondiali di Praga per svariati motivi tra i quali quello economico (poichè essendo io sulla carta solo un istruttore, vengo rimborsato solo per quello che compete agli istruttori), ma i risultati ci sono stati comunque e la mia collaborazione col C2 non si è mai fermata e i buoni frutti esistono anche se ufficialmente se ne misconosce l'agricoltore.
Erik ed Andrea hanno agguantato podi con una continuità che mai equipaggi italiani avevano osato sognare e in un crescendo che ha logicamente fatto sperare in un metallo olimpico.
Ma per arrivare così in alto nella più importante gara che esista, si sarebbe dovuto offrire agli atleti il massimo possibile.
Buonfiglio ha detto agli atleti: "Ditemi cosa vi serve".
Gli atleti hanno risposto per filo e per segno e hanno ricevuto ... niente.
Io sono sempre stato ben conscio della "simpatia" di cui godo in Federazione (e oggi non miglioro di certo) e non mi sarei mai aspettato una convocazione alle Olimpiadi per aiutare i "miei" amici perchè so bene che in queste occasioni le sgomitate per un posto in prima fila sono prassi comune e la lista dei pretendenti troppo lunga per il mio "ranking" federale; ma che non si sia VOLUTO portare un tecnico "tecnico" nemmeno nei due raduni precedenti a quello olimpico, questa è cosa imperdonabile.
Su un canale come quello cinese, con acque da far rimbambire un salmone, e in vista di gare di quel livello, si è preferito limitarsi a Baron e al fisioterapista!
Non tocco l'argomento degli allenamenti proposti agli atleti durante quei raduni perchè non è alla mia portata, ma ho sentito fortissime proteste anche su questo aspetto.
Per finire, propongo le mie alternative.
So che un certo tecnico è uso dire agli atleti una frase che non sentivo dai tempi di D'Angelo e che condivido al mille per mille (pur non avendo eccessive simpatie per l'esule eporediese): "Ai raduni facciamo tecnica, la preparazione fisica la curate a casa."
Sicuramente questo ragionamento è soggetto alla variabile "tempo", poichè più ne passi in raduno e più devi pensare all'aspetto condizionale anche in quelle sedi, ma sono sicuro che quel tecnico sappia il fatto suo: lo dimostrano la sua carriera slalomistica, le sue medaglie olimpiche e i risultati che la Nazionale junior sta conseguendo.
Quindi il primo nome che mi viene in mente è quello di Pierpaolo Ferrazzi.
Il secondo nome che suggerirei è quello di Ettore Ivaldi ma dubito che il veronese rinunci ad un'ideale situazione spagnola per ficcarsi in un letto di spine tricolore.
Un vero peccato per la nostra Nazione ...
Il terzo nome è quello di Marco Caldera che ha capacità e trascorsi di assoluto livello sotto molti punti di vista oltre ad aver accumulato un'esperienza importantissima in questi quattro anni di lavoro federale.
Il quarto nome è ancora quello di Baron, cui affiderei la supervisione della preparazione atletica delle squadre.
Esistono altri nomi, qualcuno magari a me sconosciuto e ne chiedo perdono, che potrebbero collaborare, ma alcuni di questi nomi sono ancora tra le file degli atleti e altri forse non sono disponibili per mille ragioni che nemmeno so, eppure potrebbero fornire collaborazioni anche part-time o saltuarie. Tra questi nomi c'è anche il mio e sebbene non sia nè carismatico nè blasonato come i quattro personaggi che ho sopra elencato, ho capacità tecniche sufficienti a rendermi passibile d'attenzione.
Chiudo aggiungendo che ritengo fondamentale una collaborazione tra Nazionale e clubs; una collaborazione che non deve limitarsi all'arruolamento saltuario del tecnico sociale in occasione di qualche raduno ma che deve inziare con la creazione di un "metodo italiano" così come esistono quello francese, inglese, slovacco, ecc, e che riguardi tecnica, preparazione, psicologia, ecc.
Creato il metodo, se ne distribuisce ai clubs la conoscenza attraverso i tecnici sociali e i corsi per istruttori e allenatori.
Adesso credo di essere stato abbastanza chiaro e sufficientemente prolisso ma ove ve ne fosse necessità sarò pronto ad implementare.
Salvatore Schillaci - Torino