Non sono un esperto di kajak, ma credo che, per il casco, valga la regola che vale per le altre dotazioni di sicurezza in mare, cioè lo si utilizza quando il tipo di navigazione lo consiglia.
Io non lo indosserei certamente per una breve pagaiata a 200 mt da una spiaggia senza scogli, durante una bella giornata di sole, con poco vento e mare calmo. Indosserei solo il mio cappello largo tipo australiano.
Neanche mi porterei appresso bussola, razzi, pagaia di scorta, torcia, sacca di sopravvivenza, VHF, sacca da lancio, paddle float, pompa di sentina, ecc.
Quanto agli Tsunami Rangers, credo che non siano l’unico gruppo cui piace vivere lo sport dandosi un’organizzazione di tipo militare e come se dovessero sempre affrontare una missione speciale dei Navy Seals.
Abbiamo qualche esempio anche in Italia.
Quando feci il corso ARA (immersioni con la bombola), i nostri istruttori ci nominavano spesso gli incursori subacquei che si fecero onore nella Regia Marina e che oggi si chiamano Gruppo Operativo Incursori Comsubin.
Ovviamente non ci addestravano ad affondare le navi nemiche con i Siluri a Lenta Corsa (cd. maiali), però gli piaceva farci sentire un po’ tali.
Lo stesso clima si respira nei corsi di paracadutismo, come se poi dovessimo tutti arruolarci nella Folgore