Concordo pienamente con gli ultimi due interventi di Manucosta e Antonio Fierro e aggiungo che le difficoltà - come ben sappiamo - non dipendono solo dalle caratteristiche del fiume ma anche dal mezzo impiegato.
Ce n'è da imparare e divertirsi anche sul terzo/quarto grado, anche da parte di molti che si credono esperti, se si scegliessero canoe a volume ridotto e si giocasse come in un campo da slalom, anziché limitarsi a scendere come tronchi con tinozzoni progettati "per lo Stikine" e compiacersi per l'impegnativa discesa compiuta - a ben vedere - senza alcuna maestria.
Da junior partecipai a un collegiale di slalom a Ivrea diretto da Roberto D'Angelo (allora allenatore della nazionale e olimpico di slalom a Monaco 1972). Tra gli atleti non slalomisti invitati oltre a me c'era Marino Capuzzo, forse chi non è dell'ambiente agonistico ignora questo nome, come quello di D'Angelo, eppure Marino - già allora fortissimo - è tutt’oggi uno tra i canoista più esperti.
Come iniziammo a scendere tra le paline, seguendo le indicazioni impartite, ci trovammo entrambi a bagno, nonostante sapessimo condurre con successo le instabili canoe da discesa di 4,50 m su fiumi come Sesia, Passirio o Adda superiore, sovente anche in piena, dove il quarto grado non manca, e di colpo capimmo quanto avessimo ancora da imparare....