Non è facile scrivere quando un canoista sparisce sulle acque dove esercitava la sua passione. Meno ancora quando si tratta di un giovane ragazzo pieno di vita, di attese e di speranze.
Quanto scrivo sotto mi è stato riportato da Paolo R., Jacques G., da Marco G., Cristiano F., Marcello P., Andrea T. e Savo K., presenti in questa funesta discesa e da me contattati individualmente. Hanno letto e consentito preventivamente su quanto segue.
Cercherò di essere il più neutro e preciso possibile, con l’intenzione di evitare – e di fare tacere - qualsiasi inutile polemica. Forse è ancora troppo presto, nei confronti del dolore della famiglia, per pubblicare quanto segue, ma va considerato come un mero articolo di stampa - la quale non è finora stata in grado di dare abbastanza precisione e chiarezza ai suoi lettori sull’accaduto.
Marco, Jacques e Paolo avevano già effettuato di buon mattina l'impegnativa "integrale" del Sermenza, con un livello d’acqua primaverile. Una discesa tosta ed entusiasmante. Allo sbarco di Balmuccia, incontrano Marcello / Andrea T. e Savo / ed il gruppo dei 3 bresciani (Stefano D., Cristiano F. e il povero Andrea). Marco, Jacques e Paolo descrivono a tutti la discesa come bella ma molto impegnativa e da non sottovalutare. Il gruppo sale cosi all’imbarco dopo avere rimarcato le difficoltà della discesa.
Poco dopo la partenza il gruppo di canoisti perviene alla rapida che precede il passaggio dove è accaduto l’incidente.
Il gruppo si era ben preparato con apposite sicure: dopo avere tutti riconosciuto la prima rapida dalla sponda, Jacques si era fermato sulla rapida d'ingresso in una morta molto stretta, da dove era sbarcato per approntarsi con una corda di lancio. Nel laghetto sottostante, relativamente ampio e “tranquillo”, Marco stava in barca pronto ad intervenire. Gli altri canoisti, una volta passato il primo passaggio e sbarcati, sorvegliavano il passaggio appena sopra il sifone con due corde pronte.
Andrea iniziò la rapida come penultimo canoista. Passò davanti a Jacques senza problema, percorse perfettamente la rapida , poi arrivato nel laghetto, cominciò a maneggiare la sua gopro montata sul suo casco. Ciò facendo, la barca si infilò in una piccola nicchia, sponda destra, e lo capovolse. Non avendo in mano la pagaia, e bloccato comunque dalla nicchia, uscì rapidamente della canoa, sempre nel laghetto, e trovò immediatamente la coda della barca di Marco, prontamente intervenuto. In acqua quasi ferma, egli lo portò verso la sponda sx (impossibile risalire sulla riva a dx), passando a monte della grossa roccia che divide il fiume in due potenti vene; ma Andrea, probabilmente pensando di potere raggiungere la sponda a nuoto (a tre/quattro metri), lasciò di colpo la canoa per cercare di raggiungere la riva a nuoto. Senza pervenirci. Cominciò ad avvicinarsi a nuoto al canale che portava diritto al sifone. Riuscì ad aggrappare una corda lanciata prontamente dagli altri canoisti presenti sulle rocce un po’ a monte, ma mentre i ragazzi lo stavano tirando verso riva, Andrea, senza che gli altri possano capire perché, lasciò la corda e trascinato dalla corrente spari nel sifone. Quando Jacques arrivò, inconsapevole del dramma in corso, a livello del sifone, vide tutti i ragazzi già impegnati a cercare di intervenire. Si imbragò ed entrò nel sifone ma gli fu impossibile malgrado sforzi spinti di trovare il povero Andrea. Mentre i presenti continuavano dalla roccia a monte, o in canoa a valle, a cercare Andrea, Marco e Jacques salirono sulla strada per chiamare i soccorsi.
Dopo 15/20 minuti, Marcello entrato anche lui in parte nel sifone riuscì dopo numerosi tentativi – non si vedeva assolutamente niente attraverso l’acqua - a legare una corda al salvagente del malcapitato. Tirarono finalmente il corpo fuori dalla nicchia ed iniziarono subito le procedure di rianimazione, poi effettuate dai soccorsi che furono rapidissimi ad intervenire. Purtroppo senza successo.
La piccola cinepresa era rimasta accesa. E’ importante precisarlo, perché adesso in mano alle Forze dell’Ordine, dovrebbe riprodurre spero perfettamente quanto riportato qui.
Non mi tocca, non voglio ne posso cercare cause o responsabilità in questo dramma. Trattasi di un percorso estremo, riservato a gruppi preparati e con esperienza. La sicurezza era pronta e correttamente predisposta. Andrea non ha avuto nessun problema “tecnico” a scendere la prima rapida. Si è solo concentrato un attimo sulla sua cinepresa, laddove il torrente richiedeva la massima attenzione. Mentre era in sicurezza attaccato alla coda della canoa di Marco, ha pensato di nuotare da solo fino alla sponda.
Il fiume si è ripreso una vita, tra le più grandi speranze della canoa italiana.
Pace ad Andrea, a Vladi, Gianni, Danielino e tanti altri.
Coraggio e condoglianze a Maurizio e Monica, Marco, e famiglia.
Frederic Gilardone