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regolamento navigazione acque interne provincia Roma

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Andrea Ricci:
Stamattina si e' svolta in Provincia di Roma la annunciata riunione per discutere il Regolamento di navigazione acque interne.
Erano presenti rappresentanti di varie federazioni del CONI (FICK,FIV,FIC) e di altre federazioni/associazioni di pagaia. In rappresentanza del mondo della pagaia c'erano quindi Francesca Gastaldi, Giuseppe Spinelli, Gian Piero Russo e io.
La riunione e' stata convocata dal competente ufficio provinciale che si trova tra l'incudine e il martello:
- l'applicazione di un regolamento provinciale dai limiti assurdi (approvato nel 2001 evidentemente da altri funzionari) e il nuovo terribile regolamento di navigazione della Regione Lazio
- le richieste e proteste delle societa' e associazioni sportive per le imposizioni di tasse/canoni da rapina della Regione Lazio e le vessazioni dell'Ardis (autorita' idraulica regionale)
Si e' discusso di entrambi e i rappresentanti provinciali ci manderanno la bozza di nuovo regolamento per commenti.
Vogliamo essere ottimisti? Essere invitati da un ufficio provinciale che si e' preoccupato di ascoltare le esigenze e le istanze degli utenti mi sembra una novita', quantomeno per lo squallido panorama politico laziale.
Vogliamo essere pessimisti? C'e' sempre qualcuno piu' un alto (la Regione Lazio in questo caso) che lavoro per complicare la vita ai cittadini allo scopo di mantenere una burocrazia e trovare pretesti per riscuotere pizzo di Stato.

Carlo Fonda:
Mi spiace ma stavolta sono in totale disaccordo con Gengis (che pure stimo ed ammiro),
le regole imposte in questa maniera non fanno quasi nulla per limitare gli incidenti, ma anzi danno un falso senso di sicurezza ("ho indossato il salvagente, quindi nulla di grave mi può accadere, allora anche se sono un incapace e non so nuotare posso affrontare il mare in tempesta"). Il mare è molto più potente di noi e delle nostre regole, e soprattutto più di un salvagente (indossato o meno, io ad esempio lo porto *sempre* e lo indosso solo se ritengo che ci sia una situazione di pericolo, cioè *molto raramente* visto che tendo ad evitare i pericoli inutili), sarebbe assai più utile far comprendere a tutti che è importante conoscerlo e rispettarlo questo mare, prima di avventurarsi al largo. Non mi esprimo riguardo al kayak fluviale, è un mondo che non conosco.
I migliori maestri che ho avuto di kayak marino sono quelli che mi hanno insegnato il rispetto del mare, i fondamenti di acquaticità, le manovre fondamentali di controllo del kayak e la conoscenza del mare, dei venti e delle onde, e mi hanno suggerito di provare ed imparare in condizioni di sicurezza prima di osare di più, e soprattutto ad evitare rischi inutili (a volte l'unica manovra di sicurezza è imparare a restare a terra, se non siamo obbligati a fare altrimenti).
Ripeto, per me imporre regole che poi sappiamo nessuno rispetterà non aiuta nessuno. Consigliare di portare sempre con sé il giubbotto è giustissimo, obbligare ad indossarlo è una inutile limitazione della libertà e della capacità di autovalutazione e decisione che dobbiamo invece stimolare. Io non partecipo a manifestazioni dove vige questo obbligo, e invito tutti i miei amici a fare altrettanto, e quando organizzo qualche uscita di gruppo (purtroppo ormai accade raramente a causa degli impegni di lavoro) mi assicuro che tutti sappiano valutare da soli le loro capacità e i rischi ed agiscano di conseguenza. La stupidità non è eliminabile per legge, e nemmeno l'incoscienza, il rischio incalcolabile poi esiste sempre e fa parte del grande gioco della vita, chi affronta il mare con rispetto lo sa bene.

Carlo Fonda,
Trieste

francesca gastaldi:
Ciao Gengis,
questo mio intervento è legato solo ed esclusivamente all'attività marina. Ripremesso che io indosso sempre il salvagente e lo indosso perchè il mio senso di sicurezza è soddisfatto quando faccio così. Vedo però che per alcune persone il limite che li rende coscienti della propria sicurezza è spostato rispetto al mio. Stà così che allora bisogna fare distinzione tra il concetto di sicurezza avulso dai nostri sensi impulsivi di protezione altrimenti si trascende nel protezionismo. Il protezionismo, a mio parere, non ha mai fatto bene a nessuno e soprattutto non ha mai insegnato a crescere dal punto di vista responsabile.
Allora chi nuota a miglia distanti dalla costa dovrebbe indossare un salvagente? Anche chi fà il bagno in prossimità della riva in un giorno tempestoso su una spiaggia deserta (penso alle spiagge occ. della Sardegna dove quando tira il maestrale)?
I test sui salvagenti hanno dimostrato che un salvagente di 50 N non è in grado di tenermi a galla e non è in grado di tenermi fuori dall'acqua neanche la testa se ho perduto i sensi. Per questo motivo il 50N non si chiama salgente ma si chiama "dispositivo di aiuto al galleggiamento". Dunque per salvarmi con un 50 N devo essere cosciente. Se sono cosciente posso anche azionare una cordicina per un salvagente che è legato alla mia vita e si apre automaticamente e che automaticamente mi trovo indossato. Semmai l'obbligo può riguardare di saper nuotare. Perchè si parla sempre di salvagente e non si chiede mai di saper nuotare? Diamine mi pare molto più importante!!! Poi c'è da tenere presente che, secondo le normative europee recepite in Italia, per navigare oltre sei miglia (vedi traversata Circeo-Ponza che facciamo tutti gli anni)  è obbligatorio portare con se il 100 N, e sai che il 100 N non facilita il gesto della pagaiata. Se sono cosciente posso benissimo dotarmi di un salvagente come quello che ha mostrato Marco Ferrario nella mail precedente che addirittura mi copre anche se vado oltre le sei miglia (quindi posso andarci anche a Ponza). Non costa tanto. Questo azionato si apre all'istante e si indossa in un attimo. Guardalo bene non è complicato indossarlo come i di 50N che indossiamo solitamente. Con questo accessorio ho un salvagente che MI SALVA LA VITA quando lo aziono. Se invece mi vado a fare la traversata per Ponza con un salvagente da 50N (come tutti abbiamo sempre fatto fino ad oggi), anche se indossato, non sono garantita per niente se vado in acqua e non ho compagni vicino che mi soccorrono.
Del resto chi fà paracadutismo non apre il paracadute già dal momento in cui si lancia ma lo fà nel momento che ritiene debba essere fatto. Se gli coglie un malore? Pensa che io torno a casa tutte le sere da sola in macchina nei boschi dei Tuscolo vicino Roma e se mi prende un malore là nessuno se ne accorge.
Infine, come ho detto nella mail precedente, per le ovvie ragioni, la cosa è diversa nel caso di navigazioni di gruppo legate alle associazioni.

francesca gastaldi

Marco Alberti:
Di solito navigo sotto costa o poco distante, ma porto sempre con me il giubbotto d'estate e lo tengo indossato d'inverno, rispetto il prossimo e sono prudente. Vorrei che nessuno mi obbligasse a fare diversamente e mi dettasse delle altre regole.
Lo so che si parla di misure al largo (500 m, 1 miglio, 2 ?), ma quando si comincia a regolamentare anche di poco una cosa che è sempre stata libera,  libera non lo sarà più. Se non siamo più liberi neppure in kayak che cosa ci rimane: errare vagabondi con i lupi ? Per il solleone ho il cappellino, crema solare  e una maglietta apposita.

Non dite che è pericoloso: morti K. mare 1, torrente 20, automobile 5000. Sequestri e multe GC=0.
Personalmente temo di più, specie d'estate, essere investito da storditi con gommoni, moto d'acqua etc. ed è per questo che fin dai primi anni '80 mi sono dotato di Kayak rossi o gialli e di pagaie con le pale pittate di arancione fosforescente.

PS: (Il preservativo si tiene sempre indossato anche a cena o in discoteca ?)

Andrea Ricci:
Nel mio ultimo post parlavo di recente "pizzo sullo sport" della Regione Lazio.
Ecco la lettera che ho appena inviato al deputato Fossati (PD).



Lei Filippo Fossati, e' primo firmatario di una apparentemente meritoria proposta di legge "per il riconoscimento e la promozione della funzione sociale dello sport", di recente discussione alla Camera.
Non ci dovrebbe neanche essere bisogno della vostra proposta: basta l'art.32 della Costituzione ("La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività").
Senonche' il suo partito, al governo della Regione Lazio con Zingaretti, ha negli stessi giorni approvato un infame regolamento

"Deliberazione 25 marzo 2014, n. 147 - Regolamento Regionale 30 Aprile 2014 n. 10 : Adozione del regolamento regionale concernente la "disciplina delle procedure per il rilascio delle concessioni di pertinenze idrauliche, aree fluviali, spiagge lacuali e di superfici e pertinenze dei laghi."
[http://www.regione.lazio.it/rl_main/?vw=regolamentiElenco]

che va in direzione avversa, punitiva dello sport!
Vi faccio in particolare notare il punto (Allegato A, articolo 14: concessioni di breve durata), che, lungi dal favorire questa funzione sociale, per la quale si dovrebbero prevedere incentivi e benefici per tutti coloro che questa funzione la esercitano per davvero e non sulla carta, impone in capo alle associazione sportive oneri sugli Allenamenti sportivi e sulle Manifestazioni sportive!

Noi sportivi laziali abbiamo appena cominciato a renderci conto del "pizzo sullo sport" che per primo il suo partito vorrebbe farci pagare.
Presto vi accorgerete che abbiamo la schiena diritta!

Andrea Ricci

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