Un'altra memorabile pagina di storia della canoa, scritta o interpretata da Carlo Grigioni, è il resoconto dei mondiali di Spittal del '63, fatti per regolamento con canoe smontabili, sia per lo slalom che per la discesa. Si legge dal testo, molto lungo - non me ne vogliate né Voi nè CKItalia- , riportato per comodità di lettura con testo in corsivo poco più sotto, anche riguardo l'attività agonistica di tutto l'anno.
E' un'altro pezzo di storia della canoa italiana (ed europea) che senza "FIUMI" non sarebbe esistita. E possiamo capire che cosa erano le gare e con quale pionierismo, rischi e regolamenti venissero affrontate.
Oltre a tutto il dettagliato resoconto dei Mondiali, fa sorridere leggere, verso il termine del pezzo, che il ben conosciuto Alessandrini, tra i tanti allori vinti nella sua ricca carriera, ha potuto portarsi a casa anche un... lattonzolo!
Attività agonistica
C. Grigioni
Con le gare di Merano era conclusa la fase preparatoria e di selezione ai campionati del mondo di Spittal. Tuttavia le diverse prove non avevano indicato chiaramente chi, oltre ai due fratelli Gertsgrasser, dovesse entrare nella rappresentativa italiana e la Federazione aveva lasciato allo Sport Club Merano l'incarico di scegliere un terzo componente fra gli uomini del C.C.M Lo Sport Club Merano segnalò l'opportunità di inviare in Austria una squadra più numerosa di quella proposta dalla Federazione, che comprendesse tre Meranesi, Willi e Siegi Gertsgrasser e Drescher, e tre Milanesi, Grigioni, Biagi e Alessandrini; la Federazione accolse questa soluzione.
La notizia di ciò ci giunse a luglio avanzato e ci rallegrò molto. Tutti e tre pensavano a questi campionati da almeno un anno ed eravamo felici di andarci assieme. Purtroppo poi Biagi, nel punto culminante della preparazione, si ammalò per due o tre settimane e preferì che al suo posto andasse Martinelli.
lo andai a Spittal insieme a Martine!Ii. Quando arrivammo, la sera del 7 agosto, quasi tutti i concorrenti, compresi i Meranesi, erano già là da qualche giorno e avevano disceso ripetutamente il fiume.
Nella città e nei dintorni v'era un numero impressionante di canoe. A Spittal erano convenuti moltissimi appassionati; di tutta Europa accorsi per assistere alle gare e fare poi una vacanza SI!i fiumi dell' Austria. Anche i nostri di Milano in partenza per la Jugoslavia sarebbero stati là il giorno dello slalom.
Noi provammo il percorso l'ultimo giorno prima delle prove ufficiali. Il Lieser, altre volte così selvaggio, portava in quei giorni poca acqua e non v'era davvero nessun pericolo. L'acqua era limpida e calda così come noi non potevamo immaginare. Si passava in alto attraverso fitti boschi di abeti entrando, poco prima dell'abitato di Spittal, in una gola dalle pareti ripide dove il fiume aumentava di pendenza e di difficoltà. Qui era il tracciato dello slalom.
Il regolamento dei campionati de! mondo imponeva che lo slalom si corresse con la canoa smontabile, ma il vecchio « slalom '59» - ripreso dopo un anno dalla soffitta - era del tutto inadeguato. Si sperava che la Klepper ci avrebbe prestato l'ultimo tipo di smontabile che è molto simile a una rigida, così come aveva fatto con i Tedeschi e con i Meranesi. L'ultima giornata prima della gara la passammo sotto la tenda mentre fuori pioveva. Andavamo ogni ora a chiedere per la barca. Solo verso sera il sig. Hermann ci disse che potevamo prenderla e allora la montammo subito e la provammo in un tratto del fiume vicino al nostro campeggio.
La prima gara era di slalom a squadre. Ci si imbarcava su una piattaforma di legno a metà immersa nell'acqua. Lo starter era in comunicazione telefonica con altri giudici più a valle e dava il via quando la squadra precedente era a buon punto. Mentre aspettavamo, Willi mi disse che si doveva andare piano e cercare di fare meno penalità possibile. lo ero perfettamente convinto di questo e mi sentivo sicuro; tuttavia la presenza di quella folla così grande e l'importanza della prova toglievano il respiro. La squadra degli Stati Uniti partita prima di noi indugiava più del previsto. Il via fu come una liberazione; Siegi mi gridò qualcosa alla porta 5 e poi ancora alla porta 7 dove mi aveva aspettato.
Mi affacciai al tratto più ripido del fiume tutto bianco di schiuma; in fondo bisognava girare a destra passando attraverso a due grandi onde. Vi entrai appoggiato a monte e per questo errore mi rovesciai subito. Con grande fatica riuscii a tornare su, ma quando raggiunsi gli altri due ero troppo stanco e mi rovesciai ancora e definitivamente entrando nella corrente che usciva veloce davanti alla porta a tempo.
Tutto era rimandato alla seconda prova del pomeriggio e non si poteva naturalmente più sbagliare. Alla partenza eravamo molto nervosi e inutilmente cercavamo di nasconderlo.
Alle prime porte toccammo là dove prima eravamo passati bene. I pali si stavano chiudendo quando mi trovai davanti alla porta 3 così che dovetti frenare per infilarla e ostacolai Willi che usciva dalia porta 4 in salita. Alla porta 15 però passai indenne e così anche al'a 17, superando il punto che prima mi era stato fatale. Da questo punto Siegi continuò a voltarsi e cominciò a gridare che ce l'avevamo fatta. Negli ultimi metri impiegammo tutte le nostre forze.
La nostra squadra era arrivata terza in classifica ed eravamo naturalmente molto soddisfatti. Più tardi però ci dissero che agli Inglesi era stata assegnata una nuova prova per presunta irregolarità durante la prova precedente e che
ai Cechi erano stati tolti 50 punti di penalità così che le due squadre ci avevano sopravanzare e noi eravamo passati al quinto posto.
Il giorno appresso disputammo la gara di slalom in singolo. Siegi discese con grande vigore e perfetto stile e fu il migliore degli Italiani battendo anche il fratello Willi. lo e Alessandrini dovevamo essere degli attori di secondo piano e le previsioni furono rispettate. La nostra era una preparazione discreta dal punto di vista tecnico, ma scarsa da! punto di vista atletico; così passammo abbastanza bene le porte impiegando però un tempo troppe lungo.
Era previsto il predominio della squadra della Germania orientale, composta di quattro uomini ognuno dei quali aveva buone probabilità di vincere. La loro superiorità fu però al di là di ogni aspettativa. Di essi due si classificarono al primo e al secondo posto, uno al quinto e uno al sesto posto. Glaeser, il campione laureatosi a Dresda era quinto; Bremer, il nuovo campione del mondo, riusciva a migliorare nella seconda prova un tempo che pareva già irraggiungibile alla fine della prima.
L' 11 agosto le prove di slalom era no finite. Al!e ultime luci della sera, quando la folla era andata via e gli uomini cominciavano a togliere le porte, qualcuno scendeva ancora il fiume. Anche noi partimmo dall'accampamento e scendemmo in canoa lungo la gola. L'acqua, dopo una lunga giornata di sole, era straordinariamente calda; immersi nella penombra della sera, senza l'ansia terribile delle ore passate, potevamo ritrovare la gioia di sempre. Più tardi al campeggio rimanemmo a lungo desti mentre lontano si sentivano le grida dei Tedeschi e dei Cecoslovacchi che avevano scoppi improvvisi di esultanza.
Nei giorni successivi vi furono le prove di discesa libera, una discesa a dire il vero poco significativa. Il Lieser era andato calando ogni giorno e i sassi affioravano sempre più numerosi così che in alcuni punti non si poteva evitare di toccare. La gara era poi falsa a dalla presenza contemporanea delle R e delle F con un titolo per entrambe, il che non consentiva una graduatoria assoluta per una specialità praticamente unica. Prevalsero comunque in entrambe le categorie gli Austriaci con Preslmayer per la F e Klepp per la R. I nostri discesisti erano Willi e Siegi Gertsgrasser, Alessandrini e Martinelli. Tutti e quattro correvano con delle Baschin modello Mick, categoria R.
Willi aveva buone probabilità di salire sul podio dei primi tre, arrivò invece soltanto sesto perché troppo provato dalle gare di slalom.
Ci fu per ultima la gara di discesa a squadre, novità assoluta per i campionati del mondo. La vittoria toccò ai tre fuori classe della Germania occidentale Vogt, Englet e Schroeder. La giornata era cominciata male per loro: il remo di Englet, poco prima della partenza, era stato portato via dalla corrente, non so come. Mentre aspettavamo lungo il percorso vedemmo passare, in luogo della squadra tedesca, questo remo azzurro che Englet inseguiva trafelato un po' sulla strada e un po' sulla riva. Grazie a un regolamento ab-bastanza elastico - una delle cose più simpatiche di questi campionati - i tre poterono ripresentarsi poi per ultimi alla partenza vincendo di pochi secondi sugli Austriaci. Raramente ho visto tanta gioia come sul viso di questi ragazzi nel momento di apprendere la notizia. La nostra squadra era partita bene, ma poi Alessandrini aveva bucato e col crescere del livello dell'acqua dentro la canoa la sua remata si fece sempre più pesante. All'ultimo poteva a stento tenere la direzione e mantenere l'equilibrio.
La sera di quello stesso giorno ci separammo. Il gruppo più numeroso partiva per la Jugoslavia dove avrebbe disceso !a Drina. Alessandrini era diretto all' Adriatico, Martinelli ed io tornavamo a casa. Eravamo smagriti e stanchi, ma quel viaggio era stato molto bello e rimpiangevamo che fosse finito così presto.
Veniamo al mese di settembre su acque più, casalinghe: sono nate due nuove gare, una discesa libera in Verona organizzata dal canoa club locale e dotata di ricchissimi premi e uno slalom sul canale Muzza organizzate dal C. C. Melzo (primo premio un lattonzolo). Entrambe hanno avuto una partecipazione numerosa e sono state vinte da Alessandrini seguito dal sempre più sorprendente D’Angelo di Ivrea.
A Ivrea s'è disputata la solita gara di fine stagione che è stata onorata, della presenza di canoisti meranesi e germanici.
All'ultimo ci arriva da Ivrea la notizia che Martinelli e Vaglio si sono recati all'estero facendosi onore. Sull' Arc in Francia, Martinelli è stato secondo e Vaglio quinto e sulla Versoix presso Ginevra Martinelli quarto e Vaglio quarto fra gli juniores su un totale di 140 partecipanti. Ecco in sintesi quanto s'è fatto in campo agonistico nella seconda metà di quest'anno.
Spero si vedano bene le immagini sotto riportate senza il gigantismo o il nanismo dei precedenti inserimenti (che ho chiesto di sistemare a CKItalia ma che non ha trovato soluzione).
Io non posso fare nulla al riguardo.
In copertina di fiumi dell 11/'63 si vedono le acque della Drina, splendido fiume della Jugoslavia meridionale ormai interrotto da una diga costruita pochi anni dopo in cui si getta la montenegrina Tara.
Grazie a Carlo una nuova/vecchia pagina di storia. Spero davvero che i lettori capiscano la grandezza del canoista.