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Skillo

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Re: L'INVERNO FRA I PALETTI DELLO SLALOM
* Risposta #30 il: Marzo 20, 2011, 08:34:20 am *
Mentre consumo l'orizzonte e do tempo alla barba di crescere mi capita anche di fare delle osservazioni su giovanissimi canoisti  (12/16 anni) che si avvicinano al C1 in modo quasi del tutto ingenuo, sia ragazzi sia ragazze. Alcuni sono kayakisti e ci cimentano in canadese solo per allenamento, qualcuno mostra di scoprirsi canadese istintivo puro e sembra già definitivamente orientato alla monopala. Come al solito.
Ebbene vedo due fenomeni:
-  Tutti cercano di dirigere e procedere con aggiustamenti in debordé e riescono a districarsi benino fra le porte ancor prima di saper condurre una linea dritta precisa. Nessuno di loro sente la necessità di reinventare il gesto del vortice tantomeno sfregando il manico contro il fianco della barca. In effetti guardando un filmato attuale sul fiume e pure in acqua piatta non vediamo più distintamente eseguire il vortice dagli atleti evoluti; ma il fatto di non vederlo ci autorizza a credere che l'essenza, l'embrione di quel gesto non sia più presente nella pagaiata canadese? Io non lo so. Qui dovrebbe pronunciarsi un tecnico della canadese più aggiornato. Altra domanda è questa: anche ammesso logicamente che non serve eseguire ogni pagaiata con una componente di vortice, daccordo, possiamo per questo stabilire che si può oggi fare a meno di attraversare una fase iniziale di apprendimento nella quale il vortice viene appreso ed eseguito in modo scolastico? Dunque: visto che da soli non lo fanno (non in tempi rapidi almeno), è allora necessario che qualcuno glielo insegni oppure viene da solo prima o poi, oppure non serve più del tutto?
-  Altra cosa che osservo: nessuno prova se non incidentalmente a spostare il peso dalla parte opposta alla pagaiata, atteggiamento che una volta era considerato assolutamente imprescindibile della tecnica canadese. E' interessante notare che le tecniche abbiano un'evoluzione eppure il fatto che il peso si portasse all'esterno opposto alla pagaiata non poteva essere solo un vezzo d'altri tempi, era qualcosa che evidentemente rispondeva a una logica. Ancora una domanda: potrebbe essere utile al giovane atleta conoscere la tecnica, ed eventualmente anche gli errori, di quelli che praticavano lo stesso gesto in precedenza?
Scusa se ti cito ma ho letto solo ora e devo chiarire a cosa mi riferisco in ciò che scrivo.
Il "vortice" è la base dell'avanzamento rettilineo della canadese slalom singola in acqua piatta. 
Se vuoi solo "spostarti" dal punto A al punto B puoi certamente usare pagaiate in debordè, frenatine, agganci, richiami, fianchi e quello che vuoi, ma se vuoi farlo nel minor tempo possibile (e con la massima economia) non puoi fare a meno di eseguire una buona "J".
Col C2 potresti riuscirci senza, così come con il c1 discesa (col c2 non la DEVI proprio fare), ma in fiume, dove col c1s puoi fare quasi tutto velocemente senza dover per forza usare la J, la sua obbligatorietà diventa crescente per il c2s, per il c1d e per il c2d.
In discesa, sui fiumi, ti assicuro che i fianchi delle canadesi e i manici delle pale si segnano pesantemente ancor oggi così come spesso si segnano i fianchi dei c2s all'altezza del pozzetto posteriore.
Io imparai bene lo "J" (scusami ma "vortice" mi è un po' alieno) solo quando feci il militare a Sabaudia. Lì, per me che in acqua piatta ero abituato a fare al massimo 20 metri in linea retta, dovetti fare i conti con quelle che mi parvero sterminate distanze. Imparai e ne fui davvero felicissimo perché, come tutte le cose, se lo sai fare puoi anche non usarlo, ma se non lo sai fare ....
Lo spostamento del peso per quanto riguarda il ciunista slalom è invece legato a ciò che ha già detto Ettore: la regola maxima della canoa fluviale è racchiusa in un'unica parola: equilibrio. Chi non ha problemi di equilibio può pagaiare laddove altri sono costretti a pensare anche a stare meglio in piedi. La propulsione o la manovra più efficace sulla carta, funziona in pratica solo se la si può mettere in opera senza componenti parassitate da problemi di equilibrio. In poche parole: se non ti devi spostare col peso per bilanciare ciò che fai in acqua, vuol dire che non serve farlo.
IBAL

Filippo Caminati

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Re: L'INVERNO FRA I PALETTI DELLO SLALOM
* Risposta #31 il: Marzo 22, 2011, 12:19:44 pm *
Io personalmente che pagaio sia in C2 che in C1 discesa, e da poco anche con i SUP, mi accorgo che ora mai specialmente in C1 discesa sono sempre di più quelli che cambiano lato e che quindi non hanno quasi bisogno della J o come lo chiamo io lo "scarto", io che invece pagaio sempre e solo da un lato lo utilizzo sempre, avendo un assetto asimmetrico dentro la barca con il ginocchio opposto al lato di pagaiata più avanzato lo scarto è quasi impercettibile specialmente quando il ritmo è superiore alle 70 pagaiate a minuto ma essenziale,  in c2 secondo me non è proprio vero che non viene usato perché gli scompensi di forza portano comunque ad uno sbandamento laterale e quindi diviene quasi necessario utilizzarlo, magari in modo meno accentuato ma io lo uso, anche per poter fare le curve senza usare la timonata. Con il Sup che sto provando negli stessi giorni mi capita la stessa cosa ovvero non cambio mai lato e utilizzando la J procedo sempre in linea retta.
Io personalmente trovo difficile insegnarlo perché le persone trovano più naturale cambiare lato invece di utilizzare la J, forse perché il pagaiare sempre da una stessa parte richiede più equilibrio. Detto questo secondo me è giusto che i ragazzi ci arrivino per gradi e in modo naturale per poter acquisire una propria tecnica di avanzamento.

Ciao

Ettore Ivaldi

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Re: L'INVERNO FRA I PALETTI DELLO SLALOM
* Risposta #32 il: Marzo 23, 2011, 06:34:07 pm *
A volte alcune giornate diventano veramente importanti. Ti fissano e ti rimembrano aspetti fondamentali. E’ stato così oggi con il gruppo del pomeriggio con cui ho lavorato con molto piacere e con il tempo che a volte ti sembra ti possa prendere in giro tanto passa velocemente.
Avevo il rumore del canale alle spalle che mi richiamava, ma ho preferito far finta di nulla e  lavorare sull’acqua piatta per ripassare e per puntualizzare alcuni fondamentali. Certe volte ci vuole coraggio per saper dire no!
La pagaiata, che sembra una cosa scontata per molti e sulla quale si passa spesso e volentieri sopra, rivela in realtà la vera potenzialità di uno slalomista. Il modo con cui si ruotano le spalle  e con cui si tira la pala in acqua con la relativa spinta dei piedi la dice lunga. Ho cercato di mettere nella condizione i miei giovani atleti di scoprire quante cose si possono fare mantenendo la pala in acqua sia per le canadesi che per i kappisti. Ho cercato di far capire che la pala non è altro che il prolungamento in acqua delle nostre mani e del nostro… “culo”. Risate perché pensavano che scherzassi, ma in realtà, dopo i vari sghignazzamenti e chiarimenti sul fatto che proprio lì abbiamo grandi neurotrasmettitori hanno “tastato con mano” quanto detto e proposto. Anche i più esperti tra loro si sono resi conto che se si utilizzano al meglio la rotazione delle spalle e la pala nell’acqua si risparmia la forza delle braccia che potrebbe venire buona al momento di dover cambiare ritmo o per risolvere situazioni con poco spazio e in maniera molto dinamica.
Domani proseguirò il lavoro con gli istruttori che seguono il lavoro del gruppo dei giovanissimi, più di 1.000 ragazzini che, tre volte alla settimana, vanno al lago ad apprendere l’eskimo e i fondamentali della canoa. Bisogna avere la certezza che i giovanissimi abbiano la possibilità di essere messi nella condizione di scoprire da soli le tecniche di base aiutati e coaudiuvati da personale preparato ed attento. Quella che viene chiamata la scoperta guidata. Ma come fare se ci si intestardisce a tutti i costi solo ed esclusivamente sull’apprendimento legato a gesti tecnici troppo schematizzati e senza dare spazio alla percezione dello stesso movimento? Ecco domani cercherò di trasmettere tutto ciò a chi deve seguire i primi passi... (pagaiate) degli oltre mille giovani brasiliani che si stanno mettendo in moto per un grande obiettivo.
Mi accorgo solo ora però che il 21 marzo è passato. E qui finisce un altro inverno fra i paletti dello slalom. Ringrazio tutti i lettori che mi hanno accompagnato dal 16 gennaio a oggi. Spero di avervi trasmesso emozioni sentimenti che abbiamo avuto la fortuna di vivere prima in Australia e ora in Brasile. Ho condiviso con voi preoccupazioni, dubbi, ma anche certezze e voglia di migliorare. Ho cercato insomma di farvi partecipi di tutto ciò che un allenatore dello slalom vive costantemente... spero di esserci riuscito.
Un ringraziamento particolare a tutti gli interventi che hanno animato e stimolato tutti noi. Sono certo che molti avrebbero voluto partecipare, ma forse per pigrizia non l’hanno fatto, qualche volta però bisogna sforzarsi per cercare di comunicare nella speranza che si possa sempre migliorare e superare momenti troppo statici e negativi per il nostro movimento. La stagione è ormai alle porte e quindi fra non molto si ritornerà a parlare di selezioni, noi qui in Brasile le abbiamo finite domenica scorsa. Torneremo ad emozionarci con la Coppa del Mondo per arrivare diretti al mondiale di Bratislava alla seconda settimana di settembre: selezione olimpica!
Che dire di più se non augurare a tutti una grande stagione fra i “paletti dello slalom” e naturalmente ...

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Foz do Iguazu, 23 marzo 2011

maurizio bernasconi

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Re: L'INVERNO FRA I PALETTI DELLO SLALOM
* Risposta #33 il: Marzo 23, 2011, 08:56:15 pm *
come tutte le cose, se lo sai fare puoi anche non usarlo, ma se non lo sai fare ....
Sono c.zzi... appunto... concordo con Skillo.

E da Ettore viene questa definizione davvero efficace: "la scoperta guidata". Caro Ettore casualmente in questo periodo sto leggendo delle lezioni teatro di Strasberg, tenute all'Actor Studio negli anni '60. Ti stupiresti perché le sue parole e il suo metodo con gli attori somigliano in modo incredibile ai tuoi. E' un punto di vista che definirei "moderno", dunque contrario a un criterio "tradizionale" di insegnamento di qualcosa che si immagina definitivo, perfetto ed eterno". Forse tornerò su quest'argomento un po' complesso ma appassionante. Se qualcuno poi mi fa sapere che gli interessa, ne riparlo volentieri. 

E' abbastanza sconfortante accorgersi che anche su argomenti di ABC come questo della pagaiata canadese sfuggono persino i termini necessari per spiegarci con chiarezza tra noi. Non ho difficoltà comunque ad abbandonare l'autarchico "vortice" per adottare volentieri "J", che ha il vantaggio di essere capito ovunque.

La pratica diretta, le immagini filmate e gli altri ausili di apprendimento sono utili ma non potranno mai sostituire le parole perché le parole sono gli strumenti che utilizziamo non solo per comunicare ma anche per pensare. Pensare al nostro gesto tecnico non è obbligatorio, potremmo anche vincere un mondiale senza mai riflettere su quello che stiamo facendo. Però un istruttore ci pensa. Chi disegna una canoa ci pensa. Chi inventerà una soluzione geniale ci pensa. Chi saprà spiegare con chiarezza ai giovani quello che sta facendo ci pensa.

In attesa di tornare sul discorso del "J", argomento che non mi sembra esaurito, metto la mia pietruzza intanto alla costruzione di un piccolo vocabolario utile con una definizione di "scarto".
 
- Lo scarto è un'altra cosa. Viene da écart (francese). E' quella manovra brusca che si realizza, direi quasi solo in slalom, portando la pala canadese proprio sotto alla pancia della canoa, o al fondo se preferite, spostando l'oliva all'esterno e il peso del corpo leggermente dalla parte opposta, per poi tirare con decisione facendo leva col manico sul fianco dell'imbarcazione. La canoa si sposta lateralmente dalla parte opposta alla pala immersa la quale agisce con il lato del suo dorso. In acqua ferma un C1 da slalom si sposta lateralmente circa di un metro, ma lo scarto si usa per lo più in C2, soprattutto per spostare la coda e raddrizzare la traiettoria. Da quando i due pozzetti sono ravvicinati forse conviene eseguirlo in modo più arretrato, anche se così facendo la forza sarà certamente minore e potremmo definirlo qualcosa di più simile a una timonata.

Ben vengano correzioni e integrazioni a questa definizione.
 

Skillo

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Re: L'INVERNO FRA I PALETTI DELLO SLALOM
* Risposta #34 il: Marzo 24, 2011, 07:52:07 am *
Pronti!
Maurizio ha detto benissimo; lo scarto deriva da ... ed è quella manovra che ...
tutto giusto.
Integriamo un po: lo scarto cambia il suo effetto a volte in modo radicale a seconda del dove, come e quando viene effettuato. Se parliamo di c1s e stabiliamo per semplicità che la barca sia immobile in acqua piatta possiamo ottenere una traslazione o scarroccio verso il alto opposto di pagaia, proprio come ha detto Maurizio, se eseguiamo lo scarto all'altezza del pozzetto. Se spostiamo il punto di appoggio della manovra verso la coda otterremo una componente rotazionale tanto maggiore quanto maggiore sarà la distanza dal pozzetto del punto d'appoggio o di applicazione.
Va da se che la componente di traslazione (lo spostamento laterale del centro geometrico della canoa/canoista ) diminuirà proporzionalmente. Riuscendo a fare uno scarto all'altezza della maniglia di coda si otterrà una rotazione quasi priva di scarroccio.
Se invece di spostare il punto d'appoggio dello scarto verso la coda, lo sposto verso la prua della canoa, ottengo le stesse identiche cose ma con rotazione inversa.
Va detto che lo scarto è una manovra potente ma che essendo legata ad un punto d''appoggio e a delle misure geometriche non grandissime, tra le quali ricordo "lunghezza della pala" e "ampiezza del movimento", ha dei vantaggi importanti a fronte di limiti precisi.
Con lo scarto posso iniziare o bloccare una rotazione ( blocco, che è poi sua principale funzione) ma non posso effettuare una rotazione veloce e ampia della canoa, posso scarrocciare potentemente ma solo per poche decine di cm.
Questa manovra era spesso usata in situazioni che oggi non la vedono più protagonista come un tempo. Una manovra che a me è sempre piaciuta molto era la rotazione dei c2s con lo scarto effettuato dal canoista anteriore. Il caso tipico era la classica porta da eseguirsi in retro. Per capirci bene pensiamo alla solita situazione risalita, discesa sullo stesso filo e discesa sul filo successivo e quasi in asse con la risalita. Il c2 che ha l'anteriore pagaiante a valle nel tratto risalita-retro può effettuare lo scarto anteriore durante la rotazione nella retro scegliendo il punto d'appoggio sul fianco a seconda della necessità, miscelando rotazione e arresto della canoa.
Un esercizio interessante ai fini della pura giocoleria e della gestione dell'equilibrio è lo scarto in debordè.
Tornando allo scarto classico, uno degli ultimi grandi scartatori in c1s fu l'inglese Edges che, prima di morire in un tragico incidente d'auto, deliziò il mondo della canoa col suo stile pressocché unico. Stile col quale agguantò un bronzo ai mondiali di Augsburg, quelli che videro il nostro ottimo Demonti sulla quarta piazza e l'estroso Dario Ferrazzi quinto nei k1.
In discesa invece, lo scarto viene usato alla grande: spesso non c'è modo migliore di bloccare efficacemente la rotazione di un c2 e, qualche volta, anche di un c1 in uscita da una veloce rotazione stretta o dall'effetto indesiderato di qualche componente della corrente o dei flutti o di qualche ostacolo.

A presto.

Filippo Caminati

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Re: L'INVERNO FRA I PALETTI DELLO SLALOM
* Risposta #35 il: Marzo 24, 2011, 01:31:58 pm *
In C1 discesa specialmente mantenendo la barca piatta si usa utilizzare sotto la barca per creare un vortice che fa scarrocciare la barca sul lato della pagaiata per mantenere una traiettoria lineare e quindi di avanzamento perfetto.... poi per curvare sullo stesso lato il discorso si amplia, ma per quanto mi riguardo avendo avuto l'opportunità di pagaiare con V. Panato lui mi disse che per far avanzare il C1 importante è il far muovere la pagaia nell'acqua quasi al di sotto della pancia per creare un effetto di spostamento....