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uno nuovo

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maurizio bernasconi:
Ciao Fred, devi sapere che, per esempio, tra gli indu quella cosa non è peccato, anzi proprio manca loro il concetto stesso di peccato e possono parlare di tutto senza mai essere volgari. Anche Bonatti è uno scrittore capace di parlare di tutto e per fortuna ha scritto libri memorabili che consiglierei a tutti di leggere. Alcune delle pagine più belle contengono la descrizione delle sue discese sullo Yukon e altri fiumi. La sensazione di spazio e grande libertà che proviamo alla lettura di quelle pagine fa pensare a tutto tranne che a una meschina e insana attività solipsistica.

el Cimo:
ciao Giovanni....se ti và di uscire in compagnia fatti vivo....dai un occhiata al nostro sito www.opencanoe-openmind.com noi siamo della zona di Treviso....e se ti serve qualche dritta sulla Piave per qualcuna delle tue solitarie contattami pure lo conosco praticamente tutto.ciao cristian.

fredgil:

Caro Maurizio,

non mi conoscevo indù, visto che a questo punto il mio concetto di peccato è assai vicino al loro; e pensavo che - almeno tu – fossi stato in grado di leggere il mio messaggio tra le righe, cioè al secondo livello,  non a quello che mi fu necessario per completare la lettura del tuo ultimo libro! (scherzo).

Un cosa è scendere da solo lo Yukon - ho visto anche il servizio fotografico, bellissimo - in cui l'exploit risiede soprattutto nella ricerca di se stesso in un infinito percorso di rara solitudine. Ma trattasi di Cl WW I. I pericoli non sono sul fiume, ma altrove (orsi, isolamento totale per 800Km, clima avverso...)

Un’altra cosa è quando un esperto incontestato realizza l’exploit, tipo la salita solitaria di Messner sull’Everest; mi viene in mente  la discesa di Salvato sul Sun Kosi, niente da ridire. Eventi rari e non a portata di tutti.

Ma la cosa inaccettabile, su questo forum e nel nostro sport, è quella di vantarsi volgarmente (in corsivo nel testo), di autocongratularsi di discese solitarie "puramente" canoistiche, o di magnificarle, con il rischio di condurre il neofita canoista (e questa discussione è proprio nata da, e si intitola, “uno nuovo") ad intraprendere pericolose esperienze, perché la lezione N°1 dei Manuali di sicurezza in canoa in tutto il mondo è "non si scende il fiume da solo" (in grassetto sottolineato nel testo).

Libero al bravo esperto canoista di fare come gli pare, ma non va detto, non va pubblicato. Meglio vivere intimamente queste esperienze (di cui il mio precedente messaggio, spero adesso sia chiaro, ma effettivamente ci voleva un mimino di senso dell'humour per capirlo).

Fred

maurizio bernasconi:
Bene Fréd, per fortuna ognuno può dire come la pensa. Solo per correttezza d'informazione e non per il gusto noioso di puntualizzare: 1) Francesco ha fatto una solitaria importante sul una parte impegnativa del Karnali, il Sun Kosi è facile, su 130 chilometri ha solo pochi chilometri di IV, le gole, e tre grosse rapide che superano IV grado, e lo scende qualunque canoista un po' esperto.
Lo Yukon, al momento del disgelo, al massimo quindi della sua portata, presenta anche quanche difficoltà canoistica (treni di onde irregolari, vortici, controcorrenti, mulinelli, tutta roba che da noi non si considera neanche è vero se non in caso di piene). Specialmente a bordo di una canadese aperta, piccola e stracarica, con temperature rigide, non è uno scherzo. Sui manuali che ho scritto io spero proprio di non aver messo la storia di andare, (+ o - ) obbligatoriamente in gruppo. E' l'"obbligatoriamente" che disturba. Queste polemiche nel mondo alpinistico non le fanno più dal 15/18.     

Marco Panebianco:
Carissimi...
...mostri sacri della canoa. All'apice della mia "carriera" canoistica che ho avuto nel 2004 quando mi sono concesso un anno sabbatico di sola canoa, ho piu' volte disceso fiumi in Sudamerica in compagnia di illustri sconosciuti per necessita', come unico canoista safety kayak insieme a gommoni di clienti sul pericolosissimo Apurimac, in solitaria sul Futa per mancanza di compagni di discesa od insieme ad un unico cataraft sul Tambopata nella giungla amazzonica del Peru'. Da questo ho imparato che, in compagnia o no, devi regolare il tuo atteggiamento mentale nei confronti del fiume in base alle tue capacita' del momento e del grado di difficolta' senza pensare che se qualcosa va storto qualcuno ti salvera'. L'autovalutazione e la lettura del fiume mi hanno sempre aiutato a sopperire alla mia non buona tecnica canoistica.
Mi diverto ancora con alcuni pochi fidati amici in canoa, ma non disdegno solitarie discese con canoa da gioco sul Soca e sul Sesia per impegni familiari contingenti dove ritrovo la pace con me stesso ed il contatto diretto con il fiume che associo alla parabola della vita: nasco, scorro, accellero, devio, giro, fermo e muoio nel mare. Mi fanno molta paura invece le discesa con molte persone a cui non mi fa piu' piacere partecipare dove il rischio di perdersi qualcuno mi fa rabbrividire.

Un saluto,
Marco Panebianco

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