Tra poco prenderà il via il SESIA TOTAL RUN, non è qui mia intenzione farne pubblicità, ma penso sia occasione per riflettere sul mondo della canoa e su dove stia andando.
Per chi non sapesse di cosa sto parlando, il SESIA TOTAL RUN è il tentativo che 3 canoisti italiani di indubbio valore faranno il 20 maggio 2010: scendere tutti i tratti classici del Sesia ed affluenti in giornata (24 tratti diversi di 11 fiumi)!
In altre parole:
è l'esecuzione di 24 "SVELTINE" mordi e fuggi in val Sesia in un solo giorno, sempre che un pattuglia della polizia non blocchi per eccesso di velocità e guida pericolosa il furgone che celermente trasporterà i canoisti da un tratto al successivo.
L'impresa verrà documentata con un cortometraggio della brevità di soli 72 secondi, 3 per ogni tratto.
E' previsto un veloce brindisi poco dopo l'ultimo sbarco al fast food dell'autostrada.
Insomma, buon divertimento per gli amanti delle sveltine, ognuno goda come crede
Sembrerebbe che anche la canoa sia ormai in fase decadente, non sapendo più cosa inventare, dopo aver sceso rivoli che diventano tali solo dopo piogge monsoniche, centrato minuscole polle saltando da altezze inverosimili, evitato incastri e cravatte in contorti budelli, segue le tracce dell'alpinismo, progettando concatenamenti privi - a mio parere - di senso, in cui viene annullato il fascino di una discesa che proceda anche nei tempi con il fluire delle corrente e che rimanga in ammirazione delle valli e delle gole in cui il fiume, con infinita lentezza, si è scavato il suo passaggio.
Comprendo che il protagonismo sia necessario per chi di una attività ne fa professione, per racimolare qualche sponsor, mantenere viva l'immagine e attirare clienti, ma quando si è esplorato praticamente tutto di una disciplina: dagli ambienti, ai materiali, dalle manovre, ai gradi, dalle portate, ecc. - come nell'alpinismo - o si cambia per qualcos'altro, o si continua in sordina, oppure non resta che trasformare il tutto in una specie di fenomeno da baraccone, da stuntman, dove si rischiano anche le penne pur di aver un trafiletto sul giornale, dato che questo genere di imprese non fa notizia se non nel mondo degli addetti ai lavori (e molte di queste imprese potrebbero essere assai criticate dagli addetti stessi ancor prima del loro inizio).
La conquista di una Nord delle Alpi o di una nuova cima himalayana un tempo era degna di prima pagina del Corriere, ora che è stato fatto tutto, la salita in giornata di corsa di un 8.000 senza ossigeno facendo nel frattempo i giocolieri con 5 clave, per poi scendere con un parapendio intanto che si suona il piffero, forse consente una colonnina su Novella 2000 (se esiste ancora) e fa sognare un posto sull'Isola dei famosi, alla meglio si guadagna un ruolo come controfigura di una star holywoodiana.
I tempi eroici della canoa esplorativa italiana, la cui storia è stata scritta dal Granacci, dal gruppo del Grigioni, Paracchini, ecc, e da altri ancora, quelli altrettanto esplorativi del Bernasconi, del Pongolini con i suoi amici del CCM, di altri gruppi e quelli segnati dalle grandi discese in luoghi remoti da Salvato e non solo, sembrerebbero in esaurimento. Ora lo spazio è sempre più occupato da discese commerciali “ce né per tutti”, pagaia in mano e qualcuno ti porta giù, facendoti pensare che sia tu, o cercando di far notizia con trovate come quella che sta per essere avviata.
"Avanti, avanti, avanti, si può spingere di più, insieme nella vita a testa in giù!" (G. Gaber)
Lorenzo Molinari, 17 maggio 2010