Autore Letto 40506 volte

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* il: Gennaio 09, 2010, 01:17:23 am *
Mi piace sedermi sulla collinetta che divide il canale olimpico dello slalom  dal primo lago dell’impianto di Penrith a spiare gli atleti in riscaldamento. Mi mimetizzo con il libro che sto leggendo in questi giorni e tra un rigo e l’altro butto lo sguardo su quel gran numero di pagaiatori che affollano l’area alle prime ore del giorno. Non voglio intromettermi nel silenzio delle pagaiate, non voglio disturbare la concentrazione degli atleti che cercano, in quelle prime movenze, di trovare energia, stimoli, cacciando lontano fatiche e pensieri negativi;  ed è per questo che tengo il libro bene in vista per non intimorire i pagaiatori con sguardi magari indesiderati.  Da quella mia posizione posso seguire tutte le fasi: dal salire in canoa, alle porte in acqua piatta, alla lunga fila di boe che delimita gli spazi per gli slalomisti e scopro che ognuno di loro ha gesti e movimenti che ripete costantemente ogni giorno e anche chi non lo fa, perché viceversa ogni giorno si scalda in modo diverso, rientra nella sua routine quotidiana di fare comunque sempre lo stesso warm up… appunto… in modo diverso.

Quel silenzio fatto di colline verdi, di acqua riflessa e vortici delle  pagaie è interrotto solo dal corto sibilo della sirena che automaticamente e istintivamente fa muovere tutti quegli “uomini-galleggianti-su strani gusci” verso un’unica direzione. L’odore di una sola goccia di sangue per lo squalo o il fruscio d’ali per il predatore li guidano d’istinto verso la preda sicuri e decisi a saziarsi e godersi così il resto della giornata. Allo slalomista  si illuminano gli occhi, si desta dal suo vagare per il lago  e si disseta anzitempo nel solo sentire quello stridulo che istintivamente associa all’istinto primordiale di una fame atavica di acqua, porte, onde, emozioni. Gesti che lo appagheranno per la lunga attesa e che gli ridaranno pace o preoccupazioni per il resto del tempo trascorso in sosta che l’evento puntualmente si ripeta.

Era passato diverso tempo dai campionati del mondo di Seu di settembre e quasi quasi mi ero dimenticato, non è vero,  delle emozioni che un gruppo di atleti in allenamento o in gara  ti sa offrire e ti rinnova ogni giorno per il solo fatto di vederli all’opera. Riuscire a recuperare con chissà quale algoritmo tutta quella forza di braccia che muove l’acqua ci potresti far andare una centrale elettrica. E’ strano il mondo, è strano il fatto di essere atleti. Si,  perché ora in questo periodo della stagione loro,  i protagonisti delle gare, ritornano ad essere slalomisti con pari dignità e potenzialità: tutti devono credere in loro stessi al massimo senza timori riverenziali. Si riparte da zero e la stagione 2010 decreterà ancora una volta risultati, classifiche, ranking. Solo allora ci sarà chi esulterà, chi piangerà, chi si emozionerà, chi godrà di un’altra stagione portata a termine, preludio di una nuova. Oggi in acqua pagaiano tutti con grande discernimento. Come sant’Ignazio sono assaliti da  tre pensieri:uno proprio, che proviene unicamente dal loro essere;  e altri due, che vengono dall'esterno: uno dallo spirito buono e l'altro dal cattivo. Il primo ti spinge a tenere duro e a vedere positivi gli sforzi dell’allenamento e l’altro che ti spingerebbe lontano, confidando solo  sulla sorte.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 9/01/2010 36° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!


… segue

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #1 il: Gennaio 10, 2010, 03:08:14 am *
Può essere solo il Padre Eterno a realizzare certe opere d’arte: non c’è altra spiegazione! Lui le pensa, le studia, le elabora e alla fine individua con precisione assoluta l’umanoide che meglio interpreterà il suo pensiero. Dio è paziente perché sa che un capolavoro non ha prezzo, non ha valore ed è capace di renderlo grande anche nella sua semplicità. Scelto il protagonista deve mettere assieme una serie di informazioni. Trovare i genitori giusti, accoppiarli, sistemare qualche gene nel DNA spingerli a seguire le sue indicazioni, ma questo per Lui è un gioco da ragazzi, e aspettare che il moccioso segua alla lettera la Sua fantasia creativa. Dio si sbizzarrisce in ogni campo, beh se non lo fa lui, dalla pittura, alla scultura, alla musica,  al corpo umano, allo sport. Ora non può essere stata concepita da Picasso Guernica e neppure da Michelangelo la Pietà, loro sono solo degli esecutori, i prestanome, l’idea è divina e arriva da una mente decisamente superiore. La voce di  Bocelli in realtà non è la sua , ma quella degli angeli  che ci trasmettono emozioni, mettendo il nostro animo di buon umore.  La stessa cosa è per chi corre i 10.000 metri in 26 minuti e 17 secondi, secondo voi è mai possibile? Certamente no, visto che bisogna correre 10 volte un  chilometro a 2 minuti e 37 secondi e se poi ci mettete gli ultimi 100 metri in 11 secondi considerate la cosa decisamente impossibile. Eppure Dio ha scelto uno strano etiope che di nome fa  Kenenisa Bekele vicino ai 30 anni per renderla operativa. Chi può avergli messo nelle gambe quel tempo, chi può avergli insegnato a correre in quel modo che sembra farlo volare sull’anello rosso di una pista di atletica leggera? La risposta è sempre la stessa. Chi  può aver insegnato a Fabien Lefevre entrare e uscire nello stesso tempo dalle risalite se non il Padre Eterno che evidentemente alla canoa slalom  tiene parecchio se ci regala queste emozioni costantemente e ripetutamente tanto da renderle a volte banali e a volte incredibili? Utilizzare un solo colpo per entrare, ruotare, uscire: tre in uno, neppure alla Rinascente si trova un’offerta così vantaggiosa! La velocità lineare che si trasforma in velocità di rotazione e successivamente torna ad essere lineare. Tutto questo con un colpo largo che parte dalla punta dei piedi e esce all’altezza del pozzetto. Il particolare è quello che il tutto va fatto su una corda di violino mantenendo equilibrio e busto eretto. Il transalpino poi si diverte, mattina e pomeriggio, a provarci e a riprovarci. Passa le ore sul canale e tutte le morte e le porte sono buone per esercitare quel tocco di grazia e arte che il buon Gesù gli ha regalato. Non sembra essere molto preoccupato se a quel giochino intervengano fibre bianche o rosse, non sembra neppure dannarsi a guardare l’orologio per capire se lavora a livello aerobico o anaerobico, se recupera tanto o poco. La cosa sicura è che sembra divertirsi un mondo ogni volta che infila la pagaia in acqua, ogni volta che le sue spalle lo precedono nella rotazione delle sue gambe, ogni volta che la sua coda si infila nell’acqua per prendere velocità e spinta. Quel suo battito di ciglia che sembra precedere ogni azione è il battito di ciglia dell’aquila che guarda il sole e lo sfida. Il grande e reale pennuto lo può fare proprio perché il disegno celeste glielo ha permesso e il bianco di Francia la sua sfida l’ha già lanciata al mondo intero dei kayak uomini e della canadese doppia.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 10/01/2010 38° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!

… segue 2^

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #2 il: Gennaio 11, 2010, 01:16:30 am *
Un tuffo ed una nuotata a fine allenamento contribuiscono a renderti piacevole la vita anche a temperature decisamente alte. L’obiettivo è quello di riuscire ad arrivare al pontile di legno, poco più di 50 metri,  senza interrompere la mia vecchia bracciata a farfalla che in gioventù mi ha regalato una finale ai campionati italiani, disputata a Roma e fu quella la prima volta che vidi la capitale d’Italia nella mia vita. 
Lo sapevate che questo stile nasce da una variante della rana ed è stato introdotto ufficialmente solo nel 1952? Il mio grande futuro di delfinista di piscina si è interrotto presto per lasciare spazio a canoe e pagaie dopo 4 anni di attività agonistica. Il nuoto però mi ha sempre appassionato e quando posso non disdegno di seguirlo o di praticarlo.
In Australia è considerato lo sport nazionale d’eccellenza e le piscine qui si sprecano. Con poco più di 2 euro puoi accedere a molti impianti dove trovi normalmente una piscina olimpica, con corsie riservate per il nuoto in relazione alla tua velocità, e altre vasche per i più piccoli. Insomma tra laghi naturali, o pseudo, creek, piscine pubbliche e private, non manca certo  l’opportunità per nessuno di fare 4 bracciate rilassanti. Le strutture sono molto semplici e molto funzionali. La gente arriva attrezzata di tutto punto con  palette per le mani, occhialini, galleggianti per le gambe, pinnette e qualche altra diavoleria che ti complica la vita, ma che ti può rendere più forte e resistente. Non manca mai la borraccia che è ben salda a bordo vasca per idratarsi durante l’allenamento. La cosa che mi ha maggiormente colpito è che si vedono tante persone nuotare bene i quattro stili, cosa non comune da noi se andate in una qualsiasi piscina comunale aperta al pubblico e vi fermate ad osservare i vari visitatori.

La prima regola in climi caldi è quella di idratarsi bene durante l’allenamento, regola che comunque vale in ogni dove. Bere quindi è importante, com’è importante mantenere il corpo ad una temperatura costante di 37 gradi. Per i canoisti è abbastanza facile tra onde, riccioli e ritorni d’acqua, meno per noi allenatori che stiamo sulla riva a seguire i nostri pargoletti nelle loro evoluzioni.

L’allenamento di oggi è stato particolarmente produttivo e io sono contento perché i punti che ci eravamo prefissati sono stati raggiunti con facilità. Qualche adattamento in corsa, ma tutto nella norma. Duro spiegare però agli atleti che bisogna avere pazienza e lavorare con serenità per cercare di migliorare ogni giorno, magari di poco, ma migliorare. Forse l’aspetto più difficile è quello di riuscire a  mettere i tuoi allievi in quello stato di grazia per far sì che ogni colpo, ogni azione, ogni discesa venga memorizzata positivamente, visto che  anche le più critiche, anche le più sciocche e irrazionali azioni possono offrire spunti per migliorare sempre.
Si chiude la settimana e allora domenica pomeriggio magari la dedichiamo a qualche ora di passeggiata sulle Blue Mountain ad ossigenarci e a dipingere di verde la nostra mente… colorata sempre di azzurro!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 11/01/2010 40° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!

… segue 3^

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #3 il: Gennaio 12, 2010, 01:53:15 am *
* Ultima modifica: Gennaio 12, 2010, 01:57:04 am da Ettore Ivaldi *
In Australia è facile conquistare i locali: preparate un risotto con le fragole e come dessert un tiramisù e il gioco è fatto! Se poi servite anche un caffè macchiato con tanto di schiumetta siete sicuri che vi terranno in alta considerazione anche per il prossimo 26 gennaio,  cioè per il tanto discusso Australia Day. Pensate che qualche giorno fa sono stata a Mulgoa dalle Schoenstatt Sister of Mary, dove ero alloggiato sia nel 2004 con la squadra italiana sia nel 2008 con la squadra spagnola. E’ un complesso dove ci sono camere e cucina nell’ambito di un ordine religioso fondato in Germania il primo ottobre del 1926 da un certo padre  Joseph Kentenich. Quando mi hanno rivisto mi hanno subito associato alle due specialità culinarie che ho avuto modo di preparare alle Sorelle per avvicinarle ancora di più a Dio e mi hanno chiesto quando sarei andato per fare il tris che a tutte le suore era piaciuto parecchio!
Ma questa è un’altra storia, quella che invece vi voglio raccontare ovviamente, guarda caso, è dipinta dai colori dell’acqua e come protagonisti ci sono, tanto per cambiare, i canoisti. Il canale di Penrith si sta decisamente animando, siamo passati da un’ora sola alla mattina e un’ora al pomeriggio dedicata allo slalom a turni da quattro a sei ore per giorno. E’ arrivato un nutrito gruppo di giovani della Nuova Zelanda animati da uno spirito decisamente pittoresco, ma nello stesso tempo pronti a lanciarsi senza paura in un canale che per domarlo bisogna cercare di carpirne tutti i segreti e trucchi. Perché di aspetti nascosti ce ne sono tanti e te ne accorgi  mano a mano che gli atleti si affaticano e perdono la brillantezza delle prime discese. C’è chi si dispera sbattendo la pagaia sulla canoa, chi se la prende con le indifese porte da slalom, chi contro se stesso, chi ingoia il rospo e fa finta di nulla salutando la telecamera con un bel sorriso e una linguaccia.
Mi permetterei di dire e sottolineare che la qualità che viene più esaltata su percorsi così impegnativi e particolari è la dinamicità dell’azione del corpo. E’ anche l’aspetto che più mi entusiasma specialmente nei kayak più che nelle canadesi che, per forza di cose, dinamiche lo sono sempre.
E’ fantastico mettere una serie di porte sfasate a palo singolo e costringere gli atleti a trovare soluzioni basate principalmente sulla loro abilità di muovere velocemente ed esclusivamente il busto senza far intervenire cambi di angoli alla canoa o il  suo assetto. L’azione complessiva risulta pulita e lineare, certo il gioco è millimetrico e l’attenzione deve essere sempre alle stelle, ma è qui che molto spesso si vincono o si perdono le gare. Se nelle risalite diventa un gioco di equilibri, nel resto della discesa, su un tracciato di slalom, la differenza si fa sulle linee e sulla conducibilità del mezzo. Mi spiego meglio. Cercare di accorciare sempre la strada da percorrere forse non sempre è la soluzione migliore, ma diventa fondamentale quando ci si trova di fronte ad una serie di porte in discesa molto ravvicinate e sfasate fra loro.  Ecco che a questo punto scatta l’abilità di mantenere la canoa piatta e su una sorta di binario retto, mentre a prendere la porta ci va solo il busto coperto dalle spalle e dalla testa. Vederlo fare è qualche cosa di emozionante, di magico, di … veramente dinamico! E’ come vedere un ghepardo che azzanna la gazzella, come il coccodrillo che spalanca le sue fauci per scacciare il pericolo, come la picchiata di un falco pellegrino per tramortire la sua preda, come una tripla sugli sci di Grange o di un Tomba ai tempi d’oro… credo che a questo punto possa essere  chiaro a tutti: è veramente qualche cosa di eccitante, un elemento su cui bisogna lavorarci molto, anche se spesso e volentieri è una dote naturale che si ha oppure no!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 12/01/2010 41° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!
… segue 4^

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #4 il: Gennaio 15, 2010, 02:47:55 am *
* Ultima modifica: Gennaio 15, 2010, 02:50:16 am da Ettore Ivaldi *
Questa mattina ho apprezzato più del solito il caffè macchiato al Wildwater bar prima di iniziare l’allenamento, complice una temperatura primaverile. Ha piovuto molto questa notte ed è stata una sorta di manna dal cielo viste le temperature piuttosto elevate degli ultimi tre giorni. Mi giungono voci da casa che si fa un gran parlare delle temperature record dell’Australia e anche qui diciamo che molto spesso è uno degli argomenti più dibattuti. Il caldo si fa sentire particolarmente nelle ore centrali della giornata, ma noi restiamo al riparo in casa ad analizzare i video della mattina e a preparare il pranzo prima del secondo e terzo allenamento. Un caffè in compagnia è l’occasione buona per scambiare quattro parole con gli altri allenatori e questa mattina Shaun Pearce mi ha  fatto compagnia.
Impressionanti questi inglesi: idee chiare e operativi al 100% diritti alle Olimpiadi di Londra 2012.  Loro qui in Australia sono venuti con 4 allenatori e un fisioterapista che all’occasione collabora anche a prendere video e tempi: uno staff al completo per seguire 8 atleti. Il campione del mondo del ’91, Pearce per l’appunto, allena i kayak uomini e per il momento, nell’attesa che lunedì prossimo arrivi Campebell Walsh, con la canoa nuova,  ci sono Huw Swetnam e Richard Hounslow. Quest’ultimo è anche il compagno di barca  di David Florence in C2, ma esce da una stagione 2009 in kayak non troppo brillante. Meglio gli è andata in C2. Infatti in K1 ha chiuso al 30esimo posto i mondiali in Spagna  e  nessuna finale in Coppa o Europei. A squadre è campione europeo e vicecampione del mondo. Meglio di lui certamente ha fatto  il potente ragazzotto Swetnam che in squadra è fisso dal 2003, fatta eccezione per il 2006 anno in cui era in procinto di smettere. Nel 2009 è stato quinto ai mondiali e ottavo  agli europei in casa a Nottingham vinti da Daniele Molmenti. Ovviamente anche lui campione europeo a squadre e secondo ai mondiali.
Le  donne, Elizabeth Neave e Louis Donnington, sono allenate e  seguite pagaiata dopo pagaiata da quel certo Paul Ratcliffe quel K1 che è stato capace di  vincere  tre coppe del mondo – ’98, ’99 e ’00 – due europei individuali ’98 e ’02 e un argento alle olimpiadi del 2000 proprio qui a Sydney. Non c’è Laura Blakeman non convocata a questo traning camp per non aver raggiunto i risultati richiesti.
Le canadesi monoposto sono seguite da Mark Delaney e le canadesi doppie da Nick Smith. I due lavorano in coppia perché hanno in comune non solo l’esperienza di molti anni da atleti in questa specialità, ma soprattutto condividono gli atleti. Infatti David Florence – argento a Beijing 2008 – e Dan Goodard sono in squadra sia in C1 che in C2. Il primo è in barca con Richard Hounslow e tra Coppa, Mondiali ed Europei hanno centrato 4 finali su 5 prendendo due novi posti un decimo e un bronzo a Pau all’apertura di Coppa. Il secondo è capovoga del C2 con Colin Radmore, nessuna finale per loro in questa stagione. Mancano qui Timothy Baillie e Etienne Stott il bronzo europeo. Infatti durante una discesa mozzafiato in mountain-bike lo scatenato e strambo Tim si è schiantato al suolo riportando la rottura della clavicola. Per loro quindi la preparazione è ritardata in attesa di termianre la riabilitazione iniziata subito dopo l’operazione fatta a novembre. I due sono tornati a pagaiare sull’acqua piatta giusto una settimana fa e qui dovrebbero arrivare a metà febbraio.  Ai due allenatori quindi non rimane che alternarsi alla guida in relazione al fatto che  questi atleti si allenino in C1 o C2.
Gli atleti inglesi si fermeranno fino a fine febbraio e poi rientreranno al raduno permanente in casa a Nottingham e a metà maggio selezioni  per definire la squadra che parteciperà agli europei, coppa e mondiali. Lo stesso Pearce, questa mattina, mi ha confermato che si sta lavorando alacremente  sul canale olimpico di Londra che dovrebbe essere consegnato il prossimo novembre e aperto per gli allenamenti da marzo 2011, mentre nel resto del Regno Unito sono ormai in consegna due nuove strutture per lo slalom:  una in Galles e un’altra ancora in Scozia terra di Campebell Walsh. Strani gli scozzesi che nel 1707 si unirono alla Gran Bretagna perdendosi nella storia di questo paese, ma nel 2008 sono oltre il 67% di popolazione locale  che vorrebbe ridisegnare quel Atto d’Unione firmato 300 anni prima.  La British Canoe Union ha spinto molto, sull’onda dei successi conquistati ai Giochi Olimpici e, prendendo la palla al balzo, anzi la pagaia in mano si è data un gran da fare per lanciare alla grande lo slalom tra i sudditi di sua Maestà la Regina!

Poche parole quindi per questi pronipoti dell’epoca vittoriana e,  vista l’impossibilità di conquistare nuove terre e metterci il sigillo di lingua e guida a destra, stanno ora puntando sulle conquiste di medaglie e allori sportivi… tanto per tenere vivo lo spirito colonialista!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 15/01/2010 21° gradi – Wonderful  Slalom traning camp!

… segue 5^

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #5 il: Gennaio 18, 2010, 02:50:18 pm *
Tornando dall’aeroporto di Sydney a Penrith, dopo aver preso la M5 non sono uscito sulla 7 ma sono andato un pochino lungo, forse i miei occhi erano troppo lucidi per vedere la segnaletica mentre la mia mente era troppo impegnata a ricordare, così  ho dirottato prima sulla 9 e poi sulla 55 raggiungendo la piccola cittadina olimpica della pagaia e del remo da sud e non da est come usualmente si fa. Ho attraversato una zona a pascolo, dove sono diversi i ranch con cavalli e vari animali e ogni tanto incontri dei negozietti tipo far-west. L’Australia sa tanto di America se non fosse per la guida a destra e un inglese molto nasale non troveresti grandi differenze. Una forse si: non ci sono le bandiere a stelle e strisce che incontri in ogni dove negli USA.
Ad apprezzare e a commentare assieme a me quei nuovi paesaggi però non avevo il mio pargoletto che sta  rientrando a casa per impegni scolastici: e la sua assenza da queste parti si farà sentire. Nello specchietto retrovisore non incontrerò il suo sguardo luminoso, non sentirò la sua seconda voce alle canzoni che in questo ultimo mese ci hanno fatto compagnia in macchina su 104.9: la radio di musica e non parole, come l’abbiamo ribattezzata noi. Nei prossimi giorni e fino a marzo so che sul lago adiacente al canale non vedrò una canoa azzurra e bianca con la chiave di violino riscaldarsi prima di quelle magiche ore passate tra le porte, onde, riccioli, fatica e sudore. Lo sguardo la cercherà senza possibilità di scorgerla, ma saprà  il cuore dove trovarla. La stanza che abbiamo condiviso, anche quando avremo potuto fare a meno, è vuota. Le mie cose riempiono spazi troppo grandi da vivere da solo, le sue ora sono  ammassate e pressate in qualche stiva di aereo che lo riporta a casa fra le braccia di sua mamma e le richieste del suo piccolo fratello C1. Di fronte   al computer che sto usando per scrivere solo il divano e non un altro computer bianco indaffarato a scaricare video di canoa e di sport. Mi accorgo che tutto è troppo quieto e fermo, mi mancano già quei piedi immensi che toccano ogni cosa e si muovono nervosamente. Mi manca la richiesta di merendina, mi manca chi riempirà il carrello della spesa di cioccolatine e biscotti, mi mancherà il sorriso di chi vive alla grande momenti magici!
Trentatre giorni, 44 allenamenti in canoa sul canale, 4 allenamenti in palestra per mantenere la tecnica dello slancio e dello strappo, 7 corse e 6 sedute di yoga. Direi che si è lavorato duro, cercando di sfruttare al massimo la possibilità di allenarsi su un tracciato favoloso che ti permette di prendere confidenza con manovre tecniche impegnative, ma nello stesso tempo è capace di stimolare la sensibilità e l’acquaticità. Ci siamo divertiti e allenati sempre con il sorriso, ecco questo è l’aspetto sicuramente più bello, questo il vero successo di un mese dall’altra parte del mondo!

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 18/01/2010 25° gradi e forte vento – Wonderful  Slalom traning camp!

… segue 6^


Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #6 il: Gennaio 21, 2010, 12:32:15 am *
E’ stata una sorta di cena d’addio tra pochi intimi  ieri sera a casa di Luchy, al secolo Laclan Milne: mercoledì prossimo lascerà Penrith per trasferirsi a 4.700 km. ad ovest  e più precisamente a Perth dove completerà il suo tirocinio di chirurgo per cinque lunghi anni. Il party ufficiale, o meglio, il pizza party, è stato  il sabato prima, con tanti amici e tanti canoisti che in questo momento pagaiano da queste parti, tra fiumi di birra e pizze da infornare. Un pomeriggio iniziato alle tre e finito alle tre del giorno dopo! L’altra sera, invece, in una casa praticamente smontata e con un container in giardino da riempire,  è stato un pasto a lume di candela con poche persone che di volta in volta si alterneranno fino a mercoledì prossimo, giorno della definitiva partenza, per salutare intimamente l’amico che si lancia in una nuova avventura.
Luchy è un personaggio particolare, con un certo charm, il sorriso di un ragazzo tranquillo e  dall’aria saggia. Ha dedicato una vita alla canoa slalom e, contemporaneamente, ha portato egregiamente avanti i suoi studi in medicina. Ora è giunto il momento di dire addio alla canoa ed  allontanarsi da quel mondo che per tanti anni gli è appartenuto. Un addio ovviamente alle gare, agli allenamenti e alle lunghe trasferte in Europa, perché sicuramente la canoa non può aver una fine per lui!  Dal ’96 al 2002 è stato nella squadra australiana in k1, ha partecipato ai campionati del mondo junior nel 1996 a Lipno (Repubblica Ceka), poi ancora da senior ha gareggiato in vari mondiali e coppe del mondo fino al 2003 anno in cui passa al C2 con un certo Mark Bellofiore. Qui la vita sportiva non è facile deve lottare non poco per cercarsi un posto ai Giochi Olimpici di Atene dove finisce, con il suo compagno, in 12esima posizione. Un errore sull’ultima porta costò  ai due canguri giallo verdi il posto in semifinale. Per la verità la cosa non mi dispiacque  più di tanto perché quell’errore permise a Benetti-Masoero di accedere alla semifinale e poi alla finale.  Con i giochi Olimpici ci hanno riprovato nel 2008 dove hanno chiuso al settimo posto. Qualche soddisfazione di livello per loro è arrivata con la coppa del mondo infatti, nel 2007, nella classifica finale, ottennero un 7^ posto e l’anno successivo il quinto. Storie della sua vita che sono entrate in lui molto prima che accadessero. Lo si capisce da tanti grandi e piccoli particolari, come quelle enormi bandiere di Atene e Bejing che hanno arredato il suo salotto, che, per alcune settimane, è stata la stanza di Super Cali. Quelle mille canoe in giardino che non fanno dimenticare il suo passato in kayak, le biciclette per quella passione che ha coltivato nei pochi momenti liberi. Ma soprattutto è quell’aprire la sua casa a chiunque cavalchi un’onda. Infatti da più di nove anni lì vive Kate Lawerence, la sorella di quella Jacqueline  Lawerence che alle ultime olimpiadi ha messo al collo un argento. Poi ci sono giovani C1 e qualche altra ragazza che dividono la giornata tra lavoro, studio e allenamenti. Da un mesetto sono arrivati anche Monika e Marcel, una ragazza e un ragazzo slovacchi, venuti qui per allenarsi.  E Luchy, come tutti lo chiamano, offre ospitalità, sorriso ed esempio di vita: un atleta di livello con due olimpiadi, tante finali di Coppa, studi universitari e sicuramente un medico vincente!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 20/01/2010 … sta tornando il caldo: punta massima 
                                               venerdì – Wonderful Slalom training camp!

Marco Lipizer

  • ****
  • Full Member
  • Post: 153
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #7 il: Gennaio 21, 2010, 09:25:24 am *
Ettore, grazie per le perle giornaliere che ci doni.
Appena arrivo in ufficio e, con un po' di invidia per le temperature presenti qui da noi in Italia, leggo tutto d'un fiato il racconto giornaliero a testa in giù, con i mille aneddoti che riportano di un mondo che non conosco, ma che ugualmente mi affascina essendo dedicato alla canoa.
Poi comincia una nuova giornata lavorativa.
Ciao,
Marco Lipizer


mariograziani

  • ***
  • Md Member
  • Post: 51
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #8 il: Gennaio 22, 2010, 06:16:35 am *
Ciao Ettore,
Come Marco vorrei ringraziarti.
Io le leggo con molto interesse perche sono anch'io interressato nel mondo della canoa (il surfski!) e perche in effetti sono un Anglosassone in che sono cresciuto in Sud Africa e vedere tutto questo attraverso i occhi di un Italiano fa molto piacere.
Saluti
Mario Graziani

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #9 il: Gennaio 23, 2010, 10:15:19 am *
Sono più rilassato! Ho  visto infatti,  giusto questa mattina, gli Oblinger rinunciare ai loro loops e dedicarsi a della sana e proficua tecnica. I due, inoltre, hanno un’altra peculiarità e capacità: non si abbronzano! Vi assicuro che la cosa non è così scontata come può sembrare visto che non è facile non abbronzarsi per chi si allena a Penrith. Il canale,  in un ambiente pressoché desertico e rado di alberi, è esposto da est a ovest quindi ha il sole praticamente tutto il giorno come la Val di Sole! Eppure dopo oltre un mese fatto di due allenamenti al giorno in canoa, pranzi e cene all’aria aperta loro ci sono riusciti, bianchi come il latte, biondi e occhi azzurri. Come ci riescono è presto detto: abbigliamento praticamente invernale con manica e pantalone lungo, scarpetta da ginnastica o crochs, in faccia due dita di crema e il gioco è fatto. L’abbigliamento o è bianco candido che profuma di lavanda o celestino. Il problema però è che  rimane scoperto una parte del loro corpo  che puntualmente continua ad essere candidamente bianca: le mani! Come fanno ad allenarsi in acqua e non avere le mani abbronzate? Si può pensare ad una protezione totale di crema, ma un canoista non può permetterselo visto che la pagaia diventerebbe peggio di una saponetta. Va bene, non pensiamoci! Violetta Peter Oblinger e Helmut Oblinger.
Lei bronzo alle ultime olimpiadi, una medaglia conquistata in maniera molto rocambolesca (ve la ricordate la finale delle donne a Beijng?), lui campione europeo nel 2005 a Tacen (Slovenia), lei regina d’Europa nel 2007 a Liptovsky (Rep.Slovacca), lui  sesto agli ultimi mondiali in Spagna, lei  quinta con un figlio partorito ai primi dell’anno. Il loro è un amore che nasce con la pagaia in mano tanti anni fa sui campi di slalom. Lei è figlia del tedesco  Wolfang Peters tre volte  campione del mondo in C1 slalom nel 1967 a Lipno, allora Repubblica Cecoslovacca e nel 1969 a Bourg St. Maurice (Francia) individuale e a squadre. Ai Giochi Olimpici del ’72 chiuse al quinto posto con solo la  seconda manche. Non mi è dato sapere perché non disputò la prima discesa,  ma mi prendo l’impegno di approfondire la cosa, sanando il dubbio che potrebbe non farci dormire tutti noi nelle notti d’estate! Si ritirò nel 1974 quando avrebbe potuto fare ancora molto, ma un fatto traumatico lo convinse ad appendere la pagaia al chiodo: era in canoa con un suo amico a pagaiare spalla a spalla, improvvisamente un temporale li trovò  nel bel mezzo  del lago e un fulmine colpì il suo compagno di fatica non lasciando praticamente nulla di lui: sparito nelle profondità di quel blu, come se fosse stato inghiottito da uno spaventoso drago.   Violetta ha avuto il suo esordio internazionale gareggiando per la Germania ai mondiali junior a Liptovosky nel 1995 chiudendo al 17esimo posto. Quel mondiale junior però  è entrato nella storia per la specialità della canadese. Infatti nasceva lì la grande sfida, che regge tutt’ora a distanza di 15 anni, tra Michal Martikan e Tony Estanguet. Primo e secondo a quella prova iridata junior e il bronzo andò a Juraj Mincik. I tre li ritroveremo sul podio olimpico di Sydney 2000. L’oro questa volta se lo prese Estanguet e Martikan l’argento con il  bronzo a Mincik: inverti i fattori il risultato non cambia!

Mi scuso con l’attento lettore, per l’uscita di scia, ma qualche volta la memoria attiva una serie di emozioni che difficilmente si riescono a controllare. Ripesca grandi momenti che il nostro sport ci ha regalato e le dita sulla tastiera si muovono senza possibilità di controllo.

Violetta dal 1997 gareggia per l’Austria dove prende nazionalità per matrimonio. Anche Helmut ha natali canoistici. Il papà e la mamma pagaiavano in discesa e parteciparono ad un mondiale nel C2 misto, se non erro nel 1971 a Merano.
Questa specialità fu introdotta nel 1955 a Tacen (Ex Yugoslavia) e l’ultima edizione fu nel 1981 a Bala  (Great Britain).

Milo Apollo Noa  questo è il nome del biondissimo figlio di Violetta ed Helmut. Qui al canale il piccolo austriaco se la gode pacifico e viene trastullato da tutti i canoisti. Lui li guarda, li studia e si mette a ridere… piange solo quando vede Molmenti: probabilmente di così piccoli, grossi e scuri  non ne ha visti molti nella sua giovane vita!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 22/01/2010 … sta tornando il caldo: punta massima sabato
                                                 – Wonderful Slalom training camp!

segue 8^


p.s. Marco ha sicuramente tante belle storie di pagaia da raccontare lui grande campione delle lunghe distanze quelle che ti fanno rivedere la tua vita e ti lasciano il tempo di pensare, riflettere, sentire ogni parte di te stesso... quelle magiche scie d'acqua!
p.s.2 Mario poi con il surfkayk non ne parliamo
p.s.3 un abbraccio a tutti e grazie a voi che mi ricambiate l'energia

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #10 il: Gennaio 24, 2010, 09:26:37 am *
E’ incredibile come ci si gusti l’anguria fresca quando ci sono 40 gradi e alla radio raccomandano di bere molto e spalmarsi crema protezione totale!
Il succoso frutto è composto per il 95,3% del suo peso da acqua. Inoltre ha solo lo 0,2% di fibre, che la rende accessibile a tutti senza provocare rischi all'intestino, neanche per i più delicati; mentre sono presenti in buone quantità le vitamine: A, C, B1 e B6, ma anche minerali come il potassio e il magnesio, molto utili per sconfiggere la stanchezza dovuta al caldo, e in quantità minori anche calcio, fosforo ed altri oligoelementi essenziali come ferro, zinco e manganese.
Tranquilli non lo dico per farvi invidia, ma semplicemente per sottolineare che a volte le cose semplici sono le migliori… un po’ come succede nell’allenamento.
Ci sono infatti allenatori che in slalom si scervellano il cervello (si potrà dire? non lo so, ma mi piace e rende l’idea)  per far allenare ai propri atleti le fibre bianche o quelle rosse tralasciando il fatto che per far tutto ciò viene trascurato l’aspetto più importante e cioè quello tecnico. Che senso può avere distruggere muscolarmente ed indirettamente psicologicamente  un atleta se poi giù per il canale sembra un pallina del biliardo?
Mi domando in quella situazione che cosa trasmetteranno le sinapsi al sistema neuronale? Che tipo di informazione arriva alla fine al muscolo e al cervello? Ci si allena per riuscire ad allenarsi o ci si allena per conseguire un risultato in una gara di un minuto e mezzo tra onde, riccioli e porte?
Non ho la verità in tasca, anche se passo molto tempo ad osservare ed allenare atleti di alto livello condividendo con loro ogni momento della giornata per cercare di capire dove possiamo migliorare. Mi metto spesso in discussione con me stesso e faccio fatica a capire proposte di lavoro che dovrebbero riprodurre per minimo  18 volte intensità di qualifica. Oggi per qualificarsi nei venti migliori atleti al mondo è veramente dura ed impegnativa. La qualifica ha ormai il sapore di una finale o dentro o fuori. Io sto cercando di arrivare ad allenare una prova di qualifica: solo quella conta, farne 18 non serve perché nessuna sarà abbastanza per superare il turno. “The Ultimate Run” l’ha definita W. Bill Endicott, la manche perfetta e di queste oggi ne servono tre distanziate di molte ore o di giorni per aspirare ad una medaglia. Uno slalomista è un atleta che deve esprimere tutto quello che ha tra un minuto e 30 e un minuto e 40, una sola volta per tre volte! Non è un nuotatore duecentista che nuota sulla stessa unità di tempo di uno slalomista, ma  riproducendo lo stesso gesto con  una ciclicità  impressionante. Tra i paletti di un canale artificiale nessun gesto si ripete con ciclicità. La ciclicità nello slalom deriva dal fatto di assenza di  ciclicità! Ormai tutta la letteratura sportiva concorda che allenante è il recupero e che si deve preferire la qualità alla quantità.
Gli Alpini per la Russia sono partiti in 61 mila e ne sono tornati 19 mila cioè il 31%. 42.000 morti: un dramma per tutti noi che pesa ancora in molte famiglie e non certo una vittoria da prendere come esempio. Mi chiedo anche perché atleti di altissimo livello passino molte ore ad ascoltare l’acqua dimenticando il cronometro a casa. Lo slalom è una danza e non credo che i ballerini preparino le loro performance con un 30” on e un 30” off quando la musica li accompagna, quando l’attenzione viene riposta sul gesto e sulla sua fluidità. Nel mio lavoro mi identifico più in un coreografo o al massimo in un regista, non certo in un aguzzino che gode nel martirizzare le proprie vittime convincendole che ne vale la pena per la causa di qualcun altro.
 
Le cose si possono vedere sotto un altro angolo se devi allenarti al freddo o sull’acqua piatta, se hai poche porte o se tira vento, ma quando tutto è al massimo allora devi spendere il tuo tempo per viverlo al meglio e sfruttare ogni minuto che il buon Signore ti ha regalato nel godere in quello che stai facendo lasciando ad altri tensioni, musi duri e sorrisi tirati.
Così facendo ti gusti anche di più l’anguria, magari mentre ti riguardi il video e cerchi di rivivere quelle emozioni con chi è in grado di guidarti a scoprirle.
Utopia dipinta di bianco, rosso e verde: i colori del frutto estivo e del nostro tricolore!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


Penrith – Australia 23/01/2010 … caldissimo, ma noi siamo partiti per la Nuova Zelanda
                                                     – Wonderful Slalom training camp!

segue 9^

Skillo

  • ****
  • Full Member
  • Post: 150
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #11 il: Gennaio 25, 2010, 06:22:43 am *
E torniamo al "Via".
Il nocciolo della questione è sempre quello: ognuno di noi insegna ciò che sa insegnare e trova sicurezza in ciò. E' umano.
Dal punto di vista degli allievi, chi può, integra. Chi non può, si ingolla tutto così com'è e spera che non gli faccia troppo male.

Grazie per i resoconti e per tutto il resto, Ettore. Se non ci fossi tu questa sezione di CK sarebbe un mortorio da suicidio.
Adesso me ne torno a discutere di balistica delle armi da pesca subacquea, che almeno lì c'è vivace confronto.

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #12 il: Gennaio 26, 2010, 09:25:44 am *
In genere le sale imbarchi degli aeroporti sono splendide palestre per i più piccolini che ingannano il tempo tra capriole, lotte, tuffi e qualche sonnellino e ieri ne ho avuto l’ennesima conferma. Due splendidi piccoli “kiwi” (così si chiamano i neozelandesi dal volatile e non dal frutto) ci hanno intrattenuto nell’attesa del volo che da Sydney ci avrebbe portato a Rotorua – New Zeland: si va a fare la prima gara dell’anno a Mangaho valida per il ranking. I due piccoli, fratello e sorella, probabilmente cinque e tre anni, se la sono spassata alla grande con una mamma che, distesa anche lei su quella morbida moquette, offriva un ostacolo da saltare o da rotolarci sopra.
Sono 2003 i chilometri che separano Sydney da Rotorua, tutti in mare aperto,  e in poco meno di due ore e mezzo arrivi in Nuova Zelanda. L’aeroporto è poco più grande della stazione ferroviaria di Carpanè (Valstagna tanto per intenderci) ed ad accoglierti c’è una dogana che sembra più un ufficio turistico visto che  i poliziotti sono più interessati a decantare la spettacolarità del loro paese che a controllare i  passaporti.
Da Rotorua, che sta a nord dell’isola, a Palmerston  North ci sono 5 ore di macchina e mille paesaggi diversi. Montagne, verdi boschi di conifere, tundra, pascoli per pecore, pascoli per bovini, pochi villaggi che se sulla carta sono segnati con una certa importanza, in realtà li puoi attraversare, rispettando i limiti di 50 chilometri all’ora, in poco più di 3 minuti. Classici villaggetti con una via centrale  con negozi e fast food da cui ti aspetti che da un momento all’altro possa uscire  John Wayne per un duello all’ultimo sangue! Certo è che non ti annoi durante il viaggio visto che la diversità degli scenari ti tiene ben sveglio e attento. Per strada ci siamo fermati ad ammirare la rapida di Huka Fall che Mike Dawson ha fatto in prima assoluta. Ovviamente ho pensato al mio amico L8 che non avrebbe problemi a  lanciarsi in quel vortice spumeggiante alto oltre 9 metri e dall'impressionante velocità, ma ciò che più sconvolge è la massa d'acqua.
I miei occhi ritornano a riempirsi di verde dalle mille gradazioni diverse. Ne godrebbe anche il mio ex capo della Forestale grande esperto e appassionato di alberi e natura.  I paesaggi montani sono uno spettacolo e il caldo che abbiamo lasciato in Australia è già un lontano ricordo. Qui si respira aria fresca ed effervescente ed è sempre meglio portarsi una felpetta e uno spolverino visto che sta piovendo speso e volentieri da queste parti. Beh altrimenti non si spiegherebbero prati verdi smeraldo e animali intenti a brucare in continuazione questa fresca erba. Tori, vacche, caprioli  e pecore certo non scarseggiano da queste parti e sembrano decisamente più numerosi degli abitanti che incontri per strada. Ti fai un’idea della popolazione locale frequentando il Plaza – centro commerciale – in pieno centro di Palmerston North. Qui la gente è proprio strana. Molti uomini hanno tatuato su gambe e braccia i classici simboli maori, i primi abitanti di questa stravagante isola. Le ragazze viaggiano sempre in coppia e le mamme si portano appresso quattro o cinque pargoletti che, a seconda dell’età, usano vari mezzi di locomozione: passeggino per i più piccoli con fratello che spinge, skateboard per il mezzano, roller per il più grande e sul carrello della spesa solitamente l’ultimo arrivato della nidiata. Un’organizzazione da fare invidia al Ministero dei Trasporti!
A Palmerston North, da non confonderla con Palmerston sull’isola del sud, ecco perché c’è l’aggiunta del punto cardinale, ci fermeremo fino a lunedì prossimo per allenarci su un fiume naturale e per la prima gara di questo 2010 ormai partito alla grande.
Lo prometto domani ritornerò a parlare di ciò che più mi compete, lasciando ai poeti il compito di descrivere questi paesaggi che ti avvolgono, che ti fanno sognare, che ti fanno stare bene e ti rendi conto che le parole dei poliziotti all’arrivo non erano certo esagerate.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 

Palmerston North – New Zeland 26/01/2010

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
[Huka Falls New Zealand - Video salto di Mike Dawson]
* Risposta #13 il: Gennaio 26, 2010, 10:09:06 am *
* Ultima modifica: Gennaio 26, 2010, 12:05:07 pm da Flavio di CKI *
Ah! dimenticavo di lasciarvi il link per vedere l'impresa di Mike Dawson: http://www.youtube.com/watch?v=dXTSpGotcrA

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi

  • ****
  • Full Member
  • Post: 570
    • http://ettoreivaldi.blogspot.com/
Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #14 il: Gennaio 27, 2010, 09:17:26 am *
Le ortensie in fiore al campo di slalom del “Mangaho National Wild Water Centre”  mi hanno riportato a casa! Anch’io custodisco delle piante di questo splendido fiore in giardino a Verona ereditate dal signor Sinico che ho avuto l’onore di conoscere. Raffy è contento della sua nuova pagaia da C1 e ieri, su Skype,  mi faceva notare che finalmente  riesce a sentire bene l’acqua e tirare l’aggancio come piace a lui. Zeno fatica non poco a riprendere i ritmi invernali e Amur tra scuola e figli non ha molto tempo per rassodare i suoi glutei! Basta veramente poco alla mente per scappare a casa: un profumo, un colore, un oggetto e il teletrasporto non è più un sogno!
Il campo di slalom è  a mezzora di macchina da Palmerston North, una strada lunga e stretta direzione sud  tra pascoli e grandi montagne all’orizzonte. Case se ne incontrano poche al contrario delle pecore, tutte belle tosate intente a rifocillarsi all’aria aperta in quei pascoli che sanno tanto da Mulino Bianco! Lasciata la 57, all’altezza del villaggio Shannon,  si entra in una valletta che prende il nome di Mangaho e la si percorre praticamente fino alla centrale idroelettrica, ai piedi della  quale esce il fiume che dà vita al  percorso di slalom. La centrale è del 1924 il campo per la canoa è datato 1970. Un tracciato che definirei simpatico, niente di più, ideale per le giovani leve. Una portata di 12 metri cubi e mezzo e con poco più di 30 porte. La Federazione della Nuova Zelanda ha dato vita ad un progetto di sviluppo dello slalom per i giovanissimi: sono partiti con un training camp di due settimane  a Penrith – Australia - per una ventina di atleti e ora a casa per alcune gare e per proseguire gli allenamenti con il tecnico francese che hanno ingaggiato per rilanciare il settore. Il gruppo è formato da una decina di ragazzine, alcuni C1 e un paio di C2. I Kayak lavorano separatamente con gli atleti senior di esperienza.
Noi ci fermeremo qui fino a lunedì prossimo e cioè  fino a dopo la gara per trasferirci poi a Kaituna – Rotorua. Queste due settimane con noi- Eoin Rheinisch e il sottoscritto - anche il britannico  Huw Swetnam. Di lui vi avevo già parlato più di qualche volta, un tipo simpatico dalle lunghe leve e che  apprezza parecchio la cucina italiana!  Per Eoin avere un compagno di questo livello per condividere fatiche e quotidianità è un  bello stimolo!. Noi stiamo lavorando molto sull’aspetto tecnico, l’obiettivo è pagaiare sempre con molta intensità e ciò costa fatica fisica e psicologica. Recuperi quindi più lunghi e analisi dei percorsi sempre approfonditi. Anche la scelta di una lavoro non troppo pesante in palestra ha questo specifico obiettivo e cioè quello di stimolare l’aspetto neuronale senza affaticare però eccessivamente la muscolatura. Privilegiamo il lavoro veloce perché ritengo che il “mio irlandese” possa migliorare sotto questo punto. Ecco perché abbiamo adottato il sistema che normalmente è conosciuto come metodo bulgaro: carichi pesanti poche ripetizioni. In canoa ho riscontrato maggior dinamicità,  ora dobbiamo mantenerla. Il cambio di sede di allenamento ha offerto maggiori spunti su cui lavorare. Era parecchio tempo che non ci si allenava su  un fiume naturale e mi rendo conto che offre sempre stimoli diversi da rinfrescare, da sfruttare. Allenarsi poi sapendo che fra poco si indosserà un pettorale per una competizione è una buona cosa perché ci si deve sempre ricordare e tenere in evidenza che l’allenamento è finalizzato a ciò.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Palmerston North – New Zeland 26/01/2010

… segue 11^