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Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #30 il: Febbraio 15, 2010, 10:24:37 am *
Ieri per Sydney gli innamorati giravano con rose rosse da regalare alle loro innamorate…niente di strano direte…ma c’è un ma! I mazzetti erano composti da 4 dico 4 rose rosse… non è possibile visto che mi hanno sempre insegnato che i fiori che si regalano alle donne devono essere sempre in numero dispari! Va beh! A parte questo dettaglio ho comunque passato una bella domenica con il mio amico Jerney Abramic visitando lo zoo e quattro acquisti per il centro, festeggiando ad un certo punto anche il capodanno cinese che ci porta direttamente nell’anno della tigre.

Finita la festa si torna sul campo di allenamento e questa mattina notavo che non solo il canale è molto frequentato in acqua con ben quattro turni da un’ora alla mattina e ben cinque al pomeriggio -25 e 30 slalomisti a ora- ma anche sulle rive dove gli allenatori sono in gran numero. Il rapporto ormai tra atleti di alto livello e coach sta diventando di uno a uno o massimo uno a due.
Partiamo dagli slovacchi che sono stati praticamente i primi a sentire questa esigenza. I tre volte campioni olimpici Hochschorner, sempre impeccabili in acqua sia dal punto di vista tecnico che di look (ma come faranno ad essere sempre così perfetti?) sono seguiti dal padre pagaiata dopo pagaiata e da una settimana a questa parte non li vedo fare altro che percorsi di 4 o 5 porte poi si fermano, recuperano e ripartono. Nessun video, nessun tempo.
Jana Dukatova è seguita anche lei in ogni suo respiro da Robert Horokocky. Il tipo di allenamento non si discosta di molto da quello dei mitici fratelli del C2, forse l’unica variante è che ogni due giorni lei dedica una sessione di allenamento al C1. Per restare in casa slovacca i cugini Skantar Ladislav e Peter sono allenati da Juraj Mincik e, arrivati in Australia da una settimana, sembrano dedicare molto tempo alla tecnica con video. Mincik segue anche i due C1 Matej Benus e Karol Rozmus. Juraj Ontko, anche lui da poco qui, ha due barche da allenare un C2 di tutto rispetto che risponde ai nomi di Tomas Kucera e Jan Batik  e un C1 Karol Rozmus. Mentre è in arrivo il re, sua altezza, nonché massimo interprete della canadese monoposto slalom, colui che dal 1995 a oggi non ha mai mancato l’appuntamento con il podio in una rassegna continentale, mondiale o olimpica… si parla cioè di Michal Martikan che, come tutti sanno, è seguito come un ombra dal papà. Per concludere la rassegna slovacca la 38enne Elena Kaliska bi-campionessa olimpica e iridata nel 2005, anche lei in volo per l’Australia, è allenata da sempre da Peter Mraz.
La mamma canoista Violetta e papà  Peter Oblinger sono seguiti da Jernej Abramic che con loro sta facendo un grosso blocco di lavoro tecnico sul canale, con qualche seduta anche sull’acqua piatta. I due austriaci sono stati praticamente i primi ad arrivare nel continente australe ai primi di dicembre e torneranno a casa il 21 marzo. Già praticamente selezionati in squadra nazionale, grazie ai risultati dei mondiali 2009, dovranno solamente confermare in qualche  gara  il loro stato di forma, ma si tratterà solo di una formalità.
Miryam Jerusalmi oltre a seguire la figlia Jessica sta dedicando tempo e lavoro al 24enne K1 William Forsythe che da grande vuole fare il fisioterapista, ma che per il momento rincorre il sogno di Olimpia. Il biondo australiano è migliorato molto, in questi ultimi mesi  lo abbiamo visto al lavoro e la sua abilità migliore è sicuramente la dinamicità. La ex grande campionessa del kayak tra i paletti giura che darà filo da torcere ai grandi di questa specialità e se lo dice lei c’è da fidarsi.  Il croato Stjpan Perestegi, argento in C1 a squadre nel 1995, oggi allena il k1 Dinko Mulic e un giovane C1 Matija Marinic. Mentre il ceko Jiri Prskavec, dopo aver allenato per qualche stagione i canadesi è rientrato in patria  e ora segue il giovane figlio classe 1993 e un gruppo di tre giovani promesse della Repubblica Ceka ancora junior.
Discorso diverso per le grandi squadre come Francia, Great Britain o Germania. I transalpini hanno uno staff di tecnici che fanno solo ed esclusivamente il lavoro tecnico, nel senso che logistica e tutto il resto lo trovano già fatto. Sono strutturati con quattro allenatori della squadra nazionale elite che per il momento è composta da 2 kayak uomini, una donna, un C1 e un C2.  Gli inglesi hanno, solo per la squadra elite,  quattro tecnici ognuno per un settore più un “High Coach” che coordina il tutto. Affiancato alla squadra anche il tecnico per la canadese monoposto femminile. Identica struttura per i tedeschi che hanno preferito però il Sud Africa al canale di Penrith.
Al lavoro anche le squadre con meno tradizione come Canada, che punta sulla crescita agonistica  di 6 donne in raduno con due tecnici uno dei quali è il polacco Michal Staniszewski argento alle olimpiadi del 2000 nel C2 e ai mondiali del ’99. Il  Giappone ha due donne e due kayak che la loro federazione ha affidato a Milan Kuban, non vi dice niente questo nome? Era un buon C2 in coppia con Olejnik.  La Nuova Zelanda èal lavoro con un tecnico francese per cercare di costruire un movimento sportivo dello slalom con più rigidità e dedizione.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, Australia 14 febbraio 2010 - traning camp and slalom race

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #31 il: Febbraio 16, 2010, 12:09:37 pm *
Riprendendo da dove ci siamo lasciati ieri visto che  qualcuno giustamente potrebbe chiedersi perché certi  atleti di vertice e non solo, sentono la necessità di avere un tecnico personale. Sostanzialmente, secondo me, questa esigenza nasce dalla necessità da parte dell’atleta di condividere gioie e dolori con una persona che dal di fuori può avere una visione diversa e magari più distaccata: in due si ragiona sempre meglio. Il tecnico ha la funzione principale di mettere  l’atleta in quello  “stato di necessità” che lo costringe  a trovare risposte adeguate per risolvere determinate situazioni. Solo attraverso questo meccanismo sarà possibile attivare sempre nuovi stimoli neuro-muscolari che ci permetteranno di migliorare, visto che l’allenamento non è altro che un continuo adattamento del nostro corpo.  L’errore più grave per un atleta potrebbe essere quello  di fossilizzarsi sempre sugli stessi allenamenti, sia dal punto di vista tecnico che fisico, stravolgendo il principio numero uno dell’allenamento che abbiamo appena visto.  Lo slalom non è certo uno sport di routine, ma si potrebbe cadere nell’errore di farlo diventare. Proprio per la sua natura e per le sue caratteristiche, questa specialità richiede sempre la necessità di stimolare in modo diverso  l’apparato neuro-muscolare al fine di essere pronti a mettere in atto azioni corrette a richiesta e a necessità. Dal punto di vista dell’allenatore avere uno o due atleti significa avere una grossa possibilità di movimento nel proporre allenamenti mirati e specifici proprio per quell’atleta e monitorarli in continuazione.  Molte volte, per esigenze di squadra, si è costretti a mediare molte cose e non sempre è la soluzione migliore che rimane atleta – allenatore.  Con il singolo atleta l’aspetto organizzativo è decisamente ridimensionato, ma soprattutto è definito su precise esigenze. La stessa cosa si può dire per gli allenamenti che possono essere seguiti con la massima attenzione e dedizione. Il possibile aspetto negativo potrebbe essere la mancanza di stimoli propri ed adeguati alla necessità del momento, ma qui deve intervenire la fantasia del tecnico che può proporre sessioni  con altri atleti, sapendo scegliere con furbizia lo sparring-partner giusto per quel momento. E’ importante ricevere ogni giorno sensazioni positive che devono esser valorizzate al massimo, mentre gli aspetti negativi o cattive sensazioni devono essere prese subito in considerazione con analisi obiettiva e pronta proposta alternativa. L’allenatore deve cercare di essere pronto anche a proporre cose nuove quando la ripetitività diventa elemento negativo. Deve saper  dare la giusta dose di attenzione ad altri aspetti per cercare di capire eventuali problematiche che possono fermare la crescita sportiva. Insomma bisogna utilizzare la fantasia, quella fantasia che aveva spinto  Dante nel viaggio verso Dio, ma solo allora e in quel momento non ne ebbe più bisogno! 

A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle
[/i]

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, Australia 15  febbraio 2010 - traning camp and slalom race

maurizio bernasconi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #32 il: Febbraio 16, 2010, 02:42:46 pm *
...A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle.

Qualcosa mi dice che ci saranno forse uno o due canoisti dispersi nella penisola che avrebbero necessità di una traduzioncella in lingua autistico/italiotica/berluschina, questa se la procureranno dove credono (sarà dura!). Darò invece la mia.
Ecco che, dopo aver naturalmente descritto Inferno, Purgatorio e Paradiso, agli ultimissimi versi della Commedia, Dante dice:

...se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne...
(in India si direbbe: la salita autonoma e prepotente di kundalini)

(traduco il finale)  ... La potenza immaginativa e rappresentativa della mia anima sciolse l'ultima presa coi fenomeni che le si presentavano; ma l'amore che muove il sole e le altre stelle già travolgeva il mio desiderio e la mia volontà, come ruote rotanti fra infinite altre.

Parafrasare è rovinare. Mi scuso. Ad alcuni tutto questo evoca l'accesso ai livelli estremi di Shamadi, l'ingresso nel Nulla, nel non essere, nel non divenire, nel luogo inesprimibile. Non sono cose impossibili (non per tutti) giacché ne hanno parlato i grandi poeti persiani, i mistici sufi e, qua e là, con formule diverse parecchi altri (vedi esoterismo cristiano per es.) E' la merce più segreta e più rara del mondo: ma esiste!

Probabilmente si potrà divenire dei passabili allenatori anche senza spingersi così lontano, però ringrazio Ettore della citazione a nome di quelli che, persino tra i canoisti, proprio non potrebbero vivere di solo pane. Mi fido di più di un allenatore di canoa (o di qualunque altro) capace di colpo d'ala, genio, sintesi, capace di intuizione. Quelli che stanno attaccati al manuale sono cinghiali morti e brulicano. 

Cambiando argomento: c'é qualcuno più scaltro di me che sia capace di trovare in internet un po' di Olimpiadi gratis senza venir subissato da pubblicità, videogiochi e da pattumiera varia. Non ho il televisore e piuttosto che pagare rinuncio. Grazie   

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #33 il: Febbraio 17, 2010, 11:13:33 pm *
Questa mattina dopo l’allenamento, mentre mi stavo preparando il caffè  con l’ottima “Sunbeam”, la numero uno delle macchine per fare il caffè in Australia - così dicono ma sicuramente complice è l’Illy che uso -   riflettevo sulle donne. Non sulla “rugiada dell’Altissimo” o “l’altra metà del cielo” - sicuramente il mio amico Maurizio saprà riconoscere le  citazioni -  lungi da me inoltrarmi in inghippi mentali che hanno arrovellato tante menti e cuori, ma pensavo a quel gentil sesso che va in canoa. Facevo mente locale e mi rendevo conto che ci sono, da queste parti, sette fantastiche artiste della pagaia tra i paletti che stanno investendo tempo e denari in previsione della stagione in corso. La donna in canoa ha sicuramente un fascino particolare e credo che anche il collega uomo possa trarre degli insegnamenti importanti guardandole  allenarsi. Sono incantato dalla morbidezza dell’azione di Jana Dukatova. In ogni suo allenamento sembra non far fatica e soprattutto impressiona vedere la sua canoa scivolare sull’acqua. Classe 1983, alta poco più di un metro e 80 per 60 chilogrammi. Per chi crede nei segni zodiacali aggiungo anche che  è nata sotto il segno dei gemelli. Grande appassionata di fotografia, ora sta sperimentando una micro-camera inserita sulla punta della sua pagaia o sulla canoa per immortalare immagini uniche. Campionessa del mondo 2006 a Praga e vincitrice della Coppa del Mondo 2009: l’unica ad aver preso tutte le finali tra coppa, europei e mondiali nella scorsa stagione. La sua caratteristica migliore è una tecnica assai raffinata e decisamente poco dispersiva. Ama pagaiare, meno spostare pesi in palestra. Non disdegna la canoa discesa con cui vinse un mondiale junior sia nello sprint che nella classica. La sua grande rivale in casa è Elena Kaliska. Mi ricordo come fosse oggi la sfida all’ultima pagaiata per prendere il posto per i Giochi Olimpici di Beijing: Liptovosky 2008. Che gara, che sfida! Due atlete per un posto che già aveva il sapore di medaglia olimpica. Era presente anche il presidente della Repubblica Slovacca Ivan Gasparovic, tanto per rendersi conto che valore ha lo slalom in Slovacchia.
Di tutt’altra pasta è l’austriaca  Corinna Kuhnle lei di anni ne avrà  23 il prossimo 4 luglio, io quel giorno dell ‘87 ero a Bourg St. Maurice per partecipare al mio primo mondiale in slalom. Cresciuta canoisticamente con Manuel Kohler ha divorziato sportivamente da lui per mettersi  nelle mani di un certo Helmut Schroter. Quest’ultimo arriva dalla ex Germania dell’Est e aveva allenato in precedenza svizzeri e tedeschi che aveva lasciato per incomprensioni proprio alla vigilia delle Olimpiadi di Beijng. L’austriaca di giallo vestita è molto potente fisicamente, ma anche molto dispersiva. Le penalità nel 2009 l’hanno fatta dannare. Mi sembra però che il problema sia rimasto visto che anche oggi in allenamento sui percorsi lunghi ha praticamente devastato il campo indifeso dai suoi attacchi. Restando nella “Republik Österreich”, per dirla proprio alla tedesca,  c’è il bronzo olimpico e campionessa d’Europa 2007 Violetta Oblinger, di lei ho già scritto molto, 33 anni tutta canoa, figlio e marito. Allenata da Jernej Abramic, ma anche questo l’ho già scritto. Cosa aggiungere di Violetta se non il fatto di riconoscerle una grande dedizione allo sport e una grande voglia di pagaiare?
Chi invece ammiro particolarmente in allenamento  è Emile Fer, vice campionessa europea l’anno scorso, il suo vero primo successo se escludiamo l’oro a squadre nel 2006 ai mondiali. La francese è veramente forte, ma patisce in gara. Alle ultime olimpiadi si è giocata la manche della vita  con un errore banalissimo alla porta sette. Qui dedica la sessione della mattina ad un lavoro tecnico seguita da Courinier, mentre nella seduta pomeridiana l’abbiamo vista fare spesso e volentieri lavori aerobici sul canale con puntate sull’acqua piatta. Lei mi è simpatica, a dispetto del modo generale di fare dei francesi, perché tra le altre cose assomiglia molto a mia zia Dina… a volte certi piccoli particolari ci fanno avvicinare particolarmente agli altri.
Che sia inglese da molte generazioni lo si capisce solamente guardandola camminare, quel passo tipicamente superiore la contraddistingue tra le altre canoiste. Lei è Elizabeth Neve terza ai mondiali a Seu 2009. Parla e sorride poco e ha un fisico piuttosto mascolino. In allenamento sembra essere molto meticolosa: arriva sempre per prima, guarda con attenzione il percorso, si scalda con ampio anticipo e non perde tempo certamente in spogliatoio a parlare o a scambiarsi idee con le altre colleghe di pagaia.
Chiude  questa particolare lista la padrona di casa Katrina Lawrence vincitrice della coppa del mondo nel 2008, amara consolazione per lei visto che alle olimpiadi c’è andata la sorella Jacqueline che conquistò un argento decisamente inaspettato. Tipetto piuttosto asciutto in tutti i sensi,  per allenarsi al meglio si è trasferita da diversi anni a Penrith. Sul canale olimpico del 2000 ci passa diverse ore al giorno utilizzando il tempo ufficiale della Federazione Australiana e le ore del recreation paddling. Quest'ultimo spazio è riservato all'attività commerciale con i rafting quindi il percorso si presenta senza porte se non qualche risalita. Lei però  non sembra dare peso alla cosa e se la spassa sulla “Main Wave” o sul “Last Drop”

Storie di donne in attesa della gara di venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 per i campionati continentali dell’Oceania. Campionati open e non come gli Europei che invece non permettono la partecipazione di altri paesi che non siano in Europa.
Agli “Oceania Open Continental Championships” assisteremo ad un ritorno al passato infatti si qualificheranno in semifinale i primi 40 K1 uomini, le prime 30 donne in kayak, così come per i C1, mentre C2 e C1 donne fermi a 20. E’ questa l’idea emersa dal Symposium allenatori ICF e portata avanti dal boarding dello slalom per la sua approvazione al prossimo “Executive Committee”  di aprile. Sul sito Siwidata si potranno seguire le gare in diretta per ciò che riguarda i risultati, mentre per le immagini le troverete su www.oceania.canoe.org.au, ma bisognerà aspettare 60 minuti dall’arrivo dell’ultimo atleta di giornata  e cioè quando in Italia saranno le 5 della mattina.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, 17 febbraio 2010 – Traning camp and Slalom Race

p.s. non posso essere d’aiuto a Maurizio, seguo le olimpiadi invernali sul sito di Eurosport che ha una fantastica diretta scritta. Non è male perché la fantasia è libera di spaziare guidata dal sapiente giornalista che ogni minuto aggiorna.  Immagini anch’io poche qui sono più nuotatori che sciatori!

alessio cortesi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #34 il: Febbraio 18, 2010, 11:53:52 am *
Di soppiatto e in punta di piedi, per non infastidire i giganti della canoa e non offuscare l'atmosfera dei loro racconti, mi intrufolo nella sapiente discussione …
… sapienza, il livello superiore della conoscenza, sapere molto e fare quel molto che si sa, il passo successivo è la condivisione, “sapere, fare, far sapere/fare” … condividere, e quindi insegnare, è anche prendere (perdere?) tempo per scrivere di sé, del proprio mondo, che è poi lo stesso mondo di chi legge, magari un filino migliore dopo aver letto …
… sapienza, “la somma sapìenza”,  << a l’alta fantasia qui mancò possa >> … senza alcuna intenzione di rettificare quanto già scritto, ardisco una parafrasi (reminiscenze liceali e nulla più): le nostre capacità, per quanto grandi e impegnate in imprese titaniche [“l’alta fantasia”], perdono ogni forza [“possa”] davanti all’estasi, al cospetto di Dio, il Tutto (non tanto il Nulla, ma qui si va nel soggettivo) da cui veniamo e al quale tendiamo … mi piace ricordare quando, per la canoa e grazie alla canoa, in fondo (a fondo?) ad una gola, con il fiume che ti aspetta e accompagna, di tanto in tanto questa sorta di micro-estasi ti rapisce, per un attimo o poco più, per poi restituirti al trionfo della natura, o almeno di quel che ne rimane
Torno a le sudate carte, non prima di avere ringraziato Ettore e Maurizio (non conoscendoli personalmente) e tutti quelli che, come loro, offrono tali e tanti stimoli, canoistici e non, anche a noi umili pagaiatori del fine settimana, non-atleti animati da identica passione

A presto in fiume,
Alessio

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #35 il: Febbraio 19, 2010, 01:37:11 pm *
La gara per un atleta è la vita. La gara per un allenatore è un momento esaltante che ti regala adrenalina.  La gara è come per un artista vedere l’opera finita, come per un pianista esibirsi, come per uno studente sostenere l’esame, come per un architetto progettare, come per un fiore sbocciare, come per un amante amare, come per un atleta gareggiare.
Ed è proprio tutto ciò che dà  la dimensione di che cosa ci possa stare dietro ad una competizione, anche se per qualcuno questo non è certo il momento di dimostrare nulla o di conquistare titoli e gloria. Ma a quel tre, due, uno, via il mondo diventa  il tutto, l’eterno, l’immenso:  fosse solo per un battito di ciglio, fosse solo per quell’istante, ma l’energia cosmica passa proprio dentro di te e ti fa capire la ragione per cui ogni giorni ti alzi dal letto,  lotti, lavori, mangi, dormi, sogni!

Cosa si è impresso nella corteccia celebrale oggi? Semplice quel traghetto dalla porta in risalita 15 alla risalita 16 con spinta finale sul muro di Fabien Lefevre che lo ha visto proiettarsi in orbita sospeso tra atmosfera e acqua; la condotta di gara di Super Cali e la sua determinazione in seconda manche quando nulla aveva da guadagnarci; l’eleganza e gli occhi di una ragazzina quindicenne che piazza la zampata della pantera sia in kayak che in canadese; un Slafkovsky arrivato  dal grande freddo dell’Europa giusto ieri e balzato in acqua ci piazza un 94,90 da paura. Parafrasando – non me ne vogliano  Maurizio e Alessio -  la poesia di Alda Marini si potrebbe scrivere:

quando ti guardo
è come ammirare una libellula
che lascia il segno nel ruscello.
E’ come salire sulle ali
trasparenti come l’acqua
e volare sopra le porte
che odorano di gloria.
In me tutto vive intorno a te.


Che spettacolo veder pagaiare Alexander e il suo compagno Matej, ma che disperazione possono avere questi due interpreti massimi della canadese monoposto che davanti a loro hanno però un muro olimpico invalicabile da superare che risponde al nome di sua maestà Michal Martikan?

Il resto è semplice  cronaca di giornata per questa apertura stagionale di gran classe agli “Oceania Open Continental Championships”, dove si sono qualificati praticamente tutti gli atleti di livello, nessun esclusione altisonante. Gli australiani hanno messo in opera un mega apparato di registrazione via internet, anzi per la precisione intranet, ma devono risolvere qualche problemino di collegamento. Quando in acqua ci sono tre atleti va in tilt praticamente tutto… non è facile gestire le immagini contemporaneamente. Spendere due parole anche sul percorso è doveroso  per sottolineare che i tracciatori – Mike Druce e Thomas Masseu – hanno optato sicuramente per la linearità e da quanto si è potuto vedere questa scelta è stata rispettata anche per la prova di semifinale e finale di sabato e domenica. Il percorso quindi è risultato  decisamente facile con una sola combinazione impegnativa nella parte finale. Domani semifinale e finale a 10 per le donne e C1, domenica di scena k1 uomini e C2. Risultati e video su www.oceania.canoe.org.au

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia, 19 febbraio 2010 Oceania Open Continental Championships 

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #36 il: Febbraio 20, 2010, 08:04:52 am *
Se vi catapultano nel continente oceanico da chissà quale pianeta e vi chiedono che giorno è,  non vi sarà difficile scoprire il  sabato visto che per milioni di australiani è il momento da dedicare allo sport. Uscendo di casa per raggiungere il campo di slalom devo percorrere circa 6 chilometri. Al primo incrocio giro a destra e costeggio un campo da rugby che puntualmente trovo invaso la mattina del sabato: corrono tutti come disperati e si cacciano per terra molto volentieri.  Questo campo confina con uno spazio per il cricket, sport che o ami o detesti, e oggi si contendevano la palla due squadre giovanili perfettamente vestite di un bianco candido e tutti con il cappello da esploratore africano. Al terzo incrocio giro ancora a sinistra e arrivo al semaforo dove prendo la destra e 500 metri dopo imbocco la sinistra. Qui per tutto il rettilineo di oltre 3 chilometri ci sono case sulla destra e campi sportivi sulla sinistra. Basket, baseball, volley e tennis e indovinate un po’? Sabato mattina campi impegnati per partite e tornei vari. Il quadretto si completa con i soliti gazebi a bordo campo sotto i quali trovi mega frigo da campeggio, sedie stile spiaggia, vettovagliamenti vari e tanti, presumo, genitori intenti a tifare per una o per l’altra squadra. Poi arrivi al Wild Water Center e trovi pullman parcheggiati: hanno portato centinaia di persone non a guardare la seconda giornata degli “Oceania Open Slalom”, ma per fare rafting e  aspettando che la gara finisca si dedicano al beach volley o a si tirano il boomerang,  che in realtà puoi usare singolarmente visto che lui torna sempre!

Le semifinali e finali C1 e K1 donne hanno riservato colpi di scena a non finire. Nella specialità della canadese monoposto la “Libellula Slafkovsky” si è prima lavata le ali con un eskimo prima della porta numero 1, quindi, nel tentativo di recuperare è volata troppo bassa alla porta numero nove, giusto sotto la “Main Wave”, giocandosi finale e gloria. Ma il destino ha riservato la stessa sorpresa al suo compagno di squadra, nonché campione europeo U23 e iridato con lui nella prova a squadre, Matej  Benus che aveva vinto agevolmente la semifinale. C’è da riconoscere però ai  due fantasisti slovacchi una certa dose di coraggio e forse di spregiudicatezza nell’aver osato e preteso così tanto dalla buona sorte e dall’arte del “menar la pala” nell’acqua. Loro che guidano la loro canoa all’inglese  e che si trovavano a piantar coda in debordè, nel punto del canale sicuramente più ostico, avrebbero potuto optare per una saggia e tranquilla porta in retro invece di una quanto meno difficile discesa. Ma non si diventa campioni con i “ma” e con i “se”. Si diventa campioni osando per scoprire il limite. Il vice campione olimpico David Florence si è praticamente autoeliminato dal podio per tattica decisamente troppo aggressiva che prima o poi, su un percorso così, paghi.
Eliminati così i big la gara ha regalato alloro al francese Edern Le Ruyet su il ceko Vitezslav Gebas e il giapponese, ormai da anni in quel di Liptovosky, Takuya Haneda. Per il transalpino, che è a Penrith da settembre per allenarsi e si è mantenuto quaggiù facendo la guida rafting, è il primo vero successo importante dopo un settimo posto agli europei U23 nel 2008 e un bronzo sempre nella stessa gara ma a squadre.
Anche le donne non hanno scherzato per colpi di scena. Fuori dalla finale Emilie Fer, rimanevano comunque in acqua per le medaglie atlete di comprovato valore. La Dukatova si mangia la gara con due banalissimi tocchi alla 15 e 16 che l’hanno messa in crisi non poco. Da Elena Kaliska non ci si poteva aspettare molto di più visto che era arrivata praticamente solo alla vigilia della gara di ieri. Chi invece ha tenuto fino alla fine è stata Corinna Kulne l’austriaca che si porta a casa vittoria e soddisfazione di essere stata davanti alla sua rivale di sempre in casa: Violetta Oblinger e la cosa si fa molto interessante in vista della stagione appena iniziata! Bella prova poi della giovanissima ceka
Katerina Kudejova, che per la verità non è proprio una sconosciuta visto che l’anno scorso ha vinto gli europei U23 e l’anno prima da junior aveva messo al collo un bronzo ai mondiali e un oro agli europei. Tra le australiane Sarah Grant si è presa una bella soddisfazione nel vincere il bronzo nella gara open e il titolo continentale oceanico mettendo in fila le tre compagne di squadra che sembravano più accreditate  di lei e cioè le sorelle Lawerence, Katerina e Rosalyn, e Jessica Fox che in semifinale era terza. Le penalità però della figlia d’arte le sono costate parecchio.

Domani semifinale e finale C2, K1 men e C1 Women

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith 20 febbraio 2010 – Oceania Open Continental Slalom Race - semifinale e finale C1M e K1W

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #37 il: Febbraio 21, 2010, 12:26:26 pm *
Due cose sono certe. La prima è  che fino a quando le donne in canadese monoposto cambieranno lato di pagaiata ci sarà ancora da migliorare molto anche se i passi che stanno facendo sono da gigante,lo dimostra quel 28% di distacco dal primo k1 uomini. Un sogno per tante donne italiane in kayak!  La seconda è una semplice banalità: i K1 uomini devono pagaiare forte ed essere tecnicamente ottimi per cercare di stare al passo di Daniele Molmenti!
Tutto il resto è cronaca di giornata liquidata dall’organizzazione senza tanti fronzoli, forse inutili, ma che a volte contornano e rafforzano  alla grande momenti di sport.
Andiamo per ordine però: dobbiamo partire dalla canadese doppia con il  duello tutto slovacco tra i cugini Skantar e i gemelli Hochschorner e questo sarà sicuramente il lait-motiv di tutta la stagione vista la superiorità netta di questi due equipaggi, il primo allenato da Mincik e il secondo dal padre dei gemelli. La gara si è risolta alla “main wave” dove bisognava fare una porta in discesa in morta e poi prendere la porta successiva  in discesa giusto sull’onda. La scelta era o farla diritta, soluzione molto veloce ma anche molto rischiosa, oppure in retro, più sicura ma più lenta. Gli Skantar non hanno avuto dubbi e si sono proiettati in discesa, mentre gli Hochschorner hanno optato stranamente per un passaggio più sicuro in retro. I  due secondi che  separano i due equipaggi  sono riassunti in questa manovra… questo è lo slalom, queste sono le emozioni di uno sport che incanta e che lascia tutti con il fiato sospeso fino all’ultima pagaiata. E’ stato così anche per la finale della canadese donne dove la giovanissima Jessica Fox – ancora 15enne - tra la penultima porta e l’ultima ha fatto sospirare papà Richard e mamma Myriam  con un eskimo capolavoro in uno spazio decisamente ristretto. L’australiana, ma di madre francese e padre inglese, si porta a casa la vittoria su Jana Dukatova  e il titolo oceanico oltre ad un futuro che già ha scritto il suo nome sulle porte dello slalom.
Ma veniamo al kayak maschile che ,come sempre, lascia tutti con il fiato sospeso fino all’ultima pagaiata. In semifinale si ferma alla porta 13 Fabien Lefevre: dopo l’aggancio a sinistra si blocca, lascia la pagaia e si prende il fianco sinistro. Probabile stiramento addominale come due anni fa quando fu costretto a fermarsi per parecchi mesi. In finale non entra neppure un Oblinger sprecone e il favorito di casa Forsythe, un tocco e sei fuori. L’unico che può permetterselo e giocarsi ancora la medaglia è Super Cali. L’italiano in finale parte a bomba e impressiona per precisione e forza. Vola sulla “main wave” e spinge poi sull’acceleratore per entrare nella parte finale con ampio margine su tutti. Non sbaglia le ultime due risalite e vince con 1,79 su un Vavrinec Hradilek che nulla può contro la determinazione di Molmenti. Strano però quando è solo – si veda l’anno scorso qui o la finale della coppa del mondo in Canada – non ha difficoltà a dominare, mentre con i federali al seguito non sempre va così, forse la Federazione potrebbero risparmiare soldi e prendere medaglie più sicure se tenesse a casa l’intero staff tecnico!

Archiviati anche i campionati Oceanici, domani si torna ad allenarsi duramente: ci aspettano ancora due settimane in Australia e cercheremo di spenderle al meglio. Con la settimana prossima diversi atleti iniziano a rientrare in Europa ognuno per preparare le varie prove di selezione.

Dimenticavo è facile scoprire anche quando è domenica quaggiù! Negli spazi verdi tanti barbecue e sedie a sdraio, i più organizzati hanno musica al seguito e ombrelloni… oggi è domenica!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi


Penrith 21  febbraio 2010 – Oceania Open Slalom Race

Gianfranco Guglielmi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #38 il: Febbraio 26, 2010, 03:23:18 pm *
...A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle.

Qualcosa mi dice che ci saranno forse uno o due canoisti dispersi nella penisola che avrebbero necessità di una traduzioncella in lingua autistico/italiotica/berluschina, questa se la procureranno dove credono (sarà dura!). Darò invece la mia.
Ecco che, dopo aver naturalmente descritto Inferno, Purgatorio e Paradiso, agli ultimissimi versi della Commedia, Dante dice:

...se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne...
(in India si direbbe: la salita autonoma e prepotente di kundalini)

(traduco il finale)  ... La potenza immaginativa e rappresentativa della mia anima sciolse l'ultima presa coi fenomeni che le si presentavano; ma l'amore che muove il sole e le altre stelle già travolgeva il mio desiderio e la mia volontà, come ruote rotanti fra infinite altre.

Parafrasare è rovinare. Mi scuso. Ad alcuni tutto questo evoca l'accesso ai livelli estremi di Shamadi, l'ingresso nel Nulla, nel non essere, nel non divenire, nel luogo inesprimibile. Non sono cose impossibili (non per tutti) giacché ne hanno parlato i grandi poeti persiani, i mistici sufi e, qua e là, con formule diverse parecchi altri (vedi esoterismo cristiano per es.) E' la merce più segreta e più rara del mondo: ma esiste!

Probabilmente si potrà divenire dei passabili allenatori anche senza spingersi così lontano, però ringrazio Ettore della citazione a nome di quelli che, persino tra i canoisti, proprio non potrebbero vivere di solo pane. Mi fido di più di un allenatore di canoa (o di qualunque altro) capace di colpo d'ala, genio, sintesi, capace di intuizione. Quelli che stanno attaccati al manuale sono cinghiali morti e brulicano. 

Cambiando argomento: c'é qualcuno più scaltro di me che sia capace di trovare in internet un po' di Olimpiadi gratis senza venir subissato da pubblicità, videogiochi e da pattumiera varia. Non ho il televisore e piuttosto che pagare rinuncio. Grazie   

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #39 il: Febbraio 28, 2010, 12:06:54 pm *
Sono arrivato a dicembre in questo continente e lo sport australiano era concentrato su una partita di cricket contro il Pakistan tenendo  su di sé l’attenzione per un mese intero. Accendevi la tele e ti ritrovavi in mezzo al campo con le due squadre in piena partita. Salivi in macchina e partiva il commento alla radio sulle ultime novità dal campo; ti capitava di passare davanti a qualche bar e vedevi  la gente incantata a guardare e a seguire 22 giocatori vestiti come anziani signori in gita Valtur intenti a tirare una pallina o a colpirla. Ora non vi sto a  spiegare le regole di questo nobile sport importato da queste parti dagli inglesi. Fate come me, se siete curiosi,  andate su wikipedia ed eruditevi su storia, regole, spirito del gioco, ruoli, strumenti utilizzati, campi e organizzazioni. Dopo i dovuti approfondimenti è da osservare un altro aspetto, forse il più interessante:  la passione che leggo negli occhi dei piccolissimi che incontro e vedo in azione nella mia corsa giornaliera proprio su un campo di questo sport all’apparenza molto noioso. I ragazzini, ma ci sono anche femminucce, arrivano solitamente a bordo dei suv dei genitori, qualcuno anche a piedi evidentemente fortunato per  abitare a pochi passi dal prato verde,  scendono dalle auto inforcano una borsa gigantesca  e si cambiano a mo’ di canoista e cioè in strada e con il gluteo al vento! La vestizione ha un suo particolare rituale in relazione al ruolo di ogni giocatore, ma mi rendo conto che ci sono lunghe pause nella partita per effettuare i relativi cambi di abbigliamento. Evidentemente ad alternanza ci si scambia i ruoli: a questa età non c’è la specializzazione, com’è giusto che sia. Mi colpisce come l’allenamento o la partita procedano senza l’intervento eccessivo di, credo, l’allenatore. I piccoli giocatori sembrano  gestirsi autonomamente molto bene, un po’ come facevamo noi al campetto da calcio. Una volta fatte le due squadre con la classica “alle bombe del canon bim bum ban” si iniziava a giocare dopo aver fissato l’unica vera regola per quel  pomeriggio intero: si arriva al 10 (questo numero naturalmente stava per gol segnati). Alle volte poteva succedere che, se la partita  andava troppo per le lunghe,  le mamme iniziavano ad urlare i vari nomi dalle finestre che circondavano il nostro “Maracanà”, avvisando che la cena era praticamente in tavola. A quel punto arrivava la classica perentoria decisione: chi segna questo ha vinto tutto, un golden goal ante litteram. Potevi vincere o perdere  8 a zero ma chi segnava quel goal aveva la vittoria  e tanta storia da raccontare fino al giorno successivo. La gloria di un momento grazie magari  all’exploit  finale. Un po’ quello che è successo all’Italia della neve e del ghiaccio. Speriamo solo che questa volta non basti per salvare un sistema sportivo che, come ripeto da tempo, si basa esclusivamente su buona volontà di talenti e sulla scarsa lungimiranza dei settori dirigenziali. Verrebbe da urlare: a casa tutti!  ma nessuno di loro avrà l’onesta di farlo. 
Negli occhi di quei giovani giocatori di cricket c’è la voglia di giocare, di non fermarsi mai. Finita la mia corsa, torno a casa, mi lavo, mangio, riposo, scrivo o leggo, ripartiamo per l’allenamento. Ripasso davanti al campo e loro, i ragazzini,  sono ancora su quell’erba soffice e deliziosa di un verde smeraldo a contendersi pallina, guanti, bastone e a correre. Sembra che il tempo si sia fermato, sembra di vivere solo per quella partita eppure quello è l’unico sistema vero che conosco per arrivare, forse un giorno, ad una tanto ambita e sperata gloria sportiva. La luminosità degli occhi di quei  piccoli omini vestiti di bianco e dal cappello troppo grande per restare fisso in testa, mi riflettono  la luce che già mi guida e che ho rivisto ieri a migliaia di chilometri di distanza  dopo un bagno nelle fredde acque del Brenta. Una luce, uno sguardo, una passione  che non ha bisogno di una  presenza fisica per essere recepita, apprezzata ed esaltata. La voglia di ritornare velocemente a pagaiare ne è la testimonianza più forte.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi 

Penrith 28 febbraio 2010 – Traning Camp

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #40 il: Marzo 02, 2010, 09:22:14 pm *
E’ tornata nella sua  dimora ufficiale: all'esterno del Museo Olimpico di Losanna, dove il fuoco a cinque cerchi arde incessantemente in attesa di una nuova avventura. Proprio quella fiamma che per 16 giorni ha riscaldato, ha animato, ha fatto soffrire, ha fatto gioire, ha entusiasmato, ha piacevolmente illuminato 82 paesi e i suoi  2.621 atleti. Una fiamma che sempre arderà nella memoria di Nodar Kumaritashvili, una fiamma che arderà sempre nei cuori di tutti noi, nell’attesa di rivederla riaccesa fra due anni a Londra.
Una edizione olimpica invernale per me molto particolare che ho vissuto  stranamente senza le dirette televisive e i commenti di brillanti e a volte sapienti commentatori. Internet ti aiuta molto e mi ha permesso anche di lasciar correre la fantasia senza una fissa regia di qualsivoglia specialista. Cercare e guardare per scoprire con poche direttive che cosa può nascondersi dietro ai numerosi blog degli atleti o su facebook,  leggere  i commenti di appassionati puri che intervengono su forum più o meno ufficiali. L’idea credo che ce la siamo fatta un pochino tutti: la necessità di cambiare, di rinnovarsi, di cercare strade nuove per non doversi ogni volta piangersi addosso. Fu così per Bejing, senza ovviamente togliere nulla alle medaglie conquistate, che come ripeto sono state solo frutto di talenti  e sarà così per Londra e per Sochi se noi tutti non vogliamo e lottiamo per un cambiamento dello sport nazionale.
Che cosa bisogna fare? Semplice… cambiare tutto. Programmare, lavorare, creare strutture che possano permettere ai nostri giovani di esprimersi a livello motorio, così come a livello intellettuale. Oggi ho visitato un’altra scuola qui in Australia perché il prossimo anno Zeno (il mio figlio più grande) molto probabilmente farà una parte dell’anno qui per apprendere bene la lingua e per allenarsi al meglio nei mesi  invernali. Entri in queste High School e rimani impressionato nel vedere gli spazi riservati per l’attività sportiva. Campi da pallacanestro, rugby, baseball, atletica leggera, piscina e soprattutto vedi all’opera gli studenti che alternano lezioni in aula e all’aria aperta. Il concetto della scuola superiore è semplice: segui due filoni principali come ad esempio  matematica e lingua inglese, poi hai la possibilità di scegliere un’altra serie di materie, 3 al massimo, che integrano la tua linea guida. Materie come musica, scoperta del tuo corpo nell’attività sportiva, biologia, business service o fotografia, e altre ancora. Quando entri vieni accolto da una segretaria che con molta tranquillità, dopo aver capito il tuo problema, ti accompagna da chi può risolvertelo. Ambiente tranquillo, moquette ovunque, tutto molto soft. Chi hai ora di fronte sorseggia caffè e mangia una mela, senza troppi problemi e ti ascolta sorridente. Ti  illustra il programma e ti fa delle proposte assai intelligenti e per noi molto, molto  allettanti. Costo? Don’t worry You are in the public school the government pays, it’ s a pleasure to have some foreign students!
Ma “vivaddio”!!! come diceva sempre la mia professoressa di italiano delle medie, perché  da noi non è così? Perché non cambiano le cose, perché, perché, perché?
Perché presenti un progetto da 3 milioni di euro tutti già finanziati per un centro di eccellenza per la canoa con tanto di palestre, foresteria, bar, ristorante, canale  di allenamento e c’è qualcuno  facente parte di una presunta “commissione impianti fick” che ha il coraggio di esprimere perplessità? Ma ci si rende conto da quanta  ipocrisia  siamo circondati? E poi vogliamo le medaglie alle Olimpiadi?
Consoliamoci con  Dante che li collocherebbe all’Inferno nel XXIII canto…

Taciti, soli, sanza compagnia
n’andavam l’un dinanzi e l’altro dopo,
come frati minor vanno per via.

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Penrith 2 marzo, traning camp Australia

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #41 il: Marzo 04, 2010, 01:02:08 am *
Li ho presi per la gola e alla fine hanno cantato! Ho iniziato con una serie di antipastini, quindi sono passato a delle cozze gigantesche e saporite, per lanciarmi poi  su tre primi: risotto ai funghi, risotto alle fragole e tortellini in brodo fatto con carne e il giorno prima. Il vino è stato portato dai commensali un merlot australiano e per la precisione un Yellow Tail non male anche se scopriamo che la cantina produttrice è la Casella Wine che ha origini italiane e per la precisione siciliane.  Chi avevo a cena ieri sera? Dimenticavo di scriverlo. Jurg Gotz e Robert Orokocky. Il primo è l’Head Coach Olympic Programme della  canoa slalom inglese  il secondo è l’ Head Coach Olympic Programme della canoa slalom Slovacca. Due guru dello sport della canoa tra i paletti. Personaggio curioso il primo nasce in Svizzera nel 1959 e gareggia a livello internazionale dal 1976 al 1984 in kayak. Nel 1978 ottiene un secondo posto in Coppa Europa e nel 1981 è sesto ai mondiali nella gara individuale e secondo a squadre. Terminata la carriera da atleta inizia  quella da allenatore di club nella sua nazione. Dal 1986 al settembre 2001 guida la nazionale Svizzera per passare poi nell’ottobre dello stesso anno ad allenare la squadra inglese. Alla vigilia delle Olimpiadi 2008  arriva ad essere il responsabile  di tutto lo staff tecnico britannico. Il secondo, e cioè Robert Orokocky,  esce da un’attività da atleta di medio livello,  ma matura una consistente esperienza come allenatore partendo dal Club di Bratislava. Piano piano con lui cresce anche Jana Dukatova che nel 2006 vincerà il mondiale a Praga nel Kayak femminile ed è sicuramente una delle donne più interessanti di tutto il panorama canoistico. Robert diventa responsabile di tutta la squadra slovacca nel 2001 e quindi oltre ad essere l’allenatore personale della Dukatova, svolge anche un ruolo di coordinamento e dirigenza nel team slovacco che, come sappiamo tutti, ha tante di quelle medaglie olimpiche e iridate da far spavento a paesi decisamente più potenti come Germania, Francia e la stessa Great Britain, considerando che la Repubblica Slovacca ha 5 milioni di abitanti solo.
Una serata interessante dove le buone pietanze,  il merlot  e il clima di amicizia ha sciolto i due amici e le idee e i programmi per il futuro delle rispettive squadre non hanno avuto più segreti!
Gli inglesi, hanno ovviamente un occhio di riguardo per i Giochi di Londra, ma non si fanno scappare la ghiotta occasione per dirottare la grossa disponibilità di sterline a disposizione per l’evento olimpico anche  sui giovani. Sarebbe un errore – ci dice il sapiente e lungimirante Gotz – sprecare tutto questo denaro senza pensare al futuro. Quindi le mosse sono tre. La prima è quella di proseguire il lavoro che si sta facendo da anni con la  squadra elite: e vi posso assicurare che è un lavoro mastodontico.  Il secondo punto è quello di realizzare strutture in grado di poter mettere i giovani nella condizione di allenarsi al meglio. Ecco quindi che a fine marzo si inaugurerà un nuovo canale artificiale a Cardiff, mentre altri due sono in fase di realizzazione oltre a quello olimpico di Londra. Terza fase investimento sugli allenatori periferici perché possano seguire i giovani a tempo pieno, coordinati dal centro e dall’esperienza dell’alto livello.  L’idea sostanzialmente seguita è quella che da anni opera in Francia.
Gli slovacchi possono contare su un gran numero di giovani che, grazie ai successi degli atleti elite, si avvicinano alla canoa senza troppi problemi. Ai più talentuosi viene offerta la possibilità di essere seguiti da allenatori a tempo pieno. La possibilità di allenarsi al meglio poi  con finanziamenti mirati ad personam è il passo successivo a cui un giovane atleta può accedere. Qui in Australia sono venuti anche i migliori giovani che oltretutto hanno anche l’opportunità di allenarsi con compagni di squadra decisamente forti. Per ciò che riguarda le strutture ci sono degli investimenti importanti a Liptovosky e a Bratislava, oltre alla sistemazione di alcuni percorsi semi-naturali indicati soprattutto per i giovani.
Quando è venuto il mio turno per parlare, mi sono ricordato che era il momento di servire il dessert che per la verità erano tre: fragole all’aceto balsamico, fragole al vino bianco e fragole, limone e zucchero.
Le prelibatezze ben servite mi hanno salvato… per fortuna! visto che sarei stato molto imbarazzato a rispondere alla domanda che avevo posto io a loro: "che sta facendo la vostra federazione per il futuro?"

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith 3 marzo 2010 – slalom traning camp



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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #42 il: Marzo 05, 2010, 08:52:46 am *
* Ultima modifica: Marzo 05, 2010, 08:56:31 am da Ettore Ivaldi *
Gli slovacchi hanno tutti i giorni un’ora riservata dalle 9,15 alle 10,15. Raggiungono il Penrith Whitewater Stadium in ordine sparso, ma rispettando però una preciso protocollo. Il primo ad arrivare è sempre Juraj Mincik dal lato destro del canale, quello per il pubblico per intenderci, attraversa il primo ponticello che incontra ed inizia a studiare il percorso che disegna su una cartellina che porta sempre con sé. Una decina di minuti più tardi sopraggiungono in canoa i cugini Skantar  con Karol Rozmus e, lasciate le canoe sul prato, si appropinquano al loro allenatore per conoscere il percorso. Arriva, corricchiando in abiti ancora civili, Matej Benus accompagnato dalle fidanzate dei cugini… mica scemo Benus! E tutti assieme camminano lungo il percorso per erudirsi sull’allenamento da fare. Nel frattempo giunge anche Elena Kaliska con il tecnico ed un ragazzino che segue lei personalmente, un giovane kappa uno particolarmente legato alla bi-campionessa olimpica. Certo è che il giovanetto ha scelto bene il suo mentore per un futuro che si prospetta già ricco di opportunità. Anche i tre, dopo vari consulti, esaminano il percorso e decidono il da farsi. Dalla collinetta spunta una gamba così lunga che passano diversi secondi prima che arrivi la seconda con il resto del corpo, a questo punto la successiva azione di deambulazione segue  la stessa metodica. Ferma in quella posizione statuaria è Jana Dukatova che attende il buon Robert che viceversa di passi per raggiungerla ne deve fare giusto il triplo. I due non scambiano una parola e a gesti indicano le porte da fare. Decisamente più rilassato è l’arrivo di papà Martikan che in mezzo al pratone si toglie la maglia, guarda il cielo e annuisce. Poi questa mattina era indaffarato con cuffiette e I-phon, fatto decisamente insolito e alquanto preoccupante… mah vedremo, vi aggiornerò sul seguito. Al figlio campione è impedito superare a piedi la linea che demarca il canale. Lui si limita a scendere in canoa. Aspetta sul laghetto di partenza l’ora fatidica e giusto 2 minuti prima si lancia nel budello di acqua per le sue 50 discese giornaliere! Giusto per la cronaca i due minuti di anticipo li aggiunge ai 2 minuti finali rosicchiati all’ora successiva e  così facendo è assolutamente il primo a partire e l’ultimo a scendere. Con andatura incerta arriva anche Juraj Ontko, leggermente sovrappeso ultimamente, che va subito a consulto da Mincik il quale deve, presumo, aggiornarlo sui progetti della giornata lavorativa. I due guardano il tracciato, sorridono, anzi per la verità a sorridere è solo Ontko:  Mincik ha passato troppo tempo con i fratelli Hochschorner per permettersi di esteriorizzare il suo stato d’animo. Alla fine prendono una decisione e si piazzano in punti diversi per fare le riprese video.
Accompagnato dalla moglie e dalla fidanza del figlio arriva anche papà Cibak che scambia in ordine due parole con tutti i vari tecnici della sua squadra presenti sul percorso. Non sembra preoccuparsi, almeno per i primi 10 minuti del figlio-atleta che sta ultimando  il riscaldamento sempre sul tracciato di gara. Ma la parata non è finita qui. Infatti pochi minuti dopo l’inizio dell’allenamento arriva un signore sulla sessantina decisamente lento nel muoversi, probabilmente per i diversi chili che deve portarsi appresso, e si piazza a fatica sulla collinetta quasi a creare una sorta di scudo spaziale a quel gruppo di atleti e allenatori impegnati dall’altra parte. La cosa, visto che  si ripete sempre e non può essere una fatalità,  ha stuzzicato non poco la mia curiosità. Alla fine dopo vari accertamenti ne è uscita una versione ufficiale slovacca: è un amico di Martikan che ogni tanto lo segue. Ma pensa un po’ tu!
Infine sulle panchine di legno e sotto l’ombrellone  con  libri e dispense varie è seduto, con tanto di evidenziatori in mano, il fisioterapista pronto ad intervenire in caso di necessità.

Ecco,  il quadretto slovacco credo che sia così completo.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Australia - Penrith, 4 marzo 2010  - slalom traning camp … fra 4 giorni si torna a casa!

Ettore Ivaldi

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #43 il: Marzo 06, 2010, 11:23:08 am *
Certo non si può parlare di tristezza  visto che  sono in procinto di tornare a casa dopo tre lunghi mesi passati fisicamente lontano dalle persone che amo, ma che ho portato comunque con me in ogni respiro in ogni gesto in ogni pensiero. “Era già l’ora che volge al disio” mi viene da pensare nel momento sempre e comunque nostalgico di ripiegare gli stracci e infilarli in quella borsa che per lungo tempo è rimasta ad impolverarsi sotto il mio letto. Un altro capitolo positivo della vita si chiude  e subito un altro si riaprirà. Ciò che rimane, di questi tre mesi dall’altra parte  del mondo,  sono mille flash, idee e pensieri  che si accendono appena la luce si spegne e illuminano la mia notte di sogni e speranze. Ciò che rimane, nero su bianco,  sono le parole dei  giorni che ho avuto  l’onore di condividere con voi. Grazie a tutto ciò il tempo è volato fissato  in questo appuntamento pressoché giornaliero con chi crede nella canoa, con chi la vive, con chi la sente pulsare e l’ama. E’ stato bello fermarmi a riflettere e a concretizzare  le emozioni che ho vissuto di momento in momento. E’ stato bello e stimolante cercare di trasmetterlo a tutti  nell’umile tentativo di rendere pubblici e conosciuti atleti e personaggi che operano nel più assoluto anonimato di uno sport che purtroppo non conosce fama e gloria patinata. Tutti loro hanno mille sfumature da raccontare, mille storie da scoprire, mille gesti da immortalare. Troppo poco si scrive di canoa, troppo poca attenzione viene data alla storia della canoa, alle classifiche, alle statistiche, alle memorie di allenamenti e gare. Si perdono nel nulla e corrono verso il mare le imprese che nascono  sull’acqua che corre e come un fiume in piena vengono travolte dagli eventi e dall’inesorabile domani. Sempre domani, ma oggi e ieri? Certo non bisogna vivere di passato, ma bisogna non dimenticarlo e trarre beneficio da questo per progettare un futuro che purtroppo per la canoa italiana è ancora offuscato da mancanza di onestà intellettuale.
Questo mi lascia sgomento, triste, sconsolato. E come dice bene il mio amico Bepi: “non credo che nel passato mai lo slalom sia stato peggio di ora, anche nei momenti più bui, che tu (io Ettore Ivaldi n.d.r.) hai ben conosciuto”.
Cosa aggiungere ancora se non ringraziare il gentile e attento lettore, cosa aggiungere ancora se non ringraziare gli atleti che ci hanno regalato materiale su cui riflettere e scrivere. Cosa aggiungere ancora se non ringraziare gli allenatori che hanno solcato la riva tante volte  quante i loro atleti hanno disceso il  budello d’acqua olimpico. Cosa aggiungere ancora se non ringraziare  il fato e il destino che ci hanno regalato salute e gioia per sfruttare al massimo questa ennesima opportunità?

Qui finisce l’avventura (parafrasando al contrario un noto fumetto) del Signor Bonaventura che l’Australia abbandona per tornar a Verona. Lì l’aspetta il presidente, che allor non ne sapeva niente, per osservare ed approvare il canal dove un dì s’andrà tutti a pagaiare

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi … in viaggio per riabbracciare Amur! (mi scuso con i fruitori del forum per quest’ultima umana, ma quanto bella, debolezza)


rossi giuseppe

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Re: SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA
* Risposta #44 il: Dicembre 24, 2010, 01:23:41 pm *
Egr signor ivaldi spero che anche quest'anno ci racconti come si allenano nel periodo invernale i migliori atleti dello slalom.
per me sarebbe cosa molto gradita.