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DI COSA PARLIAMO?
Ettore Ivaldi:
In età giovanile, ma non solo, è importante diversificare il lavoro e l’approccio sportivo. E’ indiscusso che tra i 7 e i 12 anni si sviluppa maggiormente le capacità di apprendimento e controllo mentre col passare degli anni si osserva un notevole incremento delle capacità di adattamento, combinazione e trasformazione dei movimenti e come sottolinea bene Vladimir Platonov: “nei giovani sportivi , gli esercizi orientati allo sviluppo di una qualità motoria migliorano ugualmente le altre: ad esempio, il lavoro delle qualità di velocità e di coordinazione determina anche un miglioramento delle qualità di forza, di flessibilità e di resistenza”.
La canoa slalom è uno sport con una componente tecnica elevatissima, sfatando così quello che è un dilemma che ci portiamo avanti da diverso tempo e cioè quello di asserire che la componente fisica sovrasta quella tecnica. Una è il compendio dell’altra. Risulta elementare capire che se curiamo l’aspetto tecnico di conseguenza miglioriamo automaticamente anche tutte le qualità fisiche che concorrono al risultato sportivo finale.
Chiunque può rendersi conto che Martikan dal punto di vista fisico è ben preparato, ma forse non è altrettanto facile capire che lo slovacco dal punto di vista tecnico è superlativo. Se analizzate la finale di Tony Estanguet e nell’osservazione fate scorrere nella vostra mente quanto da lui dichiarato all’arrivo, vi accorgerete che la componente tecnica è elevata all’ennesima potenza. Mai come prima si era visto il transalpino così elegante ed essenziale.
Tornando ai giovani però ricordiamo che contemporaneamente all’esperienza motoria a 360 gradi per lo sviluppo delle capacità coordinative non dobbiamo dimenticare o sottovalutare l’aspetto motivazionale laddove lo interpretiamo come il desiderio delle persone di continuare a migliorare. Pochi autori ne parlano in modo specifico per questa età, riprendendolo in maniera importante quando l’atleta evoluto cerca il grande risultato sportivo (V. Platonov la definisce “preparazione della forza di volontà”). In realtà, dalla mia diretta esperienza, la motivazione si sviluppa in giovane età ed è in questa fase di crescita che si disegna la strada da percorrere. Così facendo inseriamo il terzo elemento fondamentale per il raggiungimento di un importante risultato agonistico: l’allenamento mentale.
Sotto quest’aspetto è maestro Daniele Molmenti che ha costruito i suoi successi prima nella sua mente, mentre le sue braccia e sulla sua tecnica personalizzata e portata all’essenziale hanno concretizzato il tutto.
Tecnica, preparazione fisica, preparazione mentale sono i tre elementi che compongono il risultato sportivo. Se analizzate i risultati di grandi campioni vi accorgerete che queste qualità sono sempre presenti. Dove tecnica va letta come una personalizzazione del gesto motorio relativamente all’interpretazione che il singolo soggetto riesce a dare al fine di esprimere tutto il suo potenziale.
Mi addentro solo un attimo negli aspetti tecnici per sottolineare l’importanza, in età giovanile, di approcciarsi a questo elemento con la consapevolezza che il soggetto deve scoprire il gesto attraverso un proprio vissuto. Poco conta correggerlo o fissare canoni motori troppo schematizzati. Il soggetto deve essere messo nella condizione di SCOPRIRE e TROVARE il suo gesto attraverso la prova pratica che passa inevitabilmente attraverso l’errore.
Allenare la tecnica, significa allenare il fisico e preparare la mente ad una determinato stimolo motorio. Viceversa allenare il fisico non sempre è elemento allenante per la tecnica, anzi determinati tipi di lavori potrebbero essere controproducenti al fine ultimo. Errore poi comune di molti atleti quello di associare l’esaltazione dell’allenamento fisico come unico strumento per ottenere un risultato.
Gli esempi sono molteplici. Renato De Monti - in assoluto il migliore C1 slalom che l’Italia abbia mai avuto - giunse 4^ ai mondiali di Augsburg 1985 sfiorando la medaglia con tre mesi di inattività per un borsite al ginocchio che lo costrinse all’assoluto riposo per un periodo infinitamente lungo. Il C2 Benetti-Masoero nel 2007 giunsero terzi ai mondiali dopo un periodo di inattività per il secondo pagaiatore dovuto all’operazione alla spalla.
Piccoli esempi giusto per restare in casa, ma anche all’estero ci sono diversi casi simili.
Fare delle tabelle di allenamento con tempi e recuperi per un allenatore è molto facile rispetto a proposte di lavoro che si adattano di volta in volta all’esigenze che emergono sul campo. Implica il fatto di esserci costantemente per seguire l’evoluzione dei propri atleti. Questo tipo di approccio diventa molto impegnativo e dispendioso. Costa fatica e costringe a pensare in continuazione a nuove proposte. Nulla è scontato e si deve dare molta importanza all’osservazione e al successivo feedback con l’allievo. Strumenti come video analisi e dialogo e tanta fantasia sono alla base di una metodologia basata soprattutto sulle specifiche esigenze del soggetto con cui ci si trova a lavorare, abbandonando lavori di gruppo che possono portare solo ad un confronto poco costruttivo.
video correlato - http://www.youtube.com/watch?v=mcAPIxMPbsI
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Ettore Ivaldi:
La brutta stagione è iniziata. Novembre è stato caratterizzato da abbondanti piogge che hanno riempito i nostri fiumi. Poco male per noi canoisti anche se sappiamo che i danni sono stati notevoli specialmente qui in Veneto.
Non si possono fare i classici allenamenti nelle porte e allora cosa fare? Iniziare un lungo letargo oppure rinchiudersi esclusivamente fra quattro mura in palestra o ancora approfittare dell’acqua alta per proposte di allenamento ai nostri giovani molto divertenti alternandole ad esercizi a secco che sviluppino le capacità coordinative?
Mi sembra interessante e visto che non bisogna perdere tempo, anzi bisogna mettere a frutto il tempo, direi che possiamo sfruttare l’occasione per delle divertenti discese sul fiume. Le onde sono importanti ed è possibile sfruttarle surfando. Questo è un ottimo esercizio di sensibilità che permette ai giovani di prendere contatto con l’acqua e la velocità della stessa. Più l’onda sarà irregolare e più si dovrà prestare attenzione ad ogni minimo particolare, allenando così schemi motori legati alla velocità di reazione, fondamentali per il nostro tipo di sport. Se poi l’onda da surfare si trova in una posizione non agevole, si dovrà cercare di trovare una soluzione per entrare e godersi la possibilità di diventare per un po’ di tempo i padroni di quella situazione. Sollecitiamo così l’aspetto della ricerca di nuove risposte motorie alle varie necessità che si possono presentare molto frequentemente in slalom.
L’occasione è ghiotta anche per esercitarsi nel piantare la coda in acqua visto che con questo livello il fiume crea, fra la corrente e la morta, una situazione di instabilità molto strana e in continuo irregolare movimento. E’ il momento di lasciar libera la mente e il corpo per esprimersi come meglio credono, senza nessun ostacolo o imposizione tecnica. Eventualmente solo accorgimenti o proposte. E’ un’ottima opportunità per creare una simbiosi unica fra pagaiatore e la sua canoa, fuori dalla routine dei pali. Il movimento assume l’aspetto del gioco e non una semplice prestazione fisica. L’azione risulta essere scaturita dalla necessità di risolvere situazioni di disequilibrio costante. Ecco che andiamo ad allenare e a sollecitare quasi involontariamente tutte le tecniche di base che vengono poi utilizzate nella gara estremizzandone ogni aspetto. Ovviamente tutto ciò è influenzato dalla consapevolezza delle informazioni propriocettive in ingresso, con lo scopo finale di sviluppare un’ampia memoria spaziale e temporale che si inserirà all’interno del bagaglio di strumenti percettivi e motori. Si tratta quindi di automatizzare un ampio repertorio di risposte adatte che durante la gara devono essere attuate in base alle diverse situazioni.
Inutile ripetere che in età giovanile più il lavoro è diversificato e nello stesso tempo fantasioso più alla lunga paga. Dimentichiamo la prestazione agonistica e concentriamoci sulla tappa della presa di coscienza del gesto da parte del nostro giovane atleta sotto ogni forma.
Per ogni tempo e per ogni situazione dobbiamo cercare di sfruttare al meglio le opportunità che ci si presentano. Non è male poi cercare anche a secco esercizi che sviluppino le capacità coordinative attraverso l’aspetto ludico del movimento, mantenendo sempre vivo l’interesse per nuove proposte.
La realizzazione di un video poi, diventa un mezzo per ricercare e approfondire quanto è stato fatto in acqua e fuori. Lo stimolo e la motivazione è molto alta proprio per cercare di realizzare un buon prodotto e diventare protagonisti di se stessi. Anche nella fase di montaggio, rivedendosi con molta attenzione, ci si può soffermare su un’analisi tecnica per cercare di far associare una determinata azione alle sensazioni vissute. Un ottima scusa per apprendere l’utilizzo dello strumento del video in maniera corretta e molto semplice, sfruttandone tutte le infinite opportunità che lo stesso offre.
video correlato: http://www.youtube.com/watch?v=OeUIBg5wI5Q
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Ettore Ivaldi:
“Luce divina sopra me s’appunta,
penetrando per questa in ch’io m’inventro,
la cui virtù, col mio veder congiunta,
mi leva sopra me tanto, ch’i’ veggio
la somma essenza de la quale è munta”
Deve essere stata quella particolare luce di un tramonto assaporato dopo giorni di grigio e pioggia ad illuminare immagini riflesse che mai prima di oggi ho colto su quell’onda così grande. Grande da contenere contemporaneamente tutti i maschi Ivaldi che portano sempre nel cuore la parte femminile della famiglia.
Cos’è che mi ha fatto vedere la luce divina che “sopra di me s’appunta” di così tanto bello e affascinante da sentire la necessità di raccontarlo? Semplice: ombre riflesse nell’acqua che corre e che d’incanto ti tiene fermo in quel preciso meandro. L’energia che sprigiona con tanta forza si trasforma in schiuma bianca in un punto definito da sempre e forse per sempre. Noi umili pagaiatori cerchiamo di salirci sopra e domare la nostra canoa a cui non par vero di goder di tanta grazia e di poter saltar così in alto e con tanta velocità. Da lassù si gode un panorama unico. I colori della gente che passa si fanno tenui, i rumori della città spariscono lasciando il posto alla musica ritmata del fiume. Poi c’è lei, quell’ombra di una punta di canoa, di una pagaia, di un contorno di te stesso che ti lascia prima sgomento, poi perplesso ed infine gioioso. Quell’ombra ti sta guardando e ora lei si sostituisce a te e tu a lei. Ti lascia la possibilità per qualche attimo di ammirarti fuori da quel guscio che sa regalarti emozioni belle ed intense. Quel guscio che tante strade ti ha aperto e che molte volte ti ha protetto e guidato sulle strade della vita. Quello stesso guscio cerchi di far scoprire a tutte le persone a te più care. Su quell’onda si sta bene, il tempo si ferma, o così ti piacerebbe che fosse.
Il sole ormai illumina l’altra parte della terra. I contorni rossi delle cose della vita spariscono e vengono inghiottiti dal buio lasciandoci soli a cercare di fermare il tempo. Anche i rumori si sono trasformati e prendono ancora più forza imprimendo all’azione della pagaiata un rumore sordo. Solo il nostro avanzare nella notte ci tiene uniti per sbarcare e soddisfatti tornare a casa godendoci per i prossimi giorni questa spettacolare avventura sotto la porta di casa.
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
Ettore Ivaldi:
Pau... non solo canoa per il team azzurro dello Slalom!
BAMBEN 5 : in porta Big Foot al secolo Roberto Colazingari, sulla fascia sinistra a portar su palla Zeno Ivaldi centrocampista Friz (Fabrizio Didonè), fascia destra Black (Daniele Negro) e Cola (Luca Colazingari), punta avanzata il campione del mondo Giovanni De Gennaro.
SENIOR 2: Diego Paolini estremo difensore, Pedro (Pietro Camporesi) fascia destra, Ricky De Gennaro punta rientrante, Cippo (Stefano Cipressi) sulla fascia sinistra, mentre Co (Andrea Benetti) vagante, sull’ala a destra Zacca (Tommaso Zaccaria)
MARCATORI: 5’, 8’, 23’ Giovanni De Gennaro, 38’ Riccardo De Gennaro, 45’ autogoal Zeno Ivaldi, 67’ Luca Colazingari, 79’ Roberto Colazingari.
PAGANTI: nessuno, ABBONATI: molti con telecom, tre e vodafone
NOTE: incassi non comunicati. Angoli 5-7
Si chiude con un grandissimo 5-2 l’intenso match “Bamben” contro senior che vede le giovani anguille trionfare sulle vecchie tartarughe. Infatti i più giovani hanno schiacciato, grazie ad una tripletta del cannibale di Roncadelle, Giovanni De Gennaro, e un due gol dalle file della famiglia Colazingari, la squadra composta dai veterani della nazionale. Dovendo riscattare la sconfitta di Bratislava si è vista in campo una diversa aggressività ed intelligenza di gioco da parte dei neo radunandi! L'unico esempio calcistico che potrebbe calzare sarebbe il 5-0 che il Barca di Pep Guardiola ha inflitto al Real di Mou pochi giorni orsono: infatti i pischelli hanno cominciato a far innervosire l'avversario con gioco basso e veloce segnando subito 3 gol! Poi finalmente hanno cominciato a farsi vedere anche i ragazzi che hanno più natali alle spalle arrivando a mettere pressione fino al 3-2. La reazione e' stata immediata e con altre due reti hanno chiuso la partita definitivamente. ''Gli ultimi minuti sono stati i più duri - ha commentato De Gennaro - perché la nostra meta' campo non era ben illuminata e gli avversari ne stavano approfittando subdolamente''.
Domani durante la mezza giornata di riposo si disputerà la rivincita gentilmente concessa dai vincitori! Seguite la diretta scritta qui:
per gentile concessione di: Gazzetta.it
Ma ogni tanto ci si allena anche in canoa: prima dell'alba e sotto la neve!!
In realtà escluso oggi (il termometro e' arrivato a segnare anche i -9˚), ci si è sempre riusciti ad allenare abbastanza bene su uno dei canali più belli ed impegnativi al mondo.
- tratto dal blog di Zeno Ivaldi - http://zenoivaldi.blogspot.com/
Ettore Ivaldi:
L’altra sera uscendo dalla palestra mi sono fermato a parlare con il mio amico Bruno Toninel. Ora, per chi non lo conoscesse, diciamo solo che l’insigne professore per molti anni ha diretto la squadra italiana olimpica nel sollevamento pesi e ora si occupa dell’attività giovanile nazionale. Con lui si ragionava su come l’allenamento con i sovraccarichi sia ritornato al passato dopo un grandissimo boom delle macchine.
In effetti il lavoro con i pesi liberi è certamente più redditizio per chi utilizza questa tipologia di allenamento al fine di migliorare la prestazione nel suo sport specifico. Le macchine ti aiutano a sviluppare quel muscolo specifico, ma diventano limitanti nel momento in cui si ricercano nell’allenamento adattamenti diversi.
Mi portava l’esperienza dei sollevatori russi che, come si sa, sono sempre stati all’avanguardia per metodologie di allenamento. Infatti anche i potenti atleti dell’est hanno eliminato completamente l’uso delle macchine e, quando possibile, anche dei bilancieri guidati. Tutto ciò ha un logica semplicissima legata alla specificità del gesto atletico. La macchina ha l’inconveniente di far lavorare il muscolo in una sola direzione e non permette disequilibri. In realtà qualsiasi sport lavora proprio sul principio opposto esaltando i meccanismi motori che ti permettono di regolare e sfruttare per l’appunto il disequilibrio.
Ottime, tuttavia, le macchine per lo sviluppo della forza di un determinato distretto muscolare o in fase riabilitativa.
I sovraccarichi per l’allenamento dello slalomista sono sempre stati una sorta di integrazione all’allenamento specifico in barca. Un ulteriore aiuto all’incremento della forza e uno stimolo diverso dai gesti usuali proprio dello slalom. L’obiettivo diventa quello di aumentare la capacità di reclutamento delle fibre e di migliorare la coordinazione intra ed intermuscolare. L’aspetto più interessante diventa quello di capire quando e come inserire questo tipo di allenamento nel giovane slalomista. L’approccio deve essere molto graduale negli anni avendo cura di impostare in modo corretto ogni esercizio e ogni movimento.
Il sistema più interessante per avvicinarsi ai sovraccarichi è farlo attraverso lo sport del sollevamento pesi che, da molti anni, ha attuato un protocollo molto interessante in questa direzione. Gli esercizi propedeutici allo “strappo” e allo “slancio” sono il giusto approccio all’allenamento con i sovraccarichi visto che il giovane riesce a percepire il lavoro di tutto il corpo e l’importanza di mantenere le corrette posture, oltre al fatto di potenziare la struttura corporea nel suo complesso attraverso uno sport vero e proprio.
Tutto ovviamente con le dovute cautele e sempre seguito da esperti che utilizzano, ovviamente, l’attrezzatura adatta a questo scopo.
Se poi noi andiamo a curiosare nell’ambito di altri sport ci accorgeremo che lo strappo e lo slancio sono usati in moltissime disciplina al fine di migliorare la forza esplosiva. Nell’ambito specifico dello slalom gli inglesi ne fanno uso da molti anni così come per alcuni atleti transalpini o slovacchi.
L’abilità poi dell’allenatore deve essere anche quella di saper adattare la realtà alle esigenze dell’allenamento. In questo periodo di grande freddo, magari è meglio prediligere lavori a secco con sovraccarichi senza però dimenticarci degli aspetti coordinativi e dinamici.
In acqua si possono usare degli elastici anche per i lavori di resistenza soprattutto se le condizioni del fiume, del mare o del laghetto sotto casa presentano acqua tenera o senza particolarità o difficoltà tecniche. In questo modo offriamo ai giovani atleti la possibilità di concentrarsi al meglio sulla spinta delle gambe e sulla scorrevolezza della canoa con un piccolo freno che permetterà loro di percepire alla perfezione ogni stato di avanzamento.
Ottimo periodo questo, se si può usufruire di una piscina , per perfezionare manovre come l’eskimo. Le alternative in questo caso sono molteplici, dall’apprendimento del gesto senza la pagaia, all’uso di piccole tavolette fino a praticare l’eskimo in condizioni estreme. Ad esempio con acqua nella canoa oppure con qualche compagno che ostacola il gesto stesso, ma che sappia però fare la giusta resistenza onde evitare traumi alle spalle che sono molto sollecitate.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
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