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DI COSA PARLIAMO?
Ettore Ivaldi:
Cosa dite, visto il momento stantio e assonnato, se parliamo di allenamento, tecnica , preparazione fisica, progetti, programmi e obiettivi 2010, può essere una bella idea?
Approfittiamo di questo periodo particolare dell'anno e relativamente tranquillo per confrontarci e per preparare al meglio la prossima stagione dello slalom in attesa di conoscere i programmi più dettagliati dalla Federazione che tardano ad arrivare.
UNO SGUARDO AGLI APPUNTAMENTI 2010
Il calendario internazionale 2010 sarà intenso e lungo sia per i settori assoluti che per il settore junior. Per quest'ultimi sono previsti i campionati del mondo in Francia a Foix la seconda settimana di luglio e i campionati europei ad Agosto su un canale impegnativo come è quello di Leipzig (Germania). Il settore senior ha il suo massimo appuntamento a settembre con i mondiali a Tacen (Slovenia), ma ad aprire le danze saranno i campionati europei ai primi di giugno a Bratislava (Slovacchia) per proseguire poi tra fine giugno ed inizio luglio con la coppa del mondo. Prima però bisognerà passare le selezioni e ancora prima si dovrà preparare la stagione con allenamenti per tutto l'inverno e la primavera.
Un programma ambizioso, impegnativo, lungo e faticoso e per chi vorrà essere presente e protagonista non c'è tempo da perdere deve buttarsi a capofitto nella preparazione, nell'allenamento, in quel vortice che per molti atleti è già iniziato ad ottobre, anche se il 2010 potrebbe essere per molti una annata transitoria e finalizzata soprattutto alla qualifica olimpica nel 2011.
Cosa e come si prepara quindi in casa Italia la prossima stagione? Purtroppo molto non ci è dato a sapere, visto che programmi, meeting o semplici e-mail non vengono diramati neppure a chi è coinvolto, se pur indirettamente con i propri atleti e club, in quello che dovrebbe essere la programmazione annuale. Abbiamo appreso a mala pena una bozza di calendario, di cui abbiamo già avuto modo di parlare nel dettaglio esprimendo molte perplessità. Ieri poi abbiamo preso visione della versione definitiva. Mi ero illuso che dopo le osservazioni fatte qualche pulce nell’orecchio era entrata e invece assolutamente nulla. Ribadisco l’assurdità di fare un campionato italiano junior il 30 maggio a Vobarno in una gara aperta ad allievi, cadetti e ragazzi. Un’assurdità se si vuole far crescere questi giovani che poi affrontano gare internazionali decisamente impegnative dal punto di vista dei percorsi.
Altro evidentemente è top-secret... anche per gli stessi atleti!
SETTORE JUNIOR SLALOM
Gli junior hanno fatto un raduno di quattro giorni a Valstagna agli inizi di dicembre sfruttando il ponte dell'Immacolata e ne è previsto uno successivo agli inizi del prossimo anno (sempre per sentito dire o come si suol dire per voci di corridoio). Il settore Junior dello slalom sembrerebbe non avere più come tecnico responsabile Mario Veronesi, così ci ha comunicato lo stesso allenatore, ma chi lo sostituisca non è ancora chiaro. La nostra speranza è che venga offerta la possibilità a qualche tecnico competente di seguire a tempo pieno questo settore che, esclusi 4 kayak uomini e un C1, è decisamente da costruire partendo dalle basi, senza fretta e senza illusioni di sorta. Le donne hanno oggi ritardi troppo pesanti per pensare di poter avvicinarsi ad una finale mondiale a breve. Abbiamo rivisto in acqua Clara Gia-Pron che dopo diversi mesi di inattività per l'operazione alla spalla sta riprendendo contatto con l'acqua mossa e le porte. I Kayak uomini dispongono di tre buoni atleti di sicuro talento e grande determinazione con un quarto che rincorre e che, se seguito, potrebbe colmare il gap che lo divide dal resto del piccolo gruppo in fuga. Alle spalle però di questi 4 moschettieri il vuoto generazionale. Nella canadese monoposto "Big Foot" come è chiamato amichevolmente Roberto Colazingheri dai suoi compagni di squadra, ha fatto vedere delle belle cose che devono essere però curate con estrema precisione e tranquillità senza forzare i tempi. Dietro di lui o con lui nulla! Per parlare di altri atleti nella canadese monoposto dovremmo pazientare ancora qualche anno. La canadese doppia disponeva di un equipaggio fino all'anno scorso che, secondo il mio modesto parere, è stato bruciato sul nascere con apparizioni in Coppa del Mondo decisamente inutili. Il passaggio nella categoria senior di Fiumara ha chiuso il ciclo junior della C2 e chissà quando riusciremo a rivedere un equipaggio in acqua in questa categoria. Il passaggio di Fiumara nella massima categoria ha rilanciato Daniele Negro nella specialità singola, ma il rischio è quello di vederlo seguire la strada già percorsa dal suo compagno di società Giordano Cacchioni. Su quest'ultimo atleta la Fick aveva investito tempo e denaro convocandolo ai mondiali di categoria nel 2008 e agli europei nel 2009. Passato senior la stessa Fick non ha pensato di continuare il lavoro intrapreso e lo stesso atleta sembra demotivato come la sua compagna di società Eleonora Esposito. Motivazione? Chiedetelo a chi di dovere.
Bisognerebbe iniziare a fare un pensierino sul settore canadese donne ed iniziare a programmare raduni e opportunità per questa categoria che essendo agli albori potrebbe aprire un po’ più facilmente le porte alle nostre ragazze. Ho già avuto modo di parlare a lungo di questa nascente categoria, qui voglio ricordare che la canadese è una specialità molto tecnica che ben si addice al settore in rosa. Meditate allenatori e allenatrici!
PROPOSTE
Vista la realtà azzardo a fare qualche proposta concreta per il settore junior giusto per offrire punti di riflessione con la speranza di stimolare menti abbandonate all'oblio del signor sì.
La prima che suggerisco è quella di rimettere in piedi l'idea del "College della Canoa" per offrire ai giovani un punto di riferimento. Faccio solo alcuni esempi. Il primo è legato al settore femminile. In questo momento le uniche atlete che si stanno cimentando nello slalom sono liguri e si allenano prevalentemente sul mare. La loro principale carenza, ovviamente dal mio punto di vista, è l'aspetto tecnico sull'acqua che corre, che purtroppo o per fortuna fa parte del nostro spettacolare sport. Ho visto in loro una grande energia, una voglia incontrastata di pagaiare, di impegnarsi senza lesinare fatica, ma il problema è altrove. E' inutile girarci attorno. Loro hanno bisogno di passare molte ore sull'acqua mossa, fra le porte e nello stesso tempo avere la possibilità di proseguire bene negli studi.
Il secondo esempio è legato all'opportunità sfruttare realtà esistenti. Prendiamo ad esempio una allenatrice a caso come Elena Bargigli che ha creato dal nulla un gruppo di giovani atlete e che, malgrado l’infelice collocazione geografica, crede nelle potenzialità del lavoro che sta portando avanti. La Federazione dovrebbe offrirle un lavoro a tempo pieno in una struttura capace di metterla nella condizione di poter lavorare sull' acqua mossa con strutture per ospitare le sue ragazze.
Se volessimo rilanciare le canadesi poi si potrebbe chiedere a Francesco Stefani, che ha sicuramente maturato negli anni una grande esperienza nella canadese monoposto, di dedicare tempo ed energia ad un progetto serio a medio, lungo termine. Ci si potrebbe appoggiare al Canoa Club Kayak Valstagna e a Ivan Pontarollo che dispone di infrastrutture, mezzi, personale e soprattutto grande spirito imprenditoriale unito a idee sane e lungimiranti.
La seconda proposta è quella di pianificare oggi l'attività estiva e non dopo domani. Come? Semplice un tecnico, un mezzo, un piccolo budget, un navigatore satellitare 6 atleti junior che il 15 giugno salgono sul pulmino e ritornano il 14 settembre. Per andare dove? Semplice! Su fiumi, canali, gare in Europa. Per far cosa? Per vivere, per crescere, per dare speranza allo slalom italiano. Questo per la verità l’avevo già suggerito al responsabile del settore che accetta di disputare i campionati italiani a fine maggio per gli junior e che accetta pure le selezioni ad aprile per questa categoria. Semplicemente assurdo visto che i mondiali sono a luglio e gli europei ad agosto.
Credetemi! altre soluzioni non ce ne sono. Diffidate di chi è il primo a non credere nelle potenzialità della canoa e che non ha il coraggio di investire o di trovare in questo sport la sua fonte primaria di entrata economica. Come si può chiedere agli atleti di comportarsi da professionisti se chi dovrebbe dirigerli, allenare e seguire non lo è, in un mondo fatto di professionismo?
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
fine prima parte
Mauro Canzano:
Leggo le tue parole e penso...penso alla canoa e penso ad altri sport vicini e lontani dal mio mondo, penso alla meritocrazia ( non per gli atleti dove - almeno negli sport di prestazione - è data da un dato empirico ) ossia un sistema di valutazione degli individui,basato esclusivamente sul riconoscimento dei meriti da loro acquisiti, penso allo start up e organizzazione dei quadri tecnici.
1) Si parla tanto e solo di quadri tecnici federali relativamente ad allenatori ( per altro un numero esiguo....per slalom e discesa quanti ? 8 in totale ? ) che stanno a contatto con gli atleti per quanto: 40 giorni l'anno ? ed i rimanenti 325 giorni l'anno ? I rimanenti 325 giorni l'anno sono lasciati in mano agli allenatori socilai . Ma purtroppo il panorama della formazione degli allenatori in Italia appare molto frammentato, contraddittorio e nel complesso inadeguato al mutamento delle organizzazioni sportive e del panorama mondiale . Nella maggior parte dei casi da me vissuti in prima persona e non sono stati dei veri e propri autodidatti, motivati soprattutto dall’entusiasmo e dallo spirito associativo.
2) Caro Ettore così come tu faresti un pulmino con 6 junior per andare in giro 3 mesi per canali in tutta Europa così servirebbe fare qualcosa di simile con 6/8 tecnici giovani che formerebbero la base del futuro per la federazione . I pilastri sono gli allenatori e non gli atleti e questo purtroppo con mio grande rammarico non è ancora stato capito. Un allenatore deve a vere in primis una certa competenza data dallo studio, pratica sul campo data da anni di contatti giornalieriu con gli atleti seguiti, conoscenza internazionale ed infine risultati /riscontri positivi del proprio lavoro. Insomma se Lippi non avesse vinto i mondiali di calcio non sarebbe rimasto al suo posto perchè una persona capace e preparata...
3) Guardiamo agli altri sport in un contesto come l'Italia ( senza fare paragoni con UK, Francia o per altri versi paesi dell'Est )...guardiamo il rugby. La Fir , constatando l'estremo ritardo del rugby italiano che non si basava su di una scuola ma lasciava l'incombenza di creare "atleti internazionali " a pochi club o acquisendoli come oriundi , ha definito il progetto per l’istituzione, presso i club dei “Centri di Formazione Permanente per l’Alto Livello”.
Le “Accademie dei club” sono riservate agli atleti della categoria Under 17 ed Under 16 considerati di interesse federale, al fine di formare atleti in grado di rispondere sempre più alle attuali e future esigenze dell’alto livello, fornendo loro le migliori condizioni – tecniche, logistiche, scolastiche – per la loro crescita umana e sportiva. Il lavoro sul campo delle nuove strutture, che sorgeranno su territorio nazionale in numero massimo di quattordici, sarà coordinato, in collaborazione con le società, dal Settore Tecnico Federale.
Gli atleti di interesse federale che parteciperanno ai Centri di Formazione Permanente per l’Alto Livello presso i club verranno tesserati secondo la formula del prestito annuale per la squadra presso la quale sorge l’”Accademia”. Il cartellino di ogni singolo atleta resterà di proprietà del club di origine per tutta la durata del progetto - Accademia di ciascun giocatore.
La Federazione garantirà a ciascun Centro un contributo economico di 1.000 euro alla società di provenienza del giocatore che accetterà il “Progetto Accademia”; 5.000 euro alla società sede dell’Accademia per ogni giocatore coinvolto nell'iniziativa; 12.000 euro al club sede dell’Accademia per ogni giocatore che verrà tesserato con trasferimento temporaneo di un anno e che stabilirà il proprio domicilio nelle strutture per alloggio indicate dal team stesso; 30.000 euro alla società sede dell’Accademia quale contributo per lo staff tecnico.
Chi farà richiesta per l’istituzione di una propria Accademia dovrà soddisfare una serie di requisiti ritenuti imprescindibili da un’apposita Commissione Federale; su tutti una sistemazione alberghiera ed una disponibilità scolastica di alto profilo, che unitamente al campo da gioco ed allenamento, alla palestra ed alle strutture medico-fisio-terapiche verranno valutate due volte l’anno dalla Commissione stessa.
Ogni club aderente dovrà inoltre garantire uno staff che seguirà a tempo pieno gli atleti che aderiranno al progetto, e di cui dovranno fare parte un Responsabile dell’Accademia, un tutor scolastico, un allenatore di III livello esperto della categoria Under 17/Under 16, due specialisti per il ruolo degli avanti e dei trequarti, un preparatore fisico in possesso di brevetto FIR, un nutrizionista, un video - analyst, un arbitro e un medico.
La FIR ha inoltre fissato una serie di criteri territoriali per l’istituzione delle Accademie dei Club, che potranno sorgere – come anticipato in numero massimo di quattordici – secondo questo schema:
3 Centri in Veneto
2 Centri in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio
1 Centro in Sicilia
1 Centro in Abruzzo/Marche
1 Centro in Liguria/Piemonte
1 Centro in Sardegna/Toscana/Umbria
1 Centro in Calabria/Campania/Puglia
"Questo nuovo progetto – prosegue il Presidente federale – rappresenta un consistente impegno economico per la FIR, convinti che si tratti di un investimento tecnico e strutturale che ci permetterà un ulteriore salto di qualità verso l’alto livello, potenziando i Club e, di riflesso, tutto il movimento”.
Mauro Canzano
enrico lazzarotto:
PAROLE SANTE.....
enricolazz
Ettore Ivaldi:
La luce che il gallo ha visto deve essere dirompente, deve essere la stessa luce che da sempre illumina il fiume che scorre in alcuni di noi! Purtroppo isolati e tenuti a distanza: il buio è il silenzio della luce.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Mauro Canzano:
Facta, non verba....
Credo che le parole siano belle molto belle ma nel concreto bisogna sottostare a diverse condizioni , tra cui non ultima la condizione economica in cui tutte le federazioni vessano...
Purtroppo la condizione economiche non sono delle migliori e l'ho potuto constatare dal vivo sulla mia pelle. Tante le idee poche le speranze di metterle in pratica....e qui non ne faccio colpa all'attuale federazione. Per la discesa si è stretta la cinghia all'inverosibile e i fatti hanno dato buon riscontro. D'altro canto si potrebbe e dovrebbe fare di più in tutti i settori ( senza dare colpe a nessuno degli attuali staff , almeno per quel che mi riguarda).
Se posso allora ti faccio due appunti/ domande:
1) ma sei sicuro che se tu fossi alla guida tecnica non ti sostituiresti agli attuali vertici, senza dare voce al popolo ? Senza cercare di circondarti di tecnici validi ( ed avvalorati da risultati e medaglie vinti, da atleti "allevati" ) ? senza dare voce ad un esigenza societaria chiara ed imprescindibile per un futuro italiano internazionale: capillarizzazione degli staff tecnici della nazionale . Con questo non voglio dire che sia facile ed immediato....ma bisognerebbe provarci. Chi sorveglierà i sorveglianti ?
2) dalla prima domanda/appunto segue la seconda...non dovrebbe esserci un unico detentore del potere tecnico. Espongo meglio : dovrebbe esserci una guida tecnica ( scelta meritocratamente ) che guidi un team di allenatori in un numero superiore alle 3 unità. La parola d'ordine dovrebbe essere quella di: allargare le basi tecniche dando voce e possibilità a quest'ultimi elementi di esprimere le proprie potenzialità e non soltanto di figurare .
Meriti ne devono essere riconosciuti a questa federazione a partire dalla creazione di una nazionale giovanile fino ad un iniziale allargamento dello staff tecnico. Tutti però si dovrebbe essere soggetti ad un continuo aggiornamento e confronto per non cadere in un errore normale: quello di chiudersi nelle proprie convinzioni.
La socializzazione secondaria per un bambino inizia intorno ai 5 anni nel momento in cui entra nel mondo esterno alla famiglia. La socializzazione secondaria, è quell'insieme di pratiche messe in atto dalla società che consentono agli individui di assumere ed esercitare ruoli adulti. I ruoli cambiano e/o si evolvono nel tempo, inoltre sono tra loro interdipendenti per cui una svolta nell’ambito di un ruolo può comportare cambiamenti e/o assestamenti negli altri ruoli che il soggetto ha. La socializzazione secondara di un giovane canoista inizia da allievo....quindi che senso ha metterci persone alle prime armi vicino ? che senso ha insegnare aspetti della canoa "sbagliati " per poi cercare di correggerli con enormi difficoltà in seconda battuta ? che senso ha non adeguarsi agli scenari internazionali in termini di quantità e qualità di allenamento ? che senso ha compiere errori in buona fede che purtroppo possono avere ripercussioni notevoli non soltanto sulla vita "canoistica" di un individuo ma nella sua sfera psicologica globale ?
Mauro
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