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Skillo

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #15 il: Aprile 09, 2010, 02:12:26 pm *
Di politica, federale o nazionale, per questa volta non ne parlo, quindi parliamo di tecnica e stile.
Ho sempre considerato la tecnica come il canovaccio che ognuno di noi interpreta seguendo il proprio personale stile. Possono esserci atleti con medesima tecnica e diverso stile così come possono esserci atleti di diverso stile e medesima tecnica ma mentre il primo caso è tipico di compagni di squadra quando non di connazionali, il secondo è per lo più legato a sporadici casi di atleti senza alcun legame tra loro.
Mi viene in mente la particolare somiglianza tra le proporzioni antropometriche e il modo di stare in canoa che qualche tempo fa erano riscontrabili nel forte Hilgert Liubosh e in un allora giovane atleta genovese che col Ceco nulla aveva a che fare. Busto molto eretto, pagaiata ampia portata a braccia tese e leggero dondolio della testa ad ogni colpo, manovre di rotazione eseguite quasi sempre con un solo leggero arretramento del busto e con aggancio e pagaiata larga portati a braccia ben distese e lontani dalla barca.
Tutte cose che i due avevano in comune, eppure in Liubosh la tecnica era molto migliore.

Ettore Ivaldi

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #16 il: Aprile 14, 2010, 10:31:10 pm *
La sostanza certamente conta, ma il contorno e le piccole cose ti fanno apprezzare al meglio la vita. Te ne rendi  conto  anche quando può bastare una semplice  pausa dal lavoro a  regalarti forti emozioni,  tanto più se le condividi con la persona che ti ama da sempre… sentimento ovviamente condiviso. E allora una scappata con pranzo ad un Vinitaly in chiusura  ti fa scoprire e conoscere Scipione che di professione fa il sommelier, non solo per lavoro, ma per  vocazione con l’aggiunta della passione e di un back-ground dei più nobili.  Infatti sui campi dell’entroterra di Caorle ci passa la gioventù con il nonno ad imparare  l’arte della potatura e poi a raccogliere grappoli dal vigneto di famiglia che oggi conserva con rispetto e tanti bei ricordi. La scelta della scuola è a tema e, una volta finita, si dedica con passione alla professione del “mescitore di vino” sulle tavole di molti ristoranti dove la bevanda di Bacco viene servita in abbinata a piatti importanti. Ecco quindi che una volta seduti il buon Scipione arriva di gran lena con un Prosecco fresco per farti aprire le danze di quello che diventerà da lì a poco  un vero campo di battaglia tra sapori, profumi, chiacchiere e tanta allegria, sotto la guida di sapienti imprenditori che ti portano per mano alla scoperta di un territorio attraverso la sua cucina. “Su una buona tavola non possono mai mancare le bollicine” mi suggerisce Amur e noi non ce le facciamo mancare: chi ben inizia è a metà dell’opera; accompagnano  un antipasto dal nome impegnativo  che nasconde però la sua poesia: “insalatina tiepida campestre con pescatrice al vapore”… giusto il tempo di dirlo e la pietanza  è sparita. 
Il primo piatto arriva diretto dalle tradizioni contadine dove la patata è stata, per molto tempo, l’unico alimento sempre presente sulla tavola di molte famiglie. Anche qui ci vogliono un paio di righe per descriverlo si tratta infatti di: “Gnocchetti di patate del Quartier del Piave agli asparagi bianchi di Cimadolmo IGP  su vellutata di gamberi rosa”, il tutto  accompagnato da  un pinot sopraffino dal sapore pieno e che ti fa apprezzare ancora di più lo gnocco di patate dorato, caldo, fumante, profumato e piacevolmente soffice.
Il secondo piatto è un altro regalo alla tradizione popolare: “coscetta di faraona ripiena al profumo di timo con confettura di cipolla e zenzero”. Ora è molto difficile cercare di elencare i piaceri che si provano addentando una coscetta di questa spettacolare volatile originario dell'Africa, addomesticato dall'uomo da molti secoli. La carne della faraona era già molto apprezzata nel settecento; ha carni magre, con un sapore più aromatico rispetto a quelle del pollo. Richiede una leggera frollatura e si presta a molti tipi di preparazione, in particolare può essere cucinata con ottimi risultati senza un uso eccessivo di grassi. Direi che oggi i cuochi di Casa Treviso  hanno optato per una delicata ma gustosa soluzione; la finezza  della confettura di cipolla e zenzero poi ti regala un contrasto di sapori che al palato si rivelano unici. Ci lascia un pelino delusi il Cabernet Franc che accompagna la carne, ma la verità è che di grandi rossi il nord-est Veneto non è particolarmente dotato se si paragona alla ricchezza dei vitigni bianchi.
Si chiude con una mille foglie  di mele alla veneziana  con una soffice crema d’uovo e la nostra sfacciataggine ci fa osare più del dovuto tanto da chiedere il bis, grazie alla raccomandazione dello stesso Scipione che ha messo per noi una buona parola in cucina. E’ l’occasione per bere il secondo bicchiere di passito che aiuta ad apprezzare meglio la parte finale del lauto pranzo! I distillati non sono mai stati la mia passione, se pur riconosco il grande valore e soprattutto la capacità dell’uomo di estrarre da tutto ciò che può fermentare del combustibile umano. Ci consoliamo con un amaro dalle mille erbe subito dopo il caffè.
Usciamo stravolti, ma appagati dal tendone-ristorante di “Casa Treviso” – ci aspetta la visita al padiglione dell’olio che tanto apprezziamo e amiamo. Purtroppo di tempo ne rimane veramente poco, gli espositori, esausti da cinque giorni di Vinitaly, stanno impacchettando ciò che è rimasto. Noi assaporiamo il prodotto delle olive di Sicilia – che voglia di tornare sull’isola a godere del suo mare e del suo cibo – con un pane altrettanto unico gustiamo una deliziosa crema ai pistacchi, ma la voce metallica dell’altoparlante annuncia la irrevocabile chiusura delle porte e dà l’arrivederci all’edizione 2011… e con Amur ci promettiamo che il prossimo anno faremo le cose con un pochino più di calma!

Io sono tornato in quel di Bratislava, non si parla più di vino e piatti particolari, ma sono tornati ad invadere la mia mente canoe, pagaie, allenamenti, onde e tecniche… si riprende contatto con la mia grande passione… e anch’io mi sento un po’ il buon Scipione! Lo prometto da domani si scrive solo di tecnica -

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi





Ettore Ivaldi

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #17 il: Aprile 15, 2010, 11:05:45 pm *
Non lo so se sono ripetitivo: ditemelo voi eventualmente, ma ritengo che la centralità del corpo, il bilanciamento e la presa in acqua della pala siano elementi fondamentali per mettere in essere una tecnica che può portare risultati, seguendo comunque il proprio stile. 
Ho rivisto la gara di Kauzer a  Solkan dello scorso fine settimana (peccato che sia mancato il confronto-scontro con il buon Molmenti) e ancora una volta mi entusiasma la sua fluidità d’azione per niente preoccupato a spalettare per ridare velocità alla canoa. I colpi sono precisi e l’azione che precede una manovra importante,  che sia  per una risalita o che  sia per un cambio di direzione repentino, sembra essere messa in atto a rallentatore. La sua più grande preoccupazione rimane quella di avere tutto il peso sulla canoa e non sulla pala, errore questo che spesso si riscontra, con il chiaro obiettivo di trovare e usare la sua pala solo per fare forza e non certo per mantenere l’equilibrio. Una volta trovato il punto d’appoggio lo sfrutta fino all’inverosimile, quasi come fosse  un C1 con il vantaggio di avere però  sia la pala destra che sinistra a disposizione!
In sostanza si tratta di cercare delle certezze e dei punti sicuri su cui lavorare in un ambiente che viceversa non offre garanzia di continuità e stabilità. Per cercare di rendere questo concetto ancora più semplice, nel tentativo di farlo capire chiaramente, diremo che chiunque può mettere in essere una manovra complessa se non ha problemi di equilibrio. La ricerca quindi va direzionata proprio in questa logica  e cioè su scelte tecniche semplici e che possano permettere all’atleta di mantenere il più a lungo possibile il suo equilibrio. In quello stato tutto, o quasi, è concesso.
Diventa questo il  concetto base  per i giovani. Il lavoro deve prendere quindi questa direzione con proposte di combinazioni di porte molto semplici e via via si porterà il tutto su acque più difficili. Quindi se noi partiamo dall’acqua ferma la logica vuole che nella proposta di una risalita richiederemo al nostro allievo di eseguire la manovra sempre con la pala in acqua. Concentrando l’attenzione su un solo elemento. Il tutto, all’inizio, non risulterà naturale per un kappa, viceversa per un canadese, che si trova costretto dall’unicità di pala della sua pagaia, la cosa assume un aspetto decisamente naturale. Quindi può essere una buona idea mettere i giovani kappisti in C1 per obbligarli a trovare soluzioni solo su un lato e per assimilare la “sfilata in avanti”. Successivamente  sposteremo l’attenzione sulla rotazione delle spalle, quindi sulla spinta delle gambe, successivamente sulla rotazione della coda e sulla spinta d’uscita, senza mai dimenticare ovviamente la pala nell’acqua, che offre equilibrio e spinta. Ci vuole molta pazienza e non bisogna secondo me affrettare i tempi. Se riusciamo a trasmettere ai nostri allievi questi concetti base avremo poi la strada spianata per crescere sotto ogni punto di vista.
Il lavoro di crescita è molto lungo, ma se non si comincia bene poi si fatica a ristabilire gli equilibri. Oltre a proposte sensate c’è bisogno anche di un lavoro costante e certosino con i giovani. Il tutto poi lo si deve portare sui canali che ormai sono e saranno i veri ed esclusivi campi di gara.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #18 il: Aprile 19, 2010, 08:58:26 pm *
Oggi mezza giornata di riposo e così ne ho approfittato per andare in un centro commerciale per acquistare un paio di scarpe per correre visto che le mie hanno fatto il loro dovere già da tempo. Dopo varie prove e una ricerca accurata, sono rimasto sull’Adidas e  sul sistema Torsion®System, visto che in passato mi sono trovato sempre molto bene. Il modello è il  Response Cushion 18, quindi  mi sono presentato alla cassa e… meraviglia delle meraviglie una mega foto della passerella sopra il fiume a Trnovo ob Soci in Slovenia,  vicino a Caporetto di scolastica memoria e di tanta sofferenza,  con quell’acqua cristallina immersa in una gola boschiva. Quanti ricordi, quanto tempo speso su quel torrente, quante ore passate a pagaiare con il bravo Renè, lo scatenato Tony e l’estroso Ovo! Si lo so centra poco con quello che volevo scrivere sulla tecnica, ma era per condividere un’emozione e … un acquisto!

Allora… partiamo dal presupposto che le attuali canoe sono più facili da girare sulla coda e non richiedono una caricamento eccessivo in fase di rotazione e neppure uno spostamento di peso consistente indietro. Ciò comporta una vera e propria rivoluzione tecnica nel guidare il mezzo, con la conseguenza di un adattamento preciso. Dico ciò, perché mi capita spesso di vedere atleti condurre la propria canoa senza sfruttare completamente le caratteristiche della stessa, specialmente negli atleti più maturi e con una certa esperienza. Questi ultimi hanno cambiato la canoa, ma non si sono adattati appieno alle caratteristiche del mezzo.  Per fare un esempio classico è come se conducessimo i nostri sci sciancrati con la tecnica del cambio di peso, cosa che non sfrutterebbe tutte le potenzialità dello strumento che abbiamo ai piedi, anzi, si andrebbe incontro a grossi problemi. In teoria sappiamo bene che, per usare al cento per cento questo tipo di sci, dobbiamo mantenere la centralità del busto e spingere fuori il nostro piede, fidandoci della  massima tenuta dello sci.  La stessa cosa lo possiamo dire per le canoe di nuova generazione.
Da questo principio ne deriva una maggior CENTRALITA’ DEL CORPO che a sua volta porta ad un maggior EQUILIBRIO e quindi stabilità. Su questi fondamentali dobbiamo lavorare per raffinare individualmente la tecnica. I mezzi attuali – parlo ovviamente per i kayak – permettono all’atleta di essere sempre in equilibrio, condizione che permette alla canoa di scorrere e quindi di mantenere la velocità con un minor spreco di energie. La facilità poi nel condurre il mezzo e di ruotare sarà evidente per tutti.
L’equilibrio è una qualità individuale: ogni atleta deve trovare il suo punto di equilibrio per mettere in atto ogni tipo di manovra. Quindi se vogliamo ruotare velocemente sulla  coda si dovrà trovare l’angolo di penetrazione esatto per le individuali  caratteristiche (di peso, di forza, di abilità) e di volta in volta adattarle alle situazioni che si possono incontrare sui percorsi.  Quello che in fisica viene definito equilibrio indifferente. “La stabilità delle azioni motorie è un fattore importante del successo in gara” (Platonov ‘96) quindi se ne deduce che diventa un elemento fondamentale per conseguire un risultato e soprattutto diventa un elemento su cui lavorare parecchio in allenamento. Il mio consiglio è quello di partire con i giovani e insistere sull’offrire loro l’opportunità di sentire e percepire l’equilibrio, sforzandoci, per ognuno, di far loro scoprire il proprio angolo di penetrazione della coda in acqua per eseguire manovre veloci in rotazione. Complicata la spiegazione? Per fare alcuni esempi diciamo che sarebbe buono mettere l’allievo nella condizione di cercare il limite massimo per non rovesciarsi al momento dell’uscita in corrente. Minore sarà l’inclinazione di uscita più alta sarà la risposta dello scafo. La stessa cosa la possiamo dire in fase di entrata in una risalita.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

P.S. condivido molte cose scritte dall’amico Vietti, ma mi permetto di fare una sola precisazione:  la mia non è mai stata polemica nei confronti della Federazione o di colleghi allenatori, se mai si può aver interpretato i miei scritti sotto questa luce me ne scuso. Anche Sant’Agostino nel sottolineare la bellezza del creato e la superiorità dello spirito sulla carne cade apparentemente in polemica con i manichei e il donatismo, eppure voleva il bene celeste.  I miei sono interventi che raccontano la realtà ed esprimono mie opinioni. Credo che la critica sia segno di democrazia principio irrinunciabile per un confronto e una crescita comune.  Non credo di aver mai mancato di  rispetto per il  lavoro di tutti e auguro un buon proseguimento.

andrea bertani

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #19 il: Aprile 21, 2010, 06:36:14 pm *
Ormai ci sono collegamenti difficili da cogliere...condivido comunque il  pensiero di Ettore. Del resto quale sarebbe il motivo dell'esistenza di un forum se non quello di poter discutere e mettere in comune idee ( personali ) ?

Ma passiamo alle domande che ti vorrei porre :

1)  secondo te non sono troppo pochi i raduni proposti per la categoria junior ( ovviamente di slalom così  Vietti non si sentira' subito chiamato in causa ! )

2)lo slalom è una specialità olimpica. Ne consegue dovrebbe  avere più fondi da investire anche e soprattutto verso quelle categorie più deboli in Italia dalle quali più facilmente potrebbero arrivare delle medaglie a livello internazionale. Ovviamente parlo di K1 e C1 donne e del C2 . La mia domanda è: perché si continua a non fare assolutamente nulla ,se non sporadici raduni , senza alcuna programmazione ??? Eppure un certo numero di atlete le abbiamo a livello giovanile .

3)Come mai gli stessi tecnici federali del settore giovanile non sanno assolutamente quali saranno i programmi della nazionale speranze a giugno ?  Chi fa allora la programmazione ?

4)Ma ai raduni della nazionale speranze quali sono i criteri di selezione ? Perché all'ultimo raduno c'erano ragazzi 2° anno  , junior e ragazzi già convocati ai raduni della nazionale junior ?

5)Ma il raduno non doveva essere a Marlengo visto e considerato anche che solo un ragazzo veniva dal Sud mentre tutti gli altri venivano dal Nord ??? Alla faccia del risparmiare..



AndreB

Ettore Ivaldi

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #20 il: Aprile 22, 2010, 01:19:14 am *
Carissimo Andrea Bertani,

dal nome di vitivinicola memoria come ho già avuto modo di spiegare, ma con lo spirito dell’acqua che corre nelle vene, credo di essere stato tirato in causa per rispondere alle tue domande che disegnano sostanzialmente una realtà piuttosto triste per il nostro settore. I tuoi dubbi e le tue perplessità sono la testimonianza più lapalissiana possibile di uno stato delle cose decisamente assurdo. Pur impegnandomi a lungo, non sono riuscito a trovare un filo logico al tutto e come ho già avuto modo di scrivere ampiamente l’impressione è proprio quella di un “navigare a vista”.

Partirei dicendo che non dobbiamo cercare di trovare soluzioni ora a dei problemi contingenti – che ovviamente pesano e capisco comunque che per chi li sta vivendo (anch’io in prima persona) creano grossi  problemi – ma dobbiamo cambiare un sistema e guardare al futuro, non limitare lo sguardo sul nostro orticello, ma puntare l’occhio sulla vetta per cercare di raggiungerla… prima o poi. Il presente ormai è già andato e soprattutto se non sono gli stessi atleti (scusa Skillo se insisto) e le Società interessate a porre delle domande e richieste e di conseguenza agire, noi poco possiamo fare. Un piccolo esempio che tutti noi stiamo seguendo sul forum in questi giorni, giusto per tenere sollecitato anche l’amico Vietti che a volte male mi interpreta, ci arriva dal raduno programmato per Sort in preparazione ai campionati del mondo e trasferito a Bovec, come lo stesso campione del mondo Carlo Mercati ci ha fatto notare. Ecco un bellissimo esempio di incapacità e debolezza  tecnica. Io se fossi stato al posto del Commissario Tecnico mi sarei dimesso perché se non vengono seguiti i programmi che propongo e che sono già stati approvati, perché rimanere? Forse per fare lo zimbello di turno? Se la discesa non interessa alla Federazione che lo si dica visto che ne Carlo ne Vladi sono nello staff tecnico… ridicolo!

E allora cosa fare? Dobbiamo comunque cercare il confronto costruttivo, cosa che decisamente manca visto che da parte federale non si fa neppure la mossa di convocare una riunione con le società e con i tecnici per spiegare programmi e obiettivi. Ovviamente è impossibile da fare perché si cambia in continuazione. Mi piacerebbe anche credere nelle parole di Bussolino

“… mentre forse basterebbe qualche risposta o dialogo per dimostrare che la federazione lavora con un certo metodo per raggiungere determinati risultati e sicuramente l'informazione sarebbe più completa e ci si potrebbe costruire un'opinione più ragionata”

Ma più ragionata di tutto quello che costantemente tocchiamo con mano cosa ci serve di più per capire…? Consiglierei la lettura delle prime pagine di Daniele Luttazzi,  “La guerra civile fredda”, possiamo identificarci molto bene! Oppure il caso è che lor signori sono talmente avanti con programmi e obiettivi che facciamo fatica a capirli e quindi non vale neppure la pena spiegarli alla plebaglia e cioè noi?



Io ero partito il 27 maggio 2009 a seguire un filo logico del discorso cercando di descrivere ampiamente la nostra realtà canoistica, solo così si può comprendere appieno il problema.

Forse rileggere  alcuni post potrebbe rinfrescare la memoria. Quindi consiglierei:

- REALTA'
« inserita:: Maggio 27, 2009, 10:21:58 am »
in cui  cercavo di spiegare qual è la situazione reale della nostra canoa – successivamente ho ampliato il discorso aprendo una discussione su:
- REALTA' SOCIETA'
« inserita:: Maggio 28, 2009, 08:51:07 am »
in cui cercavo di proseguire l’analisi della realtà

Sono fondamentalmente convinto che noi non possiamo prendere esempio da nessuna altra nazione visto il quadro generale che tutti noi più o meno ora conosciamo è quello emerso dalle varie analisi e dai vari interventi. Dobbiamo costruire sul quello che abbiamo ora, oggi. Ai  mega progetti ci penseremo quando arriveremo, ora però costruiamo il futuro sull’esistente e non sul nulla, con semplicità e umiltà.

Detto ciò le tue osservazioni-domande le avevo già prese in esame “ante litteram” e “quod erat demonstrandum” si veda quindi:

- Re: DAL FONDO AL RIDICOLO
« Risposta #27 inserita:: Gennaio 16, 2010, 12:06:11 am »
Avevo fatto un analisi attenta della bozza di programma stagione 2010 e in modo specifico su una presunta Commissione Tecnica fatta di politici e di un Presidente Regionale a rotazione… ridicolo!

- Re: DAL FONDO AL RIDICOLO
« Risposta #28 inserita:: Gennaio 17, 2010, 11:46:42 am »
Si sono fatti programmi per squadre A e B ma non esistono i criteri per essere in una o nell’altra squadra. Dopo l’Australia è stato tutto un miscuglio di convocazioni e raduni… ridicolo!

- Re: DAL FONDO AL RIDICOLO
« Risposta #31 inserita:: Aprile 01, 2010, 04:37:32 pm »
Ho parlato dell’attività giovanile dove puntualmente non si ha idea di cosa stia succedendo. Si spostano località, si cambiano nomi, si scrivono regole che poi non vengono seguite e così via… ridicolo!

… a confronto Berlusconi sembra essere un dilettante! speriamo solo  che non gli venga in mente di prendere  esempio dalla canoa, perché altrimenti la vedo male anche per tutto il resto d’Italia che non pagaia. 


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

P.S. ma ci dici chi sei? Non ti devi preoccupare pensa solo che il sottoscritto è stato deferito all’organo di giustizia sportiva federale da un consigliere tanto attento e pronto alle mie osservazioni e che non ha voluto usare il forum per replicare ma la spada e la bilancia della giustizia. Ora mi aspetto solo la mano e l’occhio per quella divina. Chissà cosa direbbe Mayr in questo caso … ? Beh alla fine mi hanno dato un’ammonizione – cartellino giallo in termini pallonari per dirla come il grande mitico Gianni Brera. Pazienza… infondo mi considero un prigioniero politico e chissà che prima o poi rivenga ripristinato buon senso e logica.

Francesco Iacobelli

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #21 il: Aprile 22, 2010, 11:21:48 am *
"nemo propheta in patria"

 

Skillo

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #22 il: Aprile 22, 2010, 03:38:03 pm *
Si, Ettore, sarebbe giusto che gli atleti fossero gli artefici di certi cambiamenti ma dovrebbe essere un fronte comune e compatto quello che gli atleti dovrebbero sollevare ma purtroppo il "tutti o nessuno" non è cosa che funzioni sempre: tu sai già che tempo fa gli atleti piemontesi si opposero con energia al "cambiamento Baron" e gli unici frutti che ne ebbero furono promesse mai mantenute e l'approdo alla "bad company" sotto la guida di chi sai e poi di chi altri sai e poi forse hai perso anche tu il filo come è successo a me. Contemporaneamente, i bravi ragazzi, tra i quali molti di quelli che lanciavano invettive anche furiose ma sempre e comunque pronunciate alle spalle dei destinatari, ricevettero Pierpaolo Ferrazzi e tante cose belle.
Tu da una lezione del genere che cosa avresti imparato? Quello che hanno imparato i ragazzi in questione: sta zitto e pensa solo ai fatti tuoi.

Il Bertani (atleta, padre di atleta, tecnico o qualunque figura egli ricopra) fa benissimo a non palesarsi e a continuare a scrivere di cose che se fossimo in una federazione composta da dirigenti e società meno miopi avrebbero già fatto scattare qualche indagine interna se non addirittura fatto saltare in aria qualche poltrona.

Ettore Ivaldi

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #23 il: Aprile 27, 2010, 04:51:48 pm *
Oggi, la musica per le mie orecchie e per  il mio spirito è quella dello scozzese Rod Stewart, ve lo ricordate lo stravagante cantore di “Mandolin Wind” e “Young Turks” tanto per citare due delle sue più famosi canzoni? Anche se per la verità in questo momento mi sto  deliziando con la sua interpretazione di “What a Wonderful Word” di Louis Amstrong. Se la musica è di un genere decisamente soft altrettanto non si può dire per l’argomento tecnico  che mi assilla e che mi fa pensare a lungo, anche se per la verità  il sapiente Vladimir Platonov  mi fa dormire sonni tranquilli con i suoi studi e le sue ricerche che convalidano l’idea che ho maturato in questi anni sulla Tecnica e sulla funzione dell’allenamento in generale. In sostanza l’insigne professore afferma: “certi gesti vengono automatizzati grazie alla ripetizione, formando un’abitudine motoria”. Nella sua lunga disquisizione esprime molto bene le tappe e le fasi della preparazione tecnica degli atleti. Mi  soffermo  sull’aspetto delle sensazioni e percezioni dei movimenti e l’elaborazione dell’informazione. Se noi prendiamo i giovani canoisti sicuramente ci accorgeremo che le sensazioni e le percezioni sono imprecise, la componente cinestetica è praticamente inesistente e domina l’informazione visiva. Quindi noi ci preoccuperemo in questa fase di far eseguire una serie di esercizi in condizioni favorevoli, le nostre informazioni saranno solo  di carattere del tutto generale, ma avranno obiettivi chiari. Se, ad esempio, si sta lavorando sull’avanzamento si dovrà fissare il punto d’arrivo e lasciare che il giovane trovi la soluzione migliore per arrivare all’obiettivo. Ripetizione dopo ripetizione avrò modo di intervenire ponendo allo stesso ragazzo altri obiettivi, come: rilassare la mano in fase si spinta, percezione della sensazione di fatica sulle braccia e sugli arti superiori in genere. Quindi andrò ad introdurre la spinta con i piedi e così via. Si deve cercare di andare a rafforzare le componenti cinestetiche con una percezione dei movimenti più precisa attraverso la forma verbale, che molte volte assume un ruolo determinante. E’ la stessa Elena Bargigli  (http://www.federcanoa.it/index.php?option=com_content&view=article&id=133:giovani-pagaiatori-al-lavoro-dopo-il-raduno-di-subiaco-parla-elena-bargigli&catid=5:news&Itemid=5) che ci dice che molto spesso trova difficoltà nel linguaggio, elemento da non sottovalutare. E’ compito nostro trovare la password per entrare in ogni nostro allievo, ricordandoci che dobbiamo essere noi a fare lo sforzo per capire quale può essere il codice d’accesso per ogni singola realtà: “You are unique like You are”…e-Team insegna!
Tutto ciò ci riporta alla centralità del corpo nello slalom dove l’equilibrio la fa da padrone. Cosa fare quindi con i nostri ragazzi per cercare di esaltare al massimo queste capacità? La prima cosa è sicuramente quella di riuscire ad instaurare un rapporto costante dove ci sia la possibilità di poter interagire quasi quotidianamente con il nostro allievo per guidare le scoperte. Dobbiamo poi introdurre quello che alcuni autori chiamano gli “stati di necessità”, gradualmente sempre più impegnativi. Il segreto però è nella sicurezza che il ragazzo possa trovare e scoprire la soluzione e quindi il compito dovrà esser assolutamente alla sua portata. Altrimenti rischiamo di mortificare il lavoro e il soggetto. L’argomento così potrebbe sembrare sterile, ma getta le basi per poter crescere di pari passo con il giovane atleta per un lavoro che poi nel tempo diventerà basilare e che si dovrà adattare alle varie evoluzioni – fisiche, mentali, atletiche – dello stesso.  Il compito dell’allenatore sarà quindi anche quello di riuscire a rendere tutto ciò vivace ed interessante con proposte che sappiano rendere partecipe l’allievo e che soprattutto raggiungano l’obiettivo prefissato.
Un altro elemento fondamentale diventerà, per noi, la verifica di quanto ci siamo proposti. Molto spesso ci dimentichiamo da dove siamo partiti e per questo motivo che ci viene in aiuto il video. Andare a rivedere filmati di mesi antecedenti ci permetterà di capire e di avere la situazione sotto controllo su eventuali miglioramenti o sulla stabilità di quanto fatto.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi



Ettore Ivaldi

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #24 il: Maggio 03, 2010, 04:09:08 pm *
Era parecchio tempo che non passavo una domenica decisamente rilassata a godermi, con i piedi sul tavolino, tanti eventi sportivi, complice il brutto tempo e la consapevolezza di un calendario assai fitto e senza sosta fino alla terza domenica di settembre. Quindi cosa fare di meglio se non godersi da sportivo ciabattaro una giornata davanti a  Tv ed internet?

Alla televisione ho sospirato per il sorpasso di Lorenzo su Pedrosa con un Rossi a guardare le stelle dicendo che non era giornata per lui con una spalla dolorante… bravo vai a fare lo sciocchino con il motocross invece di pensare al motomondiale. Una entusiasmante vittoria dello spagnolo Lorenzo, davanti al suo pubblico, dedicata al Barca, lui tifoso dei “blugrana” contro il “neroazzuro” Valentino. Ok ora siamo uno pari.
L’attenzione poi si è spostata sul nuovo centrale del Foro Italico con i suoi 10.500 posti a sedere per la finale tutta iberica tra David Ferrer contro il mio amico Rafael Nadal. Ho conosciuto Il “maiorchino” ai giochi olimpici di Bejing e abbiamo condiviso  tavolo e  pietanze durante una cena di gala. Mi impressionò il suo braccio sinistro e la sua semplicità nonché la curiosità per il nostro sport. Non credo che lui si ricordi di me, ma fingo comunque che sia così! Brutto tempo nella capitale e così la partita  è sospesa intorno alle 18,30, per la seconda volta: piove!  Ovvio io sono a casa per questo. Si riprende a giocare poco dopo, ma noi decidiamo di guardare un film di Woody Allen “basta che funzioni” … carino e tutto sommato con una visione della vita alla fine ottimistica. Internet ci tiene aggiornati sul mitico  Rafael che  torna in campo e si sbarazza velocemente del suo connazionale andando a vincere per la quinta volta a Roma in sei anni. Non male tanto più che  arriva a quota 17 “Master 1000”  vinti  eguagliando Andre Agassi.
La televisione ci regala immagini e commenti - mitici quelli di Clerici e Tommasi -  ma per seguire i risultati della domenica canoistica bisogna utilizzare internet, facebook, e-mail, telefono e fantasia.
Dalla cornetta ci arriva la notizia della doppia vittoria, sprint e classica, sul Brembo del bravo pagaiatore Mariano Bifano che ha avuto la meglio su un fluvialista occasionale come Jaka Jazbec.  Dalla cittadina termale esce contento anche Alessandro Leonori, il nostro generoso cineasta, che già alle 8 della mattina del lunedì, puntuale come il Corriere della Sera, sul social network FB esprime soddisfazione per le 4 medaglie d’oro vinte in due giorni. Meglio di lui solo Phelps! Ma Giuseppe Montarese promette scintille a Vipiteno… poi magari mi spiegherai che cosa rappresenta la tua icona sul tuo profilo!? Infine le foto di Davide Tassarotti ci danno l’idea del livello d’acqua per la prima selezione per la squadra italiana di discesa.
La visuale si apre sull’Europa dello slalom e per seguire tutto ci vogliono due pc, anzi un Mac e un PC:  non sia mai che ci si confonda tra il sacro e il profano.  Sul mitico sito www.mates.sk seguo con Zeno l’evolversi delle gare di selezione per slovacchi  e cechi. I primi impegnati nella prove a Bratislava e i secondi a Trnavka un fiume da paura con due bei salti e corrente veloce. Da una prima veloce analisi non ci sono grandissime novità nelle file di  cechi e slovacchi. Lubos Hilgert nei kayak uomini, dopo essere rimasto al palo per alcuni anni è rientrato alla grande. Nel settore femminile le matrone ceke si riconfermano,  ma hanno il fiato sul collo da parte delle giovanissime Zasterova e Galuskova. Cognomi che la dicono lunga… non vi pare?

Dal sito di Campebell Walsh ci arrivano indicazioni da Nottingham per le prove dei sudditi di sua maestà la regina Elisabetta d’Inghilterra e degli altri regni del Commonwealth che sono la bellezza di 125 milioni. Mentre dagli Usa Bretty Heyl è soddisfatto per le sue prestazioni nei trial a stelle e strisce. Dalla Germania è arrivata anche la riscossa di Fabian Dorfler che dopo qualche tempo di buio sembra essere rientrato in squadra.


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #25 il: Novembre 02, 2010, 07:35:57 pm *
In età giovanile, ma non solo, è importante diversificare il lavoro e l’approccio sportivo. E’ indiscusso che tra i 7 e i 12 anni si sviluppa maggiormente le capacità di apprendimento e controllo mentre col passare degli anni si osserva un notevole incremento delle capacità di adattamento, combinazione e trasformazione dei movimenti e come sottolinea bene Vladimir Platonov: “nei giovani sportivi , gli esercizi orientati allo sviluppo di una qualità motoria migliorano ugualmente le altre: ad esempio, il lavoro delle qualità di velocità e di coordinazione determina anche un miglioramento delle qualità di forza, di flessibilità e di resistenza”.
La canoa slalom è uno sport con una componente tecnica elevatissima, sfatando così quello che è un dilemma che ci  portiamo  avanti da diverso tempo e cioè quello di asserire che la componente fisica sovrasta quella tecnica. Una è il compendio dell’altra. Risulta elementare capire che se curiamo l’aspetto tecnico di conseguenza miglioriamo automaticamente anche tutte le qualità fisiche che concorrono al risultato sportivo finale.

Chiunque può rendersi conto che Martikan dal punto di vista fisico è ben preparato, ma forse non è altrettanto facile capire che lo slovacco dal punto di vista tecnico è superlativo. Se analizzate la finale di Tony Estanguet e nell’osservazione fate scorrere nella vostra mente quanto da lui dichiarato all’arrivo, vi accorgerete che la componente tecnica è elevata all’ennesima potenza. Mai come prima si era visto il  transalpino così elegante ed essenziale.

Tornando ai giovani però ricordiamo che contemporaneamente all’esperienza motoria a 360 gradi  per lo sviluppo delle capacità coordinative non dobbiamo dimenticare o sottovalutare l’aspetto motivazionale laddove lo interpretiamo come il desiderio delle persone di continuare a migliorare. Pochi autori ne parlano in modo specifico per questa età, riprendendolo in maniera importante quando l’atleta evoluto cerca il grande risultato sportivo (V. Platonov la definisce “preparazione della forza di volontà”). In realtà, dalla mia diretta esperienza, la motivazione si sviluppa in giovane età ed  è in questa fase di crescita che si disegna la strada da percorrere. Così facendo inseriamo il terzo elemento fondamentale per il raggiungimento di un importante risultato agonistico: l’allenamento mentale.

Sotto quest’aspetto è maestro Daniele Molmenti che ha costruito i suoi successi prima nella sua mente, mentre le sue  braccia e sulla sua tecnica personalizzata e portata all’essenziale hanno concretizzato il tutto.

Tecnica, preparazione fisica, preparazione mentale sono i  tre elementi che compongono il risultato sportivo. Se analizzate i risultati di grandi campioni vi accorgerete che queste qualità sono sempre presenti. Dove tecnica va letta come una personalizzazione del gesto motorio relativamente all’interpretazione che il singolo soggetto riesce a dare al fine di esprimere tutto il suo potenziale.
Mi addentro solo un attimo negli aspetti tecnici per sottolineare l’importanza, in età giovanile, di approcciarsi a questo elemento con la consapevolezza che il soggetto deve scoprire il gesto attraverso un proprio vissuto. Poco conta correggerlo o fissare canoni motori troppo schematizzati. Il soggetto deve  essere messo nella condizione di SCOPRIRE e TROVARE  il suo gesto attraverso la prova pratica che passa inevitabilmente attraverso l’errore.

Allenare la tecnica, significa allenare il fisico e preparare la mente ad una determinato stimolo motorio. Viceversa allenare il fisico non sempre è elemento allenante per la tecnica, anzi determinati tipi di lavori potrebbero essere controproducenti al fine ultimo.  Errore poi comune di molti atleti quello di associare l’esaltazione dell’allenamento fisico come unico strumento per ottenere un risultato.

Gli esempi sono molteplici. Renato De Monti -  in assoluto il migliore C1 slalom che l’Italia abbia mai avuto - giunse 4^ ai mondiali di Augsburg 1985 sfiorando la medaglia con tre mesi di inattività per un borsite al ginocchio  che lo costrinse all’assoluto riposo per un periodo infinitamente lungo. Il C2 Benetti-Masoero nel 2007 giunsero terzi ai mondiali dopo un periodo di inattività per il secondo pagaiatore dovuto all’operazione alla spalla.

Piccoli esempi giusto per restare in casa, ma anche all’estero ci sono diversi casi simili.

Fare delle tabelle di allenamento con tempi e recuperi per un allenatore è molto facile rispetto a proposte di lavoro che si adattano di volta in volta all’esigenze che emergono sul campo. Implica il fatto di esserci costantemente per seguire l’evoluzione dei propri atleti.  Questo tipo di approccio diventa molto impegnativo e dispendioso.  Costa fatica e costringe a pensare in continuazione a nuove proposte.  Nulla è scontato e si deve dare molta  importanza all’osservazione e al successivo feedback con l’allievo. Strumenti come video analisi e dialogo  e tanta fantasia sono alla base di una metodologia basata soprattutto sulle specifiche esigenze del  soggetto con cui ci si trova a lavorare, abbandonando lavori di gruppo che possono portare solo ad un confronto poco costruttivo. 

video correlato - http://www.youtube.com/watch?v=mcAPIxMPbsI

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #26 il: Novembre 15, 2010, 12:41:30 am *
La brutta stagione è iniziata. Novembre è stato caratterizzato da abbondanti piogge che hanno riempito i nostri fiumi. Poco male per noi canoisti anche se sappiamo che i danni sono stati notevoli specialmente qui in Veneto.
Non si possono fare i classici allenamenti nelle porte e allora cosa fare? Iniziare un lungo letargo oppure rinchiudersi esclusivamente fra quattro mura in palestra o ancora approfittare dell’acqua alta per proposte di allenamento ai nostri giovani molto divertenti alternandole ad esercizi a secco che sviluppino le capacità coordinative?
Mi sembra interessante e visto che non bisogna perdere tempo, anzi bisogna mettere a frutto il tempo, direi che possiamo sfruttare l’occasione per delle divertenti discese sul fiume. Le onde sono importanti ed è possibile sfruttarle surfando. Questo è un ottimo esercizio di sensibilità che permette ai giovani di prendere contatto con l’acqua e la velocità della stessa. Più l’onda sarà irregolare e più si dovrà prestare attenzione ad ogni minimo particolare, allenando così schemi motori legati alla velocità di reazione, fondamentali per il nostro tipo di sport. Se poi l’onda da surfare si trova in una posizione non agevole, si dovrà cercare di trovare una soluzione per entrare e godersi la possibilità di diventare per un po’  di tempo i padroni di quella situazione. Sollecitiamo così l’aspetto della ricerca di nuove risposte motorie alle varie necessità che si possono presentare molto frequentemente  in slalom.
L’occasione è ghiotta anche per esercitarsi nel piantare la coda in acqua  visto che con questo livello il fiume crea, fra la corrente e la morta, una situazione di instabilità molto strana e in continuo irregolare movimento.  E’ il momento di lasciar libera la mente e il corpo per esprimersi come meglio credono, senza nessun ostacolo o imposizione tecnica. Eventualmente solo accorgimenti o proposte. E’ un’ottima opportunità per creare una simbiosi unica fra pagaiatore e la sua canoa, fuori dalla routine dei pali. Il movimento assume l’aspetto del gioco e non una semplice prestazione fisica. L’azione risulta essere scaturita dalla necessità di risolvere situazioni di disequilibrio costante. Ecco che andiamo ad allenare e a sollecitare quasi involontariamente tutte le tecniche di base che vengono poi utilizzate nella gara estremizzandone ogni aspetto. Ovviamente tutto ciò è influenzato dalla consapevolezza delle informazioni propriocettive in ingresso, con lo scopo finale di sviluppare un’ampia memoria spaziale e temporale che si inserirà all’interno del bagaglio di strumenti percettivi e motori. Si tratta quindi di automatizzare un ampio repertorio di risposte adatte che durante la gara devono essere attuate in base alle diverse situazioni.

Inutile ripetere che in età giovanile più il lavoro è diversificato e nello stesso tempo fantasioso più alla lunga paga. Dimentichiamo la prestazione agonistica e concentriamoci sulla tappa della presa di coscienza del gesto da parte del nostro giovane atleta sotto ogni forma.
Per ogni tempo e per  ogni situazione dobbiamo cercare di sfruttare al meglio le opportunità che ci si presentano. Non è male poi cercare anche a secco esercizi che sviluppino le capacità coordinative attraverso l’aspetto ludico del movimento, mantenendo sempre vivo l’interesse per nuove proposte.
La realizzazione di un video poi, diventa un mezzo per ricercare e approfondire quanto è stato fatto in acqua e fuori. Lo stimolo e la motivazione è molto alta proprio per cercare di realizzare un buon prodotto e diventare protagonisti di se stessi.  Anche nella fase di montaggio, rivedendosi con molta attenzione, ci si può soffermare su un’analisi tecnica per cercare di far associare una determinata azione alle sensazioni vissute. Un ottima scusa  per apprendere l’utilizzo dello strumento del video in maniera corretta e molto semplice, sfruttandone tutte le infinite opportunità che lo stesso offre.

video correlato: http://www.youtube.com/watch?v=OeUIBg5wI5Q

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #27 il: Novembre 20, 2010, 08:10:24 pm *
“Luce divina sopra me s’appunta,
penetrando per questa in ch’io m’inventro,

la cui virtù, col mio veder congiunta,
mi leva sopra me tanto, ch’i’ veggio
la somma essenza de la quale è munta”

Deve essere stata quella particolare luce di un tramonto assaporato dopo giorni di grigio e pioggia ad illuminare immagini riflesse che mai prima di oggi ho colto su quell’onda così grande. Grande da contenere contemporaneamente tutti i maschi Ivaldi che portano sempre nel cuore la parte femminile della famiglia.

Cos’è che mi ha fatto vedere la luce divina che “sopra di me s’appunta” di così tanto bello e affascinante da sentire la necessità di raccontarlo? Semplice: ombre riflesse nell’acqua che corre e che d’incanto ti tiene fermo in quel preciso meandro. L’energia che sprigiona con tanta forza si trasforma in schiuma bianca in un punto definito da sempre e forse per sempre. Noi umili pagaiatori cerchiamo di salirci sopra e domare la nostra canoa a cui non par vero di goder di tanta grazia e di poter saltar così in alto e con tanta velocità. Da lassù si gode un panorama unico. I colori della gente che passa si fanno tenui, i rumori della città spariscono lasciando il posto alla musica ritmata del fiume. Poi c’è lei, quell’ombra di una punta di canoa, di una pagaia, di un contorno di te stesso che ti lascia prima sgomento, poi perplesso ed infine gioioso. Quell’ombra ti sta guardando e ora lei si sostituisce a te e tu a lei. Ti lascia la possibilità per qualche attimo di ammirarti fuori da quel guscio che sa regalarti emozioni belle ed intense. Quel guscio che tante strade ti ha aperto e che molte volte ti ha protetto e guidato sulle strade della vita. Quello stesso guscio cerchi di far scoprire a tutte le persone a te più care. Su quell’onda si sta bene, il tempo si ferma, o così ti piacerebbe che fosse.
Il sole ormai illumina l’altra parte della terra. I contorni rossi delle cose della vita spariscono e vengono inghiottiti dal buio lasciandoci soli a cercare di fermare il tempo. Anche i rumori si sono trasformati e prendono ancora più forza imprimendo all’azione della pagaiata un rumore sordo. Solo il nostro avanzare nella notte ci tiene uniti per sbarcare e soddisfatti tornare a casa godendoci per i prossimi giorni questa spettacolare avventura sotto la porta di casa.

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #28 il: Dicembre 04, 2010, 03:29:19 pm *
Pau... non solo canoa per il team azzurro dello Slalom!

BAMBEN 5 : in porta Big Foot al secolo Roberto Colazingari, sulla fascia sinistra a portar su palla Zeno Ivaldi  centrocampista Friz (Fabrizio Didonè), fascia destra Black (Daniele  Negro) e Cola (Luca Colazingari), punta avanzata il campione del mondo Giovanni De Gennaro.

SENIOR 2: Diego Paolini estremo difensore,  Pedro (Pietro Camporesi) fascia destra,  Ricky De Gennaro punta rientrante,  Cippo (Stefano Cipressi) sulla  fascia sinistra, mentre  Co (Andrea Benetti) vagante, sull’ala a destra  Zacca (Tommaso Zaccaria)
MARCATORI: 5’, 8’, 23’ Giovanni De Gennaro, 38’ Riccardo De Gennaro, 45’ autogoal Zeno Ivaldi, 67’ Luca Colazingari, 79’ Roberto Colazingari.
PAGANTI: nessuno, ABBONATI: molti con telecom, tre e vodafone
NOTE: incassi non comunicati. Angoli 5-7

Si chiude  con un grandissimo 5-2 l’intenso match “Bamben” contro senior che vede le giovani anguille trionfare sulle vecchie tartarughe. Infatti i più giovani hanno schiacciato, grazie ad una tripletta del cannibale di Roncadelle, Giovanni De Gennaro, e un due gol dalle file della famiglia Colazingari, la squadra composta dai veterani della nazionale. Dovendo riscattare la sconfitta di Bratislava si è vista in campo una diversa aggressività ed intelligenza di gioco da parte dei neo radunandi! L'unico esempio calcistico che potrebbe calzare sarebbe il 5-0 che il Barca di Pep Guardiola ha inflitto al Real di Mou pochi giorni orsono: infatti i pischelli hanno cominciato a far innervosire l'avversario con gioco basso e veloce segnando subito 3 gol! Poi finalmente hanno cominciato a farsi vedere anche i ragazzi che hanno più natali alle spalle arrivando a mettere pressione fino al 3-2. La reazione e' stata immediata e con altre due reti hanno chiuso la partita definitivamente. ''Gli ultimi minuti sono stati i più duri - ha commentato De Gennaro - perché la nostra meta' campo non era ben illuminata e gli avversari ne stavano approfittando subdolamente''.
Domani durante la mezza giornata di riposo si disputerà la rivincita gentilmente concessa dai vincitori! Seguite la diretta scritta qui:

per gentile concessione di: Gazzetta.it

Ma ogni tanto ci si allena anche in canoa: prima dell'alba e sotto la neve!!
In realtà escluso oggi (il termometro e' arrivato a segnare anche i -9˚), ci si è sempre riusciti ad allenare abbastanza bene su uno dei canali più belli ed impegnativi al mondo.

 - tratto dal blog di Zeno Ivaldi  - http://zenoivaldi.blogspot.com/

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Re: DI COSA PARLIAMO?
* Risposta #29 il: Dicembre 13, 2010, 05:42:07 pm *
L’altra sera uscendo dalla palestra mi sono fermato a parlare con il mio amico Bruno Toninel. Ora, per chi non lo conoscesse,  diciamo solo che l’insigne professore per molti anni ha diretto la squadra italiana olimpica nel sollevamento pesi e ora si occupa dell’attività giovanile nazionale. Con lui si ragionava su come l’allenamento con i sovraccarichi sia ritornato al passato dopo un grandissimo boom delle macchine.
In effetti il lavoro con i pesi liberi è certamente più redditizio per chi utilizza questa tipologia di allenamento al fine di migliorare la prestazione nel suo sport specifico. Le macchine ti aiutano a sviluppare quel muscolo specifico, ma diventano limitanti nel momento in cui si ricercano nell’allenamento adattamenti diversi.
Mi portava l’esperienza dei sollevatori russi che, come si sa,  sono sempre stati all’avanguardia per metodologie di allenamento. Infatti anche i potenti  atleti dell’est hanno eliminato completamente l’uso delle macchine e, quando possibile, anche dei bilancieri guidati. Tutto ciò ha un logica semplicissima legata alla specificità del gesto atletico. La macchina ha l’inconveniente di far lavorare il muscolo in una sola direzione e non permette   disequilibri. In realtà qualsiasi sport lavora proprio sul principio opposto esaltando i meccanismi motori che ti permettono di regolare e sfruttare per l’appunto il disequilibrio. 
Ottime, tuttavia, le macchine per lo sviluppo della forza di un determinato distretto muscolare o in fase riabilitativa.
I sovraccarichi per l’allenamento dello slalomista sono sempre stati una sorta di integrazione all’allenamento specifico in barca. Un ulteriore aiuto all’incremento della forza e uno stimolo diverso dai gesti usuali proprio dello slalom. L’obiettivo diventa quello di aumentare la capacità di reclutamento delle fibre e di  migliorare la coordinazione intra ed intermuscolare. L’aspetto più interessante diventa quello di capire quando e come inserire questo tipo di allenamento nel giovane slalomista. L’approccio deve essere molto graduale  negli anni avendo cura di impostare in modo corretto ogni esercizio e ogni movimento. 
Il sistema più interessante per avvicinarsi ai sovraccarichi è farlo attraverso lo sport del sollevamento pesi che, da molti anni, ha attuato un protocollo molto interessante in questa direzione. Gli esercizi  propedeutici allo “strappo” e allo “slancio” sono il giusto approccio all’allenamento con i sovraccarichi visto che il giovane riesce a percepire il lavoro di tutto il corpo e l’importanza di mantenere le corrette posture, oltre al fatto di potenziare la struttura corporea nel suo complesso attraverso uno sport vero e proprio.

Tutto ovviamente con le dovute cautele e sempre seguito da esperti che utilizzano, ovviamente, l’attrezzatura adatta a questo scopo.

Se poi noi andiamo a curiosare nell’ambito di altri sport ci accorgeremo che lo strappo e lo slancio sono usati in moltissime disciplina al fine di migliorare la forza esplosiva. Nell’ambito specifico dello slalom gli inglesi ne fanno uso da molti anni così come per alcuni atleti transalpini o slovacchi.

L’abilità poi dell’allenatore deve essere anche quella di saper adattare la realtà alle esigenze dell’allenamento. In questo periodo di grande freddo, magari è meglio prediligere  lavori a secco con sovraccarichi senza però dimenticarci degli aspetti coordinativi e dinamici.
In acqua si possono usare degli elastici anche per i lavori di resistenza soprattutto se le condizioni del fiume, del mare o del laghetto sotto casa presentano acqua tenera o senza  particolarità o  difficoltà tecniche. In questo modo offriamo ai giovani atleti la possibilità di concentrarsi al meglio sulla spinta delle gambe e sulla scorrevolezza della canoa  con un piccolo freno che permetterà loro di percepire alla perfezione ogni stato di avanzamento.

Ottimo periodo questo, se si può usufruire di una piscina , per perfezionare manovre come l’eskimo. Le alternative in questo caso sono molteplici, dall’apprendimento del gesto senza la pagaia, all’uso di piccole tavolette fino a praticare l’eskimo in condizioni estreme. Ad esempio con acqua nella canoa oppure con qualche compagno che ostacola il gesto stesso, ma che sappia però fare la giusta resistenza onde evitare traumi alle spalle che sono molto sollecitate.

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