Sarà perché di amministratori pubblici disposti a opporsi a scavo, arginatura, cementificazione e prosciugamento dei fiumi ne ho conosciuti neanche uno, mi tengo qualche pregiudizio contro la categoria. Comunque non sono stato capace di trovare la conferma che il gruppo della giunta di politici naufragati sulla Sava intendesse dimostrare contro la costruzione della diga. Ma rinuncio a ottenere delucidazioni attendibili dalla stampa. Il fiume appartiene alla Natura, una sua eventuale vendetta contro gli uomini non potrebbe configurarsi come un’azione premeditata, che apparterrebbe alla logica umana. Proprio per questa ragione la tempestività del caso risulta sorprendente. Il fiume non può certo svincolarsi dalle leggi della Natura (cioè da se stesso): gravità, principi della termodinamica, dinamica dei fluidi eccetera. Di regola, l’effetto di giustizia (o vendetta) avrà tempi variabili e procederà dai necessari sviluppi delle cause e degli effetti, colpirà tutti in modo sommario. Ovvio, anche se qualcuno non ci crede. Nel caso di incidente sul fiume (o in montagna) la punizione, a mio avviso, si produce solitamente dalla disarmonia e della goffaggine con la quale il candidato vi si accosta, mettendosi nel luogo/momento/comportamento sbagliato. Il poco che abbiamo per certo è che, in un paese dove esiste una consolidata navigazione fluviale, i rappresentanti politici locali non siano stati in grado di organizzare una discesa razionale e sicura (quali che fossero le intenzioni vere o presunte). Questo la dice lunga sul grado di estraneità alle forze naturali con cui viviamo non solo nelle grandi città, ma anche nei paesi che si affacciano su fiumi, mari, monti. La definirei ignoranza. Una cosa veramente interessante è questa. Di fronte alle cosiddette catastrofi naturali (che naturalmente non deploro, abbiate pazienza, ognuno ha la propria religione) la sensibilità comune rifiuta di sottostare, grida allo scandalo e oppone il massimo sconcerto. Al contrario, di fronte alle sciagure ambientali predisposte dagli uomini, si diventa fatalisti; nessuno sarebbe colpevole, trattandosi di avvenimenti inponderabili che hanno delle loro ineluttabili motivazioni economiche, storiche, sociali. L’economia è l’ultima divinità che si è disposti in effetti a riconoscere, nel senso che sopra di lei non c’è nessuno. Il Mincio, un Paradiso ai tempi di Virgilio, è stato scorciato, raddrizzato e canalizzato, coi risaputi dislivelli a trappola, per guadagnare qualche ettaro coltivato con ottimo mais per maiali e con preziosi pioppeti che non valgono neanche la miscela delle motoseghe. Tutte le pianure del mondo sono percorse da canali con le stesse caratteristiche. Se hanno portata costante le sponde sono verticali come i navigli di Milano, se hanno portata variabile, come gli scolmatori, sponde inclinate. In entrambi i casi sembrano studiati per intrappolare tutti gli animali che vi cadono. E gli animali: rettili, anfibi, uccelli, quadrupedi, cani, in massa cadono. I bambini, i pescatori e i canoisti ubriachi non raggiungono cifre statisticamente rilevanti anche se, dopo secoli… Persino i pesci crepano o comunque non vivono perché è impossibile risalire. Questo tipo di ingegneria idraulica, gloria concettuale della Roma classica, ma tuttora fertile occasione di intrallazzo non necessariamente romano, non risponde ad alcuna necessità tecnica particolare; si potrebbero arginare e rallentare le acque in infiniti modi, tutti preferibili, per esempio imitando la forma dei torrenti, pensate che pacchia. Ciò non sorprenda; nulla deve sorprendere quando spesso i canali non hanno neppure utilità pratica; per esempio la ricchissima agricoltura delle risorgive a sud di Milano ne è stata distrutta. Nella gestione del territorio le scelte sono spesso definitive, hanno conseguenze incalcolabili eppure non esiste una sede di giudizio nella quale sarà possibile analizzare i costi, i benefici e dove eventualmente si potranno muovere obiezioni e chiedere conto ai responsabili. Scusate se ho scritto alcune cose risapute e la lunghezza del messaggio. M