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Lorenzo Molinari

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  • Fluctuat nec mergitur
Nella nostra comunità di canoisti in tanti svolgono professioni che garantiscono la continuità di servizi essenziali, dalla raccolta della nettezza urbana …. alla cura dei malati di Coronavirus e di altre patologie e che più di ogni altro si espongono al rischio di contrarre la malattia, non disponendo oltretutto delle dovute protezioni, a causa delle difficoltà da parte delle istituzioni a reperirle e per la totale miopia nel non aver sviluppato una capacità produttiva nazionale, che fosse facilmente convertibile in emergenza per la produzione di dispositivi e apparecchiature d'urgenza.

Penso ai tanti torrenti scesi insieme al mio amico medico del pronto soccorso di un importante ospedale di Milano, dove lo immagino sopraffatto dal lavoro e affaticato dall'impegno che sono certo stia mettendo, rinunciando alla famiglia, a stare con la sua piccola, trovandosi ora a essere potenzialmente pericoloso per i suoi cari.

Penso a un altro mio amico medico che ha un figlio, da poco medico come il padre e ora in prima linea nell’ospedale di Bergamo, oggi uno dei luoghi più pericolosi al mondo, dove molti medici e personale paramedico si è infettato, una specie di Cernobyl. Mi dice che non dispongono di mascherine FFP2 e tantomeno FFP3 e mi ha confidato la sua preoccupazione per il figlio, tuttavia come medico ha concluso dicendomi: "E' il suo lavoro, lo ha scelto lui e sa quali sono i rischi a cui va incontro... Sono fiero di mio figlio.".

Ma il mio pensiero va anche a un altro amico con cui ho condiviso il mio pagaiare e non solo. Un’altra piccola storia di cui vorrei accennare. Da pochi mesi questo amico ha raggiunto la tanto agognata e meritata pensione e adesso pur potendosene stare tranquillamente a casa, ha preferito mettere in campo la sua professionalità sanitaria e offrire la sua disponibilità a questa emergenza. Lo ha chiamato un ospedale della Lombardia neppure vicino a casa. Dovrebbe a brevissimo essere inserito nel reparto di rianimazione e quindi a strettissimo contatto con le persone più gravi.
Sono onorato della sua amicizia, ammiro il suo coraggio, la sua solidarietà umana e tutto ciò mi fa sentire piccolo, sapendo che probabilmente al suo posto non avrei avuto la stessa forza per rendermi disponibile come lui ha fatto. Me ne sarei rimasto chiuso a casa, come chiuso ora mi trovo, a rimbambirmi di notizie, osservando cosa accade fuori dalla feritoia del mio uscio: i drammi, i lutti che si consumano di ora in ora, fuori appunto, chiuso nei miei pensieri sterili, impotente in questo frangente, capace solo di ringraziarlo e di condividere con voi questo esempio di solidale fratellanza.

Grazie a chi si muove con coraggio per tutti noi, Grazie di cuore.