Nella nostra comunità di canoisti in tanti svolgono professioni che garantiscono la continuità di servizi essenziali, dalla raccolta della nettezza urbana …. alla cura dei malati di Coronavirus e di altre patologie e che più di ogni altro si espongono al rischio di contrarre la malattia, non disponendo oltretutto delle dovute protezioni, a causa delle difficoltà da parte delle istituzioni a reperirle e per la totale miopia nel non aver sviluppato una capacità produttiva nazionale, che fosse facilmente convertibile in emergenza per la produzione di dispositivi e apparecchiature d'urgenza.
Penso ai tanti torrenti scesi insieme al mio amico medico del pronto soccorso di un importante ospedale di Milano, dove lo immagino sopraffatto dal lavoro e affaticato dall'impegno che sono certo stia mettendo, rinunciando alla famiglia, a stare con la sua piccola, trovandosi ora a essere potenzialmente pericoloso per i suoi cari.
Penso a un altro mio amico medico che ha un figlio, da poco medico come il padre e ora in prima linea nell’ospedale di Bergamo, oggi uno dei luoghi più pericolosi al mondo, dove molti medici e personale paramedico si è infettato, una specie di Cernobyl. Mi dice che non dispongono di mascherine FFP2 e tantomeno FFP3 e mi ha confidato la sua preoccupazione per il figlio, tuttavia come medico ha concluso dicendomi: "E' il suo lavoro, lo ha scelto lui e sa quali sono i rischi a cui va incontro... Sono fiero di mio figlio.".
Ma il mio pensiero va anche a un altro amico con cui ho condiviso il mio pagaiare e non solo. Un’altra piccola storia di cui vorrei accennare. Da pochi mesi questo amico ha raggiunto la tanto agognata e meritata pensione e adesso pur potendosene stare tranquillamente a casa, ha preferito mettere in campo la sua professionalità sanitaria e offrire la sua disponibilità a questa emergenza. Lo ha chiamato un ospedale della Lombardia neppure vicino a casa. Dovrebbe a brevissimo essere inserito nel reparto di rianimazione e quindi a strettissimo contatto con le persone più gravi.
Sono onorato della sua amicizia, ammiro il suo coraggio, la sua solidarietà umana e tutto ciò mi fa sentire piccolo, sapendo che probabilmente al suo posto non avrei avuto la stessa forza per rendermi disponibile come lui ha fatto. Me ne sarei rimasto chiuso a casa, come chiuso ora mi trovo, a rimbambirmi di notizie, osservando cosa accade fuori dalla feritoia del mio uscio: i drammi, i lutti che si consumano di ora in ora, fuori appunto, chiuso nei miei pensieri sterili, impotente in questo frangente, capace solo di ringraziarlo e di condividere con voi questo esempio di solidale fratellanza.
Grazie a chi si muove con coraggio per tutti noi, Grazie di cuore.