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Quanto incide la pagaia in termini di velocità?
marittimo:
Altra uscita con acqua quasi piatta e vento quasi zero su percorso A/R di circa 15,3 km complessivi. Sempre pagaia rossa.
Premetto che, normalmente, la mia frequenza di colpi è intorno ai 60 al minuto.
All’andata (7,62 km) ho forzato mantenendo una frequenza media tra 70 e 75. Velocità media 8 km/h con gli ultimi 1,5 km (circa) percorsi intorno a 8,5 km/h. La velocità massima è arrivata agli 8,8 km/h (circa 80 colpi, se ho contato bene) che avevo raggiunto anche con la groenlandese. Ammetto di essere arrivato un po’ spompato.
Ritorno in tutto relax con frequenza media tra 55 e 60 colpi al minuto. Velocità media 7,2 km/h con punta massima di 7,8 km/h.
Direi che, rispetto alla groenlandese, qualcosa è migliorato, soprattutto forzando la frequenza rispetto alla mia solita.
Nelle prossime uscite cercherò di provare altre pagaie, wing inclusa.
Lorenzo Molinari:
Qunado proverai una wing i risultati potebbero non essere eccellenti, se non addirittura deludenti.
La tecnica di pagaiata cambia considerevolmente rispetto alla tua rossa e bisogna prenderci la mano...
Soprattutto prova un wing che sia quasi una decina di centimetri più corta di quella che useresti in legno tipo standard europea e di pala più stretta. Quanto alla forma della pala sulle lunghe distanze ti consigiio una pala tipo Gamma della Jantex.
marittimo:
Grazie per i suggerimenti.
Mi sto documentando sulla wing e credo di aver capito il principio su cui si basa, ovvero all’effetto trascinamento delle pagaie tradizionali si aggiunge la portanza creata dal profilo alare che si muove nell’acqua in modo corretto (un po’ come i foils delle barche o le ali di un aereo che si muovono nell’aria, essendo anche questa un fluido).
Un ragazzo del circolo mi ha messo a disposizione le sue due wing per fare delle prove ma, proprio perché occorre imparare la tecnica appropriata, vorrei provare anche a costruirmene una, e non tanto perché penso di far meglio di Bracsa o di Jantex, ma perché così riesco ad entrare meglio nei suoi dettagli (in sostanza credo che prima di imparare ad usarla occorra imparare perché è fatta in un certo modo e cosa ci si può aspettare da una forma rispetto ad un’altra).
Quest’inverno avrò molto da studiare e da capire ;)
Giovanni Perozzi:
Attenzione, le nostre velocità relative sono bassissime, abbiamo mezzi altamente dislocanti, la resistenza d'attrito è ben maggiore della resistenza d'onda.
ti cito un articolo dello stesso Mori più completo.
canoa ricerca di aprile/maggio 2008, il numero 63/64
comunque Marittimo, in sincerità è molta gran bella teoria, derivante dal settore agonistico "spinto".
ti consiglio di continuare la sperimentazione oltre che con la wing, anche con una europea un po meglio della rossa, un modello recente a pala asimmetrica e leggero, in fibra o carbonio.
ciao
--- Citazione da: marittimo - Settembre 30, 2019, 07:23:22 pm ---In realtà il problema della resistenza è molto complesso ed è stato studiato scomponendo le varie resistenze che si oppongono all’avanzamento.
Ho trovato questo articolo di sintesi dell’ing. Mori pubblicato su canoa ricerca
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwiX_PK1hPnkAhWRL1AKHR4vAIMQFjAAegQIARAC&url=http%3A%2F%2Fwww.federcanoa.it%2Fhome%2Fformazione%2Fnuova-canoa-ricerca%2Farchivio%2F7086-canoa-ricerca-n-19%2Ffile.html&usg=AOvVaw14I2oFP2SIlIFTF_REgpQR
in cui si dice che per le nostre velocità relative la resistenza maggiore (75%) è quella d’onda nella cui formula (Taylor) la velocità sembra comparire alla sesta potenza.
--- Termina citazione ---
marittimo:
Grazie per la segnalazione.
Mi sembra che la parte Mori sia una leggera rielaborazione, con qualche aggiornamento circa gli studi successivi, dell’articolo precedente.
Ho notato però che nel secondo articolo la formula di Taylor, per il calcolo della resistenza d’onda, contiene la velocità alla quarta potenza anziché alla sesta come nel primo articolo.
Comunque la suddivisione delle resistenze (75% onda, 15% attrito, 10% resistenze residue) si riferisce effettivamente a velocità relative (intorno a 2) che io non raggiungerò mai.
Quindi nelle mie condizioni (attualmente con Vr tra 0,95 e 1,15) l’attrito ha una rilevanza maggiore, anche se forse non prevalente rispetto all’onda (in base al secondo articolo di Mori la prevalenza dell’attrito si ha fino a valori di Vr 0,7 – 0,8).
Poi non sempre c’è coincidenza tra teoria e pratica.
Avevo colto con un po’ di delusione la parte conclusiva del primo articolo Mori sulle prove di traino come sistema di sperimentazione. Mi ha fatto ricordare gli esperimenti iniziati nella vasca di Londra verso la fine del 1600, e sembra che siano ancora attuali, nonostante l'evoluzione della scienza e degli ausili informatici.
Per quanto riguarda alla pagaia, sicuramente proverò diversi tipi ma essenzialmente per mia cultura personale, non avendo più l’età e neanche il fisico per dedicarmi all’attività agonistica.
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