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Quanto incide la pagaia in termini di velocità?
Lorenzo Molinari:
Concordo in toto con Giovanni Perozzi e, salve le precisazioni di Giovanni, con il penseiro di Nolby. Consiglio anch'io la lettura di "L'allenamento del canoista", un libro non recente ma ancora valido, scritto dall'amico Marco Guazzini, che oltre a essere stato canoista nazionale, è allenatore della Comunali Firenze e ricopre ruoli tecnici nella FICK.
Un canoista non agonista mediamente allenato sarà in grado di raggiunge e mantenere la velocità critica del proprio kayak da turismo anche sulla lunga distanza, pertanto in termini di velocità media una pagaia vale l'altra, non potendo aumentare la velocità media sulla lunga distanza, se non prendendo un kayak più performante, sempre che ne abbia le capacità fisiche.
Una pala wing però gli consentirà di mantenere la velocità critica con uno sforzo e con una frequenza di pagaiate leggermente inferiori rispetto a una pagaia ovale standard o a una groenlandese. Ma poco o nulla cambierà in termini di velocità media.
Se per un canoista non agonista mediamente allenato quasi non si pone il problema del tipo di pagaia, figuriamoci nel caso di un canoista neppure allenato.
La wing ha una presa in acqua migliore di una ovale e questa ha una presa migliore di una groenlandese. Se pagaiassimo con un manico di scopa, faremmo in acqua molti vortici ma avanzeremo assai poco. All'aumentare della superficie della pala faremo meno vortici, avanzeremo sempre di più ma anche faticheremmo sempre di più. Se avessimo pale larghe a dismisura, la pagaia non si muoverebbe in acqua e tutta la forza impressa farebbe avanzare il kayak, ma sarebbe una pagaiata per nulla dinamica e particolarmente faticosa. Ciascuno di noi deve trovare il giusto compromesso tra superficie della pala (e lunghezza del manico) e proprie capacità atletiche.
Il vantaggio di una pala wing deriva dal fatto che la sua forma a cucchiaio permette di essere efficace più di una qualunque altra pala di uguale superficie e, quindi, consente una maggiore avanzamento a parità di condizioni (maggiore avanzamento sempre che lo scafo lo permetta).
Un campione olimpico di kayak sprint potrebbe anche gareggiare con una pagaia diversa da una wing ma sarebbe scartato già in batteria, superato anche da quegli atleti che sanno di non poter puntare alla finale. Idem per una gara di discesa fluviale.
marittimo:
Il libro di Marco Guazzini dovrebbe arrivarmi tra oggi e domani.
Su google books c’è una breve sintesi con il capitolo quasi completo dell’ing. Mori sulla meccanica della pagaiata
https://books.google.it/books?id=mG-ZzwsGOKEC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false
Grazie a Giovanni Perotti per i dati rilevati con i due differenti kayak che, per quanto da considerare in linea di massima, mi sembrano comunque in linea con le differenze emerse tra i miei due kayak (intorno al 10%) aventi proporzioni abbastanza simili agli altri due.
Circa l’incidenza della pagaia, posso solo aggiungere che in una breve uscita di qualche giorno fa con la pagaia rossa che si vede in foto vicino la mia solita (pala circa cm 17x40 - parte rossa), su un tragitto A/R di 10,8 km totali ho realizzato una media complessiva di 7,3 km/h, inclusa una sosta di circa 2 minuti all’andata (per lasciar passare due barche che uscivano dal porto) e circa 1 km al ritorno trascorso perlopiù a combattere contro lo svuotatore Andersen che non voleva sapere di restare aperto con il pozzetto mezzo allagato.
Le condizioni meteo-marine non erano tuttavia paragonabili alle mie solite, poiché c’era abbastanza onda corta in crescita insieme al vento. Tragitto di andata con onda e vento al mascone (onda mediamente circa 30 cm con qualche cresta 40-50) e media 7 km/h.
Ritorno con onda in aumento di almeno 10 cm al giardinetto che spingeva bene ma che richiedeva più attenzione. Sulle onde più grosse (circa 60 cm) la canoa partiva bene in surfata ma ho anche rischiato di perdere l'equilibrio e ribaltarmi. Pozzetto spesso riempito con circa 4/5 dita di acqua. Media 7,6 km/h.
Giovanni Perozzi:
Lorenzo, però, da quello che so, correggimi se sbaglio, una pala wing è effettivamente performante se si ha velocità, non so quanto potrebbe rendere su kayak turistici lenti, mentre il vantaggio diventa sensibile (3-5%) appunto su kayak veloci: sprint, discesa, surfski e kmare filanti.
Per quanto riguarda le differenti velocità tra diversi tipi di kayak, il fatto è che come dice Nolby devo vincere la resistenza, che è proporzionale al quadrato della velocità, con un fattore moltiplicativo dovuto allo scafo che adotto, F=c*v^2, quindi diminuire c porta solamente un piccolo incremento di v.
Erroneamente siamo portati a pensare che cambiando kayak possiamo ottenere chissà che prestazioni, ma prove empiriche e orologio alla mano ci fanno ricadere nella realtà.
Mi son molto meravigliato, ma la mia "paciocca" 4,35 x66 in vtr dovevae essere un missile rispetto ad una fluviale in polietilene , la Ripper, lunga appena 2,70 e pesante: certo andavo a ritmo blando, veramente da passeggiata, ma il mio amico riusciva a stare a fianco in piacevole conversazione.
PS Marittimo c'è comunque qualcosa di meglio della pala rossa che vedo in foto :)
Lorenzo Molinari:
Concordo con te, Giovanni:
- la wing offre vantaggi soprattutto quando si accelera, quando si pagaia con una frequenza elevata o quando si viaggia a una velocità sostenuta; molti modelli di kayak da mare in composito sono assai performanti e con un buon allenamento una wing dà comunque vantaggio;
- cambiare kayak se non c'è un buon "motore" serve a ben poco.
...la pala rossa non credo sia adatta per le pizze ma non è tanto meglio per pagaiare. :D
marittimo:
--- Citazione da: Giovanni Perozzi - Settembre 30, 2019, 10:01:14 am ---
Per quanto riguarda le differenti velocità tra diversi tipi di kayak, il fatto è che come dice Nolby devo vincere la resistenza, che è proporzionale al quadrato della velocità, con un fattore moltiplicativo dovuto allo scafo che adotto, F=c*v^2, quindi diminuire c porta solamente un piccolo incremento di v.
--- Termina citazione ---
In realtà il problema della resistenza è molto complesso ed è stato studiato scomponendo le varie resistenze che si oppongono all’avanzamento.
Ho trovato questo articolo di sintesi dell’ing. Mori pubblicato su canoa ricerca
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwiX_PK1hPnkAhWRL1AKHR4vAIMQFjAAegQIARAC&url=http%3A%2F%2Fwww.federcanoa.it%2Fhome%2Fformazione%2Fnuova-canoa-ricerca%2Farchivio%2F7086-canoa-ricerca-n-19%2Ffile.html&usg=AOvVaw14I2oFP2SIlIFTF_REgpQR
in cui si dice che per le nostre velocità relative la resistenza maggiore (75%) è quella d’onda nella cui formula (Taylor) la velocità sembra comparire alla sesta potenza. Ho cercato conferma in altri testi e anche Sergio Crepaz (Teoria e progetto di imbarcazioni a vela, Zanichelli, 1986) scrive “la resistenza d’onda (relativa) aumenta con la sesta potenza della velocità (relativa)” (pag. 121), disegnando un grafico simile a quello che compare nell’articolo dell’ing. Mori, cioè con una rapida impennata verso l’alto.
PS. Per quanto concerne la mia pala rossa, beh, se non fosse come dite voi, credo proprio che mi avrebbero chiesto ben più dei 10 euro che l’ho pagata nel mercatino delle cose vecchie ;)
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