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Danubio, il mito

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Andrea Ricci:
Ha cominciato a piovere la sera, è durato tutta la notte, poi tutto il giorno, poi tutta la notte. "Voi italiani non siete abituati a saper sfruttare il sole", mi spiegava più o meno con queste parole una attempata canoista olandese conosciuta lungo la discesa del fiume Elba in Germania l'anno scorso. "Noi in Olanda appena vediamo un raggio di sole portiamo fuori il bucato e alle prime gocce di pioggia lo ritiriamo in casa. Lo stesso quando si fa campeggio, con i nostri climi piovosi." E allora, memore di questa lezione, stamattina, visto che non pioveva, me la sono presa comoda. Ho aspettato il sole. Che è arrivato! Ma dopo l'ora "olandese", che sarebbe stata sufficiente per asciugare tutto, ho aggiunto 3 ore "italiane" di relax (ognuno interpreta a suo modo le lezioni di vita, no?). Tutto il gruppo era andato via da un pezzo. Mi sono quindi fatto una giornata di pagaiata completamente da solo. All'inizio ho patito un po' il sole e la fiacca. Allora ho avuto la faccia tosta di chiedere a un tizio tranquillamente seduto nel giardino di casa fronte fiume se mi offriva una birra fredda. Dopo della quale, come insegnano tutti i migliori manuali di nutrizione :D, il fisico ristorato è ripartito alla grande!
Ah, all'arrivo, alle 9 di sera, appena sbarcato ha cominciato a piovere ...

Emilio "Belu" Beluffi:
...questo ci torna completamente alcoolizzato...

 ;D ;D ;D ;D ;D

Andrea Ricci:
"Dico solo questo: la sua sorte fu quella di una nave sbattuta dalla tempesta, che vada miseramente lungo una costa a sottovento. Il porto le darebbe riparo, il porto è misericordioso, nel porto c'è la salvezza, comodità, un focolare, una cena, delle coperte calde, degli amici, tutto ciò che è gradito a noi poveri mortali. Ma in una tempesta il porto, la terra, è il pericolo più terribile per una nave. Essa deve sfuggire ogni ospitalità; un solo contatto della terra, anche solo una carezza alla chiglia, la farebbe rabbrividire da cima a fondo. Con tutte le sue forze, la nave spiega ogni vela per scostarsi. E nel farlo, combatte proprio contro quei venti che la vorrebbero spingere verso casa; va cercando di nuovo tutta la mancanza di terra di quel mare infuriato. Si getta nel pericolo disperatamente, per amore di un riparo. E il suo unico amico è il suo nemico più feroce." (da Moby Dick)

Queste frasi mi sono tornate il mente mentre pagaiavo contro 20 nodi di vento nelle gole di Melk, in Austria. Ognuno ne dia la sua interpretazione. Ma è facile capire che è la metafora della vita, quella vita che si vive per sentirsi vivi. E se non l'hai capita, resta in un porto.

Andrea Ricci:
- Ma cosa mangi, Andre'?
Chi mi conosce sa quanto tenga a una sana alimentazione, e quanto rifiuti i cibi industriali, trattati, elaborati. È una questione anche etica per me. Soprattutto quando sono in viaggio nella natura, mi piace nutrirmi di quello che trovo: fiori, erbe spontanee, frutti (cerco di bere anche l'acqua dei fiumi e dei laghi, ma quella del Danubio, come quella del fiume Elba l'anno scorso, non mi attira proprio).
Mentre in 2 settimane di navigazione in Germania non ho trovato nulla, man mano che mi addentro in Austria la natura mi sembra sempre più prodiga. Lungo il fiume o sugli argini trovo fiori di cicoria, fiori di trifoglio, dente di leone, piantaggine; tutto da mangiare crudo naturalmente, strappato dalla terra e messo in bocca. E poi frutta: lamponi, susine, mele, e ultimamente anche prugne, albicocche.
Non riesco a postare foto perché quando trovo frutta mi sporco subito le mani, in una goduria tattile e gustativa: il frutto strappato dalla pianta e messo in bocca, come il poppante attaccato al seno, della terra ...

Andrea Ricci:
Oggi ho preso la mia prima zecca. Non mi ha terrorizzato, come pensavo. Anzi, vedere quel corpicino sgambettante e la testa tuffata nella mia carne, mi ha fatto quasi tenerezza. In un post dei primi giorni riflettevo su come deve essere il mondo parallelo percepito da una talpa: tutto odori, vibrazioni. Così, per una zecca il mondo sarà percepito solo come flussi di calore ...
Dopo qualche minuto di riflessioni bonarie sul mondo, ho calato la maschera di Jekill e indossata quella di Hyde: preso il mio strumento rimuovi zecche mai usato e con una facilità che non sospettavo, ho interrotto il suo atto d'amore per le mie vene (nonché resa inoffensiva per l'eternità).
Ma se la parola di ieri è stata "grill party", invitato da un gruppo di giovani conosciute in campeggio a festeggiare la sera al bordo di una lago privato (!), con musica e bagni; la parola di oggi è "serendipity": the art of making happy and unexpected discoveries by accident. L'imbocco di un piccolo ramo naturale del Danubio mi ha visto, mi ha chiamato, e io ci sono entrato. Nelle foto potete vedere che razza di more grandi come noci ho trovato, che corridoio verde probabilmente mai percorso, con alberi a sbarrarne il corso (passati non senza difficoltà), fino ad arrivare a sorpresa in un campo slalom; e infine, dopo parecchi km, come ad uscire da un vicolo del centro storico, rientrare nella strada trafficata del grande Danubio. Oggi sono a Vienna.

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