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Lorenzo Molinari

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Shock termico
* il: Gennaio 15, 2018, 11:33:39 am *
Credo che a tutti sia capitato di fare un bagno in acqua gelida.
Magari anche con un abbigliamento inadeguato.
Ad esempio, finendo a bagno in primavera scendendo un torrente alpino o un torrente appenninico con la neve sulle sponde... o più semplicemente capovolgendosi d'inverno in un lago?
Oppure tuffandosi d'estate in costume nella polla di un torrente o a capodanno in mare?

Ho un vivo ricordo di quando mi ribaltai - più di 40 anni fa – mentre mi allenavo da solo in C1 d'acqua piatta all'Idroscalo in pieno inverno, con l'acqua intorno a 3°-4°, vestito con indumenti che almeno erano di lana. Raggiunsi la riva a nuoto con grande difficoltà a causa dello shock termico e per fortuna uscii dall’acqua prima che subentrasse l'ipotermia.
Così come ho un vivo ricordo in montagna d'autunno a circa 2.500 m, quando trovai a terra una persona in stato di ipotermia, a causa di un repentino abbassamento della temperatura dell’aria, incapace di muovere le gambe e le braccia e, di conseguenza, di aprire il suo zaino in cui aveva maglione e giacca a vento “a portata di mano”. Ebbe la fortuna che mi trovassi a seguirlo sullo stesso sentiero...

Al di là che dopo un certo tempo possa subentrare l'ipotermia con tutte le conseguenze del caso, anche mortali, nei primi istanti si subisce uno shock termico che anch'esso può causare la morte. Anzi pare sia la prima causa di morte in caso di bagno in acque fredde al di sotto dei 10° con abbigliamento inadeguato, quando si è superata la mezza età e se si è privi di un allenamento costante e specifico all'acqua fredda.
Oltretutto pare che lo shock termico possa manifestarsi anche con una temperatura dell'acqua non gelida ma semplicemente fredda, dato che ciò che conta è la differenza tra temperatura cutanea e temperatura dell'acqua.

Non sono esperto in materia e quindi non vi sottopongo spiegazioni o consigli, tuttavia v’invito ad approfondire l'argomento per la propria auto-sicurezza e per prevenire incidenti, soprattutto quando si accompagnano principianti in canoa, che tipicamente non dispongono di proprio equipaggiamento e attrezzatura adeguate.

Una prima fonte di approfondimento è disponibile al seguente link: http://www.kayarchy.com/html/02technique/010kayakingsafely/001coldshock.htm#coldshock

reel

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Re:Shock termico
* Risposta #1 il: Gennaio 16, 2018, 05:58:46 pm *
penso che lo shock termico di per se possa si essere una causa importante di criticitá per l´uomo a cui peró devono concorrere anche altri fattori perché diventi problematica, quantomeno in un organismo sano e non debole o debilitato

mi viene in mente la sauna finladese https://www.youtube.com/watch?v=2mDJSaZAQaY in cui questo sbalzo termico é adirittura cercato; ci sono quindi degli elementi che possono aggravare questa criticitá per il corpo come ad esempio lo spavento, il trovarsi in una situazione che richiede un nostro consistente impegno per essere risolta, l´essere gia eccessivamente sotto sforzo o a corto di ossigeno ed altre che possono invece essere d´aiuto come l´abitudine a queste differenze termiche, a situazioni difficili, l´evitare di andare eccessivamente sotto sforzo in situazioni ambientali che ne possono richiedere un´altro considerevolmente superiore, il sapere restare sufficientemente calmi o meglio il non spaventarsi troppo, la ¨freddezza mentale¨, ovviamente tutte qualitá che ben si possono sviluppare con l´abitudine e l´esercizio

Lorenzo Molinari

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Re:Shock termico
* Risposta #2 il: Gennaio 17, 2018, 02:59:40 pm *
Ciao Rell,
concordo in toto con te le tue considerazioni, aggiungo che in Finlandia la sauna è una pratica almeno settimanale e come tale il fisico è preparato a tali shock termici, che oltretutto avvengono in modo non inaspettato ma volontario e controllato, senza stress, ansie, debito di ossigeno, eccesso di fatica, ecc. fattori che - come sottolinei - sono aggravanti.

I soggetti più a rischio sono, oltre ai principianti, i canoisti d'acqua bianca anche esperti ma poco allenati e soprattutto i canoisti da mare e lago durante la stagione invernale. Questi, considerando il bagno tipicamente un’ipotesi remota, tendono a indossare capi adeguati a pagaiare al freddo ma non a stare a mollo; i bagni possono essere lunghi, dato che spesso si naviga non vicini a riva e la riva stessa può essere inaccessibile perché verticale o impraticabile a causa del moto ondoso; inoltre, alcune tipologie di canoe non consentono di praticare l’eschimo e, se lo consentono, la pratica è scarsa e, di conseguenza, il rischio che l’eschimo non riesca in tali situazioni di difficoltà è elevato.
Due settimane fa è andato a bagno in mare un amico canoista esperto. Era senza muta e giacca d'acqua e a gambe nude. L'acqua era a 14° (comunque fredda se si rimane a mollo privi di muta) ed era accaldato (fattore aggravante), di conseguenza il rischio di shock termico è stato forse lieve. Ha invece rischiato l'ipotermia, essendo rimasto in acqua quasi 30', poiché non riusciva a tornare a riva, a causa della corrente che lo respingeva e della scogliera contro la quale frangevano onde importanti. Alla fine ha abbandonato il kayak in prossimità della riva (pratica opportuna in questo caso specifico ma sconsigliabile a largo) e ce l’ha fatta, prima che arrivasse l'elicottero del soccorso, che era stato chiamato, ma era al limite delle forze, gravemente infreddolito e con qualche contusione.


nolby

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Re:Shock termico
* Risposta #3 il: Gennaio 19, 2018, 06:50:27 pm *

I soggetti più a rischio sono, oltre ai principianti, i canoisti d'acqua bianca anche esperti ma poco allenati e soprattutto i canoisti da mare e lago durante la stagione invernale.

Lorenzo secondo me hai tirato in ballo un concetto fondamentale: il rischio.

La valutazione del rischio sta alla base di tutto.

Posto che l'incidente può sempre capitare dato che il rischio zero non esiste (in nessun campo) e che quindi la prevenzione può solo ridurre il rischio e non azzerarlo pensiamo ai fattori di rischio che ci possono portare più o meno velocemente in contro ad un bagno ed ai relativi problemi:

L'abbiagliamento inadeguato è un fattore di rischio;
L'essere da solo è un fattore di rischio;
L'avere un kayak instabile è un fattore di rischio;
La pianificazione (meteo, possibilità di trovare riparo a riva,...);
La preparazione più o meno adeguata del canoista;
Lo stato fisico alla partenza;...e sono sicuro ce ne siano molti altri

Prevenzione vuol dire appunto ridurre i fattori di rischio.
Quando si parla di sport e di lavoro si parla sempre del concetto di "rischio accettabile" dato che nessuno in nessuna condizione può essere matematicamente certo al 100% che non finirà in acqua.
(da wikipedia:  Per rischio accettabile si intende un certo rischio che è conosciuto e tollerato generalmente perché i costi o le difficoltà per implementare una contromisura efficace risultano eccessivi se confrontati con l'aspettativa della perdita.)

Secondo me è questo il punto su cui ci si deve concentrare e discutere.
Tu dici che i più esposti sono i "kayaker da mare" ed hai correttamente motivato la tua opinione (poco avvezzi all'eschimo, spesso lontani da riva lungo coste selvagge, spesso soli, spesso convinti del fatto che "tanto ho la stagna" senza considerare che quella ti tiene all'asciutto ma poco o niente può contro la sottrazione di calore causato dall'acqua gelata).

Ti rilancio la palla, pur concordando sulle tue osservazioni riguardo al rischio in kayak da mare, con questa mia osservazione:
Per noi il rischio accettabile è la muta stagna, un cambio asciutto nei gavoni, bevande calde pronte nei gavoni, coperte isotermiche nei gavoni, cellulare sempre a portata di mano in busta stagna, kayak stabile (rispetto ad un kayak puramente improntato alla velocità ed all'agonismo), attrezzatura di sicurezza (pompa, paddle-float, pagaia di scorta, giubbetto sempre indossato,...).
Mentre vedo agonisti girare tranquillamente in pieno inverno sul Lario con barche che si ribaltano solo a guardarle con addosso solo la tuta da ginnastica. Ma ovviamente stando vicino a riva, sempre in gruppo, facendo circuiti che li fanno allontanare relativamente poco dal punto di partenza dove c'è una struttura in grado di accoglierli al caldo e da cui eventualmente può partire una barca appoggio.

Sono due categorie che per quanto sembrano simili, sono dal punto di vista della valutazione del rischio (e forse anche della percezione del rischio), diametralmente opposte e le cui tattiche di prevenzione sono diverse perchè diverse sono le esigenze che portano il pagaiatore ad entrare in canoa.
Da questo punto di vista secondo me le due cose non sono per nulla paragonabili tant'è che è evidente che l'errore più grosso è quello di comportarsi in un ambiente come si farebbe nell'altro (fare percorsi da gita in kayak da mare in tuta da ginnastica e senza dotazioni o costringere l'agonista a mettere stagna, giubbetto e stracaricare di attrezzatura di sicurezza il k1).

PS: per il discorso "shock termico" un grande fattore di rischio è la digestione (come è noto a tutte le mamme con bimbi piccoli al mare  ;D )... durante le pause conviene sempre mangiare cose leggere facilmente digeribili (anche mangiando meno ma più spesso rispetto ad un'unica abbuffata) così da non costringere l'organismo a richiamare più sangue possibile dalla periferia verso stomaco ed intestino.

nolby

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Re:Shock termico
* Risposta #4 il: Marzo 09, 2018, 12:19:12 am *
* Ultima modifica: Marzo 09, 2018, 12:53:20 am da nolby *
oggi è stato pubblicato questo video dal canale "northseakayak" (canale belga)

https://www.youtube.com/watch?v=MTJlGSIjSiw


il "national center for cold water safety" esiste (link al sito: http://www.coldwatersafety.org) e sembra essere una specie di associazione libera americana creata da amici di due ragazze kayaker di 18 e 20 anni morte nel 2010 a causa di una bagno in acqua a 9°C.


Lorenzo Molinari

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Re:Shock termico
* Risposta #5 il: Marzo 17, 2018, 12:43:08 pm *
Ciao Nolby,
mi ero perso tra mille cose e solo ora rispondo al tuo contributo.
Concordo totalmente con quanto hai scritto sul contenimento del rischio e sulla differenza tra chi pratica kayak da mare e chi pratica kayak agonistico.

La stragrande maggioranza degli agonisti indossa d’inverno un abbigliamento totalmente inadeguato per sopportare l'acqua fredda e di conseguenza è esposta a un rischio estremamente elevato in caso di ribaltamento, soprattutto su kayak d'acqua piatta che non consentono l'eskimo.
Buon senso vorrebbe che almeno pagaino in gruppo, sotto riva e dove le sponde siano valicabili, altrimenti meglio il pagaiaergometro, ma spesso manca anche il buon senso.

Chi pratica la canoa da mare in modo continuativo e appassionato tipicamente è ben attrezzato a livello di vestiario e di dotazione di sicurezza, come tu dici. Tuttavia non basta disporre del necessario per affrontare la situazione d’emergenza se non si è in grado di mantenere il controllo mentale e impiegare correttamente la dotazione disponibile, ovvero se non ci si è esercitati in situazione analoghe a rischio controllato. Ma quanti si esercitano periodicamente? E quanti anche in acqua fredda, soprattutto tra quelli che vanno per laghi del nord Italia?

Non dimentichiamo, infine, i tanti canoisti più o meno improvvisati o autodidatti che posseggono un kayak più o meno da mare, che non appartengono a gruppi di canoisti esperti e che escono anche d’inverno al mare o al lago quando le condizioni sembrano ideali, in assenza di onde e di vento e con temperatura esterna mite ma con un abbigliamento e una dotazione inadeguate, non immaginando il rischio che corrono in caso di ribaltamento, spesso ritenuto una possibilità più remota di quanto lo sia realmente.

Molto interessante il sito “National Center for Cold Water Safety” che ci consigli e dal quale si può ulteriormente approfondire l’argomento in siti a esso collegati.
Grazie.

nolby

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Re:Shock termico
* Risposta #6 il: Marzo 18, 2018, 11:08:31 pm *
non so se hai già esplorato il sito... ma c'è anche una pagina dedicata alo shock termico:
http://www.coldwatersafety.org/ColdShock.html

Per quanto rigarda i rischi del "canoista da mare" non dico che siano minori ma solamente rischi differenti. Basta pensare ad una traversata (neanche troppo impegnativa, 1 km è già una distanza inpensabile a nuoto in acqua gelida secondo me) e il troppo affidamento che facciamo sulla muta stagna che terrà anche all'asciutto...ma di certo non al caldo una volta finiti in acqua.
Infatti tra le regole d'oro che il sito propone c'è quella di vestirsi secondo la temperatura dell'acqua. Nessuno lo fa, ci si veste sempre secondo la temperatura dell'aria per evitare di cuocere dentro la muta...