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L'IPOTERMIA UCCIDE

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marco iezzi:
Fermo restando che in condizioni avverse non è mai consigliato scendere in acqua,i laghi si sa,sono più insidiosi del mare,i venti si alzano improvvisi e il suo moto ondoso e quanto di peggio si possa aspettare un kayaker
Le regole della navigazione sotto costa prevedono comunque la conoscenza dei luoghi,avendo in mente la mappatura degli approdi
Inoltre,sempre in riferimento alla navigazione sotto costa,si ha il vantaggio di essere ridossati per i venti venti da terra
Mi sembra ovvio che in caso di frangenti bisogna stare fuori dalle onde di risacca, la vicinanza alla costa rappresenta comunque un fattore psicologico determinante,in particolare ai meno esperti
Le regole poi sono sempre le stesse,informarsi sulle condizioni meteo,abbigliamento adeguato alla temperatura dell'aria e dell'acqua,possibilmente non andare da soli in caso di condizioni meteo a rischio,avere bene in mente le manovre di auto salvamento e indossare il giubbino di salvataggio (regola che osservo nel periodo invernale ma raramente nel periodo estivo)
Altra cosa che mi sento di suggerire è quella di fare esercizio proprio in condizioni difficili sia in mare che nei laghi nel periodo invernale,solo cosi si ha la percezione dei propri limiti e di quelli imposti dalla natura

Saluti

Marco

nolby:
Mi viene una domanda:
si parla spesso di neoprene, tutte stagne, aiuti al galleggiamento e discorsi simili legati alla sicurezza.
Ma quelli che vanno sui kayak olimpionici e sulle barche da canottaggio che sono vestiti come se andassero a far jogging nel parchetto sotto casa?

A novembre era caldo (ma l'acqua era decisamente feschina) mi è capitato di aiutare un bambino di circa 8-10 anni a risalire su una barca da canottaggio. Si era rovesciato e non riusciva a risalire.
Era vestito con pantaloncini e maglietta termica. Ovviamente niente giubbetto. Ci ho messo 3-4 minuti a raggiungerlo da quando mi sono accorto che era a nuoto e tentava di risalire. La barca di appoggio è arrivata dopo circa una decina di minuti.

Anche i fan del kayak "olimpionico" li vedo in giro, spesso in solitaria, vestiti leggeri. Anche sui KS credo sia impossibile risalire senza aiuto (ne ho visti ribaltarsi dal pontile qust'estate quando andavo a guardarli ;D).

Non ricordo di averne mai visto uno indossare un giubbotto, ed in questi giorni sto notando che comunque sono in molti ad uscire per gli allenamenti (pensavo fosse uno sport stagionale ma in questo periodo, la mattina, si allenano nella nebbia) ma nessuno si mette una muta in neoprene; molti addirittura pantaloncini corti sotto il paraspruzzi, le ciabatte restano sul pontile.

Mentre i kayak da mare che vedo, anche sulle acque piatte dei laghi minori -dove il rischio di ribaltarsi con un Oasis è davvero minimo- tutti vestiti ed atrrezzati come si dovesse affrontare una spedizione in Groellandia (tuta neoprene, giacca d'acqua, paddle float, cappello di lana, moffole in neoprene).

Come mai questi due modi di porsi così differenti nei confronti del freddo?

Lorenzo Molinari:
Ho frequentato a lungo il mondo agonistico della canoa di velocità, un tempo detta "olimpica", e nel contempo quello della canoa fluviale sia agonistico sia "esplorativo", e se esci d'inverno con un K1 da velocità indossando il giubbotto, come ho sempre fatto allenandomi all'Idroscalo da quando ho comrpeo il pericolo che correvo, molti atleti ti sorridono perché ai loro occhi sei ridicolo.
Ricordate come erano visti quelli che negli anni '70 mettevano il casco in moto?
In quegli, ragazzo di 16 anni, sono volato in acqua da un C1 da velocità in mezzo all'Idroscalo, inaspettatamente, come può accadere a tutti, anche a me che su un K1 o un C1 da velocità mi mettevo in piedi allegramente.
Se non sono morto assiderato è solo perché sono risucito a sollevare buona parte del corpo sul C1 senza farlo affondare, non avendo praticamente coperta, e battendo i piedi ho raggiunto riva. La muscolatura delle gambe mi si stava bloccando dal gelo!
E come ho goduto del fuoco acceso da un pescatore lungo riva e, poi, della lungjissima doccia calda raggiunti gli spogliatoi!

Massimiliano "Max" Miselli:
Davvero interessante questo tema e di grande utilità per tutti i canoisti, ringrazio Eko per averlo proposto.
Quando facevo immersioni in inverno, ormai 25 anni fa, utilizzavo una muta in neoprene da 7 mm. con sotto maglia e mutandoni di lana grossa che, se pur si bagnavano perché ovviamente la muta in neoprene lascia comunque passare l'acqua, contribuivano a "scaldare" il corpo in combinazione con il neoprene che di per sé rallenta di parecchio la dispersione del calore in acqua. Perchè il tutto sia efficace occorre però che la muta sia strettamente aderente.  Ovviamente non è pensabile andare in kayak con una muta in neoprene da 7 mm. non riusciremmo nemmeno a pagaiare. La soluzione più sicura che ritengo fondamentale per andare in kayak in pieno inverno è l'utilizzo della muta completamente stagna, comodissima, leggera e che copre anche i piedi, abbinata ad un sottomuta in pile e ad un intimo termico. Questo dovrebbe garantire la permanenza in acqua, anche molto fredda, per il tempo necessario all'arrivo dei soccorsi ed inoltre in caso di sbarco d'emergenza in qualche angolo recondito della costa, non essendo bagnati, permette di resistere ulteriormente (purtroppo siamo in un paese densamente abitato, non siamo in Patagonia o in Groenlandia!!)
Per il resto concordo con quanto già detto:
1) accertarsi sempre delle previsioni meteo consultando più siti, compresi quelli specifici per il vento tipo Windfinder e per il mare tipo Meteomed
2) progettare un percorso, ben memorizzato, con diversi punti di sbarco e che non preveda traversate e lunghi percorsi lontano dalla costa
3) tenere il telefonino (carico e acceso, of course) in una custodia stagna direttamente in una tasca della muta o del giubbotto salvagente
4) imparare l'eskimo e le manovre di risalita
5) cercare di evitare di uscire da soli in inverno (coda di paglia..) anche se è terribilmente affascinante
6) conoscere la preparazione tecnica e psicofisica del proprio compagno

Il resto è sfi-a

cristian bertolin:
Salve a tutti....se posso permettermi consiglierei di portare con se un sacco termico di sopravvivenza (non si tratta della coperta argentata/dorata presente nei kit di primo soccorso medico...) che generalmente può accogliere fino a due persone (questo permette ad un eventuale compagno intervenuto nel salvataggio di mantenere caldo l'interno del sacco, ed evita la dispersione di calore corporeo in ambiente unita ad alcuni diffusori di calore ad innesco chimico non comburenti (le tavolette che si spezzano e sviluppano calore , molte sono riutilizzabili fino a centinaia di volte e una volta ricondizionate possono tornare nel kit di sopravvivenza ) può essere una valida soluzione per un primo intervento in attesa dei soccorsi organizzati. Cristian

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