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matte kk

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Sempre più appassionato di questo sport....
* il: Marzo 08, 2015, 10:09:37 pm *
* Ultima modifica: Marzo 09, 2015, 04:04:30 am da matte kk *
Da quando ho iniziato a praticare il kayak 2 anni e mezzo or sono, mi ricordo che uno dei primi video che vidi e che mi fecero appassionare a questo sport fu una delle ormai tante discese che si effettuano ogni anno sullo Stikine, fiume ormai famoso per la sua difficoltà in termini tecnici e logistici.....
Girovagando per internet sono venuto a conoscenza che uno degli obbiettivi più gettonati dei colleghi americani  consiste nel completare il north america "triple crown", ovvero affrontare in autonomia i tre fiumi più impegnativi dell' estremo nord del continente americano e uno di questi è per l' appunto lo Stikine.
Gli altri due , invece, sono forse meno famosi alla maggioranza ma sicuramente non meno difficoltosi del primo: uno è il Sustina e l' altro è l' Alsek.
Il Sustina è in fiume che nasce dall' omonimo ghiacciaio per poi percorrere i suoi 504 km all' interno del territori dell' Alaska terminando infine la sua corsa nell' Oceano Pacifico. Il tratto più impegnativo di questo fiume (che arriva ad essere completamente ghiacciato in inverno) è conosciuto come Devil's Canyon; circa 22 km di V+ circondati da pareti pressoché insormontabili, resi ancora più temibili dal fatto di trovarsi nel bel mezzo del nulla a decine se non centinaia di km dalla prima forma di civiltà.
L' Alsek invece nasce nei territori dello Yukon e dopo essere passato attraverso lo stato di British Columbia anche lui termina la sua corsa nell 'Oceano Pacifico in Alaska. Anch esso è situtato in una delle zone più remote del pianeta.
Questo fiume è anche percorso da trip commerciali con il rafting in quanto le 95 miglia di tratto interessato si snodano per lo più attraverso rapide di I o II grado benchè la corrente sia molto veloce. Il paesaggio è a dir poco mozzafiato anche solo a vedere le immagini in rete in quanto il fiume passa vicino a due ghiaccia giganteschi ( il Lowell e il Tweedsmuirr) che in Estate regalano anche l' ammirazione del fenomeno "Glacier Calving" ai fortunati visitatori. Una volta nei pressi del Tweedsmuir il fiume si stringe in un canyon chiamato Turnback dove anche qui il suo volume unito a pareti di roccia e ghiaccio forma rapide V+.
il tratto lungo appena 8 km è solitamente trasbordato dai trip commerciali tramite elicottero, mentre i più temerari kayaker affrontano le sue rapide gigantesche solo nel periodo autunnale quando il livello del fiume cala drasticamente.
Ciò che più mi ha scioccato in questi giorni è l' essere venuto a conoscenza che le prime discese del Alsek e dello Sustina risalgono rispettivamente al 1971 e al 1972 (proprio così, 1971 e 1972) da parte di un dottore americano di nome Walt Blackadar....
Egli è stato il pioniere del Kayak su fiumi di volume ancora prima della prima discesa sullo Stikine di Rob Lesser nel 1977 (discesa completa del canyon nel 1981) e di altri a quell' epoca che si cimentavano in cose allora (ma forse anche oggi) impensabili.
Ciò che è ancora più scioccante è stato il fatto che Walt Blackadar ha completato queste discese alla veneranda età di 49 e 50 anni e decise di fare entrambi i tratti in piena Estate che vuol dire un ritmo di scioglimento tale da creare un volume d' acqua pazzesco oltre al pericolo di trovarsi pezzi più o meno grossi di iceberg a galleggiare con lui dentro le rapide. Quando affrontò Turnback ( DA SOLO) si seppe che il fiume in quei giorni viaggiava all' impressionante volume di 1450 m3/s; se pensiamo alla tecnologia in termini canoistici presenti a quell' epoca (Kiway e non goretex, kayak in fibra di vetro e non in plastica, salvagenti che erano dei canotti) bè il tutto è a dir poco stupefacente.
Purtroppo Walt Blackadar morì nel 1978 incastrato sotto un tronco in una rapida di III + nel south fork payette il che cmq mi fa capire che in fiume, sia che si affrontano quintoni che tratti facili è bene non distrarsi mai in quanto il pericolo è veramente dietro ogni angolo.

Per chi fosse interessato approfondire le imprese di questo mito Linko un articolo (in inglese) scritto da un ragazzo che nell' Estate del 2008 cercò di affrontare, assieme a 2 suoi amici, l' Alsek e quindi Turnback nelle stesse condizioni che trovò Blackadar nel 1971 (i tre alla fine rinunciarono a percorrere Turnback) e linko anche il video della discesa dello Sustina di Walt Blackadar ripresa nel 1976.

Video Sustina:
https://www.youtube.com/watch?v=1fWx9iP7ZJU

Articolo parte 1:
http://gygk.blogspot.it/2009/11/alsek-pilgramage-part-one.html

Articolo parte 2:
http://gygk.blogspot.it/2009_12_01_archive.html

Otakar81

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #1 il: Marzo 09, 2015, 01:39:34 pm *
Mi tremano le gambe solo a vedere quel video... impressionante
G.Claudio dalla Ciociaria

giovanni copelletti

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #2 il: Marzo 09, 2015, 11:05:16 pm *
Bella Matteo, ottime informazioni. Questo sport mi piace e mi appassiona da più di 30 anni ma non sapevo nulla di queste storie. Forse dovrei passare più tempo su internet a guardare i filmati di canoa,  ma non ne ho voglia. I giovani come te sono molto più energici di noi in questo senso. Continua ad informarti e ogni tanto raccontaci le storie più belle. ::) ;D

matte kk

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #3 il: Marzo 11, 2015, 04:17:04 pm *
Grazie Giova.... anche se mi stai dando del drogato di internet  :P :P :P :P ...... mi fa sempre piacere avere degli apprezzamenti da vecchie leve come te.... Come ho già detto la canoa fluviale mi ha appassionato non poco da quando ho iniziato a praticarla e tutte le volte che qualcosa mi appassiona mi piace approfondirne l' argomento e le sue radici.... Ho pubblicato questo post in quanto meritava parlare di questa persona che secondo me ha realizzato delle imprese simili a quelle di Bonatti e Messner nell' alpinismo... Solo che la canoa è molto più di nicchia rispetto all' arrampicata e su internet non si trova tanto rispetto a quest' ultima.
Ci becchiamo presto in giro  ;)

Enzo Scott

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #4 il: Marzo 11, 2015, 11:39:36 pm *
* Ultima modifica: Marzo 11, 2015, 11:51:45 pm da Enzo Scott *
Ahemm ..... Bonatti ha anche attraversato mezzo globo in Canoa .... da solo  :)

Alaska > Canada , 2500 Km in solitaria  ;D
 

Cheers ..... Vin

maurizio bernasconi

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #5 il: Marzo 12, 2015, 12:01:09 pm *
Beh, giusto per alimentare la polemica. Ho un'obiezione. Una decina di eskimi al chilometro è una strategia che mi ha sempre lasciato perplesso. Non che non funzioni, funziona quasi sempre, però... cacchio mi pare che l'eroe non sappia pagaiare. Tra una discesa sensata e una prova di ardimento qualche differenza ci deve pur essere. Io che sono sempre stato un po' fifone, di sesto grado ne ho fatto davvero il minimo indispensabile per acquistare il diritto di dire la mia. Perciò dico che preferisco i coraggiosi che, in più, sanno anche scendere il fiume. Il paragone con Bonatti è discutibile per due motivi: lui aveva una grande tecnica e poi ha preferito sopravvivere, credo perché sospettasse che nel tempo si diventa un pelo meno fessi e possono capitare ancora alcune piccole avventure non disprezzabili.

Enzo Scott

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #6 il: Marzo 12, 2015, 01:28:10 pm *
* Ultima modifica: Marzo 13, 2015, 06:56:53 am da Enzo Scott *
Edit : ho capito male  :-[

matte kk

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #7 il: Marzo 12, 2015, 05:52:49 pm *
Maurizio Bernasconi il fatto che tu dia dell' incapace ad uno che è stato inserito nella "intenational whitewater hall of fame" (https://iwhof.wordpress.com/honorees/2007-2/walt-blackadar-usa/) mi fa capire che probabilmente hai giudicato il video del link come se ne giudicassi tanti altri odierni che si trovano nel web....
Io ho solo 30 anni e non so quanti ne abbia tu ma immagino che nel 1971 i kayak non fossero proprio quelli che si trovano oggi in cirolazione e magari la tecnica fosse anche un attimino diversa da quella di oggi data dal fatto che a quei tempi probabilmente era ancora un po' acerba in quanto credo che il nostro sport sia abbastanza giovane e si sia evoluto fortemente nelle ultime 2 decadi....
Detto ciò rimango dell' idea che indipendentemente dagli eskimi o dalla poca tecnica che potesse avere (opinabile) abbia compiuto una grande impresa pari a tante altre in altri sport (da qui la mia analogia con Bonatti nell' alpinismo).
Il fatto che tu insinui anche che sia passato a miglior vita perchè incosciente mi fa ancora più capire che hai giudicato il sig. Blackadar in maniera superficiale.... La morte in fiume come in montagna può capitare anche a migliori esperti del settore e ne abbiamo avuto la conferma anche nell' ultimo anno e mezzo... La possibilità di finire incastrati sotto un tronco o sotto un sifone anche in una rapida di III grado sai che non è così remota se non te lo aspetti....
Poi onore anche all' impresa del grande Bonatti sullo Yukon anche se scendere un piattone in autonomia non lo ritengo uguale a completare una "prima" in un fiume come lo Stikine (tra l' altro correggo il mio precedente post: la prima sullo STikine è avvenuta nel 1981 e non nel 1977 e la sua discesa integrale si è verificata poi nel 1985)....
Finisco dicendo che ognuno è libero di esprimere il proprio parere come vuole del resto è una comunità ed è giusto che ci siano scambi di opinioni anche differenti quindi non prenderla troppo sul personale.
P.S. : dopo la discesa di Turnback del 1971- il monte che sovrasta il canyon ha preso il nome di Monte Blackadar.....
Cheers..... Matte ;)

maurizio bernasconi

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #8 il: Marzo 13, 2015, 03:26:05 pm *
Nella discesa dei fiumi in piena il problema maggiore viene dalla difficoltà di tenere la pala in acqua. La pressione è talmente forte che non riesci a contrastarne la spinta ed è come se il fiume volesse ributtare fuori la pala. Dunque stenti a spostare il peso sulla pala e finisci col scendere in equilibrio precario. Inoltre la conformazione del flusso cambia di continuo, ti si crea un buco lì per lì, e non puoi prevedere la mossa giusta da fare in tempo utile. Per queste ragioni è da sconsigliare la discesa di fiumi in piena anche se non vedi trasporto di tronchi o altro. E' un'esperienza forse utile, che non reclama però troppo frequenti ripetizioni. Nel filmato si nota benissimo che il canoista viene portato dove lui non vuole. Inoltre in caso di bagno, evenienza possibile anche per un fenomeno, la conseguenza è quasi scontata. Dopo un minuto a bagno in quelle condizioni non hai nenche la forza di spostare un mignolo. Dunque il filmato dimostra che il canoista ha buone doti di apnea, di eskimo, di resistenza fisica, ma si è avventurato in qualcosa al di sopra delle possibilità per chiunque perciò o non sapeva valutare (improbabile) o voleva dare un'occasione alle sue Moire. Liberissimo. Ma questo non fa di lui un esempio e neppure dimostra che sapesse veramente discendere con classe un fiume. La tecnica del kayak in quell'epoca, opinione che non voglio imporre a nessuno, aveva raggiunto la sua perfetta maturità.     

maurizio bernasconi

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #9 il: Marzo 13, 2015, 03:30:40 pm *
http://youtu.be/ju9g8GtJOAo
Rimando un film conosciuto del Dudh Kosi nel quale si nota la padronanza del kayak in fiume. Tutta gente che aspettava qualche ora umilmentre che la piena calasse.

matte kk

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #10 il: Marzo 13, 2015, 04:01:30 pm *
Già visto il film e neanche troppo tempo fa.... anche loro secondo me sono stati dei grandi ad affrontare quel fiume in quell epoca (1975? 1976?) E so per altro che l hai disceso anche tu ma correggimi se sbaglio....
comunque proprio prendendo spunto dal quel film mi ricordo se nn sbaglio che la discesa non ebbe pochi problemi anzi ruppero qualcosa come 5/6 barche alcune delle quali andate perdute e fecero uno svariato numero di bagni uno dei quali rischiò di uccidere il canoista data la lunghezza della rapida affrontata a nuoto.... poi se nn sbaglio lo stesso canoista morì anche lui qualche anno dopo ma nn ricordo la circostanza.... però perché allora giudichi la discesa sul dudh kosi qualcosa di memorabile e quella dello sustina qualcosa di discutibile? Per il volume d acqua con cui sono state affrontate le discese? Se per questo forse posso capire anche se nn condivido ma allora nn si tratta di tecnica ma bensì di valutazione del pericolo che peraltro ritengo estremamente soggettiva e mutabile nel tempo. Inoltre sfido chiunque dei top kayKer anche moderni ad affrontare quel fiume li senza ribaltarsi neanche una volta proprio per via della imprevedibilità del movimento dell acqua... poi non credo neanche che in un quinto come quelli (sesto per noi italiani) si riesca a vedere così tanto la tecnica dell individuo... comunque per me rimangono miti i protagonisti di entrambi le discese . Gente che si è spinta oltre il limite per l amore e la passione nei confronti del prorpio sport e che è rimasta ai posteri per le loro imprese che hanno permesso a chi è venuto dopo di poter apprezzare certe perle naturali altrimenti rimaste sconosciute

maurizio bernasconi

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #11 il: Marzo 13, 2015, 07:11:48 pm *
Mike Jones è poi annegato in Pakistan, ma il punto non è quello. La discesa del fiume in piena contiene un elemento di azzardo che un canoista molto esperto terrebbe in debito conto. Io, se leggi bene, non giudico la scelta di scendere o meno dalle cascate del Niagara. Ho solo osservato che la tecnica non è la stessa che si può osservare nei canoisti di alto livello.
Comunque... andando a Bonatti. 
Bonatti era un uomo intelligente, solidissimo e ricco di fantasia. Sapeva andare in lungo e in largo sul proprio pianeta cercando la bellezza e la realtà, e superava le difficoltà utilizzando preferibilmente i mezzi a portata di mano. I fiumi gli servivano semplicemente per raggiungere i luoghi e non era particolarmente interessato alla tecnica del kayak. Siccome negli anni ’70 era assiduo a Milano di casa Alessandrini, e Andrea apparteneva alla cerchia ristretta dei migliori kayakisti dell’epoca, avrebbe potuto farsi insegnare almeno i rudimenti, ma una cosa del genere non si adattava alla sua poetica. Inoltre lui stesso ammetteva che tutto quel liquido sotto al culo in continua inconsulta agitazione non gli dava affidamento e sui fiumi non si divertiva affatto. Per ben due volte s’era imbarcato a bordo di un improbabile zatterone assemblato con vecchi bidoni di recupero su un affluente dell’Ucayali con l’idea di sbucare prima o poi nell’Atlantico e s’era schiantato dopo trecento metri. Parlava di questi episodi ridendo come di bischerate estemporanee o, se volete, esperimenti. Ho incontrato poi nel corso del tempo parecchi altri “avventurieri” di variabile levatura, alcuni dei quali tosti quasi come Bonatti, i quali di tanto in tanto erano interessati a compiere un certo exploit. Per esempio uno di loro mi consultò perché aveva appena comprato un kayak e si riprometteva tempo otto giorni di fare dal salto di Piode. Fargli notare che aveva comprato un kayak perfetto per il giro dell’Isola d’Elba non bastò a scoraggiarlo. Altri venivano a chiedere lumi sul modo più sbrigativo per discendere il Kizilirmak o l’Omo, ed erano preoccupati soprattutto per la cucina turca oppure per la velocità dell’ippopotamo incazzato. Un paio erano convinti di poter pagaiare da Genova alla Corsica senza pause suffragando il progetto col dato che sollevavano come se niente fosse 140 chili in panca. Non riuscii mai a incoraggiare o soddisfare nessuna delle aspettative di questi signori, poi si diffuse finalmente la voce che ero un tipo asociale e questo genere di consulenze diradarono. Il mio scetticismo però, devo ammettere, non era completamente fondato.  Molti infatti finirono col realizzare avventure degne di apparire sul giornale. Questo genere di passione per l’exploit è interessante sotto molti punti di vista e non mi permetterei mai di giudicarla negativamente anzi, a patto di non venir coinvolto, apprezzo sempre lo slancio. Però, visto che mi sono sempre interessato alla tecnica della canoa, tendo a soffermarmi  sull’osservazione di come uno pagaia. E’ forse un vizio, pazienza, ma non credo fermamente che nella vita sia obbligatorio saper pagaiare, anzi ho amici che non sanno nulla di canoe e simili, e li considero persone a posto ugualmente. Del resto abbiamo ormai dimostrato che per compiere grandi imprese, canoistiche o meno, non è affatto necessario saper pagaiare.             

Giuseppe Coduri

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #12 il: Marzo 13, 2015, 11:28:11 pm *
Devo segnarmi la data, mi trovo d'accordo con Bernasconi e non accade spesso. Vedendo il video di Blackadar ho avuto questa impressione: non so se fosse per la tecnica di pagaiata approssimativa o per il combinato disposto di scafi di forma antiquata e portata d'acqua esagerata, fatto sta che i canoisti mi sembravano totalmente in balia degli elementi. Tanto di cappello per il fiato e la resistenza a tirare un eskimo via l'altro, ma è un'impresa che denota sprezzo del pericolo più che abilità.
io sono maggiormente affascinato dall'abilità, non ammiro molto la spericolatezza fine a sè stessa, ma forse è un mio limite.

ciao a tutti e comunque grazie a matte kk per le perle che ci ha proposto

matte kk

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #13 il: Marzo 14, 2015, 12:25:38 am *
Grazie Giuseppe Corduri, in ogni caso mi fa piacere lo scambio di opinioni e accetto chi la pensa diversamente perchè come ho detto in precedenza siamo in una comunità libera e credo nella libera espressione (purché esposta nella maniera giusta e senza usare volgarità)...
Come ho scritto nel mio post sono solo poco più di 2 anni che mi sono affacciato al kayak fluviale e alla canoa in generale, ma mi ha appassionato fin da subito in quanto sono un amante della natura e l' idea di scendere in un posto sperduto lontano dalle masse mi attira fortemente. Da allora dedico circa 3/4 giorni alla settimana alla canoa e in mancanza di acqua nei fiumi mi alleno in acqua piatta in mare (sono di Genova e ho la canoa a Nervi) oppure faccio qualche volata giornaliera a Ivrea. Non essendo mai stato iscritto ad un club ho imparato ad andare grazie ad un mio amico che mi ha insegnato le basi, ma poi, essendo curioso sono andato a leggermi quanto più trovassi su internet riguardo alla tecnica unito a qualche video tutorial che si trovano in giro (hips e hips 2 di Salvato per esempio).
Non sono mai riuscito invece a leggere i tuoi libri Maurizio Bernasconi ,ma conto di farlo in futuro....
Inoltre proprio per questa passione mi è sempre piaciuta l'idea di andare a fondo di questo sport e guardarne le sue radici...
Ho sempre trovato fenomenale il fatto che al giorno d' oggi non ci sia più praticamente fiume importante conosciuto che non sia già stato sceso in passato da persone che disponevano di materiale peggiore ed in condizioni peggiori rispetto a quelle di oggi e provo per queste persone un senso di grande ammirazione...
Purtroppo non sono ancora riuscito a fare grandi viaggi, ma conto di riuscire a farli in futuro.... Magari Maurizio vengo a chiederti quanto possa essere cazzuto un ippopotamo arrabbiato dovessi andare in Africa.... ;) ;) ;) ;) Cherrs Matte!!

Lorenzo Molinari

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Re:Sempre più appassionato di questo sport....
* Risposta #14 il: Marzo 14, 2015, 02:02:14 am *
* Ultima modifica: Marzo 14, 2015, 08:51:49 am da Lorenzo Molinari *
Condivido le opinioni di Maurizio, non che abbia bisogno di conferme da parte mia o di altri.

Ebbi anch'io occasione di incontrare Walter Bonatti attraverso l'amico e “maestro” Andrea Alessandrini e, come ricorda Maurizio, diversi furono i grandi di allora che passarono in via Magellano dalla RES-CanoeASA, soprattutto al termine delle loro carriere alpinistiche o velistiche, più o meno estreme, per consentire loro di continuare a cimentarsi in attività non ordinarie, di sfamare la loro sete di avventura o che potessero ancora una volta far parlare di loro (e non mi riferisco al grande Bonatti), nonostante si trattasse talvolta di imprese tecnicamente poco convincenti, almeno per chi era del settore, e fossero svolte con scarsa padronanza nella tecnica del mezzo esplorativo (non solo canoe), per quanto fossero svolte in ambienti ostili e remoti. D’altronde questi personaggi erano per lo più persone di buon senso e con una certa attenzione alla propria sopravvivenza, aspetto che paradossalmente si evidenzia proprio con l'avanzare dell’età.

Ma c’è una differenza abissale tra aprire una via estrema di roccia lungo la parete verticale di una montagna, magari in quota, magari d'inverno, magari in solitaria, magari in libera e magari una Nord, rispetto a scendere un fiume di 6° in piena. Se non si è perfettamente preparati psicologicamente e fisicamente, se non si è adeguatamente motivati, se non si ha piena padronanza della tecnica, se non si conoscono perfettamente i propri limiti, se non si conoscono le tecniche di auto-sicura, non si è in grado neppure di sollevarsi di un metro all'insù lungo la parete. Su un 7° i polpastrelli di un homo sapiens comune non reggono e i piedi scivolano, anche intuendo gli appigli, e nel caso si abbia la tecnica ma non tutto il resto, la morte aspetterebbe dietro l'angolo, la montagna raramente perdona più di una volta.

Chiunque, invece, può infilarsi in un bidone o chiudere il pozzetto di una canoa per buttarsi giù dalle cascate del Niagara o discendere chissà quali rapide, uscendone incolume. E apprendendo la tecnica dell'eskimo e riuscendo ad applicarla in rapida, tutto risulterebbe più sicuro. Ho un amico, discreto canoista, che si è cimentato più volte con successo su fiumi troppo impegnativi per lui, ma il suo eskimo preciso l’ha sempre tirato fuori da probabili brutti bagni, e se affermo che quei fiumi erano troppo impegnativi per lui è perché il numero di eskimi che tirava era nettamente più elevato di quello di alcuni suoi compagni canoisti che, indipendentemente dal numero di eskimi, conducevano abilmente la canoa e non viceversa.

Sifoni, nicchie, under-cut, buchi mortali non sono ovunque e non è detto che ci si finisca dentro pur essendo in balia della corrente. In varie occasioni sono rimasto sorpreso di come canoisti poco esperti siano scesi incolumi da certi fiumi. Il rischio è che poi il canoista possa sopravvalutarsi e così, dai e ridai, si caccia nei guai.
In canoa non è così facile farsi male o morire come invece è per l’alpinismo (parlo di “alpinismo” e non di “arrampicata sportiva”), nonostante l’acqua, che corre vorticosa, possa far più paura di una parete incombente e immobile, al di là del fatto che qualunque disciplina “in ambiente” abbia alla lunga i suoi lutti, anche tra i più esperti.
Saper andare in canoa è un'arte come arrampicare, ma se hai salito la Nord del Cervino in solitaria d'inverno e lungo un nuova via, certamente non sei uno sprovveduto, mentre in canoa il fatto di aver sceso un certo fiume non necessariamente qualifica il canoista.