Scusate se cerco di riportare l'attenzione al tema iniziale. 
Non per salire in cattedra, ma solo perchè ce l'avevo già pronto (l'avevo scritto per il giornalino del Canoa Club Padova), propongo un elenco
 di  quelle che secondo me sono le “intemperanze comportamentali” più frequenti e deleterie nel dilatare i tempi delle 
nostre discese ( spesso anche per colpa mia): 
1) Appuntamento: un ritardo di qualche minuto 
può essere fastidioso ma è comunque 
accettabile; arrivare in ritardo col serbatoio 
vuoto, la colazione da fare, i sacchi di punta 
ad gonfiare, ecc. diventa eccessivo! 
2) Imbarco e sbarco: se si conoscono già, è 
inutile esplorare tanto la zona (si può sempre 
farlo dopo la discesa). 
3) Ricognizione preventiva del fiume: fermarsi 
ogni 100metri a sbirciare il fiume dalla strada 
è utile o necessario solo in alcune condizioni 
particolari (tratto sconosciuto, gola con 
difficoltà di trasbordo o di uscita, visibilità 
sufficiente dalla strada ), normalmente serve 
solo a dilatare il tempo di viaggio. 
4) Valutazione del livello: che si abbiano 
riferimenti precisi o meno, il tempo necessario 
non supera i 5 minuti, poi diventa sprecato in 
inutili congetture; restare poi a guardare 
l’acqua che scorre prima dell’imbarco non può 
certo servire a farla crescere o calare a nostro 
piacimento ma solo a consumare le ore di 
luce a nostra disposizione . 
5) Decisione se imbarcarsi o no :gli elementi utili 
per decidere, se ci sono , si possono 
raccogliere e valutare in breve tempo; poi 
diventa solo strazio. 
6) Organizzazione del recupero, scarico delle 
barche, vestizione: dovremmo tutti impegnarci 
per sincronizzare i tempi, perlomeno 
cominciando tali operazioni circa nello stesso 
momento; non è ammissibile che mentre una 
parte del gruppo è pronta a salire in canoa ci
sia qualcuno che deve ancora cambiarsi o 
che non sa su quale macchina (di quelle che 
sono già scese) bisognava mettere la roba 
asciutta. 
7) Ulteriore valutazione del grado di
difficoltà fatta al momento in cui si entra in 
canoa: è assolutamente inutile e 
deleteria; la situazione non può che 
essere la stessa di prima dell’imbarco: per 
vedere qualcosa di nuovo bisogna avere 
fatto almeno qualche metro in barca! 

 Velocità di discesa: ho sempre sentito 
criticare e definire maleducato e asociale 
chi va avanti senza aspettare gli altri; 
personalmente sono pienamente 
d’accordo su queste critiche purchè si 
trasferiscano pari pari a chi si attarda 
troppo senza validi motivi. Quando si è 
cominciata una discesa in compagnia , il 
non vedere arrivare una parte dei 
compagni è sempre motivo di 
preoccupazione e costringe a soste 
prolungate con raffreddamento dei 
muscoli e di tutto il corpo e talvolta a 
risalite a piedi sulle sponde non sempre 
agevoli e qualche volta pericolose. Tutto 
questo magari per scoprire che gli “amici” 
si erano fermati a fumarsi una sigaretta o 
a guardare il paesaggio o a ispezionare 
un passaggio che non ne aveva nessun 
bisogno o che comunque si aveva 
concordato di fare a vista. 
9) Ispezione dei passaggi (e relativa 
decisione). Punto critico per la tempistica 
delle discese, questa operazione può 
richiedere un tempo molto variabile in 
base alle caratteristiche del passaggio: 
difficoltà, lunghezza, accessibilità , 
visibilità. Ma una volta valutato tutto 
questo e magari dopo che si è visto 
discenderlo perchè uno o due del gruppo 
hanno deciso di farlo, si hanno tutti gli 
elementi per decidere cosa fare senza 
rimanere una altra mezzora col naso 
sopra il passaggio e poi far aspettare tutti 
mentre si risale a prendere la canoa per 
fare il passaggio o per trasbordarlo. 
10) Sicure.Sono senz’altro fondamentali in 
alcuni punti (mentre per altri è molto più 
utile avere dei compagni in acqua in 
canoa), però non devono diventare 
motivo di logoranti soste infinite. Due 
suggerimenti: 1) se si scende dalla canoa 
per guardare il passaggio, portarsi già la 
corda comporta risparmio di tempo e 
fatica; 2) dopo il passaggio, il primo 
canoista sta in acqua perché può essere 
utile ma già dal secondo , bisogna 
scendere a dare il cambio a chi fa sicura. 
11) Bagni. Sono purtroppo il pane quotidiano 
(quasi) dei canoisti. Di solito non hanno nulla 
di drammatico e non comportano soste
eccessive se c’è un po’ di dinamismo del 
bagnante e collaborazione dei compagni. 
Quello che intendo dire è di evitare situazioni 
tipo: bagnante fermo su una secca in mezzo 
al fiume che discute con un canoista sul 
perché e percome del bagno, pagaia fermata 
100mt. a valle sulla riva destra, canoa altri 
100mt più giù sulla sponda sinistra e gli altri 
canoisti sparsi in varie morte fermi ad 
attendere gli eventi. Tempo stimato per 
ripartire da una situazione del genere: almeno 
mezzora; tempo sperimentato di persona : 
anche un’ora. 
12) Soste per giocare o per svuotare la barca. E’ 
utile sincronizzarle ma indispensabile 
informarne il resto del gruppo. Aspettare a 
svuotare in occasione di soste per giocare o 
per le ispezioni o trasbordi, mi sembra il 
minimo di collaborazione richiesta. 
Mi sembra di aver scritto abbastanza e spero di 
approfondire l’argomento sentendo i vostri pareri , 
magari per completare questo breve 
“memorandum”. 
Voglio solo ancora ribadire che il fatto di non 
sprecare tempo inutile è prima di tutto un fattore 
di sicurezza: senza tirare in ballo eventi più 
gravi, basta pensare a come anche un banale 
inconveniente può diventare un grosso problema 
se le ore di luce che abbiamo a disposizione non 
sono sufficienti per uscire dal fiume. 
E poi se non si perde tempo ci può sempre stare 
un’altra discesa! 
Aldo