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Marco Lipizer:
--- Citazione da: maurizio bernasconi - Gennaio 17, 2015, 11:16:03 am --- Io non firmo. Evidentemente la falesia si offre a un accesso di massa e dove arriva la massa la libertà è già finita. Tenerla fuori di 60 metri può essere accettabile e corretto per non stressare la striscia di contatto tra mare e terra che avrà immagino delle peculiarità naturalistiche meritevoli di non essere rovinate. La limitazione non riguarda specificamente i canoisti ma ogni natante o nuotante, il passaggio dei quali, anche senza motori, è spesso rumoroso, infantile e predatorio. Questa pretesa di potersi strusciare con ogni anfratto naturale non ha nulla che vedere con il sacrosanto diritto di camminare, pedalare o pagaiare sulle montagne, lungo i fiumi e le forre in ogni momento dell'anno. Diamoci dei limiti ragionevoli; non tanto al singolo che deve potersi avventurare dove vuole, ma a tutti noi, quando ci trasformiamo in massa. Nella petizione si legge: ...perché il tratto a mare delle Falesie di Duino viene “navigato, ammirato, respirato, fotografato e nuotato”. Questo insopportabile e scorretto uso transitivo dei verbi rivela una mentalità consumistica e arrogante. Esistono ancora dei luoghi, disprezzati da tutti, nei quali potremmo trovare un incontro individuale ravvicinato con la Natura. Non mi sembra il caso di mobilitarci per garantire il diritto alla massa di trascinare con sé il proprio rumore ovunque. Chi non capisce la differenza... boh, che può fare? Non so.
--- Termina citazione ---
Scusa Maurizio, ma hai presente di cosa stai parlando? Conosci il posto, ci hai mai pagaiato?!
Qua si tratta di opporsi ad un regolamento ottuso e discriminatorio.
Su 20 km di costiera triestina, già 900 metri sono interdetti per il parco marina di Miramare, dove le canoe non possono passare a meno di 200 metri, mentre i sub paganti possono andare in mezzo ai pesci. Ora ci sarebbero un'altra area interdetta di 2 km di lunghezza. Ma se nella prima bozza si parlava di una fascia di 60 metri, il regolamento appena uscito senza contraddittorio prevederebbe una limitazione fino a 500 metri!
Regolamento discriminatorio, dicevo, perché a piedi sarebbe possibile transitare sul ciglione, gli scalatori potrebbero continuare ad usare là palestra di roccia, mentre a quelle poche decine di kayakkers (e a poche unità di nuotatori) si vieterebbe di poter godere di una dei più belli e selvaggi tratti di tutta la costiera (potremmo accontentarci però della suggestiva visuale del nuovo complesso turistico residenziale di Portopiccolo dall'altro lato della baia di Sistiana).
Quindi la mia opposizione riguarda sia aspetti di sicurezza, per la pericolosità di dover passare tanto al largo della costa (in un tratto molto esposto alle mareggiate e dove una volta ho trovato rifugio dopo aver naufragato con un k2 olimpico), sia la mia facoltà di poter godere della natura senza arrecarvi danno, come le altre persone possono fare a piedi, con la bici, a cavallo,...
Ringrazio Marco Ferrario per avere messo in luce questa petizione dei pagaiatori triestini e prego chi lo ritenesse giusto di sostenerla.
Marco Lipizer
maurizio bernasconi:
Mai visto il posto neanche da lontano. Non immaginavo che fosse percorribile via terra. Le informazioni che tu fornisci permettono di capire meglio il problema e trarre conclusioni magari opposte alla mia. Comunque stiamo parlando di 60 metri, un tiro di fionda. Poco più della distanza media che comunque terrebbe un kayak in condizioni normali, a parte il dispiacere di rinunciare al contropelo agli scogli, sacrificio che farebbe soffrire anche me lo ammetto. Al contrario, 60 metri sarebbe distanza abbastanza selettiva per i fruitori estivi a bordo di materassino pneumatico che, immagino (non conoscendo i luoghi), passeranno le ore a mollo rompendo le palle ai cormorani e alle cozze e soprattutto, disincentivante per i sub con maschera e fucile. Ma forse ho in mente altri luoghi, e quello che ho scritto non fa al caso. Il fatto che poco lontano siano presenti colate di cemento non giustifica da solo la licenza di disturbare la fauna. Come, per esempio, la distruzione della foresta coi Pigmei dentro, non ci autorizzerebbe a parcheggiare il suv sulle aiuole davanti alla stazione. Il mio ragionamento, che probabilmente non si adatta al contesto, contiene però un punto di vista critico verso l'edonismo degli europei privilegiati i quali, per lo più esploratori della domenica, mentre si stermina l'ultimo Pigmeo, insisto sui Pigmei giusto perché non ne parla nessuno, ma gli esempi sarebbero fin troppi, dicevo..., sono pronti a lanciare crociate per difendere la sacra e libera espletazione dei loro passatempi. Anche nel porto di Gaza esistono limitazioni alla pratica del canoismo... ma qui mi fermo perché sto uscendo proprio dal tema. Tengo duro invece sul principio che i verbi intransitivi non possono essere piegati in quel modo atroce. Se devo per forza scegliere tra dar fastidio ai canoisti o alle cozze, preferisco comunque disturbare i primi perché in effetti ho constatato che rompere i coglioni alle cozze è praticamente impossibile.
kozan:
Io ho firmato.
Lorenzo Molinari:
Condivido totalmente i dubbi e le argomentazioni in proposito di Maurizio Bernasconi. Anche io non firmo e invito a non firmare. Queste oasi selvagge e incontaminate (zone A) andrebbero ampliate e sarebbe errato permettere l'accesso a canoisti e nuotatori. Primo perché appartenere a queste categorie non significa essere rispettosi della natura, capita di vedere canoisti che lasciano traccia del loro passaggio inquinando; comunque il loro passaggio può disturbare specie animali, impedendone il loro insediamento e sviluppo (foca monaca e non solo); secondo un luogo aperto in quel senso potrebbe diventare metà turistica di massa sia per singoli canoisti sia per tour operator specializzati, facendo venir meno lo scopo con cui queste aree vengono protette in modo così restrittivo. Paradossalmente pensate all'impatto delle decine di migliaia di canoisti che scendono lungo le gole dell'Ardeche. Ciò potrebbe accadere in qualunque area protette di interesse naturalistico se fosse aperta anche ai soli canoisti. Il problema non riguarda la specifica falesia sul mare ma un principio errato che a quel punto potrebbe essere esteso ad altre aree.
Lorenzo Molinari:
Un vero ambientalista non direbbe che i canoisti possano pagaire liberamente sotto riva, perché sulla falesia possono arrampicare rocciatori e sopra la falesia possono circolare a piedi e in bicicletta, ma piuttosto lotterebbe perché venga vietato l'alpinismo e l'accesso al ciglio della falesia! La motivazione che altri possono accedere alla zona mi pare sia opportunistica, alemno dal mio punto di vista e senza offesa a nessuno.
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