Approfitto dell'argomento accennato nel precedente topic,
per porre la domanda: quanti di noi, sfidando il buon senso si sono cimentati in uscite in solitaria? E in caso affermativo a quali regole si sono attenuti?
La presente non vuole essere sicuramente un incitamento a pratiche di questo tipo, i rischi connessi alla discesa di un fiume senza il supporto di terzi sono noti a tutti, ma sarebbe interessante capire se siamo tutti dei "bravi ragazzi", rispettosi delle regole o se talvolta, per le piu' svariate ragioni, abbiamo deciso di osare..
Personalmente ammettere di avere "peccato" una volta e sino ad ora di non averlo mai confessato
... ma i tempi sono maturi per espiare le proprie pene... hehe..
E' successo parecchi anni fa e il luogo del peccato era il tratto facile della Stura di Lanzo: dal campeggio sino al ponte di Villanova, 5km in tutto, e con un livello medio-basso.
Mi sono avventurato sul tratto di fiume che ben conoscevo a fronte della richiesta di un gestore di un canoa-club locale, il quale, dopo avere tenuto dei corsi base a dei ragazzini desiderava fargli percorrere quel tratto di fiume, come premio all’impegno messo nel seguire i corsi.
Voleva assicurarsi che non ci fossero problemi di sorta lungo il tracciato in modo tale da poter affrontare la discesa senza troppi patemi d’animo. Intendimento encomiabile che dava idea del senso di responsabilità con cui affrontava le cose..
Preso dalla "sindrome del boy-scout" e dato che non c'era nessuna vecchietta da traghettare dall'altra sponda mi sono offerto volontario per l'impresa a condizione che almeno mi venisse a prendere a fine del percorso... Grande stretta di mano, pacca sulle spalle, ringraziamento per il supporto dato ed eccomi pronto ad affrontare il fiume motivato come se fossi impegnato a salvare il mondo...
Entrai in acqua, non senza qualche patema d’animo ben conscio che era la classica cosa da non fare, ma nel contempo stimolato dal vivere una esperienza unica nel suo genere. Due sentimenti contrapposti si affacciarono alla mia mente: il primo era la voglia affrontare la discesa da una prospettiva completamente nuova per capire sino a che punto fossi autonomo nelle mie scelte o se fossi semplicemente abituato a seguire il branco. Il secondo era una certa qual apprensione.
Le prime pagaiate non furono una gioia ma la silenziosa esternazione di un conflitto interiore, che neppure gli schizzi dell’acqua, i riverberi dei raggi di sole sulla superficie del fiume, il dolce suono della corrente riuscivano a distoglierti dalla serie di pensieri negativi, poi fortunatamente, l’ambiente ebbe la meglio su tutto. Non avrebbe avuto senso continuare se tali sensazioni fossero perdurate ancora..
Non essendo un tratto di fiume impegnativo potevo permettermi il lusso di osservare con calma le sponde, la vegetazione, gli uccelli in volo o posati sulla riva, le ombre e i riflessi argentei di qualche pesce che furtivamente mi attraversava la via, per poi concentrarmi sulle serie di onde lunghe e profonde di qualche tratto rettilineo dove l’alveo si restringeva e l’acqua si incanalava prendendo maggiore velocità, qualche masso da evitare senza alcun problema, qualche tratto un po’ più impegnativo al quale seguiva l’ennesimo laghetto.
Impiegai più tempo del normale a percorrere il tratto di fiume, ma era un’occasione unica quella di poter liberamente disporre del tempo per seguire i ritmi del momento, fermandomi e sbarcando sulla riva per riposarmi o semplicemente per contemplare l’ambiente e vivere pienamente il fiume, i suoi ritmi e umori.
Devo ammettere di essere sceso dalla canoa in uno stato di estasi, gratificato dal fatto che avevo vinto parte delle mie paure e non mi sentivo più la classica pecora abituata a seguire passivamente il capobranco. Per una volta avevo scelto completamente il mio percorso, pagando talvolta i piccoli errori di valutazione/lettura della corrente, nulla che non fosse facilmente rimediabile da quel poco di tecnica della quale ero in possesso mi permettesse di fare.
Tirai a riva l’imbarcazione e attesi pazientemente la comparsa della persona che mi aveva richiesto il favore, ma il tempo passava e di costui nessuna traccia… e ai tempi gli unici cellulari in circolazione erano quelli delle Forze dell’Ordine e non lavoravano su frequenze a me gradite…
Rischiavo di diventare parte dell’ambiente acquatico, per cui cercai un posto sicuro dove lasciare il kayak e l’attrezzatura più ingombrante, poi arrivai sulla strada e fortunatamente riuscii a trovare un paio di passaggi che mi consentirono di tornare alla macchina. Del tipo, naturalmente, nessuna traccia… tutto chiuso e nemmeno nessun messaggio che giustificasse in qualche modo la sua sparizione..
Ebbi la strana sensazione di essere stato preso “leggermente” in giro e sul momento gli avrei torto volentieri il collo lo avessi avuto tra le mani, il fellone era sparito, dissolto nel nulla, pensai quasi di essere impazzito ed essermi immaginato tutto...
Qualche giorno dopo tornai sul luogo del delitto e lo trovai impegnato a fare un po’ di manutenzione al locale ed ai kayak. Mostrò un certo imbarazzo nel vedermi e nel giustificare il mio prematuro abbandono sulla sponda del fiume, feci le mie rimostranze sul suo comportamento anche se in cuor mio in fondo ero contento di quello che avevo fatto, finale a parte e naturalmente non mi prestai per altre “mission impossible”..
Di quella strana e unica esperienza mi è rimasto un buon ricordo, anche se, come anzidetto, inizialmente era stato un viaggio nelle paure interiori, poi fiume portò la mente a resettarsi e concentrarsi sulle sensazioni del momento, a vivere l’esperienza attimo per attimo. Provai un certo rammarico ad essere giunto alla fine del tratto previsto e nel contempo la gioia di aver vinto una piccola battaglia personale, non contro il fiume, ovviamente, ma contro me stesso. Era un’esperienza da fare, almeno entro quei termini.
Negli anni successivi i miei interessi si orientarono prevalentemente sull’ambiente alpino e sulla sua fauna. La progressiva conoscenza dell’ambiente, mi portò a effettuare molte altre uscite in solitaria, ma in contesti completamente diversi, ma posso affermare che le emozioni non furono molto diverse da quelle provate in quell’unica, facile discesa di un tratto di fiume.