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Vittorio Pongolini

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Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* il: Febbraio 15, 2012, 08:49:52 pm *
* Ultima modifica: Febbraio 15, 2012, 08:51:43 pm da Vittorio Pongolini *
Ciao ragazzi.

c'è un'altro aspetto che devo riferire da un po' di anni, di cui vorrei proprio se ne parlasse.
Riguarda le differenze di approccio col rischio delle diverse discipline deglli sport di pagaia.
Premetto che penso proprio di essere un soggetto adatto, se non il soggetto più adatto ad affrontare questo argomento perchè vado in canoa fluviale da 42 anni e pagaio kayak "sul" mare da 41 (in canadese vado da 31 anni, ma questa non c'entra ora e spero di poterla usare ancora nonostante il mio "ginocchio scassato" [mi sento un capo indiano, chiamatemi pure "wrecked knee", ma non divaghiamo...]).
Detto questo, io vi voglio dire che quando prendo il kayak da mare e pagaio con i miei amici marini e lacustri, nei confronti dell'approccio col rischio e dell'avventura mi sento enormemente più "scafato" di tutti loro. Ma proprio di tutti, tutti! Anche di quelli che si sono fatti vacanze estive in kayak per giorni e che hanno trovato mari di tutti i tipi. Non mi fa paura un bel fico secco di niente in mare, anche quando c'è un bel forza 6 me ne frego completamente e, anzi, una volta uscito da riva, mi diverto come un matto (forse l'unico momento di timore che provo ce l'ho quando vedo esplodere i marosi sugli scogli e quando il vento mi strappa la pagaia di mano impedendomi di avanzare). Altre volte li vedo pensierosi e tremebondi e cerco quindi di contenere la mia indifferenza alla forza della natura e del mare per non sembrare troppo superiore al rischio ed a loro. Ed è la stessa sensazione che molti amici canoisti fluviali, che hanno un background di lustri di canoa d'acqua dolce,  percepiscono subito quando vanno in kayak da mare.
Si badi bene e sgombriamo il campo da equivoci: non voglio dire che, per questo, disdegno di usare salvagente, pagaia di scorta, cordino stringipagaia, dotazioni di sicurezza, muta etc.. e nemmeno le snobbo per eccesso di fiducia in mare. Semplicemente succede che tutti gli anni che ho passato sui fiumi e torrenti mi hanno dato una tempra, un approccio con il rischio molto più diretto ed elevato e che la percezione della mia "soglia di rischio" è nettamente più alta rispetto ai kayaker  che hanno una estrazione marina univoca.
Ecco, questo è solo un inizio. Ho pareccho altro da rilanciare e da precisare su questo argomento - ad esempio di ciò che mi ha dato in più il kayak da mare rispetto alla canoa fluviale e in quali condizioni mi sento più a mio agio e superiore nei confronti dei canoisti fluviali - ma aspetto le vostre considerazioni sull'argomento.
Vittorio Pongolini - Canoa Club Milano

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altergg

Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #1 il: Febbraio 16, 2012, 11:01:33 am *
Sono daccordo anch'io che l'esperienza fluviale migliori la capacità nell'affrontare i rischi del mare.
I motivi penso siano diversi. Uno è che il kayaker di fiume è più abituato al rischio, i rischi dei fiumi sono maggiori dei rischi del mare (basta anche solo contare gli infortuni). Due che il kayaker di fiume è abituato alle difficoltà delle rapide ed ha un controllo migliore del mezzo. Ad es. usa normalmente appoggio, eskimo (anche se è vero che l'onda del fiume è ben diversa..). Insomma il kayaker fluviale è mediamente più abituato al rischio e tecnicamente più completo.

Io credo però che, in fatto di rischio, la principale capacità che deve avere un kayak marino, più che la capacità di saper affrontare le difficoltà, è quella di saperle evitare (perchè ci sono delle difficoltà che nemmeno Gesù supera e come detto altre volte, per definizione chi non le supera non discute sui forum). E qui è fondamentale l'esperienza in mare: sostanzialmente bisogna essere bravi ad intuire quando è il caso di togliersi dai maronas.. per salvarseli i maronas.. ;D

Quindi valutare lo sviluppo delle condizioni meteo, valutare le condizioni di vento e onda in rapporto alle caratteristiche della costa, essere in grado di approdare su una scogliera, essere in grado di rimanere bloccato senza problemi per giorni in una spiaggia dalla quale a piedi non si esce, ecc.

Secondo me il rischio nel mare, ha poco senso. Non è un fiume che per poterlo scendere necessariamente magari devi passare da una gola con un passaggio ad alta difficoltà. NOn è una parete che per salirla oppone necessariamente un passaggio al limite. E' semplicemente che stai sbagliando il momento! A meno che stai magari facendo una traversata di decine di km o una spedizione che non ti consentono di evitare il maltempo. Solo in questi casi per me ha senso affrontare i rischi del mare.

nikemerlino

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #2 il: Febbraio 16, 2012, 09:16:53 pm *
Non c'è dubbio sulla maggiore preparazione tecnica dei fluviali in progressioni, rotazioni e appoggi.
In fiume non è così necessario sapere da dove viene il vento e che evoluzione può avere, in mare è necessario.
Si tratta di un altra preparazione non meno impegnativa.

In fiume ci sono le gole assolute, in mare ci potrebbe essere un unico sbarco possibile magari con la barca pesante 70 chili con una singola onda alta 3 metri che si abbatte con tutta la violenza possibile. Non vedo tante differenze.

In conclusione mi sento di condividere lo scritto di Vittorio ma credo che un po' di paura prima o poi capita di averla...Io ne ho avuta più in fiume che in mare ma questo non vuol dire niente,
claudio

mariograziani

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #3 il: Febbraio 16, 2012, 10:15:28 pm *
Ciao,
Io d'altra parte non sono d'accordo con Vittorio.
Personalmente conosco kayakers marini (surfskiers per essere precisi) che sono abituati a pagaiare in estreme condizioni. Questi cercano condizioni di mare estreme nell'Atlantico meridionale apposta per divertirsi al massimo
Sono sicuro che anche Vittorio sarebbe un po 'preoccupato in queste condizioni.
Ho conosciuto canoisti fluviali Europei esperti che non credevono in che condizioni questi surfskier vanno fuori.
E questi surfskier non sono super atleti ma persone normali che lo fanno per divertirsi.
Credo che tutto dipende da le condizioni e il mare a quale uno e abituato
Si, credo che un canoista fluviale avrebbe delle tecniche che darebbero aiuto e grinta in mare ma non credo che si puo generalmente fare pressuposti di questo tipo.
Potrei anche dire che questi surfskier o kayaker da mare avrebbero un miglior approccio col rischio che un canoista fluviale in che sanno sfruttare le onde e il vento al massimo. Varebbe la pena cercare dei video su U Tube di surfski di salvataggio in Australia e Sud Africa e forse anche dei video su i downwind per dare l'idea
Mario

Marco Alberti

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stefano caprile CCN

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #5 il: Febbraio 17, 2012, 04:22:19 pm *
La prima volta che ho portato il mio Taifun Slalom al mare in Croazia, ho provato ad uscire in mare con la bora. Mi dicevo: per quanto il mare sia agitato, non sarà mai come una rapida in torrente.
Ed ho imparato una lezione importante: mai sottovalutare il mare. Le difficoltà che trovi sono di natura totalmente diversa e non meno pericolose. La bora sulle pale della pagaia e gli scogli appuntiti a poca distanza, incutevano molto più timore delle rapide del Sermenza, e le conseguenze di un bagno sarebbero state di gram lunga più catastrofiche.
Una esperienza che mi è stata molto utile qundo poi, a distanza di molti anni, ho deciso di circumnavigare con famiglia e bagagli diverse isole in Croazia. Ho imparato a rispettare il mare, a capirne le problematiche, e quindi ad informarmi sulle condizioni meteo e sulla distanza tra gli approdi, che quando viaggi con 50 Kg di bagagli e tutta la famiglia al seguito, bambini compresi, può fare la differenza tra la vacanza e la tragedia.
Quindi, secondo me, non è che noi fluviali possiamo affrontare il mare pensando che sia una passeggiata solo perchè sappiamo fare l'eskimo e gli appoggi. Se non impari a leggere le carte nautiche ed a interpretare correttamente i bollettini meteo, beh ...... meglio Mollia senza sicura, rischi di meno.
Ciao!
Ste
Stefano CCN

Gengis

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #6 il: Febbraio 18, 2012, 06:01:11 pm *
Sicuramente chi già possiede una buona esperienza  fluviale  può avere qualche vantaggio in più, solo e se avrà anche una adeguata preparazione per il mare,  che oggi grazie alle tante Scuole di Kayak da Mare , avantaggia chi decide  di praticare questa disciplina meravigliosa .
Diverso è il caso di chi come il sottoscritto ,incominciando ad andare per mare con kayak smontabili , o con kayak fluviali  solo perché sul mercato Italiano negli anni 70  non si trovava in K.mer  , errore su errore ha imparato , per fortuna senza pagarlo troppo caro .
Ma quelli erano anni , pardon avevamo pochi anni , eravamo giovani e le sfide  erano il pane quotidiano , sono stato sicuramente fortunato  , anche se un certo sesto senso lo ho sempre avuto .Oggi mi manca il tempo , ma quello che posso consigliare grazie alle esperienze maturate , è di trovare sempre prima il tempo per un CORSO scegliendo tra le varie discipline , Fluviale o Marina  , ma sempre una Scuola qualificata dai suoi Formatori  e dalla sua attrezzatura .
Come giustamente dice sempre il caro Amico Ettore ,Occhio all'onda , che in questo caso suona ......la vita è una sola teniamola d'acconto , non rischiamo stupidamente , siamo o non siamo del genere Sapiens Canoensis .
Un saluto a Tutti da quel Khan del Gengis

francesca gastaldi

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #7 il: Marzo 13, 2012, 12:24:26 pm *
Ciao Vittorio, ciao a tutti. Non sono d'accordo sul modo di approcciare il discorso. Non metto in dubbio che tra le persone che vanno in kayak c'è chi ha una tecnica superba e chi no. Ma questo accade sul fiume come sul mare. Poi saper andare in kayak non significa solo avere la tecnica. Significa anche avere esperienza e conoscenza di molti altri elementi. Soprattutto in mare. Poi, ancora, bisogna distinguere se uno va in mare per surfare o uno va in mare per navigare. Sono due cose ben distinte. Due sport diversi. Un marino deve saper vedere lontano, molto lontano. Un fluviale deve saper vedere veloce, molto veloce. Penso che sia un punto di partenza essenziale questo per capire la differenza che si riflette inevitabilmente anche sull'approccio che verso la tecnica e il kayk in generale. Nel primo caso sfrutti le correnti che ti portano. Lì devi saper esattamente come infilare la pala in acqua in uno spazio ben definito, barca corta e leggera la giri in una frazione di secondo e hai il risultato voluto all'istante. Nel secondo questo non serve perchè hai una barca lunga più di cinque metri che magari è carica di roba da camping nautico e non la sposti con una zampata di pala ma con una serie di movimenti lunghie  continui che non devono tagliarti il fiato perchè se nò hai perso!!!. Inoltre sei spesso portato a dover dominare condizioni avverse per lunghe ore e non c'è corrente da sfruttare. Sei in uno spazio infinito dalle distanze spesso indecifrabili perchè non sempre puoi sbarcare dove hai previsto e nei tempi che hai previsto. La barca và avanti sempre e solo grazie alla tua propulsione anche se sei sfinito, anche contro vento e contro mare. Lì non ha importanza infilare la pala perfettamente, lì ha importanza impostare un movimento complessivo del corpo che ti permetta di spendere meno energie possibili e di resistere più a lungo possibile, se è il caso anche oltre quello che è nelle tua capacità e possibilità. La perfezione della tecnica è inutile perchè le intemperie e la stanchezza spesso non ti concedono di metterla in pratica sempre. Inutile quindi fare di una certa tecnica la propria bibbia.  E allora? Che fai preghi? No, allora sviluppi una tecnica consona a quello che il mare ti chiede. Impari a risalire sul kayak in tanti modi diversi che un fluviale non conosce. Allora entrano in gioco tante variabili personali che solo chi ha vissuto certi momenti conosce.  Non sò chi conosci tu, ma ci sono molti canoisti marini che vanno in mare assai bene e con coraggio da leoni. Perciò mi dispiace molto che tu ne parli in questo modo. Conosco la rivalità tra fluviali e marini e sinceramente la maggior parte delle volte mi sembrano gratuite e sterili questi discussioni. C'è anche chi và meno beno e chi non và e non impara mai. Ma credo che ciò accada anche sul fiume. Se vai per surfare in mare stai sempre sullo stesso spot e hai sempre la costa a portata di mano. Qualunque cosa succede: freddo, fame, infortunio ecc... sei a terra! Se vai per navigare potresti trovarti a dover andare avanti, con tutte e condizioni a qualunque costo.  Barca lunga, carica, distanze che possono diventare indefinite, affaticamento estremo, perchè magari pagai da ore controvento, con mare grosso e non hai possibilità di sbarco. In queste situazioni, ti sembrerà paradossale,  và avanti chi ha la testa e non chi ha la tecnica. Certo la tecnica è propedeutica ma non basta. Ti permette di avere più sicurezza e ti permette di arrivare allo stremo più tardi di un altro che non ce l'ha, ma non basta. Potrebbero esserci situazioni in cui saper fare un eskimo non serve perchè la barca e carica anche in coperta ( e anche qui ci sono filosofie svariate... ma non è questa la sede!) e non la gireresti, tu potresti essere fuori dalla barca e devi saper risalire, svuotare e ripartire tutto dall'acqua alta. Insomma le cose da considerare sono molte e non si può giudicare in modo superficiale. Un marino magari non farà eskimi a gogo come un fluviale,  ma deve saper risalire in barca in altri dieci modi diversi perchè se poco poco stappi perdi tenda dove dormi, cibo che mangi, vestiti che ti riscaldano. Perdi!  Questo per dare un idea sulle differenze di base..... Poi insisto, con quali marini esci tu? Conosco gente che non ha paura di niente.
francy
Francesca Gastaldi

Marco z

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #8 il: Marzo 13, 2012, 10:54:41 pm *
Ho fatto un sacco di fiumi , ho perso 2 amici di quelli che stavano sempre davanti , forse un giorno  a forza di amare l'acqua  farò qualche cavolata pure io .... sperem de no  ;D

Il mare è mare e il fiume è fiume
Entrambi inarrestabili e da rispettare con tanta umiltà.
Tutto il resto sono fisime mentali IMHO

Guardatevi questo e rilassatevi , qui non c'è spazio per gli umani ma solo per chi ama davvero il mare e i fiumi
peccato per la pubblicità iniziale

http://www.youtube.com/watch?v=m2LeNBY_5gk

Buona navigazione e ocio !  ;D

Antonello Pontecorvo

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #9 il: Marzo 14, 2012, 02:40:01 pm *
Hola ragazzi,
a mio avviso la rivalità fluviali-marini, anche riguardo la valutazione del rischio, è un po' manichea; sarebbe bello definirsi kayaker e basta e prestare, sempre e comunque, la dovuta attenzione e rispetto verso l'ambiente dove si sceglie, di volta in volta, di pagaiare.

Al Raduno marino di Punta Campanella, al quale partecipano spesso molti fluviali - Toio compreso - si sono avute molte occasioni per valutare che costa a picco per kilometri, esposizione a correnti e venti, sbarchi in giardini di roccia o, peggio, in insenature calcaree sono elementi di rischio oggettivo che vanno valutati ed affrontati con le giuste tecniche e l'opportuna preparazione.

Se poi ci riferiamo all'accompagnamento, vi assicuro che come Guida di pagaia di professione, affronto con altrettanto impegno e prevenzione sia l'escursione fluviale che quella marina, durante la quale so di non poter sempre avere lo sbarco pronto, così come in gole fluviali dove non mi sognerei neanche di accompagnare dei turisti in una "passeggiata" fluviale. In accompagnamento ho avuto, forse, percezioni di rischio maggiori in mare che in fiume, in cui, solitamente, anche l'accompagnato ha una predisposizione diversa.

Sono, tra l'altro, convinto che le tecniche base, non solo "di pagaiata" ma anche di sicurezza, conduzione e gestione del gruppo, sono comuni ai due ambienti; è ovvio che poi ci sia bisogno di prepararsi anche a specifiche tecniche e situazioni.

E allora: buona linea (marina, fluviale, lacustre...in vasca!) a tutti!
So long
Antonello

Frederik Beccaro

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #10 il: Marzo 15, 2012, 12:28:04 pm *
 


Ciao Toio,

condivido pienamente le tue sensazioni su quanto si può sentire a suo agio un canoista fluviale rispetto ad uno marino con qualche ma e qualche se

Fino a che parliamo di navigazione sottocosta in gruppo, credo che un canoista fluviale possa trovarsi meno in difficoltà rispetto ad uno marino.
Quando parliamo di attraversate in solitaria credo esca fuori l'esperienza del canoista marino.

Ho un caro amico canoista fluviale che nel tentare di andare in Corsica da solo, ha fallito l'impresa rischiando la pelle. Se mi legge magari avrà voglia di raccontare la sua esperienza


Vittorio Pongolini

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #11 il: Marzo 15, 2012, 07:34:27 pm *
Benissimo ragazzi e ragazze!

Ora ci sono un po' di sensazioni da parte di tutti.

Premettiamo un aspetto che forse non è emerso: non c'è nessuna rivalità tra fluviali e marini! Sono due meravigliosi aspetti dello sport della pagaia, due approcci diversi e due filosofie sportive affini ma in parte diverse.
Io le adoro tutt'e due.
Cara Francesca, mi sei piaciuta tanto tanto nella tua risposta e condivido moltissimo di quello che dici. E' verità quello che riporti. E lo riassumerei con le risposte di tutti gli altri e cioè che dipende da quello che affronti in KdM.
Io ne ho fatte parecchie di uscite in mare e con gente tosta: ho pagaiato con la "crema del kayak da mare" in Italia. Diversi istruttori di Sottocosta (io non sono socio di Sottocosta solo perchè sono fedele al mio club di canoa, il CCM e perchè mi basta) ed ho fatto di tutto e di più. Ho fatto il tour dell'Elba in 24 h nel 2006 ma mi sono fermato a 39 miglia (72 km) perchè i marini univoci sono stati più resistenti di me, e se ne sono fatte 50 di miglia (93 km),  che sono fluviale e marino. Ho insegnato KdM per 4 mesi in un villaggio turistico in Sardegna quando Gorbaciov fu deposto (estate '91). Ho pagaiato nel mar di Tasmania e per 8 ore non ho incontrato Paul Caffyn (quanto m'è spiaciuto!). Ho pagaiato nell'Atlantico (Bretagna), e in tutti i mari italiani. Potrei andare avanti e parlarti anche dell' allenamento spettacoloso che avevo alla fine dei 4 mesi di villaggio turistico grazie al KdM  ma basta così.
Io non so se tu sei stata anche sul fiume.  Da come parli non mi sembra. Ti assicuro, ma proprio te lo assicuro con la massima scioltezza e simpatia, che riguardo all'approccio col rischio il fiume è un'altra cosa. Quell'acqua che scorre veloce sotto la chiglia della barca ti dà una prontezza, una capacità di reazione, una immediatezza alle sollecitazioni ambientali che non si hanno col KdM, anche nelle .
Guarda come volano gli uccelli tra gli ostacoli in una giornata di vento forza 8: devono fare degli esercizi di volo spaventosi e se non ce la fanno si schiantano: hanno un approccio col rischio molto affinato. Guarda come nuotano i salmoni quando risallgono i fiumi: devono fare degli sforzi davvero superlativi e, dopo la ovodeposizione, muoiono per la fatica e in mare, dove vivono la maggior parte della loro vita, campano benissimo e a lungo.
Il KdMè fantastico per tutto quello che hai detto tu, che è giustissimo. Non voglio ripetere quanto tu hai detto. E aggiungo che il praticarlo mi ha innalzato rispetto ai fluviali soprattutto nei confronti dell'approccio mentale con la fatica e la durata. Ci sono dei fluviali che sono incapaci di resistere a distanze che un marino se le mangia a colazione! E non parlo di decine di km (o miglia, che è più adatto), ma parlo di unità di miglia. E i miei amici marini lo sanno e cercano di trovarmi impreparato su questo, ma io sono tanto marino quanto fluviale (e quanto canadesista) e li sorprendo sempre...
C'è un posto, dove ho pagaiato dodici anni fa col KdM, a Vannes,  in Bretagna che si chiama Port Navalo, ed è l'uscita del Golfe de Morbihan. Quando si abbassa la marea, sembra un fiume in piena (meglio provare con la marea che si alza dall'oceano aperto, se no rischi di dover fare il numero della guardia costiera francese...) ! Mi mettevo letteralmente in morta dietro gli scogli con la mia barca da più di 5 m ed effettuavo le stesse identiche manovre che  si fanno sul fiume. Ero solo e ringraziavo davvero di saper perfettamente come fare traghetti, grazie all'esperienza fluviale. E un'altra volta, invece, all' estuario del Douro, a Oporto, mi sono beccato la bassa marea dell'oceano mentre uscivo dal fiume. Lì ero col kayak fluviale e non ti dico la fatica che abbiamo dovuto fare per arrivare in morta dietro il molo: forse io e Lilli, quel giorno del '97, abbiamo fatto una risalita ed  un traghetto di mezzo km! Quella volta invece rimpiansi di non avere un KdM.
Allora, per concludere come ho iniziato, dico che, se dovessi rispecchiare la sensazione di rivalità di appartenenza di cui parli che si instaura tra le categorie di amanti della pagaia, essendo io kayaker marino e kayakista fluviale (e canadesista fluviale) dovrei essere uno psicotico pervaso da malesseri  interiori atroci per la mancata sensazione di appartenenza ad un gruppo specifico. Invece sono esattamente l'opposto perchè so prendere il meglio da ogni disciplina. Ed anzi, perchè non fare come me un po' tutti? Come dice Antonello, siamo tutti kayaker, marini o fluviali che siano (anzi,  amplio ancora l'insieme, siamo tutti paddler, cacciandoci così dentro anche la canadese) con diversi approcci col rischio e con la resistenza, e tutti dovrebbero provare l'altra disciplina per migliorarsi e per parlare la stessa lingua.
Vittorio Pongolini - Canoa Club Milano

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Re: Kayaker marini vs. canoisti fluviali: l'approccio col rischio.
* Risposta #12 il: Marzo 15, 2012, 11:45:34 pm *
* Ultima modifica: Marzo 15, 2012, 11:48:15 pm da Mark Z. Bs *
Ciao Vittorio
da quanto capisco hai messo un titolo  che parla di kayak marino e fluviale e del relativo approccio al rischio.....ma a questo punto mi sembra  limitato o forse ho capito male.
Poi hai fatto un elenco di tutte le tue meravigliose avventure per arrivare a dire una cosa che cerco di condensare in poche parole:

Più situazioni ambientali ed idrodinamiche incontri , e piu' sei abituato a conviverci tranquillamente..... PUNTO
Ma a questo punto non so se sei in grado di essere davvero il canoista piu' evoluto.... ma forse tu non volevi dire questo.
Vuoi solo dire che ritieni di aver capito che la tua testa  si sente piu' sicura perchè ha visto tante situazioni e ora le sa gestire meglio rispetto a chi ne ha vissute meno...

Ma allora io aggiungo che per esagerare  devi fare tutti i fiumi in tutte le varie condizioni e livelli con tutti i tipi di kayak accompagnato da tutti i tipi di canoista ( quest'ultima variante cambia spesso le cose ::)  
Già ... le condizioni sono molteplici... anche prima di arrivare a parlare di mare che giustamente ha condizioni e situazioni totalmente diverse.

Infatti se parliamo di mare con forza 8 in una baia protetta  potemmo avere condizioni diverse rispetto allo stesso vento in mare aperto senza contare che  dobbiamo fare i conti anche con il Fetch...
Da qui deriva lo stato del mare che va da 1 a 9 ..... e la scala Douglas  che descrive il vero stato del mare .
Gia che ci siamo e che siamo civili parliamo anche di regolamenti nautici e di rispetto delle leggi?
Andreste in autostrada in bicicletta o vi informereste prima del rispetto delle regole?
Ocio perche i marinai veri vedono un kayak fuori dai 300 mt dalla costa come noi vediamo un ciclista contromano in autostrada.
E cosi anche i giudici se per caso fate un casino senza conoscere le regole nautiche.  ;D

Detto questo , confesso che non sono molto d'accordo con  i canoisti se ne fregano delle regole  e pensano solo alla loro personale percezione del rischio .

Se parliamo di canoisti evoluti in grado di calcolare il rischio che possono permettersi  ,  potremmo anche parlare DELLA PERCEZIONE INDIVIDUALE DEL RISCHIO che a mio avviso è un discorso a parte :

A tal proposito ho trovato un bellissimo articolo di Francesco Salvato sulla rivista Canoa Rafting di giugno 1994
intitolato : "Convivere con la paura"

Vi riporto una sua  frase che mi piace:  Sia in kayak che in raft la tecnica puo' farci arrivare fino ad un certo punto , ma la vera evoluzione è data dalla nostra mente e da come conviviamo con la paura.
La capacità di gestire la paura e le reazioni che genera fa la differenza tra 2 canoisti con uguale bagaglio di abilità ed eperienza.



Io aggiungo una cosa ....

La percezione del rischio delle persone  potrebbe essere falsata dalla loro abitudine a convivere in determinate condizioni pericolose.
In tal modo siamo portati a ritenere pericoloso cio che non conosciamo e ad abituarci a cio' che conosciamo destreggiandoci meglio  in tali situazioni.  E' proprio per questo che i principali incidenti avvengono nell'ambiente domestico....
Cosi un soldato mangia tranquillo un panino mentre fischiano proiettili e io faccio tranquillamente l'autostrada A4 tutte le mattine anche se faccio di tutto per tenere le distanze di sicurezza in modo da poter contestare Schettino senza che lui possa un giorno contestare me.
Infatti  scuoto il capo quando vedo che coloro che deridono Schettino ...poi  mantengono tre metri di distanza da quello davanti mentre usano il telefonino a 150 kmh.... sfanalando quelli che ostruiscono il loro passaggio...
Che percezione del rischio hanno questi arroganti?
Sono bravi perchè  sono sereni in A4? E' piu rischioso il mare il fiume la A4 o asciugarsi con il phon?

Vediamo se adesso qualcuno scatena la rivalità tra canoisti e automobilisti AAHHAHAHAHHAHHAHAH ;D

Il mio parere di fronte a questi terribili dilemmi è:
godetevi la vita e guardatevi questo film ....
quando l'avrete finito scoprirete che il fiume più Bastardo che avete fatto  vi ha tenuto tesi per 3 ore mentre in auto siete tranquilli come Vittorio in mare.
E' proprio li che comincia il vero RISCHIO

http://www.youtube.com/watch?v=vNO7zQ0FcPA