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Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #45 il: Ottobre 26, 2011, 07:26:26 pm *
Gli  appassionati e  gli amanti dello slalom non possono perdere questi due video

1. http://www.youtube.com/watch?v=Xbk-T0CYgSw
2. http://vimeo.com/31104390

buona visione e occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #46 il: Novembre 05, 2011, 11:42:46 pm *
http://vimeo.com/31653779 un altro bel video di Enrico Lazzarotto... consigliata la visione!

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #47 il: Novembre 06, 2011, 05:06:36 pm *
Sono le foglie rosse e gialle sul “toro”(1) a ricordarmi che siamo in autunno. La temperatura certo non aiuta. In canoa stiamo ancora pagaiando senza guanti e con il “combo” leggero. E’ una bella stagione per dare spazio al lavoro tecnico, base di evoluzioni e imprese sportive. L’allenamento in questo periodo è molto proficuo soprattutto per il fatto che la mente è libera di ascoltare il gesto e di lasciare che l’istinto, se pur indirizzato, possa avere il sopravvento alla ricerca di nuove o vecchie sensazioni. Siamo lontani dalle gare e non siamo quindi condizionati da nulla, non siamo presi dall’ansia del risultato. Autunno tempo per concentrarci con le forze sui fondamentali come porte in risalita o sfasate e tra un allenamento di corsa, in discesa o in palestra non bisogna dimenticare la velocità, che sta alla base di ogni risultato. Sarebbe un errore colossale evitare in questa stagione di mantenere il lavoro tecnico che deve stare sempre alla base di una buona programmazione di allenamento e deve essere sempre mantenuto per tutto il corso dell’anno. Purtroppo c’è chi invece pensa di usare la stagione della caduta delle foglie per aumentare solo il diametro del proprio bicipite e per macinare chilometri di corsa o in canoa. L’errore di questo tipo di programmazione penso possa saltare agli occhi di tutti: la tecnica che ne uscirà subirà una trasformazione negativa. L’allenamento e il miglioramento fisico devono andare di pari passo con il miglioramento e l’adattamento delle capacità tecniche specifiche sulle porte. Ma avremo modo di parlarne a lungo in questo periodo.

La risalita è sicuramente la porta che nel corso dell’evoluzione dello slalom ha subito il maggior numero di cambiamenti e mutazioni per i diversi modi con cui negli anni i più grandi campioni dello slalom l’hanno interpretata. Non per niente Scott Shipley (2) nel suo libro “Every Crushinng Stroke” dedica alla tecnica sulla risalita ben 10 pagine. Il modello della perfezione di allora era quello di fare la porta con due colpi - “slalom racers spend long hours trying to perfect the two stroke upsteram” dividendo l’azione in tre parti e cioè approccio, rotazione e uscita. Io in una mia recente analisi sul tema (vedi http://ettoreivaldi.blogspot.com/search/label/Tecnica%2012 e http://ettoreivaldi.blogspot.com/search/label/Tecnica%2013 ) suddividevo il passaggio di una risalita in quattro parti: preparazione, anticipo, rotazione, uscita. L’approccio di Scott, può essere considerato come la preparazione alla porta che in relazione al suo posizionamento va di volta in volta aggiustata. Secondo me in ogni risalita e in ogni percorso (anche se si tratta del medesimo) la condizione sarà mutata e l’abilità dello slalomista sarà proprio quella di aggiustare il tiro in ogni esecuzione della stessa. Qui inseriamo un altro importante punto di riflessione su quella che dovrebbe essere l’idea dell’allenamento di tecnica: se lo vogliamo sintetizzare al massimo possiamo dire che l’obiettivo principale diventa non la ricerca dell’automatizzazione del movimento stesso, ma il rendere l’atleta consapevole e partecipe al singolo gesto messo in atto ogni volta e che, per sua natura, non è ripetibile. Ciò che è cambiato in questi anni è l’uso del peso e del colpo in acqua. In sostanza, nelle condizioni ottimali, si utilizza solo un colpo. L’azione è molto più dinamica. L’aggancio si trasforma molto spesso in colpo di rotazione esterno o di frenata interna. Ecco perché mi sento di inserire nelle fasi suggerite da Shipley anche l’anticipo che oggi è diventato l’essenza della porta in risalita: conseguenza logica di una azione molto dinamica e veloce. Tutto ciò è oggi consentito dalle stesse canoe che permettono rotazioni esplosive e dal palo unico che ormai sta prendendo sempre più piede (attualmente la media in percentuale di porta tradizionale, cioè con due pali, è del 21% in gare di coppa e mondiali). Lo slalom e la sua tecnica sono in continua evoluzione. Proprio su questo punto bisogna lavorare molto per far capire all’atleta e al giovane in primis che una corretta esecuzione della risalita ha il suo fondamento nella libertà di azione della coda. Bisogna entrare nella mentalità di lasciare la coda nella sua azione rotatoria ed è solo ad azione quasi terminata che si ritorna ad essere influenti sull’azione successiva. E’ fondamentale quindi in quest’ottica approcciarsi bene alla risalita, lavorando di anticipo. In questa fase la canoa viene guidata principalmente con i fianchi che ne determineranno la corretta direzione oltre ad intervenire, in maniera determinante, nell’attivare la rotazione della coda.

Esempi di workouts

Protocollo: su acqua piatta partire da una porta in discesa per effettuare una risalita a sinistra e successiva discesa. Ripetere l’esercizio 5 volte poi spostare la discesa un metro più a destra e così anche per la seconda discesa. Ancora 5 ripetizioni e allargare ulteriormente. Così facendo cambiamo gli angoli d’arrivo in una risalita
Intensità: alternare massima velocità a velocità intermedie con verifica del tempo e video.
Variazioni: esercizio uguale con piccola resistenza sulla parte anteriore della canoa.


Occhio all'onda! Ettore Ivaldi


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(1) toro - così chiamato il segnale del livello di guardia che è delimitato sui muraglioni che chiudono l’Adige all’interno di Verona. Difese costruite qualche anno dopo la grande piena del 17 settembre 1882, quando cioè l’acqua fuoriuscì e raggiunse Porta Borsari.
(2) Scott Shipley grande specialista nel k1 men - 24 anni di gare con 1 mondiale junior vinto 1988; tre coppe del mondo ’93, ’95, ’97; tre argenti iridati nel ’95, ’97 e ’99, due partecipazioni olimpiche Atlanta 12^ e Sydney 5^ -

Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #48 il: Novembre 11, 2011, 05:58:22 pm *
“Il cielo d'Irlanda è una donna che cambia spesso d'umore.

Il cielo d'Irlanda è una gonna che gira nel sole
.
Il cielo d'Irlanda è Dio che suona la fisarmonica
si
apre e si chiude con il ritmo della musica

si apre e si chiude con il ritmo della musica”


A volte bisogna lasciare libera la fantasia e ascoltare il cuore anche per la scelta degli allenamenti per non seguire sempre schemi e tabelle preconfezionate.  Ottenuta la convinzione che ciò possa portare a buoni risultati ieri abbiamo lasciato alla musica il compito di ritmare il lavoro con il pagaiergometro. Infatti indossate le cuffiette dell’I-pod Zeno si è affidato alla selezione musicale che ha trovato sul magico congegno che quel fenomeno di Steve Jobs aveva creato offrendo all’Apple un punto di forza per fare un ulteriore passo avanti rispetto alla diretta concorrente Microsoft.
Una volta partita una canzone la si interpretava per l’intera durata e per i ritmi dettati. Musica soft uguale pagaiata soft. Musica hard uguale pagaiata hard e così via in relazione ad una casualità decisa dal piccolo apparecchio della mela mangiata! Ne è uscito un lavoro decisamente diverso dal comune e che alla fine si è dimostrato particolarmente interessante. Si è così  riprodotto, se vogliamo, quello che può capitare in fiume o in una prova di slalom: alti e bassi, accelerazioni e brusche frenate, recuperi e scatti, pagaiate lunghe e ben distese con pagaiate di solo braccia.  Insomma un allenamento che come recita la canzone della Mannoia “cieli d’Irlanda” si “apre e si chiude con il ritmo della musica”!

Un altro interessante allenamento è stato quello fatto dai ragazzi e dalle ragazze della Lega Navale Italiana sezione di Genova Quinto  su cui Elena Bargigli mi ha erudito. Il suo gruppo infatti nei giorni scorsi si è armato di stivali e badili ed è andato nelle zone colpite dall’alluvione per spalare fango e quant’altro. Ecco un bell’esempio di come ci  si possa mettere a disposizione degli altri che sono stati colpiti da questa tragedia per dare una mano e per non perdere nemmeno l’allenamento. Spalare fango e muovere quantità di detriti è sicuramente un ottimo esercizio fisico, ma non solo. E’ un ottimo elemento motivante per capire quanto fortunati siamo  nel poter vivere una vita da atleti per un obiettivo chiarissimo. Forza, resistenza, concentrazione e tensione tutti elementi poi che ti ritrovi in gara e che in quei frangenti sono fondamentali anche per la sopravvivenza.
Questo mi dà lo spunto per dire che il nostro sport non è solo un’attività fine a se stessa, ma ci insegna anche a capire che in certe situazioni il canoista è avvantaggiato grazie ad una serie di informazioni che ha acquisito con la sua pratica. Chi meglio di un pagaiatore può essere d’aiuto quando l’acqua si trova fuori da quello che dovrebbe essere il  suo  corso  naturale? E’ stato così per i disastri in Veneto quando è intervenuto Ivan Pontarollo con le sue  guide di rafting e maestri di canoa che hanno portato in salvo diverse persone anziane proprio perché sono stati gli unici in grado di arrivare in posti dove solo una canoa può arrivare. Risolvendo situazioni al limite.

Ogni tanto esco dal tema, ma mi premeva congratularmi con tutti questi ragazzi che hanno dimostrato di avere un cuore grande grande grazie anche da colei che ogni giorno condivide con loro fatiche e gioie, trasmettendo splendidi valori umani, sportivi ed emozionali. E pensare che la nostra amata federazione si è completamente dimenticata di Costei  che  ha:  titoli, capacità, esperienza e  atlete,  senza considerare il volano che fa girare al meglio ognuno di noi e cioè  una enorme passione e una spiccata vocazione per gli altri.

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #49 il: Novembre 17, 2011, 09:26:08 pm *
Non me lo ricordavo! Qui in Brasile  l’asse del water è morbida, strana sensazione ma non male come idea. Ti siedi e ti accoglie fra le sue “braccia”.  Subito ti sembra strano perché hai una sorta di sensazione di caduta, poi ti ci abitui e apprezzi... è molto comoda e in certi momenti... aiuta! Ho ritrovato anche il mio rasoio elettrico che avevo lasciato qui nella  borsa a marzo: che bello farsi la barba ogni mattina senza lametta. Certo non è come la lama che ti lascia liscio liscio cosa che Amur apprezza molto, ma, considerando il fatto che colei che amo non c’è, mi posso permettere di trovarmi impreparato agli assalti del mio Angelo biondo, nessuno si accorgerà che la barba non è così perfetta come potrebbe essere!

Oggi in canoa abbiamo lavorato sul colpo in acqua e sulla relativa trasmissione alla canoa. Il canale è chiuso e quindi avremo sei  settimane per concentrarci sull’allenamento fisico e sulle tecniche di base in acqua piatta.
Fatto inquietante è che troppi dei miei giovani atleti pagaiano pensando solo a tirare forte con le braccia dimenticandosi completamente della spinte delle gambe, della torsione e della presa in acqua. Ho dovuto cercare il sistema per far loro capire tutti ciò e quindi ho utilizzato l’arma dell’umiliazione sferrata  da un 50enne poco allenato in canoa, ma che ci tiene parecchio alla loro crescita tecnica e fisica. Praticamente ho lanciato una sfida sui cinque minuti pagaiando indietro per vedere chi faceva più strada. Loro sono partiti molto convinti  spingendo l’acceleratore a fondo, ma ben presto davano segni di cedimento tanto che dopo solo qualche minuto uno ad uno venivano risucchiati dal sottoscritto - per l’appunto il vecchietto di cui vi parlavo prima - fino ad arrivare al tempo prestabilito. Beh! voi non ci crederete ma ho avuto un ampio margine sul secondo arrivato e poi via via  su tutti gli altri. I ragazzini si sono stupiti e hanno imputato la cosa alla mia grande preparazione fisica che in realtà in questo momento lascia molto a desiderare. La verità però non è questa, la ragione è che loro non usano tutto il corpo per pagaiare e di conseguenza non fanno scorrere la canoa oltre al fatto di stancarsi presto. Nella pagaiata indietro tutto ciò viene esaltato all’inverosimile è una sorta di prova della verità. Spiegato l’inghippo e messi nella condizione di sperimentare, abbiamo iniziato  a rivedere i fondamentali proprio dalla pagaiata indietro. Strana partenza!  Speriamo solo che questo sia poi un buon inizio per poi pagaiare forte guardando però sempre avanti!

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #50 il: Novembre 19, 2011, 10:17:45 pm *
Vivo in un convento o meglio vivo in un ex-convento trasformato e adattato per ospitare  la base operativa della canoa slalom brasiliana. Io sono giunto qualche settimana prima dell’arrivo di tutti gli atleti per preparare ogni cosa e definire nel dettaglio piani e programmi di sviluppo e allenamento. Siamo partiti a singhiozzo, ma ora sembra proprio  che la grande macchina di “Rio 2016” si sia messa in moto alla grande. Certo, in questi casi non bisogna  avere fretta, anche se ti piacerebbe essere già operativo al 100 per cento. Dobbiamo iniziare a creare un sistema e soprattutto dobbiamo cercare  di coinvolgere un po’ tutti nel progetto. Sarà importante iniziare bene fissando regole e orari. Il problema più grande in questi casi arriva dalla capacità di essere da esempio a tutti quelli che passeranno da questo centro. Si dovrà cercare di stimolare ognuno, trovando la combinazione ideale per far  esprimere al meglio tutti i nostri ragazzi e ragazze: il risultato viene dato da una serie di fattori che si devono tutti intrecciare con maestria utilizzando conoscenze, esperienze, arte e alchimismo come direbbe il grande Alviano Mesaroli.

La struttura è  in un punto abbastanza strategico della turistica città di Foz do Iguaçu visto che  a 15 minuti di corsa abbiamo la palestra “FitFoz”: un bel centro sportivo con sala pesi, sala fitness, piscina, campi da calcio e volley, pista per correre, sauna, idro-massaggio, mentre a 15 minuti di auto arriviamo al canale di allenamento che però resterà chiuso fino al primo di gennaio per permettere ai pesci di risalire e riprodursi. Nel frattempo si pagaia sul lago a monte della diga di Itaipu. Qui c’è un mega club di vela che ospita noi e il progetto “Meninos do Lago” di cui avevo già parlato tempo fa.

L’ex convento, dove viviamo,  è ben strutturato. Al piano terra c’è la cucina con la sala da pranzo e l’area relax, un ampio giardino nel quale fra non molto verrà fatta anche una piscinetta.  Sempre a piano terra ci sono due stanze da letto e la hall. Si sale di un piano e si arriva in un locale piuttosto spazioso con un tetto molto alto i cui lucernari danno luce praticamente a tutto il locale. Sarebbe ideale per ballare tango, anche il mio maestro sarebbe contento. Già me lo immagino qui che mi propone dove mettere le casse dello stereo per fare lezione ai miei ragazzi e ragazze. Apprendere questa sublime arte non farebbe che bene ai miei atleti, ma prima o poi ci riusciremo, non è vero Graziano?
Ai lati di questo ampio salone che vi potete immaginare come un peristilio della domus romana, senza le colonne, ci sono otto porte che portano in altrettante camere da letto.
Il giardino verrà  sfruttato per fare  stretching e  esercizi per le spalle con elastici e pesetti da mezzo chilo. L’ampio salone invece sarà la sede  per le varie riunioni di gruppo e per le lezioni che a alcuni professori terranno ai ragazzi per tenerli stimolati anche culturalmente. Quindi c’è in programma un corso di inglese, incontri con alcuni medici sull’educazione alimentare e i rischi del doping.

fine prima parte ...

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #51 il: Novembre 21, 2011, 08:28:12 pm *
* Ultima modifica: Novembre 21, 2011, 08:29:47 pm da Ettore Ivaldi *
... prosegue dalla prima parte

“In the imagination there is a hot wind which blows on cities,
as a friend
I dream of souls always free like clouds which
fly full of humanity deep inside”

Per l’alimentazione seguiremo i consigli della nutrizionista che è stata scelta per seguire questo progetto e che darà indicazioni precise agli atleti e alle due cuoche che si alterneranno per preparare colazioni, pranzi e cene. Non molto distante da qui c’è lo studio del fisioterapista che terrà sotto controllo i ragazzi e, una volta alla settimana, avremo una lezione di ginnastica posturale per prevenire problemi che possono insorgere con le tante ore che passeremo in acqua a pagaiare. Da oggi ai giochi panamericani - dove ci giocheremo un posto olimpico per ogni specialità - ci dividono 18 settimane, che sono 126 giorni o 3.024 ore. Non ho ancora calcolato le ore di allenamento che faremo in acqua e in quante porte passeremo, neppure il numero di sedute in palestra o a correre o a nuotare. Poco conta perché non seguiremo certo tabelle di allenamento e tanto meno mutueremo nulla dai manuali di insigni professori che, come i politici, sono troppo lontani dalla realtà e dalla gente e di conseguenza dalle necessità degli atleti. Li leggeremo e continueremo a studiarli comunque per confrontare la teoria con la pratica e il sudore versato ogni giorno. Ciò che conta è essere presenti per seguire passo dopo passo questi giovani slalomisti con tanta voglia di far bene. Avremo da affrontare nel frattempo i campionati Sud-Americani a San Rafael in Argentina, l’ultima gara della Coppa del Brasile a Piraju e la selezione per formare la squadra per i PAN-AM. Un cammino che potrebbe sembrare lungo, ma che in realtà è più veloce di un lampo a ciel sereno. E pensare che questo progetto speravo di realizzarlo in Italia. La mia idea infatti, quando ero commissario tecnico dello slalom e della discesa per la Fick, era quella di creare il “College della canoa fluviale”.
Avevo lavorato duramente a questo progetto e alla fine grazie al presidente Francesco Conforti, ad Oreste Perri e a Mauro Pitotti, avevamo trovato anche una sede ideale e cioè a Terni. Il tennis tavolo lasciava la sua struttura e noi avremmo dovuto subentrare a loro. A pochi chilometri c’è Ferentillo dove potevamo avere il nostro campo di allenamento su un tratto di fiume interessante che un tempo utilizzavamo molto per i raduni delle squadre nazionali specialmente nei periodi invernali, vista una temperatura mite e l’acqua in abbondanza. Per questo tratto esisteva anche un progetto per adattarlo alle necessità dello slalom finanziato da regione e comunità europea.
Partivo da un dato di fatto, che è poi la costante anche di oggi: i club in Italia possono solo portare i giovani atleti ad un livello medio, poi mancano di strutture, mezzi , conoscenze e disponibilità economica per far fare ai loro atleti un salto di qualità. I numeri di slalomisti che superavano il primo scoglio erano decisamente pochi - si consideri che oggi la situazione è decisamente peggiorata. Quindi avevamo la necessità di non perdere nessuno e cercare in questo gruppo, se pur ristretto, di trovare elementi interessanti in visione olimpica. Un cammino, che ripeto, non potevano e non possono fare i club. Ecco quindi la necessità di creare una struttura idonea a questa crescita, offrendo ai nostri giovani l’opportunità di esprimersi agonisticamente e nello stesso tempo di avere anche la possibilità di portare avanti gli studi universitari. Terni e la Federazione di quel tempo erano tutto ciò.
Mi è piaciuto Zucconi oggi nella sua esternazione quotidiana a tema: “http://zucconi.blogautore.repubblica.it/2011/11/19/pensare-in-italia/?ref=HRER1-1”. In sostanza ci dice che la crisi non è un problema di risorse economiche o di chissà quali problemi finanziari. Il vero problema dell’Italia è che si è addormentata e ha chiuso le porte a ciò che nel passato ci ha sempre contraddistinto: la fantasia nel creare, nel proporre, nel portare avanti idee e progetti. Oggi non c’è più nessuno che si prende la responsabilità per nulla. Politici, funzionari, impiegati, operai. Tutti sono caduti nel tranello teso da chi ha interesse a mantenerci ignoranti e sottoposti al signor sì nella convinzione di poter avere il momento personale di gloria e notorietà. Abbiamo perso tutti il senso dell’interesse comune, del piacere di creare un qualche cosa che resterà nella storia, fosse anche il semplice e devoto lavoro quotidiano che è la strategia vincente per i grandi risultati!

“Nella fantasia esiste un vento caldo,
Che soffia sulle città, come amico.
Io sogno d'anime che sono sempre libere,
Come le nuvole che volano,
Pien d'umanità in fondo all'anima”

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

fine seconda parte....

Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #52 il: Novembre 28, 2011, 07:59:05 pm *
* Ultima modifica: Novembre 28, 2011, 08:01:11 pm da Ettore Ivaldi *
Prendete un foglio bianco e disegnateci una montagna di quelle che avete visto nei film western o nei fumetti di Tex Willer. Sparsi qui e là inseriteci anche dei cactus e qualche fico d’india oltre a piccoli e nodosi arbusti. Il paesaggio però è soprattutto quello di sassi color rosso, come la terra.  A lato fateci scorrere  un torrente non troppo grande con massoni che formano invitanti  morte per risalite da manuale. Il tutto attrezzato con un campo da slalom che non ha nulla da invidiare per facilità di utilizzo e per caratteristiche ai migliori campi in circolazione.  Sulle rive gli eucalipti e giusto dietro a loro dell’erbetta  che però  mano a mano che ci si allontana dall’acqua si dirada fino a lasciar posto alla pura terra. Quella terra sulla quale quando ci si cammina si lascia il segno del proprio passaggio alzando nuvolette di polvere. Quindi paesaggio decisamente brullo, fatta eccezione per tutto ciò che sta attorno al fiume e per quelle oasi che ogni tanto la caparbietà e la pazienza dell’uomo ha fatto nascere deviando  l’acqua. Sono aree  per il  camping o per posizionare una delle tante madonnine che da queste parti venerano. Una volta che avete completato la vostra opera vi apparirà quell’Argentina a 250 chilometri a sud di Mendoza e più precisamente quello che si vede in un paese che si chiama San Rafael, nella Valle Grande. Ah dimenticavo! Per arrivare dalla prima città al paese disegnate una retta: quella è la strada che lega le due comunità. Su tutta questa distanza ci sono solo due punti  di riferimento Tunuyan a poco più di 800 metri sul livello del mare. Una zona famosa per i vigneti e per le sue mele. L’altro agglomerato urbano è  San Carlos, poi solo pampas e la cordigliera delle Ande, con le sue cime innevate, che vi accompagna maestosa nel viaggio verso i Campionati Sud-Americani di canoa slalom e che a me ricorda sempre il disastro aereo che ci fu nel 1972.  Paesaggio che si interrompe ogni tanto per i chilometri di vigneti che in questi ultimi dieci anni sono cresciuti a dismisura e che hanno portato a questo paese una notevole crescita sotto il punto di vista viti-vinicolo e quindi economico.  Si producono degli ottimi rossi principalmente  cabernet e malbech, come scoprirò piacevolmente al  barbeque della sera!
Eh già sono venuto qui giù per seguire questa gara in cui Brasile, Cile, Venezuela, Colombia, Costa Rica e ovviamente Argentina mettono in palio il titolo di campione Sud-Americano in una realtà canoistica che sta cercando la propria identità. Le difficoltà non mancano per accorciare la distanza con l’Europa, che bene o male ha quasi  sempre monopolizzato risultati, politica e attenzione mediatica. Da queste parti manca sicuramente la tradizione per i paletti dello slalom e manca soprattutto un progetto importane internazionale per cercare di allargare la base di questo sport. Certo non è facile!  Si pensi però  che in tutti questi paesi ci sono tre forti elementi aggreganti:  fiumi in abbondanza, giovani che, se ben seguiti, possono crescere velocemente e soprattutto la lingua che bene o male unisce tutti, cosa che non esiste in Europa. Quella Europa  che viceversa è ricca di storia e tradizione, ma che purtroppo  stenta ad aprirsi al mondo con l’errore che se lo slalom rimane confinato in pochi paesi rischiamo di uscire dal circuito olimpico prima di quello che si possa pensare. La salvezza sta proprio qui e in Asia per un progetto internazionale forte e deciso che faccia uscire definitivamente dal confino paesi che vengono considerati solo quando c’è il terrore di qualche controllo da parte del Comitato Internazionale Olimpico. Come fare è semplice.
Primo: l’ICF deve individuare uno o due tecnici competenti per ogni area, stipendiarli e mettere a loro disposizione materiale, che può trovare da sponsor di settore.  Così  facendo si fanno  crescere le varie realtà partendo dal centro per arrivare fino al sud America. Stessa cosa dicesi per i paesi asiatici. E’ così semplice che mi vergogno pure a scriverlo. Ma non è così poi anche nella realtà di una società di canoa italiana? E se può andare bene per noi perché non potrebbe funzionare anche a livello internazionale? Dubbi che resteranno tali perché, per il momento, non ci sono interessi politici ed economici che possano far cambiare rapidamente questa realtà. Secondo: cambiare il regolamento per l’accesso in semifinale e finale ammettendo in queste due ultime fasi solo un atleta per paese. Le statistiche parlano chiaro e ci dicono che sono troppo poche le nazioni che passano in semifinale e tanto meno in finale - riguardatevi i post sui campionati del mondo dove si fa l’analisi dell’evento iridato -

http://ettoreivaldi.blogspot.com/search/label/Campionati%20del%20Mondo%20Slalom%20-%20Bratislava%202011


Godiamoci quindi questi Campionati che ovviamente concedono tante licenze al regolamento a partire dal cronometraggio e dagli stessi giudici che certamente non sono così pignoli come siamo abituati dalle nostre parti. Non ci sono controlli per le barche o per i materiali che quest’anno hanno creato mille problemi anche in Coppa del Mondo e ai mondiali. Figuriamoci se applicassero alla lettera il regolamento da queste parti, praticamente partirebbero in tre!

Poco importa perché in un batter d’occhio mi sono ricalato nellla canoa che ho vissuto  da noi alla fine degli anni ’70. Tutto ciò però, si inserisce in un piano di sviluppo che coinvolge non solo il Sud America, ma che indirettamente e forse anche in maniera sconosciuta porterà benefici a tutto il movimento dello slalom: una globalizzazione a 360 gradi per mantenerci vivi e operativi.
Se facciamo un parallelismo con la discesa possiamo dire tranquillamente che tutto ciò è assente. Nel mio peregrinare per il mondo non ho mai visto o sentito parlare di un progetto analogo per il settore discesa. Peccato perché molti luoghi e paesi hanno fiumi che si presterebbero alla grande a questa splendida specialità a cui rimango molto legato. Al settore mancano idee, voglia di lavorare e  buona volontà grazie ai  diretti interessati che rimangono seduti nelle loro comode poltrone senza muovere foglia in attesa di vedere la loro specialità apparire nei prossimi necrologi sportivi!


Occhio all'onda! Ettore Ivaldi


Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #53 il: Gennaio 27, 2012, 10:37:40 pm *
Al canale di slalom è un rigoglio di colori e profumi. Ci sono gruppi di alberelli con fiori rossi, gialli, bianchi, fucsia. Li vorrei raccogliere tutti e donarli ad Amur. Fisicamente non posso, ma con il pensiero posso fare quello che voglio ... ora sono più felice!  
La notte qui rinfresca e alla mattina quando arrivo sul posto di lavoro trovo l’erbetta umida che è cresciuta a dismisura dal giorno prima. L’hanno tagliata qualche giorno fa, solo ieri sono passati a raccoglierla e oggi era già ritta in piedi con le puntine di un verde chiarissimo. La natura non si ferma e neppure noi che siamo quasi alla fine della nostra terza settimana di carico. Tutti sono in attesa di una pausa che arriverà puntuale domani dopo l’allenamento della mattina. Infatti stiamo organizzando, con il mio collega allenatore canadese Michal,  un “Social Party” fra le due squadre, ma di questo vi racconterò magari un’altra volta.
Mi chiedevo tuttavia cosa dovevo fare per riuscire a far capire ad alcuni miei ragazzi che in canoa, e specialmente in slalom, ci si va prima con la testa e poi con la forza delle braccia. Anche oggi ho combattuto contro il loro istinto animale di tagliare in entrata tutte le risalite e di conseguenza uscire qualche metro più a monte delle paline stesse. Non è nella loro natura, non è nel loro DNA, che sto riscrivendo, non è nella loro logica pensante e allora... il colpo di genio è  arrivato dalla mia disperazione. Ho adatto una tecnica che il mio maestro di tango, il mitico Graziano, mi ha fatto una volta per farmi girare stretto su me stesso e cioè mi si è messo proprio appiccicato costringendomi ad eseguire il tutto in quel angusto angolino che mi aveva concesso. Quindi a metà allenamento ho cambiato tutto il tracciato e ho spostato le risalite a ridosso delle pietre in uscita. Grazie a Dio è facile farlo, visto che il campo di slalom è fissato sui cavi che corrono paralleli a tutto il percorso.  Lo spazio vitale quindi per non schiantarsi sulle pareti rocciose, una volta fatta la risalita, era minimo. I ragazzi, anche i più testardi, erano costretti ad aprire l’entrata per poi cercare la via di fuga tra la palina e il masso che delimita la morta. Dopo il primo giro con porte che volavano da ogni lato ho messo un’altra piccola regola: 1 real per ogni tocco! Beh ragazzi mie quando si parla di soldi le cose cambiano per tutti e finalmente non più tocchi e uscite  raso porta! E’ stato duro spiegare ai canadesi perché tutte le risalite erano in quei posti così ameni. Io ho glissato dicendo che le avevo spostate perché non ci servivano, chissà se mai ci hanno creduto!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Foz do Iguaçu - Brasil

Skillo

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #54 il: Gennaio 28, 2012, 06:15:29 am *
Sono un po' stupito: possibile che con video e cronometro essi non riescano a vedere che cosa fanno e che cosa potrebbero fare? O non ce l'hai raccontata tutta o cominci a perdere colpi  :D

Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #55 il: Gennaio 28, 2012, 10:52:22 am *
Sono un po' stupito: possibile che con video e cronometro essi non riescano a vedere che cosa fanno e che cosa potrebbero fare? O non ce l'hai raccontata tutta o cominci a perdere colpi  :D


Vedere o vedersi a volte, spesso, non basta. Percepire, sentire, vivere, toccare con mano ti permette di fare tua e concretizzare una sensazione,  fissando nella tua memoria tutto ciò. Questo è il mio scopo principale con loro.

Poi che perda  colpi è abbastanza normale e logico... molti mi danno del pazzo, lo sai che ho tanti amici!

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Skillo

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #56 il: Gennaio 30, 2012, 07:08:45 am *
Guarda, giusto per scrivere un po', se l'atleta non fa suo il ragionamento non credo che in assenza di ostacolo in uscita continui a uscire stretto dalle rise.
Poi parto più da lontano così magari può tornare utile anche a qualcun'altro: i tuoi atleti tendono ad entrare stretti e a uscire alti, tu li hai costretti ad uscire bassi ed essi hanno allargato l'ingresso. Quindi hanno continuato a percorrere lo stesso identico "cerchio" solo spostandolo più a monte e presumibilmente più dentro alla morta. Ma c'è vantaggio? Una volta che l'ostacolo in uscita è stato rimosso, loro impiegheranno meno tempo facendo come se ci fosse l'ostacolo o come facevano già prima? Prenderanno l'esercizio che gli hai fatto fare solo come "un'eccezione obbligata" o hanno visto una possibilità di migliorare le loro solite risalite?
Nello slalom contano i secondi non i metri.

Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #57 il: Gennaio 30, 2012, 04:37:32 pm *
“Training is like building a castle by hand.
Each workout you add some more bricks to your castle"

Ma come lo aiuti a fare suo il ragionamento? Che io chiamo percezione del gesto?
Questo non è un problema solo dei miei atleti diciamo che è il difetto dei “giovani d’oggi” che cercano di imitare quello che vedono fare dai grandi campioni senza rendersi conto che i migliori atleti al mondo in realtà non cercano di esasperare l’entrata ma di velocizzare l’uscita. I giovani e qualche tecnico nota solo il fatto che questi tagliano le entrate nelle risalite perdendo velocità, senza preoccuparsi di che cosa succede in uscita. In realtà non è così!
Si cura l’entrata dimenticando l’aspetto più importane che è quello di mantenere la velocità il più costante possibile. E’ impensabile fisiologicamente  poter ripartire ogni volta da zero dopo ogni risalita  anche in una gara di slalom che magari dura solo 90 secondi o meno... l’ha capito anche Molmenti ed è stato proprio questo il punto che gli ha permesso di essere sempre tra i migliori o il migliore.
La cosa non sta però in questi termini e non è così facile come potrebbe sembrare. Lo slalom moderno  in questi ultimi anni è cambiato moltissimo dando dinamicità al tutto e in modo particolare alle risalite.
Per approfondimenti sul tema risalite si veda in particolare
http://ett oreivaldi. blogspot.c om/2011/11 /autunno-t empo-di-la vori-tecni ci.html
http://ett oreivaldi. blogspot.c om/2011/06 /risalite- eterno-dil emma-e-gio ia.html
http://ett oreivaldi. blogspot.c om/search/ label/Tecn ica%2012

interessante il video di Molmenti sul tema risalite -  http://www .youtube.c om/watch?v =ygnrKg3IM Qs

. keep the boat going
. space behind the gate
. find the safe line space


Avevo lo stesso problema con Zeno e in parte ancora con Raffy. Con loro in Adige, a volte, sull’acqua piatta io in canoa fungevo da sasso cioè mi mettevo a ridosso della porta in uscita.
L’obiettivo è quello di non perdere velocità e trasformarla, nel caso della risalita, in rotazione e conseguente uscita, senza ridurla. In questo caso è fondamentale permettere alla coda di girare veloce per poi schizzare con un guizzo fuori a riprendere corrente sulla prua che aiuta non poco in uscita. Trovare cioè un punto di rotazione sul palo interno mantenendo però l’ottimale distanza con lo stesso. Un contatto quasi intimo fatto solo di sfioramenti e non di passionali approcci fisici. Diciamo un amore platonico! Il fatto di percorrere gli stessi metri mi può anche stare bene, ma sono fatti con velocità decisamente diverse. In slalom oggi non vince chi fa meno metri, ma chi è più veloce per tutto il percorso ( e su questo concordiamo entrambi) e sa mantenere velocità costanti con i dovuti cambi di ritmo quando possibili.
Diciamo poi che nasce il problema di trasmettere questi concetti. Ci si prova cercando di spiegarlo all’atleta e se questo non lo riesce a mettere in pratica cerchi di utilizzare tutti i mezzi possibili per metterlo nella condizione di capire e percepire. A volte vedersi, verificare il tempo e parlare non è sufficiente (ricordi tempo fa in un mio post davo dei suggerimenti per capire tutto ciò attraverso il posizionamento di una camera fissa e l’utilizzo del tempo entrata-uscita- ho citato sopra il link) A questo punto resta la  speranza che l’atleta  possa fare suo il concetto anche quando gli toglierai i limiti fissati. Sono mezzi, strumenti che ti permettono di capire, poi come sempre quello che paga è il lavoro costante fatto sul campo ogni giorno della settimana, per mesi, anni! Togliere - mettere - guardarsi - guardare - provare - riprovare - sbagliare - sottolineare - esaltare - e poi nuovamente il ciclo che riparte.
Oppure c’è la soluzione B per l’allenatore: far fare dei gran lavori fisici, usare il cronometro, non essere presente agli allenamenti ed ipotizzare teorie relativamente alla forza guadagnandoci poi anche premi elargiti da politici compiacenti.
Io come sai sono più uomo di campo e cerco di mettere i miei atleti nella condizione di percepire... posso insegnare poco, però posso guidarli nella loro  scoperta tenendoli per mano e supportarli   con ogni mezzo a mia disposizione.

Condividere poi tutto ciò con persone interessate penso che possa essere utile al nostro sport.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Skillo

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #58 il: Febbraio 07, 2012, 05:44:58 pm *
Conservazione della quantità di moto, concetto che sono sicuro, da buon ballerino, conosci perfettamente.
Per chi non avesse confidenza con esso faccio il classico esempio della pattinatrice: la pattinatrice prende velocità, si lancia in una stretta curva a spirale e si ferma in un punto della pista cominciando una veloce rotazione sulla punta di un pattino. Tutti noi la vediamo ruotare ad una velocità x con le braccia tese in fuori, poi ella raccoglie le braccia e le solleva sulla testa AUMENTANDO  la velocità di rotazione. Lei non spende energia per aumentare la sua velocità: fa tutto la conservazione della quantità di moto.  Le braccia distese in fuori avevano un'energia data dalla loro massa, la loro velocità e la distanza dall'asse di rotazione, siccome in assenza di dispersioni l'energia deve restare la stessa, nel momento in cui la distanza delle braccia dall'asse di rotazione diminuisce, dato che la massa è uguale, l'unica cosa che può variare per mantenere l'energia uguale è la velocità. Nel momento in cui la ballerina ridistende in fuori le braccia, la velocità di rotazione torna a diminuire.
Un esempio coi c2: la canoa entra in rotazione, i due canoisti si avvicinano, la rotazione si velocizza, i due si allontanano, la velocità di rotazione cala e si riparte per una nuova direzione.
Ma la conservazione della quantità di moto non è la sola che entra in gioco durante una rotazione, c'è anche quello che io pedestremente chiamo "rimbalzo". Molto sinteticamente: il tuffatore salta sul trampolino, lo fa flettere col suo peso e nel frattempo flette le sue gambe: c'è un momento in cui sia lui che l'asse sono immobili, dopodiché il trampolino tende a tornare alla sua posizione di riposo e il tuffatore ne approfitta per distendere con forza le gambe saltando molto più in alto di quanto potrebbe fare in assenza di un supporto elastico come il trampolino.
In canoa si può piantare la coda e simulare l'effetto trampolino: si prende velocità, si curva piantando la coda e poi si rimbalza verso una nuova direzione. Durante la rotazione posso chiaramente variare tutti i parametri che voglio: velocità, velocità di rotazione, angolo di affondamento, posizione del corpo prima, dopo e durante la rotazione, angolo di emersione, etc, etc.
Un tempo, per qualcuno anche oggi, il continuo e uniforme scorrimento della canoa durante l'avanzamento e le rotazioni era condizione indispensabile all'ottenimento di una buona prestazione slalomistica, ragionando per conservazione di energia e/o della quantità di moto si coglie invece la possibilità che non sia la canoa a dover correre in modo fluido ma che sia l'insieme canoa-canoista a dover conservare l'energia. E' quindi possibilissimo che la canoa si immobilizzi SE subito dopo il sistema è in grado di rimbalzare rilanciando il canoista e la sua canoa con la stessa velocità di prima.
E ci sono anche le curve con la canoa fuori dall'acqua; curve nelle quali il sistema non può rimbalzare (il rimbalzo può arrivare solo dalla canoa, se lo fa il canoista non può essere conservazione ma solo spesa) ma si può comunque riuscire a conservare moltissima energia perché il sistema non deve spendere per infilare una parte di canoa sott'acqua e, con le odierne canoe, è molto facile ottenere raggi di rotazione abbastanza stretti da poter essere utilizzati in certe occasioni.
Con queste tecniche e quelle che conoscono gli atleti, tenendo presente il concetto di "energia", quello di "quantità di moto" e sempre e comunque il cronometro, si possono ottenere sorprendenti progressi nella crescita dell'atleta e presto, molto presto, sarà l'atleta a fornire nuovi spunti per ulteriori considerazioni e interessanti nuove ipotesi.

Bene, spero di non averti annoiato con questo mio piccolo contributo  :)
 A presto e grazie per essere lì dove nessun altro di noi riuscirebbe a resistere così come fai, dimostrando un amore per la canoa che va al di là di quasi ogni altra cosa.



 

Ettore Ivaldi

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Re: Appunti di Slalom e di Vita...
* Risposta #59 il: Febbraio 16, 2012, 01:06:50 am *
Si esce distrutti da tre gare di selezione in soli quattro giorni. I motivi sono tanti perché devi dare attenzione a tutti e devi riuscire a dare un supporto tecnico, logistico, morale e fisico a giovani atleti che stanno vivendo un grande sogno e i concetti di “conservazione della quantità di moto” o di “energia” non trovano spazio in una mente già affollata.
Passata però l’ondata di piena c'è tempo per ragionare e la cosa mi stimola molto. Approfittiamo quindi di questi  quattro giorni di libertà per affrontare  la conservazione della quantità di moto di cui ci parla il nostro Skillo che ultimamente si dedica molto alla teoria e poco all’applicazione della stessa allontanandosi dai veri problemi che gli atleti tutti i giorni vivono sul campo, che non sono certo legati alla scoperta di capire a quale legge fisica fare riferimento per fare bene una risalita.
Alla ballerina che effettua una piroetta su una traiettoria circolare di raggio inferiore il momento angolare si conserva e la velocità  angolare cresce. Come dice bene quel gran fisico di Claudio Cereda: “si sfrutta la presenza di una piccola componente di tipo rotatorio per esaltarne l’effetto attraverso opportune modifiche del momento di inerzia nel rispetto della conservazione del momento angolare.
Tutto questo per introdurre il “momento angolare in sistemi deformabili”  È interessante notare che in questo caso l’energia cinetica  aumenta perché: il lavoro necessario è fornito dalle forze interne esercitate dalla ballerina nell’avvicinare le braccia.
Questo tipo di situazione è analoga a quella dei tuffatori che raggomitolandosi aumentano la velocità angolare e riescono a fare diversi salti mortali.
Quindi tutto ciò avviene non per la “conservazione della quantità di moto” ma per la legge del “momento angolare in sistemi deformabili”.
Si può parlare di conservazione della quantità di moto solo se introduciamo il concetto di sistemi isolati che ci porta in breve ai fenomeni di urto. Diciamo che  per parlare di urto si devono verificare le seguenti condizioni:
1. i due sistemi interagiscono in una regione limitata di spazio ed in un tempo molto breve rispetto agli altri tempi in gioco nel processo;
2. le forze di interazione Fint fra i due sistemi sono talmente intense (impulsive) da potere trascurare le altre azioni esterne.
E non mi sembra che ciò si verifichi negli esempi citati.

Ma ci perdiamo in meandri scientifici che nulla hanno a che fare con il nostro ragionamento poiché possiamo liquidare la questione dicendo che le leggi fisiche che governano sui fluidi sono altre, alle quali  noi poi ci dobbiamo aggiungere il fatto che l’acqua su cui svolgiamo la nostra attività è in continuo moto e cambia in continuazione.

Non concordo con l’effetto rimbalzo nella rotazione nella risalita. Perché è implicito che subito dopo andiamo incontro a quello che possiamo dire è la conseguente reazione dell’azione stessa: perdita di contatto con la superficie dell’acqua e conseguente perdita di velocità e scorrevolezza dello scafo.
Io, come ho avuto già modo di scrivere molte volte, vedo di più un’azione continuativa nella rotazione di una risalita per non perdere velocità, ma semplicemente per trasformazione in velocità di rotazione e successiva ripresa della velocità di discesa verso la porta successiva.
Concordo viceversa, ma è una tesi che sostengo da molto, che sarà l’atleta a trovare alla fine la soluzione migliore per le sue caratteristiche specifiche, non solo antropometriche, ma anche mentali, motivazionali e personali.
L’analisi e i vari suggerimenti erano  partiti dal fatto di trovare nell’individualità di ogni atleta la chiave per entrare nel suo meccanismo di apprendimento per sintonizzarsi sulla stessa onda. Quello che Maurizio definisce come “conservatorismo degli atleti” che ovviamente c’è perché su quello fondano le loro certezze che bene o mali li hanno guidati fino a quel momento. Il problema nasce però nella fase successiva per il famoso “salto di qualità”. Il suggerimento poi che arriva sempre dall’amico di pagaia Bernasconi è chiarissimo che mi sento di condividere pienamente:”... abituare i ragazzi ad acquisire un repertorio di soluzioni molto vasto in modo da poter eseguire una manovra con strategie diverse e intercambiabili, dei fondamentali allargati, soprattutto perché crescendo e potenziando l'azione anche il gesto dovrà adattarsi al fisico, all'aumento della forza, ai nuovi attrezzi

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi