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Appunti di Slalom e di Vita...
Ettore Ivaldi:
Vivo in un convento o meglio vivo in un ex-convento trasformato e adattato per ospitare la base operativa della canoa slalom brasiliana. Io sono giunto qualche settimana prima dell’arrivo di tutti gli atleti per preparare ogni cosa e definire nel dettaglio piani e programmi di sviluppo e allenamento. Siamo partiti a singhiozzo, ma ora sembra proprio che la grande macchina di “Rio 2016” si sia messa in moto alla grande. Certo, in questi casi non bisogna avere fretta, anche se ti piacerebbe essere già operativo al 100 per cento. Dobbiamo iniziare a creare un sistema e soprattutto dobbiamo cercare di coinvolgere un po’ tutti nel progetto. Sarà importante iniziare bene fissando regole e orari. Il problema più grande in questi casi arriva dalla capacità di essere da esempio a tutti quelli che passeranno da questo centro. Si dovrà cercare di stimolare ognuno, trovando la combinazione ideale per far esprimere al meglio tutti i nostri ragazzi e ragazze: il risultato viene dato da una serie di fattori che si devono tutti intrecciare con maestria utilizzando conoscenze, esperienze, arte e alchimismo come direbbe il grande Alviano Mesaroli.
La struttura è in un punto abbastanza strategico della turistica città di Foz do Iguaçu visto che a 15 minuti di corsa abbiamo la palestra “FitFoz”: un bel centro sportivo con sala pesi, sala fitness, piscina, campi da calcio e volley, pista per correre, sauna, idro-massaggio, mentre a 15 minuti di auto arriviamo al canale di allenamento che però resterà chiuso fino al primo di gennaio per permettere ai pesci di risalire e riprodursi. Nel frattempo si pagaia sul lago a monte della diga di Itaipu. Qui c’è un mega club di vela che ospita noi e il progetto “Meninos do Lago” di cui avevo già parlato tempo fa.
L’ex convento, dove viviamo, è ben strutturato. Al piano terra c’è la cucina con la sala da pranzo e l’area relax, un ampio giardino nel quale fra non molto verrà fatta anche una piscinetta. Sempre a piano terra ci sono due stanze da letto e la hall. Si sale di un piano e si arriva in un locale piuttosto spazioso con un tetto molto alto i cui lucernari danno luce praticamente a tutto il locale. Sarebbe ideale per ballare tango, anche il mio maestro sarebbe contento. Già me lo immagino qui che mi propone dove mettere le casse dello stereo per fare lezione ai miei ragazzi e ragazze. Apprendere questa sublime arte non farebbe che bene ai miei atleti, ma prima o poi ci riusciremo, non è vero Graziano?
Ai lati di questo ampio salone che vi potete immaginare come un peristilio della domus romana, senza le colonne, ci sono otto porte che portano in altrettante camere da letto.
Il giardino verrà sfruttato per fare stretching e esercizi per le spalle con elastici e pesetti da mezzo chilo. L’ampio salone invece sarà la sede per le varie riunioni di gruppo e per le lezioni che a alcuni professori terranno ai ragazzi per tenerli stimolati anche culturalmente. Quindi c’è in programma un corso di inglese, incontri con alcuni medici sull’educazione alimentare e i rischi del doping.
fine prima parte ...
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
Ettore Ivaldi:
... prosegue dalla prima parte
“In the imagination there is a hot wind which blows on cities,
as a friend
I dream of souls always free like clouds which
fly full of humanity deep inside”
Per l’alimentazione seguiremo i consigli della nutrizionista che è stata scelta per seguire questo progetto e che darà indicazioni precise agli atleti e alle due cuoche che si alterneranno per preparare colazioni, pranzi e cene. Non molto distante da qui c’è lo studio del fisioterapista che terrà sotto controllo i ragazzi e, una volta alla settimana, avremo una lezione di ginnastica posturale per prevenire problemi che possono insorgere con le tante ore che passeremo in acqua a pagaiare. Da oggi ai giochi panamericani - dove ci giocheremo un posto olimpico per ogni specialità - ci dividono 18 settimane, che sono 126 giorni o 3.024 ore. Non ho ancora calcolato le ore di allenamento che faremo in acqua e in quante porte passeremo, neppure il numero di sedute in palestra o a correre o a nuotare. Poco conta perché non seguiremo certo tabelle di allenamento e tanto meno mutueremo nulla dai manuali di insigni professori che, come i politici, sono troppo lontani dalla realtà e dalla gente e di conseguenza dalle necessità degli atleti. Li leggeremo e continueremo a studiarli comunque per confrontare la teoria con la pratica e il sudore versato ogni giorno. Ciò che conta è essere presenti per seguire passo dopo passo questi giovani slalomisti con tanta voglia di far bene. Avremo da affrontare nel frattempo i campionati Sud-Americani a San Rafael in Argentina, l’ultima gara della Coppa del Brasile a Piraju e la selezione per formare la squadra per i PAN-AM. Un cammino che potrebbe sembrare lungo, ma che in realtà è più veloce di un lampo a ciel sereno. E pensare che questo progetto speravo di realizzarlo in Italia. La mia idea infatti, quando ero commissario tecnico dello slalom e della discesa per la Fick, era quella di creare il “College della canoa fluviale”.
Avevo lavorato duramente a questo progetto e alla fine grazie al presidente Francesco Conforti, ad Oreste Perri e a Mauro Pitotti, avevamo trovato anche una sede ideale e cioè a Terni. Il tennis tavolo lasciava la sua struttura e noi avremmo dovuto subentrare a loro. A pochi chilometri c’è Ferentillo dove potevamo avere il nostro campo di allenamento su un tratto di fiume interessante che un tempo utilizzavamo molto per i raduni delle squadre nazionali specialmente nei periodi invernali, vista una temperatura mite e l’acqua in abbondanza. Per questo tratto esisteva anche un progetto per adattarlo alle necessità dello slalom finanziato da regione e comunità europea.
Partivo da un dato di fatto, che è poi la costante anche di oggi: i club in Italia possono solo portare i giovani atleti ad un livello medio, poi mancano di strutture, mezzi , conoscenze e disponibilità economica per far fare ai loro atleti un salto di qualità. I numeri di slalomisti che superavano il primo scoglio erano decisamente pochi - si consideri che oggi la situazione è decisamente peggiorata. Quindi avevamo la necessità di non perdere nessuno e cercare in questo gruppo, se pur ristretto, di trovare elementi interessanti in visione olimpica. Un cammino, che ripeto, non potevano e non possono fare i club. Ecco quindi la necessità di creare una struttura idonea a questa crescita, offrendo ai nostri giovani l’opportunità di esprimersi agonisticamente e nello stesso tempo di avere anche la possibilità di portare avanti gli studi universitari. Terni e la Federazione di quel tempo erano tutto ciò.
Mi è piaciuto Zucconi oggi nella sua esternazione quotidiana a tema: “http://zucconi.blogautore.repubblica.it/2011/11/19/pensare-in-italia/?ref=HRER1-1”. In sostanza ci dice che la crisi non è un problema di risorse economiche o di chissà quali problemi finanziari. Il vero problema dell’Italia è che si è addormentata e ha chiuso le porte a ciò che nel passato ci ha sempre contraddistinto: la fantasia nel creare, nel proporre, nel portare avanti idee e progetti. Oggi non c’è più nessuno che si prende la responsabilità per nulla. Politici, funzionari, impiegati, operai. Tutti sono caduti nel tranello teso da chi ha interesse a mantenerci ignoranti e sottoposti al signor sì nella convinzione di poter avere il momento personale di gloria e notorietà. Abbiamo perso tutti il senso dell’interesse comune, del piacere di creare un qualche cosa che resterà nella storia, fosse anche il semplice e devoto lavoro quotidiano che è la strategia vincente per i grandi risultati!
“Nella fantasia esiste un vento caldo,
Che soffia sulle città, come amico.
Io sogno d'anime che sono sempre libere,
Come le nuvole che volano,
Pien d'umanità in fondo all'anima”
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
fine seconda parte....
Ettore Ivaldi:
Prendete un foglio bianco e disegnateci una montagna di quelle che avete visto nei film western o nei fumetti di Tex Willer. Sparsi qui e là inseriteci anche dei cactus e qualche fico d’india oltre a piccoli e nodosi arbusti. Il paesaggio però è soprattutto quello di sassi color rosso, come la terra. A lato fateci scorrere un torrente non troppo grande con massoni che formano invitanti morte per risalite da manuale. Il tutto attrezzato con un campo da slalom che non ha nulla da invidiare per facilità di utilizzo e per caratteristiche ai migliori campi in circolazione. Sulle rive gli eucalipti e giusto dietro a loro dell’erbetta che però mano a mano che ci si allontana dall’acqua si dirada fino a lasciar posto alla pura terra. Quella terra sulla quale quando ci si cammina si lascia il segno del proprio passaggio alzando nuvolette di polvere. Quindi paesaggio decisamente brullo, fatta eccezione per tutto ciò che sta attorno al fiume e per quelle oasi che ogni tanto la caparbietà e la pazienza dell’uomo ha fatto nascere deviando l’acqua. Sono aree per il camping o per posizionare una delle tante madonnine che da queste parti venerano. Una volta che avete completato la vostra opera vi apparirà quell’Argentina a 250 chilometri a sud di Mendoza e più precisamente quello che si vede in un paese che si chiama San Rafael, nella Valle Grande. Ah dimenticavo! Per arrivare dalla prima città al paese disegnate una retta: quella è la strada che lega le due comunità. Su tutta questa distanza ci sono solo due punti di riferimento Tunuyan a poco più di 800 metri sul livello del mare. Una zona famosa per i vigneti e per le sue mele. L’altro agglomerato urbano è San Carlos, poi solo pampas e la cordigliera delle Ande, con le sue cime innevate, che vi accompagna maestosa nel viaggio verso i Campionati Sud-Americani di canoa slalom e che a me ricorda sempre il disastro aereo che ci fu nel 1972. Paesaggio che si interrompe ogni tanto per i chilometri di vigneti che in questi ultimi dieci anni sono cresciuti a dismisura e che hanno portato a questo paese una notevole crescita sotto il punto di vista viti-vinicolo e quindi economico. Si producono degli ottimi rossi principalmente cabernet e malbech, come scoprirò piacevolmente al barbeque della sera!
Eh già sono venuto qui giù per seguire questa gara in cui Brasile, Cile, Venezuela, Colombia, Costa Rica e ovviamente Argentina mettono in palio il titolo di campione Sud-Americano in una realtà canoistica che sta cercando la propria identità. Le difficoltà non mancano per accorciare la distanza con l’Europa, che bene o male ha quasi sempre monopolizzato risultati, politica e attenzione mediatica. Da queste parti manca sicuramente la tradizione per i paletti dello slalom e manca soprattutto un progetto importane internazionale per cercare di allargare la base di questo sport. Certo non è facile! Si pensi però che in tutti questi paesi ci sono tre forti elementi aggreganti: fiumi in abbondanza, giovani che, se ben seguiti, possono crescere velocemente e soprattutto la lingua che bene o male unisce tutti, cosa che non esiste in Europa. Quella Europa che viceversa è ricca di storia e tradizione, ma che purtroppo stenta ad aprirsi al mondo con l’errore che se lo slalom rimane confinato in pochi paesi rischiamo di uscire dal circuito olimpico prima di quello che si possa pensare. La salvezza sta proprio qui e in Asia per un progetto internazionale forte e deciso che faccia uscire definitivamente dal confino paesi che vengono considerati solo quando c’è il terrore di qualche controllo da parte del Comitato Internazionale Olimpico. Come fare è semplice.
Primo: l’ICF deve individuare uno o due tecnici competenti per ogni area, stipendiarli e mettere a loro disposizione materiale, che può trovare da sponsor di settore. Così facendo si fanno crescere le varie realtà partendo dal centro per arrivare fino al sud America. Stessa cosa dicesi per i paesi asiatici. E’ così semplice che mi vergogno pure a scriverlo. Ma non è così poi anche nella realtà di una società di canoa italiana? E se può andare bene per noi perché non potrebbe funzionare anche a livello internazionale? Dubbi che resteranno tali perché, per il momento, non ci sono interessi politici ed economici che possano far cambiare rapidamente questa realtà. Secondo: cambiare il regolamento per l’accesso in semifinale e finale ammettendo in queste due ultime fasi solo un atleta per paese. Le statistiche parlano chiaro e ci dicono che sono troppo poche le nazioni che passano in semifinale e tanto meno in finale - riguardatevi i post sui campionati del mondo dove si fa l’analisi dell’evento iridato -
http://ettoreivaldi.blogspot.com/search/label/Campionati%20del%20Mondo%20Slalom%20-%20Bratislava%202011
Godiamoci quindi questi Campionati che ovviamente concedono tante licenze al regolamento a partire dal cronometraggio e dagli stessi giudici che certamente non sono così pignoli come siamo abituati dalle nostre parti. Non ci sono controlli per le barche o per i materiali che quest’anno hanno creato mille problemi anche in Coppa del Mondo e ai mondiali. Figuriamoci se applicassero alla lettera il regolamento da queste parti, praticamente partirebbero in tre!
Poco importa perché in un batter d’occhio mi sono ricalato nellla canoa che ho vissuto da noi alla fine degli anni ’70. Tutto ciò però, si inserisce in un piano di sviluppo che coinvolge non solo il Sud America, ma che indirettamente e forse anche in maniera sconosciuta porterà benefici a tutto il movimento dello slalom: una globalizzazione a 360 gradi per mantenerci vivi e operativi.
Se facciamo un parallelismo con la discesa possiamo dire tranquillamente che tutto ciò è assente. Nel mio peregrinare per il mondo non ho mai visto o sentito parlare di un progetto analogo per il settore discesa. Peccato perché molti luoghi e paesi hanno fiumi che si presterebbero alla grande a questa splendida specialità a cui rimango molto legato. Al settore mancano idee, voglia di lavorare e buona volontà grazie ai diretti interessati che rimangono seduti nelle loro comode poltrone senza muovere foglia in attesa di vedere la loro specialità apparire nei prossimi necrologi sportivi!
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
Ettore Ivaldi:
Al canale di slalom è un rigoglio di colori e profumi. Ci sono gruppi di alberelli con fiori rossi, gialli, bianchi, fucsia. Li vorrei raccogliere tutti e donarli ad Amur. Fisicamente non posso, ma con il pensiero posso fare quello che voglio ... ora sono più felice!
La notte qui rinfresca e alla mattina quando arrivo sul posto di lavoro trovo l’erbetta umida che è cresciuta a dismisura dal giorno prima. L’hanno tagliata qualche giorno fa, solo ieri sono passati a raccoglierla e oggi era già ritta in piedi con le puntine di un verde chiarissimo. La natura non si ferma e neppure noi che siamo quasi alla fine della nostra terza settimana di carico. Tutti sono in attesa di una pausa che arriverà puntuale domani dopo l’allenamento della mattina. Infatti stiamo organizzando, con il mio collega allenatore canadese Michal, un “Social Party” fra le due squadre, ma di questo vi racconterò magari un’altra volta.
Mi chiedevo tuttavia cosa dovevo fare per riuscire a far capire ad alcuni miei ragazzi che in canoa, e specialmente in slalom, ci si va prima con la testa e poi con la forza delle braccia. Anche oggi ho combattuto contro il loro istinto animale di tagliare in entrata tutte le risalite e di conseguenza uscire qualche metro più a monte delle paline stesse. Non è nella loro natura, non è nel loro DNA, che sto riscrivendo, non è nella loro logica pensante e allora... il colpo di genio è arrivato dalla mia disperazione. Ho adatto una tecnica che il mio maestro di tango, il mitico Graziano, mi ha fatto una volta per farmi girare stretto su me stesso e cioè mi si è messo proprio appiccicato costringendomi ad eseguire il tutto in quel angusto angolino che mi aveva concesso. Quindi a metà allenamento ho cambiato tutto il tracciato e ho spostato le risalite a ridosso delle pietre in uscita. Grazie a Dio è facile farlo, visto che il campo di slalom è fissato sui cavi che corrono paralleli a tutto il percorso. Lo spazio vitale quindi per non schiantarsi sulle pareti rocciose, una volta fatta la risalita, era minimo. I ragazzi, anche i più testardi, erano costretti ad aprire l’entrata per poi cercare la via di fuga tra la palina e il masso che delimita la morta. Dopo il primo giro con porte che volavano da ogni lato ho messo un’altra piccola regola: 1 real per ogni tocco! Beh ragazzi mie quando si parla di soldi le cose cambiano per tutti e finalmente non più tocchi e uscite raso porta! E’ stato duro spiegare ai canadesi perché tutte le risalite erano in quei posti così ameni. Io ho glissato dicendo che le avevo spostate perché non ci servivano, chissà se mai ci hanno creduto!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Foz do Iguaçu - Brasil
Skillo:
Sono un po' stupito: possibile che con video e cronometro essi non riescano a vedere che cosa fanno e che cosa potrebbero fare? O non ce l'hai raccontata tutta o cominci a perdere colpi :D
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