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Appunti di Slalom e di Vita...
Ettore Ivaldi:
Gli appassionati e gli amanti dello slalom non possono perdere questi due video
1. http://www.youtube.com/watch?v=Xbk-T0CYgSw
2. http://vimeo.com/31104390
buona visione e occhio all'onda! Ettore Ivaldi
Ettore Ivaldi:
http://vimeo.com/31653779 un altro bel video di Enrico Lazzarotto... consigliata la visione!
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
Ettore Ivaldi:
Sono le foglie rosse e gialle sul “toro”(1) a ricordarmi che siamo in autunno. La temperatura certo non aiuta. In canoa stiamo ancora pagaiando senza guanti e con il “combo” leggero. E’ una bella stagione per dare spazio al lavoro tecnico, base di evoluzioni e imprese sportive. L’allenamento in questo periodo è molto proficuo soprattutto per il fatto che la mente è libera di ascoltare il gesto e di lasciare che l’istinto, se pur indirizzato, possa avere il sopravvento alla ricerca di nuove o vecchie sensazioni. Siamo lontani dalle gare e non siamo quindi condizionati da nulla, non siamo presi dall’ansia del risultato. Autunno tempo per concentrarci con le forze sui fondamentali come porte in risalita o sfasate e tra un allenamento di corsa, in discesa o in palestra non bisogna dimenticare la velocità, che sta alla base di ogni risultato. Sarebbe un errore colossale evitare in questa stagione di mantenere il lavoro tecnico che deve stare sempre alla base di una buona programmazione di allenamento e deve essere sempre mantenuto per tutto il corso dell’anno. Purtroppo c’è chi invece pensa di usare la stagione della caduta delle foglie per aumentare solo il diametro del proprio bicipite e per macinare chilometri di corsa o in canoa. L’errore di questo tipo di programmazione penso possa saltare agli occhi di tutti: la tecnica che ne uscirà subirà una trasformazione negativa. L’allenamento e il miglioramento fisico devono andare di pari passo con il miglioramento e l’adattamento delle capacità tecniche specifiche sulle porte. Ma avremo modo di parlarne a lungo in questo periodo.
La risalita è sicuramente la porta che nel corso dell’evoluzione dello slalom ha subito il maggior numero di cambiamenti e mutazioni per i diversi modi con cui negli anni i più grandi campioni dello slalom l’hanno interpretata. Non per niente Scott Shipley (2) nel suo libro “Every Crushinng Stroke” dedica alla tecnica sulla risalita ben 10 pagine. Il modello della perfezione di allora era quello di fare la porta con due colpi - “slalom racers spend long hours trying to perfect the two stroke upsteram” dividendo l’azione in tre parti e cioè approccio, rotazione e uscita. Io in una mia recente analisi sul tema (vedi http://ettoreivaldi.blogspot.com/search/label/Tecnica%2012 e http://ettoreivaldi.blogspot.com/search/label/Tecnica%2013 ) suddividevo il passaggio di una risalita in quattro parti: preparazione, anticipo, rotazione, uscita. L’approccio di Scott, può essere considerato come la preparazione alla porta che in relazione al suo posizionamento va di volta in volta aggiustata. Secondo me in ogni risalita e in ogni percorso (anche se si tratta del medesimo) la condizione sarà mutata e l’abilità dello slalomista sarà proprio quella di aggiustare il tiro in ogni esecuzione della stessa. Qui inseriamo un altro importante punto di riflessione su quella che dovrebbe essere l’idea dell’allenamento di tecnica: se lo vogliamo sintetizzare al massimo possiamo dire che l’obiettivo principale diventa non la ricerca dell’automatizzazione del movimento stesso, ma il rendere l’atleta consapevole e partecipe al singolo gesto messo in atto ogni volta e che, per sua natura, non è ripetibile. Ciò che è cambiato in questi anni è l’uso del peso e del colpo in acqua. In sostanza, nelle condizioni ottimali, si utilizza solo un colpo. L’azione è molto più dinamica. L’aggancio si trasforma molto spesso in colpo di rotazione esterno o di frenata interna. Ecco perché mi sento di inserire nelle fasi suggerite da Shipley anche l’anticipo che oggi è diventato l’essenza della porta in risalita: conseguenza logica di una azione molto dinamica e veloce. Tutto ciò è oggi consentito dalle stesse canoe che permettono rotazioni esplosive e dal palo unico che ormai sta prendendo sempre più piede (attualmente la media in percentuale di porta tradizionale, cioè con due pali, è del 21% in gare di coppa e mondiali). Lo slalom e la sua tecnica sono in continua evoluzione. Proprio su questo punto bisogna lavorare molto per far capire all’atleta e al giovane in primis che una corretta esecuzione della risalita ha il suo fondamento nella libertà di azione della coda. Bisogna entrare nella mentalità di lasciare la coda nella sua azione rotatoria ed è solo ad azione quasi terminata che si ritorna ad essere influenti sull’azione successiva. E’ fondamentale quindi in quest’ottica approcciarsi bene alla risalita, lavorando di anticipo. In questa fase la canoa viene guidata principalmente con i fianchi che ne determineranno la corretta direzione oltre ad intervenire, in maniera determinante, nell’attivare la rotazione della coda.
Esempi di workouts
Protocollo: su acqua piatta partire da una porta in discesa per effettuare una risalita a sinistra e successiva discesa. Ripetere l’esercizio 5 volte poi spostare la discesa un metro più a destra e così anche per la seconda discesa. Ancora 5 ripetizioni e allargare ulteriormente. Così facendo cambiamo gli angoli d’arrivo in una risalita
Intensità: alternare massima velocità a velocità intermedie con verifica del tempo e video.
Variazioni: esercizio uguale con piccola resistenza sulla parte anteriore della canoa.
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
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(1) toro - così chiamato il segnale del livello di guardia che è delimitato sui muraglioni che chiudono l’Adige all’interno di Verona. Difese costruite qualche anno dopo la grande piena del 17 settembre 1882, quando cioè l’acqua fuoriuscì e raggiunse Porta Borsari.
(2) Scott Shipley grande specialista nel k1 men - 24 anni di gare con 1 mondiale junior vinto 1988; tre coppe del mondo ’93, ’95, ’97; tre argenti iridati nel ’95, ’97 e ’99, due partecipazioni olimpiche Atlanta 12^ e Sydney 5^ -
Ettore Ivaldi:
“Il cielo d'Irlanda è una donna che cambia spesso d'umore.
Il cielo d'Irlanda è una gonna che gira nel sole
.
Il cielo d'Irlanda è Dio che suona la fisarmonica
si
apre e si chiude con il ritmo della musica
si apre e si chiude con il ritmo della musica”
A volte bisogna lasciare libera la fantasia e ascoltare il cuore anche per la scelta degli allenamenti per non seguire sempre schemi e tabelle preconfezionate. Ottenuta la convinzione che ciò possa portare a buoni risultati ieri abbiamo lasciato alla musica il compito di ritmare il lavoro con il pagaiergometro. Infatti indossate le cuffiette dell’I-pod Zeno si è affidato alla selezione musicale che ha trovato sul magico congegno che quel fenomeno di Steve Jobs aveva creato offrendo all’Apple un punto di forza per fare un ulteriore passo avanti rispetto alla diretta concorrente Microsoft.
Una volta partita una canzone la si interpretava per l’intera durata e per i ritmi dettati. Musica soft uguale pagaiata soft. Musica hard uguale pagaiata hard e così via in relazione ad una casualità decisa dal piccolo apparecchio della mela mangiata! Ne è uscito un lavoro decisamente diverso dal comune e che alla fine si è dimostrato particolarmente interessante. Si è così riprodotto, se vogliamo, quello che può capitare in fiume o in una prova di slalom: alti e bassi, accelerazioni e brusche frenate, recuperi e scatti, pagaiate lunghe e ben distese con pagaiate di solo braccia. Insomma un allenamento che come recita la canzone della Mannoia “cieli d’Irlanda” si “apre e si chiude con il ritmo della musica”!
Un altro interessante allenamento è stato quello fatto dai ragazzi e dalle ragazze della Lega Navale Italiana sezione di Genova Quinto su cui Elena Bargigli mi ha erudito. Il suo gruppo infatti nei giorni scorsi si è armato di stivali e badili ed è andato nelle zone colpite dall’alluvione per spalare fango e quant’altro. Ecco un bell’esempio di come ci si possa mettere a disposizione degli altri che sono stati colpiti da questa tragedia per dare una mano e per non perdere nemmeno l’allenamento. Spalare fango e muovere quantità di detriti è sicuramente un ottimo esercizio fisico, ma non solo. E’ un ottimo elemento motivante per capire quanto fortunati siamo nel poter vivere una vita da atleti per un obiettivo chiarissimo. Forza, resistenza, concentrazione e tensione tutti elementi poi che ti ritrovi in gara e che in quei frangenti sono fondamentali anche per la sopravvivenza.
Questo mi dà lo spunto per dire che il nostro sport non è solo un’attività fine a se stessa, ma ci insegna anche a capire che in certe situazioni il canoista è avvantaggiato grazie ad una serie di informazioni che ha acquisito con la sua pratica. Chi meglio di un pagaiatore può essere d’aiuto quando l’acqua si trova fuori da quello che dovrebbe essere il suo corso naturale? E’ stato così per i disastri in Veneto quando è intervenuto Ivan Pontarollo con le sue guide di rafting e maestri di canoa che hanno portato in salvo diverse persone anziane proprio perché sono stati gli unici in grado di arrivare in posti dove solo una canoa può arrivare. Risolvendo situazioni al limite.
Ogni tanto esco dal tema, ma mi premeva congratularmi con tutti questi ragazzi che hanno dimostrato di avere un cuore grande grande grazie anche da colei che ogni giorno condivide con loro fatiche e gioie, trasmettendo splendidi valori umani, sportivi ed emozionali. E pensare che la nostra amata federazione si è completamente dimenticata di Costei che ha: titoli, capacità, esperienza e atlete, senza considerare il volano che fa girare al meglio ognuno di noi e cioè una enorme passione e una spiccata vocazione per gli altri.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Ettore Ivaldi:
Non me lo ricordavo! Qui in Brasile l’asse del water è morbida, strana sensazione ma non male come idea. Ti siedi e ti accoglie fra le sue “braccia”. Subito ti sembra strano perché hai una sorta di sensazione di caduta, poi ti ci abitui e apprezzi... è molto comoda e in certi momenti... aiuta! Ho ritrovato anche il mio rasoio elettrico che avevo lasciato qui nella borsa a marzo: che bello farsi la barba ogni mattina senza lametta. Certo non è come la lama che ti lascia liscio liscio cosa che Amur apprezza molto, ma, considerando il fatto che colei che amo non c’è, mi posso permettere di trovarmi impreparato agli assalti del mio Angelo biondo, nessuno si accorgerà che la barba non è così perfetta come potrebbe essere!
Oggi in canoa abbiamo lavorato sul colpo in acqua e sulla relativa trasmissione alla canoa. Il canale è chiuso e quindi avremo sei settimane per concentrarci sull’allenamento fisico e sulle tecniche di base in acqua piatta.
Fatto inquietante è che troppi dei miei giovani atleti pagaiano pensando solo a tirare forte con le braccia dimenticandosi completamente della spinte delle gambe, della torsione e della presa in acqua. Ho dovuto cercare il sistema per far loro capire tutti ciò e quindi ho utilizzato l’arma dell’umiliazione sferrata da un 50enne poco allenato in canoa, ma che ci tiene parecchio alla loro crescita tecnica e fisica. Praticamente ho lanciato una sfida sui cinque minuti pagaiando indietro per vedere chi faceva più strada. Loro sono partiti molto convinti spingendo l’acceleratore a fondo, ma ben presto davano segni di cedimento tanto che dopo solo qualche minuto uno ad uno venivano risucchiati dal sottoscritto - per l’appunto il vecchietto di cui vi parlavo prima - fino ad arrivare al tempo prestabilito. Beh! voi non ci crederete ma ho avuto un ampio margine sul secondo arrivato e poi via via su tutti gli altri. I ragazzini si sono stupiti e hanno imputato la cosa alla mia grande preparazione fisica che in realtà in questo momento lascia molto a desiderare. La verità però non è questa, la ragione è che loro non usano tutto il corpo per pagaiare e di conseguenza non fanno scorrere la canoa oltre al fatto di stancarsi presto. Nella pagaiata indietro tutto ciò viene esaltato all’inverosimile è una sorta di prova della verità. Spiegato l’inghippo e messi nella condizione di sperimentare, abbiamo iniziato a rivedere i fondamentali proprio dalla pagaiata indietro. Strana partenza! Speriamo solo che questo sia poi un buon inizio per poi pagaiare forte guardando però sempre avanti!
Occhio all'onda! Ettore Ivaldi
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