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Appunti di Slalom e di Vita...

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enrico lazzarotto:
La prox volta concentrati su Beautifull, e fatti meno domande.
enricolazz

Ettore Ivaldi:
Fino ad oggi ho seguito alla lettera il consiglio di Enrico Lazzarotto, ma Beautifull dopo che Brooke  è stata con Oliver, moroso di sua figlia, cosa tra l’altro già vista in passato, è a un punto morto e mi sono rimesso a fare due conti con le relative riflessioni.
Al raduno giovani speranze, da poco concluso a Valstagna nel periodo di Pasqua, sono stati convocati un gruppo di giovani atleti con una media di 14 anni e mezzo, diversi cadetti, sette per la precisione, e sei  ragazzi.
Bene! si presume che in una raduno propedeutico allo slalom ai giovani venga offerta la possibilità  di perfezionare la tecnica attraverso l’esperienza diretta sull’acqua mossa. Tanto più che in linea di massima arrivano da società  in cui non si ha la possibilità di lavorare su  percorsi come quello di Valstagna.
La proposta viceversa, dettata dal responsabile di settore e messa in pratica dai tecnici presenti, è stata quella mutuata dai settori senior con percorsi crescenti e decrescenti, percorsi divisi e loops. Ora mi chiedo, non da profano, o almeno spero, che senso possa avere far fare a questi giovani tipi di allenamento, che di per sé non hanno una logica neppure per le categorie assolute?
Vista l’esperienza sul campo degli allenatori presenti mi  sarei aspettato una serie di proposte legate al gioco e alla scoperta dell’arte dello slalom. Mi sarei aspettato che atleti, oggi passati a fare gli allenatori e responsabili di settore o di centri di riferimento, che hanno toccato con mano determinate emozioni , si fossero messi in discussione, magari anche chiedendo o confrontandosi con chi forse qualche ora di esperienza in più ha con i giovani. Purtroppo invece la loro scelta è stata quella di adeguarsi ad un sistema che sappiamo tutti fare acqua e che non porta da nessuna parte appiattendo i nostri giovani tralasciando l’espressività corporea, esaltando esclusivamente la condizione fisica e i grossi muscoli! Insomma ricadiamo nel fenomeno minzoniano delle nuove generazioni di tecnici  che pur condividendo questi principi hanno preferito assecondare dettami che non hanno nessuna logica costruttiva se non quella di liquidare il lavoro con gli atleti offrendo riscontri  cronometrici e  tecniche decisamente superate e che non si adeguano ai cambiamenti generazionali.
Mi chiedo anche perché se c’è, come c’è delibera numero 065/11, un tecnico nazionale junior che si divide con i senior, costui non era presente né a Londra, né a Valstagna, né a Banja Luka? Mah!
Per fortuna che c’è la romantica love story di Kate e William che non è soltanto una bella favola di altri tempi, ma è anche un trattato di storia, sociologia, moda, comportamento e perché no mondanità e i due miliardi di persone che hanno seguito la cerimonia nuziale lo confermano perché, come ha detto l’arcivesco di Canterbury,    “ogni matrimonio è in un certo senso un royal wedding” e “God save our gracious Queen... Happy and glorius” !

Auguri a tutti per un primo maggio all’insegna della beatificazione di un papa canoista -

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi:
Ho passato un bel pomeriggio con tre giovani C1 a Valstagna a dipingere magici quadri tra porte, onde e riccioli. Pennellate di colore su un Brenta che si sta gonfiando per le tanto attese piogge primaverili. Spettacolare  ammirare la freschezza di gesti che stanno esplodendo dal loro DNA. Guardandoli mi convinco sempre di più che questa specialità esce dal primordiale modo di muoversi sull’acqua: un gesto naturale bello per la sua semplicità e per completezza espressiva. Guardandoli all’opera ripenso alle parole scritte su questo forum dal mitico  Maurizio Bernasconi :

”... Il ciunista sta invece col dorso eretto come un cavaliere, come un uomo. E' inginocchiato come uno che medita Zen o che parla da pari a pari con Dio.  In più: Ci=l'energia, almeno per i cinesi”

Paolo, Mandi e Raffy sono i nostri tre giovani monaci che inginocchiati diventano l’espressione di Dio sull’acqua, trasmettendoci  energia, forza pulita e speranze per il futuro.

Ma questo sabato di fine aprile ci riservava diversi appuntamenti agonistici tra i paletti e non solo. Infatti dall’Australia di scena le gare per i Penrith Wildwater Series 2, a Ivrea selezione per la squadra italiana e a la Seu d’Urgell le gare per la Copa Pirineus selezioni per la squadra spagnola.
In tutte e tre le manifestazioni diversi elementi interessanti del panorama internazionale e che sicuramente troveremo protagonisti in questa stagione agonistica che ha come obiettivo principale qualificare le barche per i Giochi Olimpici di Londra del prossimo anno.
Ho provato a fare un giochino nel tentativo di cercare di avvicinare le tre manifestazioni tra loro. Come? Semplice ho preso il primo k1 men come riferimento e ho fatto le percentuali di distacco con il miglior tempo della prima donna, mentre non l’ho fatto con le altre specialità perché  dall’altra parte del mondo   (per C2 e C1) i riferimenti sono piuttosto scarni. In Australia la percentuale di distacco è stata dell‘8,71%, in Italia del 27,15% e in Spagna del 9,50%. Cosa può significare tutto ciò? Semplice che le donne in Australia e in Spagna sono andate veramente forte e che per assurdo messe a confronto sarebbe stata una bella sfida, che comunque a distanza c’è stata! Dai canguri la giovane Jessica Fox, fa  registra il miglior tempo, ma una penalità l’ha rilegata in seconda posizione dietro a Sarah Grant nella gara vinta nel Kayak maschile da Zeno Ivaldi, bronzo ai mondiali Junior 2010.  In Spagna la brava Maialen Chourraout ha dominato la scena vincendo alla grande, lasciando a  oltre 5 secondi Violetta Oblinger. Qui il miglior K1 è stato la medaglia di bronzo dei mondiali di Tacen dello scorso anno Jure Meglic. In Italia, nella gara vinta dal campione mondiale junior 2010 Giovanni De Gennaro,  Angela Prendin è andata ben oltre al 25% previsto dalle selezioni e il titolista del sito federale si prende un abbaglio visto che che la bella bionda veneta purtroppo non centra il “primo round alle selezioni di Ivrea”.

Domenica ancora gare. Dall’Australia già i risultati. Percorso con 12 porte di cui 4 in risalita, domani magari tiriamo le somme del lungo week-end fra i paletti dello slalom.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Ettore Ivaldi:
Ci si può emozionare ancora alla soglia dei cinquant’anni per un gesto e per un’immagine? In sostanza, riformulando la domanda,  ci si può commuovere ancora per ciò che dovrebbe essere la routine o la normale prassi di un allenatore? In effetti  per chi lo fa di mestiere vedere un atleta nell’atto di fare una  risalita dovrebbe essere esclusivamente materia di analisi, studio e approfondimento e non certo momento di commozione, emozione, eccitazione e aggiungerei turbamento! E’ come se un chirurgo dopo aver operato un paziente lo ritrovasse in piedi a saltellare e a correre con più impeto di prima. Possiamo dire che gli farebbe piacere, ma certo non potrebbe mettersi a ballare e a cantare ogni volta che succede tutto ciò, visto che dovrebbe abbandonare la professione medica per dedicarsi ai pubblici festeggiamenti!
Eppure  a me qualche volta succede ancora ammirando una risalita magistrale o scoprendo una foto che mette in luce ed evidenzia la tenerezza umana anche nei grandi campioni.

Una risalita che diventa il fulcro di un sentimento! Una risalita che di per sé poteva sembrare apparentemente una delle mille porte obbligate che si incontrano in una gara di slalom e che mai e poi mai avrei pensato in grado di regalarmi tanta emozione. O meglio non avrei mai pensato che potesse diventare il mezzo per farmi impazzire di gioia atletica. La bellezza non sta nell’averla attuata in prima manche, ma il coronamento dell’oblio e della luce eterna sta nel coraggio di averla riproposta anche in seconda con le dovute correzioni percepite e capite nella prima discesa. Questo è coraggio ed intelligenza allo stato puro! Certo forse non dovrei dirlo io, visti i legami tra il sottoscritto e il soggetto in questione, ma se le cose le senti perché reprimerle sotto falso pudore?
La mia memoria storica è impazzita nel collegare tutto ciò a fatti già avvenuti e visti nel passato che sono stati oggetto di  pensieri, gioie ed emozioni per mille volte  e mille volte ancora. Come si fa a non ricordare Richard Fox nel 1987 alla porta 11 ai mondiali di Bourg St. Maurice, quando, per due volte, si ostinò ad affrontare quella porta, giusto su un buco enorme, in modo diretto e non in retro come il resto del mondo fece. E non dimentico mai il debordè in prima e seconda manche di Jon Lugbill a Tacen in Coppa Europa (l’attuale Coppa del Mondo). Il campione a stelle e strisce attraversò due volte l’enorme voragine che una volta tagliava in due il canale sloveno. Il resto degli umani, per fare prima la risalita a destra e poi a sinistra, optava per un traghetto "coast to coast" passando sull’acqua bianca che formava il buco. Lui, superman, si cacciò dentro senza timore di Dio, rispuntò, tutte e due le volte, giusto in bocca alla risalita di sinistra divorandosela in un solo boccone... che fenomeno! Pochi giorni fa su facebook, in occasione di uno scambio di corrispondenza, mi sono sentito di scrivergli: “Ehi Jon You’re still the best C1 that God gave us”. Poi c’è quel principio di levitazione di Martikan ad Atene ai Giochi Olimpici quando praticamente in debordè sollevò la canoa dall’acqua e la spostò parallela alla corrente per oltre dieci centimetri imbucando alla perfezione un pettine di discese. Magico fu anche Super Cali a Praga quando in Coppa riuscì ad entrare ed uscire da una risalita evitando prima il 50, poi il tocco ed infine una possibile perdita di tempo. Usò la pala sinistra in acqua per avanzare, fermare, piantare, ruotare, pennellare la palina interna, uscire...  tutto ciò senza mai muoverla dall’acqua, ma utilizzandola per far sì che fianchi, gambe e spalle potessero trovare un loro punto preciso d’appoggio per esprimersi in modo concatenato e sublime.

Oggi in occasione della seconda serie di gare per il PSW, l’”oggetto passivo” era posizionato in una delle prime morte del canale di Penrith sul lato sinistro, forse a meno di un metro dal muro olimpico in cui corre il tracciato e poteva essere affrontata in modo tradizionale. L’idea poteva essere quella di allargarla in entrata per presentarsi davanti alla stessa con un certo margine di anticipo, tanto più che la porta successiva era una discesa sul lato opposto e cioè a destra. La scelta di una linea retta verso l’obiettivo si è dimostrata la più efficace tanto più che il piccolo spostamento di apertura verso destra è stato fatto non dall’atleta, ma da un ricciolo che ha sollevato la canoa e l’ha spostata di quel tanto che è bastato per mantenere la velocità e per avere lo spazio di entrata sulla porta. L’abilità del pilota è stata quella di permettere al suo mezzo di sfruttare appieno il riccioletto senza opporvi resistenza, ma lasciando i fianchi liberi di assecondare la potenza dell’acqua. Arrivare davanti alla porta con molta velocità a volte si può dimostrare molto pericoloso, ma nello stesso tempo si può sfruttare l’energia cinetica per eseguire tutte le manovre successive. A questo punto, con la canoa che ha già preso il senso di rotazione, c’è la scelta di togliere il sinistro dall’elemento liquido... molto pericoloso,  e cercare l’appoggio sul destro. Già! ma dov’è questo appoggio? E’ lì...sul cemento puro da usare per una spinta mega galattica, per un impulso che potrebbe mandarti in orbita e farti ruotare per il resto della vita attorno alla terra per guardare da lassù il mondo che gira. La difficoltà in questi casi è quella di sfruttare al massimo il gesto.  Come? Semplice: lasciando libera la canoa di utilizzare questa energia esplosiva. Non è facile, credetemi sulla parola se un minimo vi fidate di un vecchio lupo di fiume con i paletti dello slalom!
Il resto del tracciato è sulla falsa riga di quell’opera d’arte allo stato puro. Ma arriviamo alla seconda discesa. L’interrogativo è: ripeterà quanto fatto in prima manche alla porta numero due? I bookmakers lo davano 100 a 1, coscienti del fatto che  Paganini non si ripete mai! Bene la scenografia non muta, il piccolo pagaiatore gialloblù in terra australe, non cambia approccio, non cambia direzione e si presenta davanti all’oggetto passivo, ma necessario, con la pala sinistra in acqua: si ripete la sequenza mutuata dalla prima con la giusta correzione in fase di uscita che gli permetterà di entrare nella discesa successiva senza incorrere nella penalità come successe nella prima discesa.
Altro non serve aggiungere se non il fatto che il buon Dio esiste e ogni tanto ci fa vedere le sue opere, le sue grazie i suoi segnali semplicemente divini. Poi internet fa il resto rendendo pubblica e accessibile a tutti la sua osservazione -
http://www.youtube.com/watch?v=68bpSGovaXs&feature=share -

Non vi ho parlato dell’immagine che mi ha commosso, lo farò prossimamente... inizia Beautiful e Stefany potrebbe commettere un omicidio e io diventerei praticamente un testimone oculare, quindi perdonate ma vi devo lasciare.

Occhio all'onda! Ettore Ivaldi


 

Ettore Ivaldi:
Ah sì, vi riconosco, nemici miei in consesso:
menzogna, codardia, doppiezza, compromesso.
Lo so che alla fin fine voi mi darete il matto:  che importa?
io mi batto, io mi batto, io mi batto..

Sono sempre con la valigia in mano e non riesco mai a prepararla a dovere… non capisco perché!  Mi preoccupo meticolosamente per tutto quello che riguarda l’attrezzatura tecnologica: video, mac, prese, memorie, cavi, doppie prese elettriche e poi non dimentico mai la cancelleria, i fogli per scrivere, il blocco degli appunti e i libri, ma spesso e volentieri lascio a casa: scarpe, mutande, pantaloni, felpe, shampoo, dentifricio e mille altre cianfrusaglie che però a volte servono. Questa volta mi sono dimenticato le magliette e così passerò questa settimana con una bellissima polo che ho acquistato in Australia qualche anno fa sponsorizzata dalla Sanyo. Mi consola il fatto che è la casacca ufficiale dei Panthers, la squadra di rugby di Penrith.

Pazienza sopravvivrò anche a questo!

Consoliamoci con un bell’esempio di allenamento intelligente e divertente ad opera  dei soliti sudditi di sua maestà in trasferta qui a Bratislava. Per stimolare i loro atleti i tecnici si sono  inventati il “Thursday Challenger”. In cosa consiste  questa sorta di Wimbledon sull’acqua e non sull’erbetta è presto detto. All’ultimo salto finale hanno messo una risalita molto alta prima a destra e poi a sinistra da ripetere dieci volte da una parte e altrettante dall’altra. Ad ogni prova i giudici - allenatori - davano un voto per l’esecuzione. Uno per un’azione perfetta, due per un passaggio buono, tre per un passaggio rallentato, quattro per un errore importante e cinque per il salto o l’esecuzione errata. Alla fine la classifica finale con tanto di tabellone, premiazione e proclamazione del vincitore. Tutti contro tutti canadesi e kayak in un’unica classifica.
La cosa interessante è il modo in cui è stato proposto il lavoro oltre al modo in cui è stato fatto e il modo in cui è stato interpretato da tutti gli atleti. Bella idea per mantenere alto e stimolante l’allenamento e per far riprovare nel miglior modo possibile una combinazione che ai prossimi mondiali potrebbe essere decisiva e determinante. L’obiettivo era anche quello evidentemente  di riuscire a mettere un po’ di tensione durante le prove. Si sa che ci vuole del sale sull’insalata per impreziosirla  e per mangiarla con più gusto. Gli inglesi come sempre sono venuti in Slovacchia a ranghi completi  per quanto riguarda lo staff tecnico e tecnologico. Anche con gli atleti non scherzano. Ci sono i tre k1 men selezionati per la stagione 2011, che poi sono gli stessi dello scorso anno e dell’anno prima ancora e cioè  Richard Hounslow, Campbell Walsh e Huw Swetman. Nei  c1 si sono qualificati David Florence, Dan Goodard e Mark Proctor.  Hanno lasciato a casa le donne del kayak a lavorare con Paul Ratcliffe che le ha praticamente segregate dall’ottobre scorso in un convento a Londra. Non sono venute in Australia, non si sono viste altrove e sembra che stiano lavorando in segreto e con regimi piuttosto severi. Non mi stupirei se l’amico Paul le facesse vestire anche con il saio e con il velo!  Tra le tre dello scorso anno, dopo le selezioni, è uscita  Louise Donnington (nona  ai mondiali di Tacen) ed è rientrata Fiona Pennie (seconda ai mondiali 2006, 17^ ai Giochi Olimpici di Bejing) quindi la squadra in rosa sarà composta, oltre che da  quest’ultima atleta, da Elizabeth Neave (3^ ai mondiali 2009) e Laura Blakeman (12^ Giochi Olimpici 2000 a Sydney e campionessa del mondo a squadre nel 2009). Gli inglesi non godono di ottima salute nella canadese biposto infatti Timothy Baillie e Etienne Stott sono entrambi fermi per problemi fisici. Il primo è stato operato per una lussazione alla spalla e il secondo è ritornato dal chirurgo per sistemare una vecchi problemi ad un gomito.
Nel frattempo è arrivato anche Tony Estanguet sua eccellenza Cyrano de Bergerac accompagnato dal fratello-allenatore  Patrice, bronzo alle Olimpiadi del ’96 ad Atlanta, che sicuramente ci delizierà con qualche sua licenza poetica che al “fin della ripresa io tocco”.


Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo, 13 maggio 2011

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