Correva l'anno 1995: qui inverno, in Tasmania estate, ma ci colse all'arrivo ad Hobart un freddo pungente, inaspettato. Avevamo previsto tutto per la spedizione sul Franklin river, annoverato all'epoca tra i top ten river trips.
Nessun appoggio, nessuna guida locale, ma in completa autonomia. Sapevamo che normalmente ci volevano dai 5 ai 7 giorni, almeno con i gommoni, ma noi speravamo di farcela in 3 giorni, portando con noi l'indispensabile. Ognuno aveva stivato nei kayak la borsa stagna contenente: un sacco a pelo leggero, una tuta, un paio di scarpe asciutte, medicinali, una torcia e cibo per tre giorni, compreso l'acqua.
Andreas, previdente, aveva caricato molto più cibo di noi, tra le nostre risate di scherno: scatolette, biscotti, salame ecc. Anche putrogne, come le chiamavamo. Davide e Adriano contavano su una canna da pesca che avrebbe dovuto procacciare pesce a volontà. Io mi fidavo TROPPO della qualità di alcune buste da sopravvivenza che mi aveva dato un informatore scientifico ( scoprii dopo che le usavano per i malati terminali allettati che non fanno movimento...). Me ne portai una decina, un pompelmo e due bottiglie d'acqua, per non appesantire troppo il kayak. Passammo dal ranger del Tasman park, tappa obbligatoria perchè occorre registrarsi, che ci diede una mappa accurata del fiume con la segnalazione di tutte le rapide, compresa quella impraticabile, almeno 15 anni fa. Ci imbarcammo sul Coolinwood river, piccolo affluente del Franklin che raggiungemmo nella stessa giornata, pagaiando per circa 8 ore. Una sete e una fame indicibili! dopo aver consumato tre misere buste di polvere e acqua, avevo più fame di prima e osservavo Andreas che si deliziava con le sue scatolette di tonno e il salamino! Nulla da sperare dalla canna da pesca di Davide: i pesci del Franklin evidentemente erano più furbi di noi.
Secondo giorno: arriviamo alla famosa rapida impraticabile, dopo una bella galoppata nelle acque color ambra del Franklin. La guida scritta parlava di un trasbordo ( con i gommoni ) di oltre 6 ore, scalando sulla montagna e comunque con i kayak non meno di 3-4 ore... Manco a pensarlo: ci guardiamo e cerchiamo una soluzione. L'idea di portare in spalla oltre 30 kg tra canoa e attrezzatura su per un sentiero belluino non ci accarezzava e Andreas, come sovente accadeva, trova la soluzione: imbarco svizzero da uno sperone di roccia, per evitare il caos impraticabile di massi, direttamente in un buco ribollente a valle. Rischio elevato di essere trattenuti nel ritorno, considerando l'assenza di propulsione e di buff. Ma così risparmieremmo molte ore. Siamo assetati e ( quasi ) tutti affamati: ci buttiamo e va bene così. Solo un pò di lotta nel buco ma tutti riusciamo a passare. ( scopriremo dopo di essere stati i primi a non fare il trasbordo consueto..) Fatichiamo in modo pazzesco a trovare verso sera un luogo per accamparci. La parte finale del Franklin ha sponde non percorribili per una fitta vegetazione di arbusti impenetrabili. La fame mi sta divorando. Penso al conte Ugolino e comprendo come possa avere mangiato carne umana! Dopo 9 ore di pagaiata ho le ascelle in fiamme, per il sudore. Fa caldo di giorno e freddo di notte. All'alba del terzo giorno, arriviamo nel Gordon river, maestoso fiume talmente placido che stentiamo a riconoscere la corrente: si va a destra o a sinistra? sarebbe un dramma sbagliare, in un luogo così selvaggio... Si va a destra e si pagaia per ore e ore: tanto bello ed esaltante il Franklin, tanto noioso il Gordon. Ma è obbligatorio percorrerlo per arrivare allo sbarco. Incontriamo un idrovolante e il pilota ci dice che mancano ancora diversi km. Come un miraggio, finalmente, stanchi e assetati avvistiamo, attraccato a un molo, un battello di turisti giapponesi interessati a visitare la foresta. Ricordo ancora l'assalto alla cambusa del natante. Con i dollari che avevo con me, comprai tutto quello che c'era da bere e da mangiare. E vi garantisco che in quell'occasione non guardai se c'erano grassi saturi o insaturi e nemmeno zuccheri ad alto indice glicemico... Andreas rideva, ricordandomi che la sera prima io e Davide ci eravamo spartiti l'acqua della sua scatoletta di tonno, lottando come iene...
Alla registrazione d'uscita obbligatoria,il ranger non credeva che avessimo impiegato 2 giorni e mezzo per tutto il canyon , compreso il Gordon : avevamo stabilito un record! Grandi ragazzi ! Dopo saremmo partiti per la Nuova Zelanda con i suoi torrenti impetuosi. Sono trascorsi 15 anni ma il ricordo mi allieta sempre e il sorriso beffardo di Andreas mi sprona ancora.
Per altre e nuove avventure...