quasi filosofa e inesperta canoista, spesso mi pongo domande simili: meglio, me le pongo ogni volta che imbarco e ogni volta che sbarco. (al massimo sul III grado
...)
all'imbarco mi domando: <<perché?? chi me lo ha fatto fare?? non sono in grado e ho paura. quello che sto facendo non ha senso perché mi procura ansia. non mi sto divertendo. sono una povera milanese frustrata che cerca la riscossa>>.
poi entro in acqua dicendomi cose diverse: <<al diavolo, se ho deciso di entrare in fiume la prima volta un motivo ci deve essere; se ho deciso di restare in fiume, c'è un motivo in più; se ho deciso di amare il fiume, i motivi sono tanti. allora sveglia! è il momento di imparare a conoscere il fiume.>>
allo sbarco invece ho capito tutto: indipendentemente da come sia andata la discesa, dal numero di bagni, trasbordi, errori e spaventi, devo ammettere con semplicità che MI DIVERTO!!!
mi rendo conto che le frustrazioni non c'entrano; anche il confronto con me stessa non conta, perché le mie prestazioni non sono mai molto soddisfacenti... anzi, forse è più forte lo scontro con i miei limiti che la soddisfazione di superarli. infatti dopo il primo bagno, e dopo aver allontanato quell'ansia da prestazione che mi blocca all'inizio, la mia discesa è molto più rilassata e divertente!
semplicemente mi diverto. mi piace il fiume, la sua acqua e le sue onde...
ad ogni modo, di questi bei ragionamenti, me ne dimentico velocemente: al prossimo imbarco ancora suderò domandandomi <<chi me l'ha fatto fare?!?>>
ciao ciao
Mari