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Colpo di grazia al Lambro....

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Philippe:
Qualcuno avrà risparmiato un sacco di soldi scaricando il gasolio nel fiume, qualcun'altro farà un sacco di soldi a ripulire il fiume.

Giovedi, sono andato in ricognizione lungo il Po all'altezza di Cremona. Non c'era niente di evidente a prima vista ma ad un secondo sguardo, si vedeva il petrolio che scorreva in lunghi filamenti sulla parte destra del fiume. Poi, a guardare meglio, c'era un film oleoso su tutta la superficie del fiume.
Ma sopratutto, c'era una gran puzza di gasolio: mi sembra di essere al distributore di benzina a fare il pieno!

Philo

maurizio bernasconi:
Lambire Milano Musica adatta: http://www.youtube.com/watch?v=MU_Tn-HxULM
LAMBRUS o LAMPRUS, fiume della Gallia transpadana, affluente del Po (Plinio). Lambire, leccare… da LABRUM margine. VITIS LAMBRUSCA, perché alligna ai margini o all’estremità dei campi, dove la coltura vien meno. Vite selvatica errante e serpeggiante che fa uva acerba, spiacevole (brusca), che allega i denti. LABRUM labbro, ma anche orlo, margine, catino, vasca, tino. MARMOREO LABRO AQUA EXUNDAT (Plinio), LABRA DIANAE il bagno di Diana (Ovidio). Mosto spumeggia nei tini ricolmi e osterie lungo le sponde. Osteria di Monluè, ubriachi cadevano nelle rogge, nei canali, nel Lambro, ma anche nella neve o nei papaveri, sotto le macchine. I campi. I pioppi neri, maestosi. Lambire la città e altri spezzoni scartati, vecchi fotogrammi. Il casotto della dogana al passaggio sul Lambro per entrare in Milano verso porta Vittoria. Le ville della Brianza, strada privata, i ponti dell’Autostrada, San Donato, la tangenziale est, le case coloniche, la confluenza, la mota del fondo gommosa durante la secca estiva, gli orti abusivi dei pensionati che tiran su acqua dal Lambro. Il Lambro della nebbia. L’odore pesante nell’afa estiva. L’odore pesante in inverno che va ancora più in fondo, che si attacca. Un pezzo di stradina che non porta più da nessuna parte. C’è ancora uno in bicicletta, ma deve scavalcare il guard rail. Feun di primavera e tutto si illumina, il Resegone a nord neanche tanto lontano, in quella curva di acque placide si specchia, a testa in giù coi canaloni ancora bianchi di slavine. D’inverno il pomeriggio è come la notte. Una o due puttane morte buttate dentro il Lambro. Anche la pistola, se è necessario, la butti nel Lambro ‘che i sommozzatori non ci vanno in quel bitume. Nel ’55 facevano il bagno. Se mio nonno aveva le ruote era un tram. Tutte cazzate del ’55. Non lo sa nessuno quello che c’è sotto la Magneti Marelli, la Breda, i mobilieri, diecimila fabbrichette, i solventi, la verniciatura. Han chiuso gli acciai e la falda si è rialzata. Tirano su acqua con le pompe elettriche notte e giorno se no tutte le costruzioni nuove di Milano si allagano, crollano. Il metrò è da rifare. Va dentro nei garages quell’acqua di risorgiva che è all’origine di tutta la ricchezza di Milano, l’agricoltura dei due raccolti all’anno. San Bernardo a Chiaravalle è assediato da un gomitolo di linee dell’alta tensione, autostrade e ferrovie. Il rito ambrosiano, il canto unico della città ricca e poi... “socialisti ladri” scritto sui muri già nel ‘55. Intanto tirano su acqua di pura di pozzo, di falda, e la versano nel Lambro. E scoppia la fioritura delle robinie quando tutti gli altri alberi hanno già la foglia. Ogni anno, ancora, ancora… non muoiono, non muoiono. Le osterie hanno il gratta e vinci e il videopoker. Granturco da una parte, gli zingari sull’altra sponda. Il campeggio di Metanopoli. I pendolari di Paullo. Le pantegane nuotano bene tutto l’anno, ma d’inverno in aria e in terra vedi soprattutto cornacchie e adesso anche gabbiani. Un bel momento t’accorgi che è andata giù la foglia dappertutto, un’ariaccia fredda solleva polvere e pezzi di carta, nel Lambro c’è pochissima acqua. Vengon fuori isolotti di roba di plastica, reti metalliche, di tutto. E l’acqua nera e debole  delicatamente lambisce, consola, carezza quella roba. Tutta roba che magari poteva essere qualcos’altro, ma che ormai ha la dignità di morire senza contumelie. Roba che è andata avanti attraverso tutte le umiliazioni del corpo e del morale per essere infine matura, pronta a morire senza troppo teatro. Perché far finta di stare benissimo quando si è morti e sepolti è fatica sprecata (questa è per Toio).   

Luciano Bovo:
info: sono in progetto 4 dighe sul Po dopo l'isola Serafini, www.kataweb.it, ma basta cliccare Dighe sul Po...Dato che arrivano le MAxi-Multe...nel frattempo ho scritto a Stavros...

alessio cortesi:
L'acqua che vedi non surge di vena
che ristori vapor che gel converta,
come fiume ch'acquista e perde lena

Da questa parte con virtù discende
che toglie altrui memoria del peccato;
da l'altra d'ogne ben fatto la rende

La memoria si perde, comunque, ma dov’è finito il ben fatto?
Torniamo indietro allora, al 24 marzo 1989, ai patetici tentativi di tenere la situazione sotto controllo … curiosamente, per ogni metro cubo sversato una persona si è costituita parte civile (38.000 ricorrenti) … come sta andando da noi?

Alessio (non Cortez, stavolta, per evitare sgradita assonanza)

maurizio bernasconi:

Fenomeni naturali curiosi riguardanti i fiumi non mancano. Sul Flumendosa si incontrano degli enormi tronchi immersi completamente pietrificati, mineralizzati. Gli effetti del carsismo, risorgive, sifoni ecc possono risultare spettacolari; come anche gli iceberg che si staccano dal ghiacciaio e discendono le rapide dei fiumi nel nord dell'India. Sorgenti calde e bollenti e via dicendo... Si potrebbe fare una rubrica delle cose strane forse, per chi ha voglia di scrivere. Ho fatto copia incolla da un sito del Cai della Brianza che riguarda una curiosità sulla sorgente del Lambro.
"Il Lambro, il principale fiume della Brianza che aveva (!?) la triste fama di essere tra i più inquinati della pianura lombarda - nasce proprio nel cuore del Triangolo Lariano, ad una quota di 944 metri presso il Pian Rancio e, almeno in questo suo primo tratto, scorre ancora limpido, in ambienti non eccessivamente degradati dall'uomo.
La sua sorgente si trova immersa in un magnifico bosco di larici e abeti, i cui aghi determinano una copertura continua del suolo con conseguente povertà floristica del sottobosco, ma conferiscono all'ambiente un'atmosfera quasi incantata.
Il nome di questa sorgente, "Mena-resta", rispecchia la sua caratteristica più curiosa: ha infatti una portata variabile, ovvero in alcuni momenti versa abbondantemente acqua e in altri meno.
Tale curioso fenomeno è dovuto alla natura carsica della zona e alla conseguente presenza di cavità nella roccia calcarea che si riempiono molto lentamente per poi svuotarsi in un solo colpo come una sorta di sifone naturale.
Narra un'antica leggenda che Autari, re dei Longobardi si fosse convertito al Cristianesimo grazie al ritorno delle acque nei fiumi della Brianza, a partire da quelle del Lambro con la rinascita della Menaresta, ottenuta dalle preghiere della Regina Teodolinda".

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