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SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA

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Ettore Ivaldi:
Ieri per Sydney gli innamorati giravano con rose rosse da regalare alle loro innamorate…niente di strano direte…ma c’è un ma! I mazzetti erano composti da 4 dico 4 rose rosse… non è possibile visto che mi hanno sempre insegnato che i fiori che si regalano alle donne devono essere sempre in numero dispari! Va beh! A parte questo dettaglio ho comunque passato una bella domenica con il mio amico Jerney Abramic visitando lo zoo e quattro acquisti per il centro, festeggiando ad un certo punto anche il capodanno cinese che ci porta direttamente nell’anno della tigre.

Finita la festa si torna sul campo di allenamento e questa mattina notavo che non solo il canale è molto frequentato in acqua con ben quattro turni da un’ora alla mattina e ben cinque al pomeriggio -25 e 30 slalomisti a ora- ma anche sulle rive dove gli allenatori sono in gran numero. Il rapporto ormai tra atleti di alto livello e coach sta diventando di uno a uno o massimo uno a due.
Partiamo dagli slovacchi che sono stati praticamente i primi a sentire questa esigenza. I tre volte campioni olimpici Hochschorner, sempre impeccabili in acqua sia dal punto di vista tecnico che di look (ma come faranno ad essere sempre così perfetti?) sono seguiti dal padre pagaiata dopo pagaiata e da una settimana a questa parte non li vedo fare altro che percorsi di 4 o 5 porte poi si fermano, recuperano e ripartono. Nessun video, nessun tempo.
Jana Dukatova è seguita anche lei in ogni suo respiro da Robert Horokocky. Il tipo di allenamento non si discosta di molto da quello dei mitici fratelli del C2, forse l’unica variante è che ogni due giorni lei dedica una sessione di allenamento al C1. Per restare in casa slovacca i cugini Skantar Ladislav e Peter sono allenati da Juraj Mincik e, arrivati in Australia da una settimana, sembrano dedicare molto tempo alla tecnica con video. Mincik segue anche i due C1 Matej Benus e Karol Rozmus. Juraj Ontko, anche lui da poco qui, ha due barche da allenare un C2 di tutto rispetto che risponde ai nomi di Tomas Kucera e Jan Batik  e un C1 Karol Rozmus. Mentre è in arrivo il re, sua altezza, nonché massimo interprete della canadese monoposto slalom, colui che dal 1995 a oggi non ha mai mancato l’appuntamento con il podio in una rassegna continentale, mondiale o olimpica… si parla cioè di Michal Martikan che, come tutti sanno, è seguito come un ombra dal papà. Per concludere la rassegna slovacca la 38enne Elena Kaliska bi-campionessa olimpica e iridata nel 2005, anche lei in volo per l’Australia, è allenata da sempre da Peter Mraz.
La mamma canoista Violetta e papà  Peter Oblinger sono seguiti da Jernej Abramic che con loro sta facendo un grosso blocco di lavoro tecnico sul canale, con qualche seduta anche sull’acqua piatta. I due austriaci sono stati praticamente i primi ad arrivare nel continente australe ai primi di dicembre e torneranno a casa il 21 marzo. Già praticamente selezionati in squadra nazionale, grazie ai risultati dei mondiali 2009, dovranno solamente confermare in qualche  gara  il loro stato di forma, ma si tratterà solo di una formalità.
Miryam Jerusalmi oltre a seguire la figlia Jessica sta dedicando tempo e lavoro al 24enne K1 William Forsythe che da grande vuole fare il fisioterapista, ma che per il momento rincorre il sogno di Olimpia. Il biondo australiano è migliorato molto, in questi ultimi mesi  lo abbiamo visto al lavoro e la sua abilità migliore è sicuramente la dinamicità. La ex grande campionessa del kayak tra i paletti giura che darà filo da torcere ai grandi di questa specialità e se lo dice lei c’è da fidarsi.  Il croato Stjpan Perestegi, argento in C1 a squadre nel 1995, oggi allena il k1 Dinko Mulic e un giovane C1 Matija Marinic. Mentre il ceko Jiri Prskavec, dopo aver allenato per qualche stagione i canadesi è rientrato in patria  e ora segue il giovane figlio classe 1993 e un gruppo di tre giovani promesse della Repubblica Ceka ancora junior.
Discorso diverso per le grandi squadre come Francia, Great Britain o Germania. I transalpini hanno uno staff di tecnici che fanno solo ed esclusivamente il lavoro tecnico, nel senso che logistica e tutto il resto lo trovano già fatto. Sono strutturati con quattro allenatori della squadra nazionale elite che per il momento è composta da 2 kayak uomini, una donna, un C1 e un C2.  Gli inglesi hanno, solo per la squadra elite,  quattro tecnici ognuno per un settore più un “High Coach” che coordina il tutto. Affiancato alla squadra anche il tecnico per la canadese monoposto femminile. Identica struttura per i tedeschi che hanno preferito però il Sud Africa al canale di Penrith.
Al lavoro anche le squadre con meno tradizione come Canada, che punta sulla crescita agonistica  di 6 donne in raduno con due tecnici uno dei quali è il polacco Michal Staniszewski argento alle olimpiadi del 2000 nel C2 e ai mondiali del ’99. Il  Giappone ha due donne e due kayak che la loro federazione ha affidato a Milan Kuban, non vi dice niente questo nome? Era un buon C2 in coppia con Olejnik.  La Nuova Zelanda èal lavoro con un tecnico francese per cercare di costruire un movimento sportivo dello slalom con più rigidità e dedizione.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, Australia 14 febbraio 2010 - traning camp and slalom race

Ettore Ivaldi:
Riprendendo da dove ci siamo lasciati ieri visto che  qualcuno giustamente potrebbe chiedersi perché certi  atleti di vertice e non solo, sentono la necessità di avere un tecnico personale. Sostanzialmente, secondo me, questa esigenza nasce dalla necessità da parte dell’atleta di condividere gioie e dolori con una persona che dal di fuori può avere una visione diversa e magari più distaccata: in due si ragiona sempre meglio. Il tecnico ha la funzione principale di mettere  l’atleta in quello  “stato di necessità” che lo costringe  a trovare risposte adeguate per risolvere determinate situazioni. Solo attraverso questo meccanismo sarà possibile attivare sempre nuovi stimoli neuro-muscolari che ci permetteranno di migliorare, visto che l’allenamento non è altro che un continuo adattamento del nostro corpo.  L’errore più grave per un atleta potrebbe essere quello  di fossilizzarsi sempre sugli stessi allenamenti, sia dal punto di vista tecnico che fisico, stravolgendo il principio numero uno dell’allenamento che abbiamo appena visto.  Lo slalom non è certo uno sport di routine, ma si potrebbe cadere nell’errore di farlo diventare. Proprio per la sua natura e per le sue caratteristiche, questa specialità richiede sempre la necessità di stimolare in modo diverso  l’apparato neuro-muscolare al fine di essere pronti a mettere in atto azioni corrette a richiesta e a necessità. Dal punto di vista dell’allenatore avere uno o due atleti significa avere una grossa possibilità di movimento nel proporre allenamenti mirati e specifici proprio per quell’atleta e monitorarli in continuazione.  Molte volte, per esigenze di squadra, si è costretti a mediare molte cose e non sempre è la soluzione migliore che rimane atleta – allenatore.  Con il singolo atleta l’aspetto organizzativo è decisamente ridimensionato, ma soprattutto è definito su precise esigenze. La stessa cosa si può dire per gli allenamenti che possono essere seguiti con la massima attenzione e dedizione. Il possibile aspetto negativo potrebbe essere la mancanza di stimoli propri ed adeguati alla necessità del momento, ma qui deve intervenire la fantasia del tecnico che può proporre sessioni  con altri atleti, sapendo scegliere con furbizia lo sparring-partner giusto per quel momento. E’ importante ricevere ogni giorno sensazioni positive che devono esser valorizzate al massimo, mentre gli aspetti negativi o cattive sensazioni devono essere prese subito in considerazione con analisi obiettiva e pronta proposta alternativa. L’allenatore deve cercare di essere pronto anche a proporre cose nuove quando la ripetitività diventa elemento negativo. Deve saper  dare la giusta dose di attenzione ad altri aspetti per cercare di capire eventuali problematiche che possono fermare la crescita sportiva. Insomma bisogna utilizzare la fantasia, quella fantasia che aveva spinto  Dante nel viaggio verso Dio, ma solo allora e in quel momento non ne ebbe più bisogno! 

A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle
[/i]

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, Australia 15  febbraio 2010 - traning camp and slalom race

maurizio bernasconi:
...A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle.

Qualcosa mi dice che ci saranno forse uno o due canoisti dispersi nella penisola che avrebbero necessità di una traduzioncella in lingua autistico/italiotica/berluschina, questa se la procureranno dove credono (sarà dura!). Darò invece la mia.
Ecco che, dopo aver naturalmente descritto Inferno, Purgatorio e Paradiso, agli ultimissimi versi della Commedia, Dante dice:

...se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne...
(in India si direbbe: la salita autonoma e prepotente di kundalini)

(traduco il finale)  ... La potenza immaginativa e rappresentativa della mia anima sciolse l'ultima presa coi fenomeni che le si presentavano; ma l'amore che muove il sole e le altre stelle già travolgeva il mio desiderio e la mia volontà, come ruote rotanti fra infinite altre.

Parafrasare è rovinare. Mi scuso. Ad alcuni tutto questo evoca l'accesso ai livelli estremi di Shamadi, l'ingresso nel Nulla, nel non essere, nel non divenire, nel luogo inesprimibile. Non sono cose impossibili (non per tutti) giacché ne hanno parlato i grandi poeti persiani, i mistici sufi e, qua e là, con formule diverse parecchi altri (vedi esoterismo cristiano per es.) E' la merce più segreta e più rara del mondo: ma esiste!

Probabilmente si potrà divenire dei passabili allenatori anche senza spingersi così lontano, però ringrazio Ettore della citazione a nome di quelli che, persino tra i canoisti, proprio non potrebbero vivere di solo pane. Mi fido di più di un allenatore di canoa (o di qualunque altro) capace di colpo d'ala, genio, sintesi, capace di intuizione. Quelli che stanno attaccati al manuale sono cinghiali morti e brulicano. 

Cambiando argomento: c'é qualcuno più scaltro di me che sia capace di trovare in internet un po' di Olimpiadi gratis senza venir subissato da pubblicità, videogiochi e da pattumiera varia. Non ho il televisore e piuttosto che pagare rinuncio. Grazie   

Ettore Ivaldi:
Questa mattina dopo l’allenamento, mentre mi stavo preparando il caffè  con l’ottima “Sunbeam”, la numero uno delle macchine per fare il caffè in Australia - così dicono ma sicuramente complice è l’Illy che uso -   riflettevo sulle donne. Non sulla “rugiada dell’Altissimo” o “l’altra metà del cielo” - sicuramente il mio amico Maurizio saprà riconoscere le  citazioni -  lungi da me inoltrarmi in inghippi mentali che hanno arrovellato tante menti e cuori, ma pensavo a quel gentil sesso che va in canoa. Facevo mente locale e mi rendevo conto che ci sono, da queste parti, sette fantastiche artiste della pagaia tra i paletti che stanno investendo tempo e denari in previsione della stagione in corso. La donna in canoa ha sicuramente un fascino particolare e credo che anche il collega uomo possa trarre degli insegnamenti importanti guardandole  allenarsi. Sono incantato dalla morbidezza dell’azione di Jana Dukatova. In ogni suo allenamento sembra non far fatica e soprattutto impressiona vedere la sua canoa scivolare sull’acqua. Classe 1983, alta poco più di un metro e 80 per 60 chilogrammi. Per chi crede nei segni zodiacali aggiungo anche che  è nata sotto il segno dei gemelli. Grande appassionata di fotografia, ora sta sperimentando una micro-camera inserita sulla punta della sua pagaia o sulla canoa per immortalare immagini uniche. Campionessa del mondo 2006 a Praga e vincitrice della Coppa del Mondo 2009: l’unica ad aver preso tutte le finali tra coppa, europei e mondiali nella scorsa stagione. La sua caratteristica migliore è una tecnica assai raffinata e decisamente poco dispersiva. Ama pagaiare, meno spostare pesi in palestra. Non disdegna la canoa discesa con cui vinse un mondiale junior sia nello sprint che nella classica. La sua grande rivale in casa è Elena Kaliska. Mi ricordo come fosse oggi la sfida all’ultima pagaiata per prendere il posto per i Giochi Olimpici di Beijing: Liptovosky 2008. Che gara, che sfida! Due atlete per un posto che già aveva il sapore di medaglia olimpica. Era presente anche il presidente della Repubblica Slovacca Ivan Gasparovic, tanto per rendersi conto che valore ha lo slalom in Slovacchia.
Di tutt’altra pasta è l’austriaca  Corinna Kuhnle lei di anni ne avrà  23 il prossimo 4 luglio, io quel giorno dell ‘87 ero a Bourg St. Maurice per partecipare al mio primo mondiale in slalom. Cresciuta canoisticamente con Manuel Kohler ha divorziato sportivamente da lui per mettersi  nelle mani di un certo Helmut Schroter. Quest’ultimo arriva dalla ex Germania dell’Est e aveva allenato in precedenza svizzeri e tedeschi che aveva lasciato per incomprensioni proprio alla vigilia delle Olimpiadi di Beijng. L’austriaca di giallo vestita è molto potente fisicamente, ma anche molto dispersiva. Le penalità nel 2009 l’hanno fatta dannare. Mi sembra però che il problema sia rimasto visto che anche oggi in allenamento sui percorsi lunghi ha praticamente devastato il campo indifeso dai suoi attacchi. Restando nella “Republik Österreich”, per dirla proprio alla tedesca,  c’è il bronzo olimpico e campionessa d’Europa 2007 Violetta Oblinger, di lei ho già scritto molto, 33 anni tutta canoa, figlio e marito. Allenata da Jernej Abramic, ma anche questo l’ho già scritto. Cosa aggiungere di Violetta se non il fatto di riconoscerle una grande dedizione allo sport e una grande voglia di pagaiare?
Chi invece ammiro particolarmente in allenamento  è Emile Fer, vice campionessa europea l’anno scorso, il suo vero primo successo se escludiamo l’oro a squadre nel 2006 ai mondiali. La francese è veramente forte, ma patisce in gara. Alle ultime olimpiadi si è giocata la manche della vita  con un errore banalissimo alla porta sette. Qui dedica la sessione della mattina ad un lavoro tecnico seguita da Courinier, mentre nella seduta pomeridiana l’abbiamo vista fare spesso e volentieri lavori aerobici sul canale con puntate sull’acqua piatta. Lei mi è simpatica, a dispetto del modo generale di fare dei francesi, perché tra le altre cose assomiglia molto a mia zia Dina… a volte certi piccoli particolari ci fanno avvicinare particolarmente agli altri.
Che sia inglese da molte generazioni lo si capisce solamente guardandola camminare, quel passo tipicamente superiore la contraddistingue tra le altre canoiste. Lei è Elizabeth Neve terza ai mondiali a Seu 2009. Parla e sorride poco e ha un fisico piuttosto mascolino. In allenamento sembra essere molto meticolosa: arriva sempre per prima, guarda con attenzione il percorso, si scalda con ampio anticipo e non perde tempo certamente in spogliatoio a parlare o a scambiarsi idee con le altre colleghe di pagaia.
Chiude  questa particolare lista la padrona di casa Katrina Lawrence vincitrice della coppa del mondo nel 2008, amara consolazione per lei visto che alle olimpiadi c’è andata la sorella Jacqueline che conquistò un argento decisamente inaspettato. Tipetto piuttosto asciutto in tutti i sensi,  per allenarsi al meglio si è trasferita da diversi anni a Penrith. Sul canale olimpico del 2000 ci passa diverse ore al giorno utilizzando il tempo ufficiale della Federazione Australiana e le ore del recreation paddling. Quest'ultimo spazio è riservato all'attività commerciale con i rafting quindi il percorso si presenta senza porte se non qualche risalita. Lei però  non sembra dare peso alla cosa e se la spassa sulla “Main Wave” o sul “Last Drop”

Storie di donne in attesa della gara di venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 per i campionati continentali dell’Oceania. Campionati open e non come gli Europei che invece non permettono la partecipazione di altri paesi che non siano in Europa.
Agli “Oceania Open Continental Championships” assisteremo ad un ritorno al passato infatti si qualificheranno in semifinale i primi 40 K1 uomini, le prime 30 donne in kayak, così come per i C1, mentre C2 e C1 donne fermi a 20. E’ questa l’idea emersa dal Symposium allenatori ICF e portata avanti dal boarding dello slalom per la sua approvazione al prossimo “Executive Committee”  di aprile. Sul sito Siwidata si potranno seguire le gare in diretta per ciò che riguarda i risultati, mentre per le immagini le troverete su www.oceania.canoe.org.au, ma bisognerà aspettare 60 minuti dall’arrivo dell’ultimo atleta di giornata  e cioè quando in Italia saranno le 5 della mattina.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, 17 febbraio 2010 – Traning camp and Slalom Race

p.s. non posso essere d’aiuto a Maurizio, seguo le olimpiadi invernali sul sito di Eurosport che ha una fantastica diretta scritta. Non è male perché la fantasia è libera di spaziare guidata dal sapiente giornalista che ogni minuto aggiorna.  Immagini anch’io poche qui sono più nuotatori che sciatori!

alessio cortesi:
Di soppiatto e in punta di piedi, per non infastidire i giganti della canoa e non offuscare l'atmosfera dei loro racconti, mi intrufolo nella sapiente discussione …
… sapienza, il livello superiore della conoscenza, sapere molto e fare quel molto che si sa, il passo successivo è la condivisione, “sapere, fare, far sapere/fare” … condividere, e quindi insegnare, è anche prendere (perdere?) tempo per scrivere di sé, del proprio mondo, che è poi lo stesso mondo di chi legge, magari un filino migliore dopo aver letto …
… sapienza, “la somma sapìenza”,  << a l’alta fantasia qui mancò possa >> … senza alcuna intenzione di rettificare quanto già scritto, ardisco una parafrasi (reminiscenze liceali e nulla più): le nostre capacità, per quanto grandi e impegnate in imprese titaniche [“l’alta fantasia”], perdono ogni forza [“possa”] davanti all’estasi, al cospetto di Dio, il Tutto (non tanto il Nulla, ma qui si va nel soggettivo) da cui veniamo e al quale tendiamo … mi piace ricordare quando, per la canoa e grazie alla canoa, in fondo (a fondo?) ad una gola, con il fiume che ti aspetta e accompagna, di tanto in tanto questa sorta di micro-estasi ti rapisce, per un attimo o poco più, per poi restituirti al trionfo della natura, o almeno di quel che ne rimane
Torno a le sudate carte, non prima di avere ringraziato Ettore e Maurizio (non conoscendoli personalmente) e tutti quelli che, come loro, offrono tali e tanti stimoli, canoistici e non, anche a noi umili pagaiatori del fine settimana, non-atleti animati da identica passione

A presto in fiume,
Alessio

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