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SLALOM TRANING CAMP PENRITH - AUSTRALIA

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Luciano Bovo:
Motori Aperti? Semplice, perchè è un'usanza diffusa anche in Eu, per es. ti spiegano cos'è   il Common-rail, cosa che molti hanno ma vorrei sapere chi sa, l'effettivo valore, e perchè c'è. .Ciao Ettore, Ocio all'Onda!

Luciano Bovo:
A Proposito di tecniche, ti Ricordi Ettore quando la Pagaia si cercava in tutti i modi di Infilarla nell'acqua, come la mano quando si nuota, in modo che la pagaiata fosse Fluida, scorrevole, da ottenere il massimo rendimento, ovviamente è anche logico, che più la pagaia entra "dritta" in acqua e crea automaticamente un freno alla propulsione, alzando quel blocco d'acqua,tipico di quando si affonda troppo di forza, ma non di cinetica, cosi si sfrutta l'ergonomia, della pagaiata, cosa che tempo fa era era un fondamentale, per una simbiosi canoistica per la scorrevolezza massima..ehhh già.Intellegence and Sacrifice.Ciao Ettore Occhio sempre all'Onda.

Ettore Ivaldi:
Se volate con New Zeland Airlines vi accorgerete che gli stewards  sono particolarmente simpatici, mentre le hostess sono piuttosto robustelle. Si vola comunque bene e mi accorgo che in volo non rifiuto nessun tipo di cibo. Passassero cento volte ritirerei tutto pur sapendo che la qualità del vettovagliamento non è delle più prelibate anche se, devo dire,  si apprezza comunque. Sarà la gentilezza di chi ti serve, sarà l’altitudine, qualche cosa sarà, ma la fame è sempre tanta. Il volo non è lungo per rientrare a Sydney,  dove ci si fermerà fino al prossimo 8 marzo, c’è giusto il tempo per riflettere e,  a stomaco pieno, ma questo si era capito, si ragiona meglio! La Nuova Zelanda ci ha offerto un periodo di allenamento interessante interrompendo la
monotonia degli allenamenti sul canale che, purtroppo, hanno di negativo che sono segnati non con i minuti, ma con i secondi! Pagaiare tra correnti formate dal defluire naturale dell’acqua… scusate è venuta così perché pensavo a quel qualcuno che si chiede chi sia quel poeta che scrive di canoa!  Riscrivo la riflessione. I fiumi naturali ci hanno  fatto ritrovare la gioia e l’energia che ci arriva dal piacere di pagaiare per pagaiare, senza patemi d’animo, senza l’assillo dell’orologio che non dà tregua, senza la paura che finisca l’ora che troppo spesso  passa troppo velocemente per uscire soddisfatti e  appagati da quello specifico allenamento e non ti concede recuperi se non nella sessione successiva o il giorno dopo. Il vantaggio di poco meno di 20 giorni di allenamento nel paese dei “kiwi” è stato proprio il fatto di non avere limitazioni di orario  per affrontare e proporre lavori ad ampio respiro, curando il particolare, ricercando sensazioni e approfondendo l’aspetto propriocettivo. I paesaggi e la tranquillità di tutto ciò che ci circondava hanno fatto  il resto. Se a tutto ciò poi ci si aggiunge  una temperatura di 22 – 25 gradi si capisce che condizioni migliori non ci potevano essere per sfruttare al meglio questa trasferta. La mente, oltre al fisico, ha bisogno di nuovi paesaggi, di nuovi stimoli e di emozioni sempre forti.
Le parole in cuffia del comandante che annunciano l’arrivo in perfetto orario, mi riportano in volo e mi fanno  abbandonare le riflessioni che viceversa riprenderò per scriverle sul diario di allenamento che custodisco e aggiorno con molto scrupolo. Sono vicino al finestrino e il monitor di fronte a me mi tiene aggiornato su ogni dettaglio:  altezza, velocità, temperatura esterna, direzione del vento alternando il tutto con le immagini della visione della pista dalla prospettiva della cabina di pilotaggio. Mi immedesimo così tanto che probabilmente sto giro l’aeromobile lo riporto a terra io… e direi in maniera impeccabile!
Il resto è routine di sempre:  arrivo, compilazione di un modulo dove dichiari di non essere un criminale, che non hai bombe nel bagagliaio e che non pensi eventualmente di utilizzarne, che non ti droghi, che non hai fatto furti o omicidi negli ultimi 12 mesi e che non starnutisci dalla guerra di indipendenza, se fosse il contrario ti rispediscono da dove sei venuto. Dogana, ritiro bagagli, domande sul bagaglio e quarantena, uscita dalla zona franca, noleggio auto, carica canoe e baglio, prendi la M5, poi la M7 per passare alla fine sulla M4, esci a Penrith Wild Water Centre, arrivi a casa e finalmente ti lanci nel letto.

Di canoa…  se ne riparlerà già domani!    

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – Penrith Australia 9 febbraio 2010 – Traning camp and race

Ettore Ivaldi:
Ho gli addominali che mi fanno male, le braccia che urlano vendetta. Per la schiena, prima che si blocchi,  ho fatto un’ora di allungamento, ma ho l’animo e il morale a mille, il sorriso stampato sulla faccia e questa notte sicuramente dormirò con molto piacere. Cosa ho fatto? Semplice! Sono andato in canoa e mi sono goduto un mondo, ma quanto è bello pagaiare su un canale che ti regala mille emozioni? Penso che bisognerebbe, per noi allenatori, andare più spesso in acqua per non perdere quella visione della realtà e quindi del percorso di slalom, seduto dentro un canoa con quella prospettiva, da quella angolazione. Le soluzioni che si propongono da riva possono, a volte, essere parecchio diverse da quelle magari vissute direttamente a stretto contatto con l’acqua. L’altro aspetto interessante arriva dal fatto che guardando da fuori molto spesso ci si dimentica di quanta fatica si fa a pagaiare in un tormento di onde, riccioli, buchi e porte. Ci si può dimenticare viceversa anche di quanto piacere si provi nel preparare una risalita, nel sentire la punta della propria canoa risucchiata in una morta, o la libidine di aspettare il momento giusto per saltare sopra un’onda e godere della forza dello spirito dell’acqua che corre che ti fa partecipe e ti  amalgama a chissà quale forza della natura.
Che bello andare in canoa, che bello mettersi in mezzo ai pali, che bello sentire l’acqua che ti avvolge, che bello pagaiare e sentirti vivo.

Per il resto nulla da segnalare tutto nella normalità australiana: le scuole sono ripartite per un nuovo anno e vedi tutti i ragazzi e ragazze nella loro divisa scolastica,  i campioni della canoa slalom  si sono allenati come sempre, dopo le piogge della settimana scorsa il lago ha più acqua e l’ultimo salto del canale è decisamente più piccolo e meno “birichino”, se riuscissero a tenerlo sempre così sarebbe una bella idea… dove non arriva l’uomo ci pensa la natura!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia, 11 febbraio 2010

Ettore Ivaldi:
Sentite il calore e vedete la sua luce? Non potete non vederla e non sentire la sua energia!
Questo pomeriggio,  qui in Australia,  quando il governatore generale del Canada, Michaëlle Jean, ha dichiarato aperti i XXI Giochi Olimpici invernali, ho provato lo stesso brivido che puntualmente mi assale ogni volta che vedo la fiamma di Olimpia accendersi. La terza volta che i cinque cerchi approdano in Canada, infatti dopo Montreal 1976, Calgary 1988 è il tempo di Vancouver e chissà cosa ci offriranno questi quindici giorni vissuti in modo diverso, in modo strano con l’occhio sempre rivolto a questo evento magico. Quando ci sono le gare a cinque cerchi la vita assume una dimensione diversa, vivi nel limbo di un momento particolare, bello, emozionante. Vai a letto con la mente all’ultima notizia che hai visto alla televisione o alla curiosità letta su internet. Ti addormenti pensando alle gare di domani. Nei sogni poi entri nella parte di qualche eroe sportivo del momento. Lo so già! Questa notte mi immedesimerò in Steve Nash che assieme a Nancy Greene, Katrina LeMay Doan e il mito dell’hochey Gretzky hanno acceso la fiaccola contemporaneamente e hanno dato simbolicamente il via a questa edizione dei Giochi. Credo che sia la prima volta in assoluto che il braciere prende forza da più ultimi tedofori, se la memoria non mi tradisce dovrebbe essere proprio così.  E con questo fuoco e questo ardore inizia per tutti noi una nuova avventura. Alla mattina la prima cosa che si farà sarà quella di aggiornarsi sulle cronache delle gare, cercare dati, tempi, nomi, aneddoti. Leggere con voracità, manovrando tempestivamente il telecomando della televisione  per cercare di non perdere neppure un attimo di un avvenimento così planetario. Al campo di allenamento ci saranno molti argomenti di cui parlare e, anche se il mondo canoistico è certamente lontano dagli sport del freddo, si condivide certamente  lo stesso  spirito e interesse per l’olimpismo, per quel sommo evento che non solo per molti è una ragione di vita, ma è anche la stessa vita. Nella festa dello sport, che nelle emozioni di gioia della cerimonia d’apertura trova l’esaltazione dei contenuti, non si può non pregare per Nodar Kumaritashvili. Una morte che sembra quasi un tributo a chissà quale dio di Olimpia, una morte che per noi mortali pesa come un macigno sul nostro credo. I disegni divini che spengono un atleta a 21 anni non possiamo comprenderli, possiamo solo accettarli nella speranza che una ragione, se pur a noi  sconosciuta,  ci sia.

E allora che spettacolo sia! Che la gioventù sportiva di Vancouver 2010 ci faccia vivere grandi momenti. Condivideremo idealmente con tutti gli atleti le gioie per le medaglie d’oro, condivideremo anche le delusioni di chi sul podio non ci arriverà. Prenderemo  da tutti quell’energia che in questo momento il Canada e la XXI edizione dei Giochi Olimpici Invernali sapranno trasmetterci.
In bocca al lupo a tutti gli atleti, allenatori, dirigenti, volontari, giudici, cronometristi, giornalisti, operatori televisivi e sponsor. E soprattutto grazie a nome anche di chi a Vancouver non c’è fisicamente, ma con il cuore condivide tutto fino all’ultimo respiro, fino a quando la fiamma verrà spenta e apriremo allora il cuore ai ricordi.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith, Australia 13 febbraio 2010 -

P.S. volevo raccontarvi dell’allenamento di ieri dove abbiamo testato delle canoe nuove, ma quando si perde la razionalità e si lascia spazio al cuore succede quello che è successo!
P.S.2 non preoccupatevi però ho immagini e appunti su quanto sopra e magari domani vedo di mettere ordine nella mente mettendo in fila una serie di parole con senso compiuto.
 

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